ASTA 244 - GIOIELLI, ARGENTI, OROLOGI, AVORI E CABINET DE CURIOSITÉS II SESSIONE_ASTA 244 - GIOIELLI, ARGENTI, OROLOGI, AVORI E CABINET DE CURIOSITÉS
Wednesday 7 December 2022 hours 15:00 (UTC +01:00)
Teca con Ceroplastica, Busto anatomico con Verminaio - 1699-1700, GAETANO GIULIO ZUMBO (1656- 1701)
Teca con Ceroplastica, Busto anatomico con Verminaio - 1699-1700, GAETANO GIULIO ZUMBO (1656- 1701)
Ceroplastica, teca in legno e vetro.
La ceroplastica, ovvero l’antica arte di lavorare la cera, venne usata fin dall’antichità in ambito funerario, devozionale e successivamente dal XVII secolo fu largamente impiegata anche per la riproduzione a scopo didattico di modelli anatomici, zoologici e botanici. Nel corso del tempo la ceroplastica divenne celebre per le sue rappresentazioni soprattutto in ambito anatomico, grazie ad artisti come Gaetano Giulio Zumbo (Siracusa 1656- Parigi 1701).
L’abate siciliano Zumbo, dopo i primi studi a Napoli frequentò la più antica scuola di anatomia a Bologna, l’Alma Mater Studiorum, in seguito si sposta a Napoli, per approdare a Firenze al servizio del Granduca Cosimo dè Medici (tra il 1691-94), celebri i macabri teatrini in cera realizzati in questo periodo raffiguranti corpi umani in vari stadi di decomposizione.
In seguito a Genova, dove eseguì due opere importanti andate perdute: una Natività e una Deposizione dalla Croce. La fama del ceroplasta giunse fino a Parigi, dove nel 1701 fu invitato a “mostrare una sua testa anatomica all'Académie Royale des Sciences”(1) . A seguito di ciò, ottenne da Luigi XIV il monopolio delle preparazioni anatomiche, ottenendo anche l'autorizzazione a tenere pubbliche lezioni di anatomia, ma sfortunatamente morì improvvisamente a seguito di un'emorragia nello stesso anno.
I suoi manufatti sono a cavallo tra rigore scientifico e artistico, non si limitano a riprodurre la realtà ma offrono una visione drammatica e grottesca della caducità della vita. Queste rappresentazioni come altre analoghe del suo tempo, avevano “la funzione di esorcizzare la malattia, il dolore e la pestilenza”(2) che dilagava a quel tempo; difatti secondo il pensiero del Seicento, circondarsi di queste immagini allontanava la morte stessa.
Zumbo aveva una predilezione particolare per il racconto figurativo del corpo umano in disfacimento. Ne è testimonianza la cera del Busto anatomico con verminaio, in cui l’aspetto è emotivamente sconcertante sia nell’anatomia che nella resa dei dettagli. Il corpo corrotto dalla decomposizione, emerge in uno scenario disgustoso in cui animali si accaniscono contro la carne putrescente, incastonato all’interno di una teca lignea con tre aperture di impianto trapezoidale.
Il volto del giovane suggerisce una morte violenta, dato le ferite multiple ed in più punti: nel viso, nel cranio e nel collo. Le orbite degli occhi sono rovesciate verso l’alto e descrivono la ricerca ultima di un al di là differente, privo di sofferenza e finalmente sicuro. L’identificazione del giovane non è certa, ma le fonti ci suggeriscono che nel suo soggiorno francese conobbe il “Generale delle Galere”(3) , per il quale eseguì una testa anatomica. Probabilmente questo Busto anatomico con verminaio risale a quel tempo e potrebbe identificare il giovane come un galeotto che durante la sua permanenza aveva al collo una corda o una catena, pena per la sua condanna, come ci suggerisce lo squarcio in gola. L’opera non manca di simbolismi e significati: il ratto rappresenta l’angoscia, il disgusto ed il degrado, così come lo scarafaggio rappresenta le tenebre, la depressione e la morte. La falena invece, nell’immaginario cristiano, è emblema di resurrezione e di salvezza proprio in virtù del suo percorso. Pertanto, Zumbo ha cercato di “rappresentare sia il bene che il male, le tenebre e la luce, il putridume della carne e disfacimento e il sogno cristiano della resurrezione”(4) . In conclusione, il fondale della teca è dipinto ad ampie pennellate senza suggerire una descrizione specifica.
Le sue opere sono conservate a Firenze presso il Museo della Specola, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa, a Londra presso il Victoria and Albert Museum ed in altre importanti collezioni private
1) Paolo Giansiracura, Arte e scienza in una ritrovata cera di Gaetano Giulio Zumbo, ed. Longari Arte Milano, 2016 https://www.longariartemilano.com/download/Arte-e-scienza-in-una-ritrovata-cera-di-Gaetano-Giulio-Zumbo-di-Paolo-Giansiracusa-2016.pdf
2) ibidem
3) ibidem
4) ibidem
Teca di legno:
Altezza dell’opera lignea senza pinnacoli e piedini 41 cm; altezza dei pinnacoli 13.5 cm; altezza piedini 6.5 cm; lato maggiore della base trapezoidale 60 cm; lato minore 38 cm; profondità 25 cm
Stato di conservazione: **** (eccellente)
Accompagnata da expertise del Prof. Paolo Giansiracusa.