LA GIOIA A COLORI. VENETO BANCA ATTO II - I CAPOLAVORI Sessione unica
Thursday 29 February 2024 hours 18:00 (UTC +01:00)
Antonio Mancini (1852 - 1930) Innamorata, 1910
Antonio Mancini (1852 - 1930)
Innamorata, 1910
Olio su tela
132 x 133 cm
Firma: "A Mancini" al recto
Data: "1910" al recto
Altre iscrizioni: "München", al recto
Elementi distintivi: al verso, su etichetta lacerata "127"; a pennello sul telaio "40"; altre tre etichette bianche o con numero di inventario
Provenienza: collezione Otto Messinger, Roma; collezione Alberto Fassini, Roma
Bibliografia: Monaco di Baviera, 1910 ca (La collezione Messinger), cat. non ill.; L. Ozzola, "Artisti contemporanei: Antonio Mancini", in "Emporium", vol. XXXIII, n. 198, giugno 1911, p. 420, ill., e p. 428; L. Ozzola, "L'arte contemporanea alla esposizione di Roma del 1911", Roma, 1911, p. 22; "Esposizione internazionale di Roma. Catalogo della mostra di Belle Arti Roma 1911", Bergamo, 1911, p. 12, n. 91; E. Giannelli, "Artisti napoletani viventi. Pittori, scultori, incisori, architetti", Napoli, 1916, p. 310; Catálogo del tercer Salón de Otoño Fundado por la Asociación de Pintores y Esclultores, Madrid, ottobre 1922, p. 32, n. 403 ("Enamorada"); G. Gatti, "Pittori italiani dall'800 a oggi", Roma, 1925, p. 114; P. A. Corna, "Dizionario della Storia dell'Arte in Italia", vol. II, Piacenza, 1930 (ed. or. 1911), p. 76; A. Lancellotti, "Le mostre romane del cinquantenario", Roma s.d. ma post 1930 ( ed. or. 1911 ), p. 76; Emilio Cecchi, "La collezione d'Arte del Barone Alberto Fassini. Vol. III, Pitture del secolo XIX e del secolo corrente", Milano-Roma, 1931, s.n.p., ripr. tav. LXXIX; A. Lancellotti, "Antonio Mancini" in "Les Hirondelles. Art - Coutumes - Paysages", a. IX, n. 8, agosto 1931, p. 163, ill.; A. M. Comanducci, "I pittori italiani dell'Ottocento", Milano, 1934, p. 389; A. Schettini, 1953, p. 235; M. Borghi, "Galleria d'artisti italiani. Antonio Mancini", in "Rivista delle province", a cura dell'Unione delle Province d'Italia, Roma, 1960, p. 47; D. Cecchi, "Antonio Mancini", Torino, 1966, pp. 241 e 248; Don Riccardo, "Artecatalogo dell'Ottocento. "Vesuvio" dei pittori napoletani", vol. II, Roma, 1973, p. 294; Don Riccardo, " '800'. Profilo storico della Pittura Italiana, Roma, 1975, p. 93; C. Virno, "Antonio Mancini. Catalogo ragionato dell'opera", vol. I,"La pittura a olio su tela, tavola, carta e specchio", Roma, 2019, cat. 653, pp. 376-377, ill. 653
Esposizioni: Amatori e Cultori, Roma, 1910; Salòn de Otoño, 1931; Prima Quadriennale, Roma, 1931
Stato di conservazione. Supporto: 85% (rifodero)
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Tra il 1910 e il 1911, Antonio Mancini realizzò per il barone Otto Messinger, collezionista di antichità e mercante d'arte, cinque dipinti di analoghe dimensioni, di forma quadrata, raffiguranti una figura femminile seduta: "Liutista" (Virno 2019, cat. 632), "Rococò" (cat. 654), "Suonatrice" (cat. 655), "Geltrude" (652) e, appunto, "Innamorata" (cat. 653).
Per lo meno per tre di questi dipinti (catt. 652, 653, 655), posa la stessa modella e in due di essi (cat. 652, 653) sostanzialmente ripetendo la posizione: seduta, una mano sfiora il viso, l'altra tiene dei fiori ed un vaso domina la parte destra. Si tratta di una signorina tedesca, tale Gertrude, che compare a Monaco di Baviera insieme a Mancini in una foto pubblicata da Emilio Cecchi nel 1931 (fig. 39, p. 522). Entrambe le tele ebbero notevole fortuna.
La prima venne acquistata dal Museo Revoltella, Trieste, nel 1911, all'Esposizione universale di Roma. Oltre dieci anni dopo, nell'ottobre del 1922, Mancini scrive a Messinger, che si trova a Madrid: «Vidi la Geltrude al Museo Rivoltella [sic] e bene collocata è la pittura. A Trieste vi conobbi il direttore dell'elegante museo Rivoltella che mi dava varie notizie del prezzo della Geltrude (L. 25.000) e come fu ben pagata ne sono contento. La tela piace e mi rallegrava molto».
Le nostre tela rimase invece nella collezione Messinger, da cui passò al barone Alberto Fassini: ben due delle maggiori raccolte manciniane. Esibita all'Esposizione internazionale del 1911 a Roma, colpì la critica per l'attitudine pensosa. Il Lancellotti la descrisse come «una donna che guarda lontano come assorta». Più severo il successivo giudizio di Emilio Cecchi, che, nel catalogo della collezione Fassini, la considera meno riuscita degli altri ritratti femminili della serie.
In realtà, Mancini sperimenta, nelle cinque tele soluzioni cromatiche piuttosto differenti. Il nostro dipinto è giocato su una ambientazione scura, accentuata anche dalla scelta della veste, per far risaltare l'incarnato della fanciulla, anche attraverso l'accostamento di giallo e di rosso nel bel vaso, nei fiori sparsi sul mobile e nel collegamento visivo con quelli tenuti in mano dalla ragazza. Molto notevole anche il gioco della cornice alle sue spalle, che apre uno spazio analogo a quello in cui si trova l'osservatore: realizzando, per così dire, un raddoppiamento al centro dei quali è la sontuosa scena borghese: la elegante cornice reale sembra richiamare il decoro di quella dipinta, in una assonanza probabilmente voluta. L'espediente è utilizzato, ma con un taglio prospettico meno audace, anche nella tela triestina.
Un dipinto, quindi, compositivamente molto riuscito e di grande difficoltà cromatica, per l'obiettivo di far emergere la figura da un interno in ombra che si anima di accesi riflessi.
I contenuti della scheda sono largamente dovuti alle ricerche svolte per il catalogo ragionato dell'artista da Cinzia Virno (in particolare, schede 632, 652-655). Ringraziamo Cinzia Virno per aver confermato la autenticità dell'opera su base fotografica (comunicazione dell'8 agosto 2023).