Lot 361 | Beppe Ciardi (1875 - 1932) Il ritorno delle barche da pesca, 1920 circa

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Meraviglie Atto II. La Gioia a colori. II Sessione unica
Wednesday 15 May 2024 hours 15:30 (UTC +01:00)

Beppe Ciardi (1875 - 1932) Il ritorno delle barche da pesca, 1920 circa

Beppe Ciardi (1875 - 1932)
Il ritorno delle barche da pesca, 1920 circa
Olio su tela
124 x 104 cm
Firma: al recto, in basso a destra, "Beppe Ciardi", e, al retro sulla tela, "Beppe Ciardi"
Altre iscrizioni: al retro sul telaio, "Venezia"
Elementi distintivi: al retro della cornice, una etichetta antica, con titolo ("14, Sotto l'arco", con una firma non leggibile) ed una seconda, etichetta, rotonda, rossa, con riferimenti inventariali

Bibliografia: “Mostra personale del maestro veneziano Beppe Ciardi”, catalogo della mostra, Napoli, 1924, n. 6 [?]; “Mostra d'Arte Italiana pittori contemporanei”, catalogo della mostra, Genova, 1925, n. 26; Enzo Savoia, Stefano Bosi, a cura di, “Volti & Luoghi nella pittura dell'800”, catalogo della mostra, Milano, 2016, n. 13; Stefano Bosi, scheda in, Enzo Savoia, Stefano Bosi, a cura di, “I Maestri del Colore. Arte a Venezia nell'800”, catalogo della mostra, Milano, 2017, pp. 18-19, 160, n. 3; Luisa Turchi, scheda in Luisa Turchi, Stefano Cecchetto, “Venezia in chiaro. Dialoghi e silenzi nella pittura tra Ottocento e Novecento”, catalogo della mostra, Venezia, 2018, p. 144, n. 57; Antonio Parronchi, “Beppe Ciardi. Catalogo ragionato dei dipinti”, Torino, 2019, p. 75, tav. 52, p. 244, n. 823; Giandomenico Romanelli, a cura di, “I Ciardi. Paesaggi e giardini”, catalogo della mostra, Venezia, 2019, pp. 76-77, 85, n. 43
Esposizioni: “Mostra personale del maestro veneziano Beppe Ciardi”, Napoli, Galleria Corona, 1924; “Mostra d'Arte Italiana pittori contemporanei”, Genova, Galleria Permanente A. Vitielli, 1925; “Volti & Luoghi nella pittura dell'800”, Milano, Galleria Bottegantica, 2016; “I Maestri del Colore. Arte a Venezia nell'800”, Milano, Galleria Bottegantica, 2017; “Venezia in chiaro. Dialoghi e silenzi nella pittura tra Ottocento e Novecento”, Venezia, Palazzo Querini, 2018; “I Ciardi. Paesaggi e giardini”, Conegliano, Palazzo Sarcinelli, 2019

Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (riprese pittoriche ridotte e piccoli distacchi di colore)

Avviato alla pittura dal padre Guglielmo, innovatore del paesaggismo veneto dell’Ottocento, Beppe Ciardi, si confronta giovanissimo con la luce della laguna, per poi aggiornare la lezione paterna sulle innovazioni del divisionismo attraverso l’amicizia con Vittore Grubicy e perfezionarsi nella figura umana sotto la guida di Ettore Tito. In sintonia con la lezione segantiniana l’artista mostra, infatti, un forte rapporto con la natura tanto nelle vedute lagunari quanto in quelle alpine. Le Biennali di Venezia e numerosi viaggi costituiscono, inoltre, nel corso del tempo un costante aggiornamento della sua pittura sulle più recenti tendenze dell’arte internazionale. All’inizio del Novecento le pennellate divengono veloci e la tavolozza sempre più vivace e luminosa. Nel contempo Ciardi approfondisce lo studio della figura, popolando le calli e i campi di Venezia di maschere, artisti circensi e bambini. Dopo la pausa della Grande Guerra, trascorsa tra la villa di famiglia a Quinto di Treviso e Lugo di Romagna, dove è costretto a emigrare fortunosamente all’avanzare della linea del fronte, l’artista celebra il ritorno a Venezia con opere realizzate con un impasto cromatico denso e vibrante, che riproduce il variare degli effetti di luce con una personale interpretazione della tecnica divisionista.
È di questo periodo il ciclo degli archi, una serie di sei dipinti di diverso formato probabilmente ambientati nel Sotoportego de le colone non lontano dai Giardini di Castello, in cui donne e bambini attendono il rientro delle barche dei pescatori. Il sole basso del pomeriggio attraversa l’arco, illuminando le figure controluce, tratteggiate con una pennellata corposa. Il contrasto tra le parti del muro in ombra e quelle colpite dalla luce permette all’artista di orchestrare un’ampia tavolozza di rossi, gialli e marroni. L’architettura e le figure costituiscono una cornice dai toni caldi entro cui è contenuto l’azzurro del mare reso con rapidi tocchi paralleli e del cielo increspato dal bianco delle nuvole. Partecipe della vita del popolo della laguna, Ciardi spia il mare in una di quelle giornate luminose, dai colori vibranti, che lui stesso affermava di amare: «dipingo più volentieri nei giorni limpidi e puri, quando maggiormente si sente il fremito della vita universale. I bei tramonti delle marine […] le pietre della mia Venezia, quando il sole le fa gemme, e le calli popolose sotto fantastici sbattimenti di luci» (Giorgio Nicodemi, Beppe Ciardi, Milano 1942, p. 38).

Teresa Sacchi Lodispoto