Lot 25
Giovanni Battista Cimaroli (1687 - 1771)
Veduta della chiusa di Dolo sul canale del Brenta, 1745-1750
Olio su tela
137 x 127,5 cm
Elementi distintivi: sul telaio, due etichette della Harari & Johns Ltd, Londra, con dati dell’opera
Provenienza: Richard Boyle, terzo conte di Burlington (?); Gooden & Fox, Londra, 1952; Peter Bell, Yorkshire; Harari & Johns Ltd., Londra; Martyn Cook, Sydney, 1986; Christie's, Londra (8.12.2004, l. 89, (stima £200.000-300.000); Cesare Lampronti, Roma, 2006; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: W. G. Constable, "Canaletto", London, 1962, II, p. 355, n. 371 (come versione non autografa dell'analogo dipinto di Canaletto, all'Ashmolean Museum); W. G. Constable - J.G. Links, "Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697-1768", Oxford, 1976, II, p. 381, n. 371 (come versione non autografa dell'analogo dipinto di Canaletto, all'Ashmolean Museum); R. Nagy, "The Inspired Spirit: Three Centuries of European Painting", catalogo della mostra (Martyn Cook Antiques), Paddington (Australia), 1986, pp. 56-57, n. 25 (come Cimaroli); W. G. Constable - J.G. Links, "Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697-1768", Oxford, 1989, II, p. 381, n. 371 (come versione non autografa dell'analogo dipinto di Canaletto, all'Ashmolean Museum); C. Whistler, "L'aspetto mutevole della "Veduta di Dolo sul Brenta" di Oxford", in "Arte Veneta", Milano, 2003, n. 60, pp. 188-190, ill. 8 (come Cimaroli); A. Derstine, "Views of Dolo by Canaletto, Bellotto, Cimaroli and Guardi", in "The Burlington Magazine", CXLIV, 1219, 2004, p. 680, nota n. 37 (come Cimaroli); C. Beddington, scheda di catalogo, "A View of the Mills at Dolo on the Brenta; A View on the Brenta Canal, possibly at Dolo in Sotheby's. Old Master Paintings", New York, 27.03.2004, l. 116;M. Moschetta, a cura di, "Vedute e capricci di Venezia nel corso del Settecento e dell'Ottocento", Roma, 2005, pp. 20-23, n. 6 (come Cimaroli); F. Spadotto, "Giovan Battista Cimaroli", catalogo ragionato dei dipinti, Rovigo, 2011, n.101, pp. 282-283 (come Cimaroli); F. Spadotto, "Francesco Zuccarelli in Inghilterra, Sommacampagna", 2016, p. 39, fig. 33 (come Cimaroli).
Esposizioni: M. Moschetta, a cura di, Vedute e capricci di Venezia nel corso del Settecento e dell'Ottocento, autunno 2005, Galleria Cesare Lampronti, Roma
Certificati: Fotocertificato datato 21 febbraio 2006 e scheda critica firmati da Cesare Lampronti
Stato di conservazione. Supporto: Stato di conservazione. Supporto: 70% (reintelo)
Stato di conservazione. Superficie: Stato di conservazione. Superficie: 80% (ridipinture)
L'opera, tra i capolavori di Giovanni Battista Cimaroli (Spadotto 2011, p. 282) e tra le restituzioni critiche più importanti per la formazione del suo catalogo, rappresenta una veduta di Dolo, importante centro agricolo e di villeggiatura sul canale del Brenta, tra Venezia e Padova, amato dai possidenti veneti per i molti svaghi che offriva, tra cui le riserve di caccia. La chiusa è osservata in direzione di Venezia: sulla sinistra, infatti, si distingue il campanile di San Rocco.
Cimaroli - brillantemente definito da Bozena Anna Kowalczyk «painter of river-side scenes on the Brenta par excellence» ("Bernardo Bellotto and the capitals of Europe", catalogo della mostra a cura di E. P. Bowron, Milano, 2001, p. 80) - compare sulla grande scena delle arti nel 1725, impegnato nella realizzazione di alcuni sfondi di paesaggio nei Tombeaux de Princes, una serie di 24 dipinti allegorici sulla recente storia inglese, in particolare sulla Rivoluzione gloriosa, commissionata dall'impresario teatrale e mercante d'arte irlandese Owen Mc Swiney (1676-1754), per conto di Charles Lennox (1701-1750), duca di Richmond, Lennox e Aubigny, e che vede lavorare assieme a Cimaroli, tra gli altri, Canaletto, Pittoni, Ricci, Piazzetta, Balestra, Creti e Monti. L'artista mostra presto di vedere il paesaggio con occhi molto vicini a quelli dei classicisti - uno spazio scenico, quieto, in cui la natura mostra una perfezione arcadica, vivente ma quasi atemporale - tuttavia con la capacità di tradurlo in qualcosa di familiare, che annulla la distanza tra l'immagine e l'osservatore. Questo approccio, che vede il declinarsi di grandi modelli nel dialetto pittorico lombardo-veneto ed in una sensibilità estremamente personale, spiega molto bene anche il rapporto apparentemente ingenuo, quasi fiabesco, tra figure e paesaggio nei dipinti di Cimaroli, effetto raggiunto con eccezionale evidenza nelle quattro vedute dedicate dall'artista alla chiusa di Dolo sul Brenta, di cui quella in asta è la più complessa e celebre.
Modello della composizione è l'analoga e disputata veduta realizzata da Canaletto nel 1741, oggi conservata allo Ashmolean Museum di Oxford (W. G. Constable, Canaletto, London, 1962, II, p. 355, n. 371), replicata anche da Bellotto (Kozakiewicz, Bernardo Bellotto, ed. it., Milano, 1972, II, p. 26, n. 29) e Francesco Guardi (in tre versioni, conservate rispettivamente nel Museo Calouste Gulbenkian di Lisbona, nel Detroit Institute of Arts e già nella collezione Worms a Parigi: A. Morassi, Guardi. L'opera completa di Antonio e Francesco Guardi, Venezia, 1973, I, nn. 669-671, II, figg. 625-627; Derstine 2004, figg. 37-39, pp. 681-682).
Rispetto a Canaletto, nella nostra tela Cimaroli riduce gli elementi realistici nella descrizione delle architetture, che si stagliano su un cielo molto più alto e ampio, e accentua la presenza dei personaggi, introducendo in particolare la figura di un gentiluomo a cavallo in primo piano, identificato in Richard Boyle (1694-1753), terzo conte di Burlington, divulgatore dei principi dell'architettura classica in Inghilterra e celeberrimo mecenate (venne soprannominato "Apollo delle Arti", e Georg Friedrich Händel gli dedicò tre opere - "Il pastor fido", "Teseo" e "Amadigi di Gaula" - mentre era suo ospite a Londra presso la Burlington House, oggi sede, tra l'altro, della Royal Academy of Arts).
L'identificazione è stata indirizzata dalle iniziali "R.B." in oro sul collare del cane (Nagy, pp. 56-57, n. 25) - che Lord Burlington ricorda con affetto nel suo diario e - e rafforzata dall'esame della fisionomia, in particolare il naso lineare e allungato e i capelli ricci e cinerini, forse una parrucca, testimoniati anche in altri ritratti (per esempio, National Portrait Gallery, invv. NPG 2495, NPG 4818), così dando al paesaggio una connotazione anche «"ritrattistica", ovvero collocando il committente all'interno della composizione» (Spadotto 2011, p. 282). La postura e l'abbigliamento del personaggio a cavallo sono stati interpretati da Federica Spadotto, curatore del catalogo ragionato di Cimaroli, come una invenzione commerciale per offrire un autoritratto "in ambiente" ai ricchi collezionisti inglesi in visita in Italia (cfr. le figure di cavaliere in altre tre tele - Spadotto catt. 79, 80, 92a - analoghe a quella nell'opera in asta), e da questo punto di vista l'addizione del cane da compagnia - secondo lo specialista Giovanni Boffano con ogni probabilità un mastiff inglese originario - acquisterebbe un significato ancora più forte per l'identificazione del ritrattato. Proprio con riguardo al lavoro in asta, la studiosa sottolinea che: «I più "narcisti" - se così si possono definire - inserivano addirittura la propria effigie all'interno dei dipinti, come avviene in un esemplare cimaroliano raffigurante la Veduta della chiusa del Dolo sul canale della Brenta (fig. 33), in cui il committente sfila in primo piano accompagnato dal proprio cane» (Spadotto 2016, p. 33).
Boyle visitò Venezia nell'autunno del 1714 ed è stato ipotizzato che avesse commissionato l'opera a Cimaroli in quella occasione (Nagy 1986, pp. 56-57, n. 25). Tuttavia, una datazione così precoce appare incompatibile sia con la carriera di Cimaroli, che a Venezia era giunto solo nel 1713 (Spadotto 2011, p. 282), sia con con il modello, che risale, come abbiamo visto, alle escursioni di Canaletto e del nipote Bernardo Bellotto lungo il Brenta nel 1741 (sulla scorta di varie ipotesi cronologiche già formulate da Links e nonostante il precario stato conservativo: cfr. Kowalczyk 2001, pp. 80-82, n. 12; Derstine 2004, pp. 675-680; Whistler 2003, pp. 185-190, ill. 7).
La datazione si può porre dunque tra il 1745 e il 1750 «quando lo stile del Cimaroli ammorbidisce la rigorosa trasposizione del dato realistico stemperandolo attraverso un fraseggio pittorico morbido e sciolto» (Spadotto 2011, p. 282).
Marco Horak, pur concordando con una datazione agli anni quaranta, proposta per la prima volta da Whistler (2003, p. 189), Derstine (2004, p. 682) e Beddington (2004), osserva opportunamente che la stella di Cimaroli era già alta oltremanica nel 1725, come testimonia una lettera scritta il 14 luglio di quell'anno dal pittore veronese Alessandro Marchesini (1664-1738) al collezionista lucchese Stefano Conti nella quale si menziona un «virtuosissimo pittore paesista» le cui opere «sono in grandissima stima qui, e in Londra, che presentemente opera per questi Signori inglesi ed è pittore di molto prezzo, ma una maniera assai terminata». E a questo proposito va ricordata anche la datazione proposta da Watson per il modello canalettiano intorno al 1728 per alcuni elementi topografici (F. J. B. Watson, "Canaletto", Londra, 1954, p. 16, tav. IV), contestati da Derstine (2001, p. 679, n. 27).
Della veduta si conoscono altre tre versioni: due pressoché identiche nel taglio orizzontale al modello canalettiano (una, già attribuita da Links a Canaletto con una datazione intorno al 1740-1741 e conservata alla Staatsgalerie di Dresda, restituita a Cimaroli da Charles Beddington e Anna Bozena Kowalczyk - cfr- Derstine 2004, p. 681 -, contro l'opinione di Whistler 2003, p. 188, che invece la considera di mano di Canaletto; l'altra dalla collezione De Chauvin, riprodotta in Spadotto 2011, cat. 102), di cui la seconda pendant di una diversa veduta del Brenta (Spadotto 2011, cat. 102a), ed una terza, a sviluppo verticale, in cui la chiusa di Dolo è estrapolata dall'abitato e ambientata in campagna (Spadotto 2011, cat. 103), confermando la larga fortuna del soggetto nel collezionismo settecentesco.
Come osserva Charles Beddington, nella scheda di catalogo dell'asta Sotheby's in cui sono apparse le due vedute ex collezione Chauvin il 27 maggio 2004 (lotto 116), ripreso da Derstine 2004, p. 681, "è ancora incerto come Cimaroli abbia avuto accesso al dipinto di Canaletto oggi allo Ashmolean, se, come generalmente si ritiene, questa è un'opera dell'autore e non un'altra versione di Cimaroli. (...) Nondimeno il grande successo che la composizione ha ottenuto, anche decenni più tardi, è una evidenza in favore della attribuzione della sua invenzione a Canaletto".
Anna Bozena Kowalczyk ha avanzato l'ipotesi che anche il dipinto di Oxford sia di Cimaroli (2001, n. 12, p. 80), reputando la analoga veduta di Bellotto prototipo della fortunata serie: Charles Beddington ritiene improbabile che l'invenzione della composizione possa essere attribuita a Cimaroli o al giovane Bellotto, di cui data la analoga veduta intorno al 1743 (Beddington 2004). Va notato, infine, che nella tela di Francesco Guardi ora al Detroit Museum of Fine Arts, pur essendo in generale diversi e per lo più appena abbozzati i personaggi, compare, un po' arretrato, un gentiluomo a cavallo in postura assai simile a quello nell'opera di Veneto Banca.
Ringraziamo Charles Beddington (comunicazione del 27 maggio 2021), Marco Horak (comunicazione del 31 maggio 2021), Bozena Anna Kowalczyk (comunicazione del 29 maggio 2021), Giuseppe Pavanello (comunicazione del 27 maggio 2021) e Dario Succi (comunicazione del 28 maggio 2021) per aver confermato l'attribuzione su base fotografica e Giovanni Boffano per il suggerimento in merito alla razza del cane ritratto (comunicazione del 18 gennaio 2022).