Lot 220 | Onofrio Palumbo, o Palomba (Napoli, 1606? – 1654 circa) Sant' Orsola olio su...

Blindarte - Via Caio Duilio d/10 4, 80125 Napoli
Asta N. 71 - Dipinti Antichi, XIX e XX Secolo, Oggetti di Antiquariato Sessione Unica - dal lotto 1 al lotto 289
Tuesday 26 May 2015 hours 18:00 (UTC +01:00)

Onofrio Palumbo, o Palomba (Napoli, 1606? – 1654 circa) Sant' Orsola olio su...

Onofrio Palumbo, o Palomba (Napoli, 1606? – 1654 circa) Sant' Orsola olio su tela, cm 119x96 entro cornice antica dorata Il presente dipinto raffigura Sant’Orsola, figlia di un re bretone vissuta nel IV secolo d.C. e martirizzata a Colonia con undici compagne, vergini come lei (a causa di una deformazione della vicenda, nel tempo le compagne di Orsola sarebbero diventate undicimila). È inusuale, nel foto dipinto, la scelta di raffigurare la martire eroicamente nuda fino alla vita e trafitta dalle frecce - quasi una versione femminile di San Sebastiano - in un contesto paesistico boschivo che è anch’esso in contrasto con la tradizione che vuole Sant’Orsola vestita con gli abiti aristocratici propri della sua condizione principesca. La figura e l’opera di Onofrio Palumbo (o Palomba, come è denominato in vari documenti: cf. G. Porzio, Un rame di Onofrio Palomba a Dresda, in Percorsi di conoscenza e tutela. Studi in onore di Michele D’Elia, Napoli, 2008, pp. 246-247, nota 3), sono oggetto di un crescente interesse da parte della critica recente (cf. almeno F. Bologna in Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, catalogo della mostra, Napoli, 1991, pp. 162-164 e passim; S. Causa, Risarcimento di Onofrio Palumbo, in ‘Paragone’, nn. 515-517, 1993, pp. 21-40; R. Lattuada – E. Nappi, New Documents and Some Remarks on Artemisia’s Production in Naples and elsewhere, in Artemisia Gentileschi. Taking stock, Brepols, 2005, pp. 79- 96; G. Porzio, Appunti sul catalogo di Onofrio Palumbo, in Ottant’anni di un maestro. Omaggio a Ferdinando Bologna, Napoli, 2006, pp. 425-433; M.A. Pavone, Onofrio Palumbo e Francesco Guarini: due percorsi paralleli. In Francesco Guarini, Nuovi Contributi 1, Napoli, 2012, pp.107- 120). Se è ormai documentata la collaborazione di Palumbo con Artemisia Gentileschi, la sua produzione autonoma - all’incrocio tra la linea rappresentata da Massimo Stanzione e la sua scuola, quella della tarda maniera napoletana e una costante interazione proprio con Artemisia – è ubicata in importanti monumenti napoletani come la Chiesa di Santa Maria della Salute e la Chiesa della Confraternita della Trinità dei Pellegrini. Nel presente dipinto il panneggio di blu lapis è eseguito su una base chiara come in più di un’opera di Artemisia, mentre l’impianto della figura e l’apertura di paesaggio risentono di esempi di Massimo Stanzione e di Andrea Vaccaro. Una datazione orientativa è verso l’inizio o la metà del quinto decennio del Seicento, come la ‘Resurrezione’ della Galleria di Dresda o la ‘Liberazione di San Pietro dal carcere’ già a Londra, Whitfield Fine Art (cf. G. Porzio, Un rame di Onofrio Palomba a Dresda, cit.).