Lot 266 | Tommaso Realfonso 1677 Napoli-1743 ?, Natura morta con anguria, frutti e fiori

Cambi Casa d'Aste - Castello Mackenzie, Mura di San Bartolomeo 16, 16122 Genova
Asta N. 863 - Old Masters Sessione Unica
Tuesday 27 June 2023 hours 15:00 (UTC +01:00)

Tommaso Realfonso 1677 Napoli-1743 ?, Natura morta con anguria, frutti e fiori

Tommaso Realfonso 1677 Napoli-1743 ?, Natura morta con anguria, frutti e fiori
olio su tela, Largh. 88 - Alt. 71 Cm, Expertise Dott. A. Cottino, “ (…) Il nome più logico che viene alla mente, e che si può suggerire a mio parere come autore del dipinto qui studiato, è quello del napoletano Tommaso Realfonso detto Masillo, un pittore allievo di Andrea Belvedere ricordato con lode dal de Dominici, ma oggi ancora dal catalogo di difficoltosa ricostruzione. , De Dominici lo definisce ‘il miglior Scolaro che ha fatto Abate Andrea, ed al quale appianava con carità, ed amore ogni difficoltà, e spesso ha ritoccato l'opere sue anzi che dopo il ritorno da Spagna, tuttoché impigrito, pure alcuna volta ha dipinto, sol perché era spronato dal suo Masillo’. Realfonso dunque ‘può dirsi Pittore universale in tutto quello che può dipingere un professore di frutta, e fiori cioè di cacciagioni, di cose da cucina, di robbe da mangiare, di cose dolci, di ciammelle, biscottini con cioccolato di frutti secchi, ed altre infinite cose, che son tutte dipinte egregiamente da questo raro soggetto, il quale si rende meraviglioso ne' suoi dipinti (…)’ (de Dominici, III, 1745, pp. 577-578). , Si ipotizzava più sopra per questo dipinto la possibile autografia di un pittore eclettico e colto, ma anche singolarmente arcaizzante: e Realfonso corrisponde esattamente a questo profilo. Anzi, proprio l'eclettismo nei soggetti (ma anche nello stile) sottolineato dal biografo napoletano non ha di certo giovato alla moderna comprensione dell'opera di Realfonso, che giace misconosciuta sotto le più disparate attribuzioni. Eppure i suoi pochi quadri sicuri sono contraddistinti da un'alta qualità: e di questo non si dovrebbe dubitare anche alla luce degli elogi fattigli dal de Dominici. (…)”