ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
Monday 19 April 2021 hours 15:00 (UTC +01:00)
Girolamo da Brescia detto Fra Girolamo da Brescia (probabilmente Brescia tra il 1470 e il 1475 - Firenze 1529) attribuiti
Girolamo da Brescia detto Fra Girolamo da Brescia (probabilmente Brescia tra il 1470 e il 1475 - Firenze 1529) attribuiti/attributed
"San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova"
Due dipinti ad olio su tavola
"St. Francis of Assisi and St. Anthony of Padua"
Two oil paintings on panel
109 x 29 cm
106 X 29 cm
Le due tavole sono pubblicate nelle Collezioni private bergamasche, Banca Provinciale Lombarda, Edizioni "Monumenta Bergomensia", Bergamo 1982, tomo III, figg. 695-696 come cerchia di Girolamo Romani, detto il Romanino
La data di nascita di questo pittore e frate dell'Ordine Carmelitano non è nota, come non è certa la sua attività bresciana prima dello spostamento a Firenze. Nel 1491 è ordinato accolito e nel 1494 sacerdote, ma, per dedicarsi alla pittura, nel 1498 venne dispensato da altre attività inerenti la vita conventuale con l’obbligo di onorare le le festività e l'obbligo di versare parte dei proventi. Le sue prime opere toscane denunciano una cultura prospettica di tipo bramantesco, anche se denotano la sua attenzione per suggestioni derivate dall'ambiente fiorentino e, in particolare, da Andrea del Castagno. I pagamenti versati da Girolamo in questo arco di tempo indicano che la sua attività si divideva tra una produzione minore, quale la decorazione e la doratura, e quella di ambito più specificatamente pittorico, legato a opere non sopravvissute. Nel 1519 Girolamo da Brescia esegue una delle poche opere giunte a noi, ovvero il trittico raffigurante la Natività e i ss. Francesco e Bartolomeo con due donatori, conservato dalla fine del XIX secolo a Savona presso la Pinacoteca Civica, opera firmata e datata nello scomparto centrale, entro un cartellino affisso alla capanna del presepio "Opus fr(atr)is Hiero(n)imy de Brixia. carmelitae. 1519.28.aprilis". In questo suo capolavoro fra Girolamo tradisce i suoi modelli lombardi con la rappresentazione prospettica e nelle scelte luministiche, specie quelle della tavola centrale, ove riecheggiano gli influssi di Vincenzo Foppa e di Giovanni Gerolamo Savoldo. Nella presente tavola i due santi sono facilmente riconoscibili grazie ai loro attributi iconografici: il saio bruno, il cingolo, il crocifisso e le ferite delle stigmate di San Francesco; l'abito francescano, il libro e il giglio bianco di Sant'Antonio da Padova. Entrambe le figure presentano un’elaborazione chiaroscurale ben orchestrata, che evidenzia il largo panneggio del saio. Le due figure si trovano all’interno di piccole nicchie, la cui profondità è data dal pavimento semicircolare. Un'ulteriore fonte di profondità è data dalla posizione dei piedi dei santi, che avanzando lievemente emergono dal piano d’appoggio e amplificano il senso spaziale. Entrambi i santi sono rappresentati con sguardo meditabondo: San Francesco, assorto, volge lo sguardo alla croce che tiene in mano, mentre Sant’Antonio è immerso nella lettura del libro. Un paragone convincente si può ritrovare nel San Francesco della sopraccitata pala savonese e nel Beato Giovanni Colombini, presente nell’affresco della chiesa di San Cristo a Brescia