Lot 360 | ALESSANDRO MAGNASCO (1667-1749) Soldati accampati fra le rovineIndovini,...

Aste Boetto - Via Mura dello Zerbino 10R, 16122 Genova
Asta di Antiquariato e Pittura sec. XIX Seconda Sessione - dal lotto 218 al lotto 373
Monday 22 February 2016 hours 21:00 (UTC +01:00)

ALESSANDRO MAGNASCO (1667-1749) Soldati accampati fra le rovineIndovini,...

ALESSANDRO MAGNASCO (1667-1749)
Soldati accampati fra le rovine
Indovini, cantastorie e pulcinella tra le rovine
Olio su tela, cm 55 x 70 ciascuno

Bibliografia:
A. Morandotti, Cinque pittori del Settecento. Ghislandi, Crespi, Magnasco, Bazzani, Cerruti, catalogo della mostra, Roma 1943, p. 54, tav. 31-32
M. Pospsil, Magnasco, 1944, p. 82, tavv. 114-115
B. Geiger, Magnasco. Catalogo delle pitture, Venezia 1945, p. 62
Mostra del Magnasco, catalogo a cura di A. Morassi, Genova 1949, nn. 14-15, figg. 16-17
B. Geiger, Magnasco, 1949, p. 132
G. Gamulin, Per Alessandro Magnasco, in "Commentari", XIII, 1962, p. 66
L. Muti, D. De Sarno Prignano, Alessandro Magnasco, Faenza 1994, figg. 541 cat. 299 e cat. 300

Note già dagli anni Quaranta del secolo scorso, momento di approfondite ricerche sul Magnasco e della vera riscoperta critica della figura di questo straordinario protagonista della scuola pittorica genovese, furono esposte sia alla mostra del 1943 a Roma, sia a quella curata da Antonio Morassi del 1949 a Genova, quando si trovavano nella collezione romana di S.E. Vittorio Cerruti.
Si tratta quindi di opere molto significative per la loro ricca e autorevole bibliografia, che le ha fin da subito presentate nell'ambito di due questioni centrali per la comprensione dell'opera del Magnasco. Da un lato quella iconografica dall'altro, la problematica dei rapporti di collaborazioni con altri pittori.

Per ciò che riguarda il primo aspetto, considerate "tra le più sapide piccole scene del genere zingaresco dipinte dal Lissandrino", secondo il Morassi (1947), esse rientrano in quella singolare produzione di scene di genere in cui il pittore indaga la società del suo tempo nelle sua vaste zone d'ombra, popolate di emarginati, poveri, nulla facenti.

In una delle sue scene vediamo protagonisti dei soldati, ritratti non certo in una delle loro eroiche azioni di battaglia, ma piuttosto intenti a passare il trascorre inesorabile del tempo nella noia, completamente inutili a se stessi e agli altri.

La seconda scena mostra dei gruppi di teatranti di strada intenti forse a provare un spettacolo. Sono per il Magnasco tra i protagonisti di una larga fetta sociale di cui egli sottolinea, come nel primo caso, l'emarginazione e l'inutilità.
L'aspra critica del Magnasco è nei confronti di un mondo di cui egli percepisce - e amplifica con la sua pittura severa- forti e inequivocabili segnali di sfacelo. Questo frantumarsi dei valori si ripercuote su una pittura sfatta, fatta di pennellate nervose, che si fondano su una linea spezzata, franta, vibrante. E pertanto di grande fascino e di assoluta modernità.

Questa inconfondibile sigla stilistica si percepisce qui nelle figure,mentre una diversa stesura caratterizza le architetture del fondo. Esse costituiscono il fondale scenico su cui il Magnasco interviene con la sua composizione animata da tante piccole figure, e la critica ha ipotizzato che si potesse trattare del Perugini (Pospisil e Morassi) o di Clemente Spera (Geiger) o più recentemente di un collaboratore dello stesso Spera (Muti, De Sarno Prignano).
Anna Orlando