Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 47
Tuesday 15 December 2015 hours 16:00 (UTC +01:00)
RAFFAELLO GAMBOGI(Livorno 1874-1943)Lo scalo mercidopo il 1910Olio su tavola,...
RAFFAELLO GAMBOGI
(Livorno 1874-1943)
Lo scalo merci
dopo il 1910
Olio su tavola, cm 19,4 x 31,9
Cornice posteriore in legno dorato
Scritta a stilografica Gambogi sull'ex-libris di Galli sul retro del dipinto
Provenienza: 1. Ex-libris cartaceo della collezione di Mario Galli, no. 70. nel quale è anche indicato il titolo "Lo scalo merci" 2. Collezione privata, Verona.
Proveniente dalla raccolta di Mario Galli, la tavola raffigura il piccolo magazzino merci della stazione di Ardenza, ora dismessa. Si trova nel tratto compreso tra la stazione di Livorno Centrale e quella di Antignano: all'epoca in cui Gambogi lo ritrae, il quartiere livornese non era ancora stato inglobato dalla città, sebbene la zona fosse stata oggetto di un crescente interesse sin dalla prima metà dell'Ottocento, quando qui furono costruite alcune strutture per il turismo balneare. La costruzione della stazione risale al 1910, quando fu completata la tratta costiera tra Livorno e Vada della ferrovia Tirrenica, e questo ci permette di fissare questa data come termine post quem per la collocazione temporale del dipinto.
Appartenente al gruppo dei Postmacchiaioli, nel 1892 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed entrò in contatto con Giovanni Fattori. La personalità artistica che più lo influenza fu però Angiolo Tommasi e quando nel 1894 creò probabilmente il suo quadro più conosciuto (Gli emigranti) chiara è l'impronta e l'insegnamento di quel pittore.
Fu tuttavia un altro incontro a cambiargli la vita; quello con Elin Danielson, pittrice finlandese di talento, che nel 1898 diviene sua moglie. Si stabilirono presso Torre del Lago, dando avvio ad una collaborazione artistica molto proficua.
Gambogi entrò a far parte del Club la Boheme, una sorta di associazione cultural-goliardica che fiancheggiava l’opera artistica di Giacomo Puccini. In quegli anni fu in compagnia dei fratelli Tommasi (Angiolo e Ludovico), di Francesco Fanelli e di Ferruccio Pagni. Fu questo il momento migliore per la pittorica di Gambogi che, complice i consigli della moglie, orientò le sue composizioni su un nuovo equilibrio tra le forme e la luce, che creano un'atmosfera di austerità per così dire "nordica".
Con il declinare del secolo Gambogi si trasferì a Livorno, nel quartiere di Antignano, e qui cominciarono i suoi primi problemi di salute. Un viaggio in Finlandia fece esplodere la malattia nervosa che il pittore stava forse covando. Nel 1904 deve stabilirsi a Volterra per farsi curare da alcuni specialisti del locale ospedale. Non si riprenderà mai, anche se artisticamente parlando si notarono poco i contraccolpi determinati da questa nevrosi. La sua salute peggiorò alla morte della moglie, Elin, avvenuta ad Antignano nel 1919.
Bibliografia: G. Razzaguta, Virtù degli artisti labronici, editrice Nuova Fortezza, 1985.