BENETTON, IL FERRO E L'ANIMA SESSIONE UNICA
Thursday 20 March 2025 hours 18:00 (UTC +01:00)
Toni Benetton (1910 - 1996) Acrobati n.1 o Lottatori (bozzetto), 1956
Toni Benetton (1910 - 1996)
Acrobati n.1 o Lottatori (bozzetto), 1956
Ferro modellato a caldo
153 x 77 x 43 cm
Bibliografia: "Antonio Benetton", G. Comisso, Milano, 1957 (da identificarsi con l'opera n. 20, "Acrobati" del 1956, o con la n. 21, "Acrobati gruppo"); "Personale di Toni Benetton", Venezia, 1958, n.18; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 353, scheda 63
Esposizione: Galleria Cairola, Milano, 1957; Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, 1958
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Si tratta dello studio per la scultura da esterno e di maggiori dimensioni "Acrobati n. 2" o "I due Lottatori". Rispetto all'opera definitiva, nel bozzetto sono evidenziati i tratti anatomici dei personaggi. Il tema dei corpi in equilibrio contrapposto ha suggerito nella catalogazione storica il titolo di "Acrobati" ma, come sottolinea Giovanni Benetton, in realtà la scultura mostra due figure in lotta. Si osservi per esempio il braccio sinistro della figura a terra, calcato dal piede nemico. Benetton spiegò al figlio che nel passaggio tra le due opere - bozzetto e monumento - le dimensioni cambiano completamente il rapporto con l'osservatore. Se si mantengono i dettagli nell'opera di maggiori dimensioni, il rischio è che diventi grottesca. Pensiamo ai volti: la fisionomia, pur accentuata nel bozzetto, è sovrastata dall'osservatore, che guarda da pari o dall'alto, ma nell'opera monumentale lo dominerebbe, suscitando una emozione spiacevole. La questione si presenta fin dal nascere della forma, nel rapporto tra forgiatore e ferro: nella piccola dimensione, è il forgiatore a dominare questo potente materiale, ma nella grande dimensione il rapporto si inverte. Per queste man mano che cresce la dimensione, Benetton riduce gli interventi lasciando crescente spazio alla spontaneità della materia.