ASTA 240 - DIPINTI E DISEGNI ANTICHI. SECOLI XVI-XIX ASTA 240 - DIPINTI E DISEGNI ANTICHI. SECOLI XVI-XIX
Thursday 17 November 2022 hours 15:30 (UTC +01:00)
POMPEO BATONI (Lucca, 1708 - Roma, 1787) E AIUTI
POMPEO BATONI (Lucca, 1708 - Roma, 1787) E AIUTI
La Clemenza implora la Giustizia
Olio su tela, cm. 121x192. Con cornice antica.
ll dipinto reca firma e data al margine destro sulla base della colonna: "P. BATONI PINXIT / ROMAE ANNO 1765 [o 1768]".
Pubblicato nel catalogo della Fototeca Zeri, n. scheda 61483 (Fondo Fototeca Zeri, busta 576, fasc. 6 “Pompeo Batoni: allegorie).
Per la sua importanza storico-artistica il dipinto è sottoposto a vincolo dallo Stato Italiano.
È documentato e ben noto agli studi che un’Allegoria della Clemenza e della Giustizia fu commissionata nel 1767 a Pompeo Batoni dal Re di Polonia Stanislao II Augusto Poniatowski per il tramite del marchese Tommaso Antici, agente in Roma del sovrano. Insieme al suo pendant - la Prudenza che tempera il Coraggio, allo stato delle attuali conoscenza da considerare perduto - il dipinto fu inviato da Roma il 14 marzo 1768 e nell’aprile del 1769 risulta già registrato nelle collezioni reali a Varsavia. La coppia di grandi tele allegoriche fu assai apprezzata dal Poniatowski e pagata la cifra decisamente ragguardevole di 500 scudi ciascuna.
Non ci sono dubbi che il mirabile dipinto che qui si presenta sia da porre in strettissima relazione con la tela d’identico soggetto eseguita da Batoni per il sovrano polacco. Nondimeno, definire con precisione la natura di tale rapporto resta ancora un problema aperto. Un elemento di complicazione è costituito dall’effettivo anno di realizzazione del nostro dipinto, giacché l’ultima cifra della data apposta sulla tela non risulta più chiaramente leggibile e può essere letta come 5 o come 8, con conseguente, e assai rilevante, oscillazione della data di esecuzione fra 1765 e 1768. Da tale duplice possibilità derivano varie e diverse interpretazioni, sulle quali gli studi specialistici si sono divisi: leggendo la data 1765 il nostro dipinto costituirebbe il prototipo dell’esemplare Poniatowski, eseguito 3 anni più tardi e oggi irreperibile al pari del suo pendant. In tal caso la sostanziale autografia dell’opera riceverebbe un’indiretta ma significativa conferma, essendo impensabile che la prima versione di un’invenzione così impegnativa, tradotta su un formato monumentale, non venisse eseguita sotto il pieno controllo del maestro. Leggendo la data 1768, per la presente tela si aprono, invece, due scenari molto diversi: essere una replica eseguita subito dopo la versione inviata a Varsavia, che in tal caso sarebbe ancora da considerare irreperibile; oppure essere direttamente quest’ultima.
Sin da quando è stata oggetto di studio, all’inizio del XX secolo, la tela è stata quasi sempre considerata opera autografa di Pompeo Batoni. Come tale fu presentata e schedata dapprima nella grande mostra sul Settecento a Roma del 1959 e poi nella pionieristica mostra monografica sul pittore che si tenne a Lucca del 1967. Fu Anthony Clark a porre in dubbio tale consolidato riferimento, retrocedendo il dipinto a prodotto dell’atelier di Batoni, valutazione che è stata condivisa da Edgar Peter Bowron nel suo recente catalogo ragionato del pittore.
Sebbene si possa convenire su qualche intervento da parte di aiuti del maestro nell’esecuzione di questa tela maestosa, la qualità smagliante dell’insieme, la cura dei dettagli, la luminosità ed eleganza delle figure, la purezza e levigatezza marmorea degli incarnati (già in senso lato neoclassica), la bellezza del putto che tiene il fascio, la resa minuziosa delle capigliature, sembrano decisamente derivare dalla strettissima sorveglianza, e in buona parte direttamente dalla mano, dello stesso Batoni, in una fase della sua parabola creativa di pieno magistero tecnico, espressivo e concettuale.
PROVENIENZA:
Collezione A. Flaashaar, Berlino (1952); asta Sotheby’s, Londra 16 novembre 1955, lotto 115 (come Batoni, con scheda di Hermann Voss);
Collezione Conte Leonardo Vitetti, Roma; asta Sotheby's Firenze, 29 settembre 1983, lotto 236 (come Batoni); collezione privata, Roma.
ESPOSIZIONI:
Roma 1959: Il Settecento a Roma, a cura di G. Briganti e N. di Carpegna, p. 53, n. 42;
Lucca, 1967: Pompeo Batoni, L. Belli Barsali, n. 39, fig. 39, p. 143.
BIBLIOGRAFIA:
I. Belli Barsali, Pompeo Batoni, in La Provincia di Lucca, 1964, VIII, p. 77 (come Batoni);
Pompeo Batoni, catalogo della mostra a cura di I. Belli Barsali, Lucca 1967, II ed. 1985, n. 39, pp. 114-115 (Batoni); A. Busiri Vici, Le “donne” del Batoni, recensione della mostra di Lucca (1967), Roma 1968, fig. 22, p. 18 (Batoni); L. Salerno, Pompeo Batoni, recenzione della mostra di Lucca (1967), in “Palatino”, 12, 4, 1968, p. 489 (Batoni); I. Belli Barsali, Batoni Pompeo Gerolamo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1970, vol. VII, p. 200 (Batoni); C. Brandi, Quando lo Stato dovrebbe acquistare un dipinto, in “Corriere della sera”, 25 novembre 1983 (Batoni); A. Clark, Pompeo Batoni. A complete catalogue of his work, Londra, 1985, p. 298, n. 283 (ateliér di Batoni); E. P. Bowron, Pompeo Batoni. A complete catalogue of his paintings, Londra 2016, vol. II, pp. 399-400 (ateliér di Batoni).
I. Belli Barsali, Pompeo Batoni, in La Provincia di Lucca, 1964, VIII, p. 77 (come Batoni);
Pompeo Batoni, catalogo della mostra a cura di I. Belli Barsali, Lucca 1967, II ed. 1985, n. 39, pp. 114-115 (Batoni); A. Busiri Vici, Le “donne” del Batoni, recensione della mostra di Lucca (1967), Roma 1968, fig. 22, p. 18 (Batoni); L. Salerno, Pompeo Batoni, recenzione della mostra di Lucca (1967), in “Palatino”, 12, 4, 1968, p. 489 (Batoni); I. Belli Barsali, Batoni Pompeo Gerolamo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1970, vol. VII, p. 200 (Batoni); C. Brandi, Quando lo Stato dovrebbe acquistare un dipinto, in “Corriere della sera”, 25 novembre 1983 (Batoni); A. Clark, Pompeo Batoni. A complete catalogue of his work, Londra, 1985, p. 298, n. 283 (ateliér di Batoni); E. P. Bowron, Pompeo Batoni. A complete catalogue of his paintings, Londra 2016, vol. II, pp. 399-400 (ateliér di Batoni).