Arte Figurativa tra XIX e XX Secolo Sessione unica
Tuesday 11 July 2023 hours 15:00 (UTC +01:00)
Gioacchino La Pira (attivo tra 1839 e 1875) - Napoli dal Carmine
Gioacchino La Pira (attivo tra 1839 e 1875) - Napoli dal Carmine
cm 43 x 64 (la sola immagine)
gouache su cartoncino
intitolato e firmato in basso a destra: Napoli dal Carmine / LaPira
Per secoli Napoli è stata una tappa fondamentale del Grand Tour, il viaggio di formazione culturale imprescindibile per gli aristocratici europei. Straordinaria fusione di attrattive non solo artistiche ma anche naturalistiche, grazie alla vicinanza del Vesuvio e dei Campi Flegrei, la città partenopea e i suoi dintorni esercitavano infatti un fascino inesauribile. I primi a rimanerne attratti furono gli stessi artisti a cui poi i facoltosi viaggiatori si sarebbero rivolti per immortalarne la bellezza dei panorami. Dalle vedute idealizzate tipiche del Seicento si sarebbe così passati, dalla seconda metà del Settecento in poi, a quelle realistiche. Esse rappresentavano per i viaggiatori un ricordo, una testimonianza da riportare nelle proprie case ed esibire con orgoglio, oltre che materia di approfondimenti successivi. È ad esempio il caso delle rappresentazioni dell’eruzione del Vesuvio (lotto 187):tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 vengono realizzate a Napoli molte pubblicazioni scientifiche sul vulcanismo, complice un periodo di grande attività eruttiva del Vesuvio. Parallelamente sono innumerevoli le rappresentazioni artistiche delle eruzioni: in esse confluiscono varie istanze, dalla mera documentazione del fenomeno naturale da un punto di vista più scientifico al desiderio di eternare il ricordo di aver assistito al momento. Il tutto realizzato con quell’oscillazione fra le opposte istanze del Pittoresco e del Sublime tipica dell’epoca. Il taglio e la composizione di queste opere appaiono appiattiti e ripetitivi, così da focalizzarsi sugli specifici fenomeni delle singole eruzioni e dare loro il massimo risalto.
Laddove la varietà compositiva viene meno ecco che la differenza finiscono per farla la tecnica e l’abilità nel padroneggiarla. Ecco quindi che, al più tradizionale e diffuso olio su tela, subentra la gouache, che diventa medium privilegiato per il vedutismo napoletano. Le ragioni di questa scelta sono molteplici e funzionali tanto da un punto di vista artistico quanto commerciale. Per quanto riguarda il secondo aspetto, la tecnica della gouache, che mescola i pigmenti colorati alle gomme anziché alle colle, fa si che la pittura si asciughi prima e che sia dunque perfetta per opere di dimensioni più ridotte, quindi facili da trasportare. Caratteristiche queste che la rendevano ottimale per una produzione “in serie” che rispondesse ad una forte domanda da parte dei viaggiatori. Da un punto di vista puramente artistico invece la gouache si presenta come una via di mezzo fra la trasparenza dell’acquarello e la corposità della tempera: pur avendo i colori brillanti del primo possiede, infatti, un’opacità densa che la accomuna alla seconda. Questo effetto tipico della gouache la rendeva quindi ideale sia per la resa plastica dei monumenti e dei piani prospettici che per la vaporosità delle nubi in cielo o i riflessi del mare appena increspato. Nulla di più appropriato per ricreare l’emozione dell’impatto con l’atmosfera di Napoli e del suo golfo, con le sue luci e colori e la commistione unica di natura, arte e umanità. Una delle vedute privilegiate è quella della città vista dal mare (lotto 180): il punto di ripresa ribassato, come se l’artista si trovasse su una barca al largo, e l’impianto centrato sul nodo focale di Castel Sant’Elmo permettono di abbracciare tutta la città in un unico colpo d’occhio. Il medesimo punto divista viene usato per rappresentare le isole principali del golfo partenopeo, Capri e Ischia, circondate da vele e punto di raccordo fra cielo e mare (lotti 177e 179). Le composizioni leggermente asimmetriche guidano invece lo sguardo verso i monumenti principali della città e le sue principali attrattive senza mai perdere quel tipico contatto con il mare (lotti 176, 181 e 182). In queste ariose infilate prospettiche, come quella del parco della Villa Reale (lotto178), si evidenziano così tanto le architetture, come le due casine costruite da Carlo Vanvitelli per l’ingresso principale al parco, quanto l’animata vita cittadina che vi si svolge, con graziose figurine in punta di pennello, senza mai trascurare il paesaggio naturale circostante, con la collina di Posillipo. In contrasto con la ripetitività dei soggetti delle vedute di quest’epoca, nelle opere qui offerte in asta si può apprezzare una qualità pittorica finissima. Alla brillantezza dei colori e al minuto dettaglio dei piani prospettici si affianca difatti un’abilità esecutiva di notevole maturità artistica. Gouache di grandi dimensioni, come queste, si distinguevano da quelle più “in serie” destinate a un pubblico vasto e meno esigente ed erano più facilmente vendute direttamente dagli stessi artisti, senza passare per un mercante. La stessa presenza della firma di Gioacchino La Pira (lotti 176, 183 e 187), tra i nomi più acclamati del vedutismo napoletano ottocentesco, pare una rivendicazione orgogliosa dell’abilità dell’artista rispetto all’anonimato di altre non meno pregevoli opere. La presente raccolta ci permette così di fare un viaggio nel tempo e ritornare alla vibrante Napoli dell’Ottocento attraverso esemplari di non comune raffinatezza.