Asta N. 362 - Arredi, Dipinti Antichi e Argenti Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 161
Wednesday 6 April 2016 hours 15:30 (UTC +01:00)
"L'adorazione del vitello d'oro" olio su tela (cm 220x273,5) (difetti e...
"L'adorazione del vitello d'oro" olio su tela (cm 220x273,5) (difetti e restauri) Giovanni Raffaele Badaracco (Genoa 1588 - Genoa 1657) "Adoration of the golden calf" oil on canvas (defects and restorations) BIBLIOGRAFIA: C. Di Fabio, Gio. Raffaele Badaracco. Qualità e industria, in "Bollettino dei Musei Civici Genovesi", nn. 40-42, 1992, p. 66, fig. 27 La grande tela colpisce per il forte impatto dimensionale e per la moltitudine di personaggi che affollano una scena animata e festosa, impostata su due diversi piani compositivi. Sul primo piano, al centro, sono giovani che danzano affiancati da due gruppi di figure che suonano e li osservano. Sul piano mediano, una piccola folla è intenta ad adorare il vitello d’oro, che non vediamo più perché nascosto da un recente restauro, ma di cui una vecchia fotografia attesta l’originaria presenza (fig. 1; pubblicata in Di Fabio 1992, cit., come già Genova, coll. priv). Non è dato sapere per quale ragione si sia deciso di celare questo particolare, per una tela che appare ora di squisito gusto pagano. Come peraltro già voleva essere nelle intenzioni del pittore, intento a narrare l’episodio dell’Adorazione del vitello d’oro da parte degli Ebrei, mentre Mosè sale sulla montagna per ricevere le tavole della Legge. Si scorge in alto una luce e pare potersi leggere anche la scena della consegna delle tavole, o almeno di intuirla, sulla montagna sullo sfondo a sinistra. Il suo autore è ben riconoscibile per i caratteri peculiari delle figure, la cui tipologia è tipica del pittore genovese Gio. Raffaele Badaracco. Figlio di Giuseppe Badaracco, allievo di Andrea Ansaldo e di Bernardo Strozzi, Gio. Raffaele riceve probabilmente le prime imbeccate dal padre, che però nuore quando lui ha solo 9 anni. Intorno alla fine del sesto decennio, forse negli anni della peste genovese del 1656/57 è a Roma, dove lavora con Carlo Maratta e dove non può esimersi dall’osservare, restandone affascinato, il barocco trionfante di Pietro da Cortona. Il "cortonismo" è una componente del suo stile che non verrà mai meno e che lo contraddistingue da altre manieri affini alla sua, negli stessi anni a Genova. Quella del Badaracco sarà così l'accezione di un barocco classicista, che continuerà a declinare in molte opere che si possono datare anche oltre il terzo quarto del secolo. Nelle scene affollate come questa ritroviamo gruppi di figure riconducibili a un numero limitato di modelli, variamente combinati. Si veda per esempio il bozzetto e la tela finale con Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia rispettivamente nella Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova e in collezione privata (in Di Fabio 1992 cit. figg. 25-26). Tra tutte le opere note del pittore, comprese quelle del ciclo per l’oratorio di Coronata sulle alture di Genova (P. Martini, I misteri della Passione di Cristo: il ciclo di Gio. Raffaele Badaracco per Coronata, in P. Benozzi, A. M. Caminata, L’oratorio di Coronata e la confraternita del Gonfalone: due prestigiose testimonianze di arte, storia e fede, Bologna 1999, pp. 207-220), o la Battaglia in Palazzo Lomellini Lamba Doria (Ibidem, fig. 131 p. 215), quella qui illustrata risulta di maggior impegno, degna di essere indicata come quella forse più significativa dell’intero catalogo a oggi noto del pittore. Anna Orlando 3/2015