Asta N. 116 - Libri, Autografi e Stampe Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 250
Thursday 4 June 2015 hours 10:30 (UTC +01:00)
Balbo, Italo Lettere e telegrammi Vasto corpus di corrispondenza - perlopiù...
Balbo, Italo Lettere e telegrammi Vasto corpus di corrispondenza - perlopiù privata - tra Italo Balbo e il nipote Lino, che include decine di lettere e telegrammi tra i due negli anni 1930-40. Nell’insieme anche foto e cartoline. Una fitta corrispondenza si dipana tra l’illustre Maresciallo e il giovane nipote, che a lungo occupa il ruolo di Segretario Federale della Federazione dei Fasci di Combattimento di Ferrara, una corrispondenza fatta di riflessioni sul presente politico e sulla realtà quotidiana vissuta da Lino. Italo Balbo mostra di non dimenticare le sue origini ferraresi ed esprime tutto il suo orgoglio per i meriti della Federazione, riconosciuti anche dal Duce stesso. Tra episodi di vita familiare e vicende di politica provinciale, c’è tutto l’ardore politico dell’uomo che, solo, seppe contrastare Mussolini. E in una straordinaria missiva del 5 settembre [1939], da Tripoli, sempre inviata al nipote Lino suo fedele confidente, descrive tutta l’amarezza per le decisioni non sempre condivisibili del suo Benito: “Quaggiù mi preparo e preparo sul serio il paese. Chi può prevedere che cosa ci riserbi il domani? Se si deve combattere anche contro forze soverchianti e soprattutto contro mezzi bellici imponenti, la lotta sarà proporzionata ma l’esito incerto, perché faremo miracoli e sapremo morir bene. Certo che i tedeschi ci hanno trattato come scarpe fuori uso, perché non si sono affatti curati di mantenere i patti [il riferimento è all’allenza con la Russia stipulata con Stalin nell’agosto del ‘39] circa l’epoca in cui poteva scoppiare la guerra e circa il patto con i russi venuto subito dopo la guerra...ideologica di Spagna! Cose da pazzi.... Spero, anzi, sono sicuro che Mussolini avrà sentito lo schiaffo come lo abbiamo sentito tutti noi. Soldati veri, spogli d’abusata retorica. Ti dirò poi, in confidenza assoluta, che gli ufficiali intelligenti hanno la faccia scura ed incominciano a trangugiare certi bocconi in modo troppo visibile. Ma chissà? Spero sempre nella sterzata che spazzi via uomini insufficienti e sistemi insopportabili, senza linea. Il Capo ci ha dato esempi eloquenti nel passato ed il passato può anche ritornare! Non credere, dopo questo sfogo, che sia malinconico. Sono ancora giovane ed ho la fede intatta. Successo e gradi non mi hanno invecchiato lo spirito veramente rivoluzionario! A presto, spero, caro figlio. Salutami tutti i cari e buoni amici ed abbiti un abbraccio. Zio Italo”.Nemmeno 10 mesi dopo questa lettera, il 28 giugno 1940, Balbo veniva abbattuto per errore dalla contraerea italiana sopra Tobruch. Il tono è quello di un vero testamento spirituale, riletto con gli occhi della storia. Balbo prende qui direttamente le distanze dalla Germania e indirettamente dal suo Duce, anche se quella sferzata che si auspica da Mussolini non verrà mai. Le sue posizioni politiche, nel cruciale biennio 1938-’40, Balbo aveva avuto il coraggio di esprimerle sempre con molta chiarezza: e anche qui, al nipote (sentito quasi come un figlio) non si astiene dall’esprimere pesanti giudizi sulla condotta della Germania, sulle sue strategie politiche e sul ruolo che invece l’Italia avrebbe dovuto avere. Sui cieli di Tobruch, come molto hanno pensato sin da allora, forse è stato abbattuto un pericoloso oppositore del regime, di quel regime che Italo Balbo sino all’ultimo difese con orgoglio e virilità, dichiarando anche qui il suo “spirito veramente rivoluzionario” come segno tangibile della sua fedeltà all’ideale fascista. Che siano stati forse altri a tradire questo ideale? Ai posteri e alla storia l’ardua sentenza. Rimane, in questa lunga testimonianza (la lettera consta di 4 pagine), il vigore di un eroe che addirittura gli avversari onorarono: “Le forze aeree britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che la sorte pose in campo avverso”, due giorni dopo la sua morte un aereo britannico paracadutò sul campo italiano una corona