Lot 379 | Francesco Trevisani (1656 - 1746) Baccanale, ante 1705

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LA GIOIA A COLORI. VENETO BANCA ATTO II - I CAPOLAVORI Sessione unica
Thursday 29 February 2024 hours 18:00 (UTC +01:00)

Francesco Trevisani (1656 - 1746) Baccanale, ante 1705

Francesco Trevisani (1656 - 1746)
Baccanale, ante 1705
Olio su tela
168,8 x 120,3 cm
Elementi distintivi: al verso, sull’asse superiore della cornice a sinistra, «n°5» (?); segue iscrizione cassata; sulla destra, etichetta identificativa; sul rinforzo trasversale superiore sinistro, inciso in grafia recente «ANNIBALE CARACCI»
Stato di conservazione. Supporto: 85% (reitelo e telaio sostituito)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (contenute cadute e ridipinture; almeno uno sfondamento, suturato a "7" nel registro superiore)

Di origini istriane, dopo un alunnato a Venezia presso Antonio Zanchi e Giuseppe Heintz il Giovane, Francesco Trevisani troverà a Roma, appena ventenne, l’ambiente perfetto per la sua fortunata carriera artistica. È l’interesse nello scoprire correnti pittoriche diverse dal conteso lagunare la molla che lo porterà nella capitale della cristianità. Dal 1698 la sua presenza è documentata presso il Palazzo della Cancelleria, protetto dal prestigioso e raffinato mecenatismo di Pietro Ottoboni, cardinal nipote del veneziano Alessandro VIII, che seppe circondarsi di artisti, musicisti e attori di primissimo livello.
Proprio in questo contesto assai colto ed elegante, si inserisce perfettamente il tema del dipinto, evocando erudite citazioni dal mondo antico e dalla letteratura.
L’opera in questione è stata esaminata de visu da Karin Wolfe, che l'ha collocata nella produzione di Trevisani antecedente al 1705, probabile parte di una più ampia serie di scene di carattere mitologico.
Nel suo insieme richiama, infatti, "Pan e ninfe danzanti" della Galleria Nazionale di Palazzo Corsini, Roma (inv. 149), mentre, più nel dettaglio, la figura femminile sulla destra con il braccio alzato è analoga alla giovane sullo sfondo nel "Banchetto di Marcantonio e Cleopatra" conservato alla Galleria Spada, Roma (inv. 123) (comunicazione del 26.09.2023).
Il soggetto potrebbe essere letto anche come Promitor che distribuisce il grano ai satiri, ravvisando nella figura in atto di elargire fasci di spighe una delle divinità minori dell’antica Roma, invocata e venerata a conclusione del lavoro di raccolta agricola.

Ringraziamo la dottoressa Karin Wolfe per il prezioso supporto nella catalogazione dell’opera.