Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento
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Lot 50 GIUSEPPE CAPOGROSSI
(1900-1972)
Superficie G-40
Tempera su carta intelata, 35x50 cm
Firmato a matita Capogrossi 1966 in basso a destra. Controfirmato, intitolato e datato SUP-G-40 1966 Capogrossi sul retro.
Pubblicato nel Catalogo Ragionato di Argan, Capogrossi Gouaches Collages Disegni 1981, no. 737.
Provenienza: Collezione Sargentini, Roma.
Esponente della Scuola romana, Capogrossi fu una figura di notevole rilievo nel panorama dell'informale italiano insieme con Lucio Fontana e Alberto Burri.
Nel 1923-24 studiò pittura con Felice Carena e nel 1927 si recò a Parigi con Fausto Pirandello. Questo fu il primo viaggio in quello che allora era il centro culturale europeo, al quale ne seguirono parecchi altri negli anni successivi.
Nel 1930 partecipò alla XXVII Biennale di Venezia e, a partire dalla III Sindacale Romana (1932), prese parte regolarmente alle Sindacali, alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano, talvolta presentando parecchie opere.
Insieme con Corrado Cagli, Emanuele Cavalli ed Eloisa Michelucci, nel 1932, alla Galleria Roma e l'anno successivo alla Galleria il Milione di Milano e alla Galleria Jacques Bojean di Parigi (con Cagli, Cavalli, e Sclavi) espose alcune delle sue opere. Il critico Waldemar George conierà il termine Ecole de Rome, diventato famoso come Scuola romana. Nel 1933 firmò con Melli e Cavalli il Manifesto del Primordialismo Plastico e nel 1935, a San Francisco, partecipò alla collettiva itinerante "Exhibition of Contemporary Italian Painting".
Bibliografia: G.C. Argan, Capogrossi Gouaches Collages Disegni (Catalogo Ragionato dell'opera su carta di Giuseppe Capogrossi), Electa 1981. Scuola Romana, artisti tra le due guerre, Catalogo Mostra al Palazzo Reale di Milano, Mazzotta 1988. -
Lot 51 SAMUEL JAMES CLARK
(Hoxton 1841 - Tottenham 1928)
La stalla dei cavalli
Olio su tela, cm 25,5 x 21
Cornice coeva in legno intagliato e dorato
Firmato S J Clark in basso a destra. Antico cartiglio col nome di un corniciaio di Nottingham (Smith) sul retro.
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Samuel James Clark fu il primo figlio del pittore di animali James Clark, dal quale imparò a dipingere. Nello stato di famiglia del 1861 risulta già attivo come "animal painter".
Dal 1863 visse a Londra con la giovane moglie Mary spostandosi da Islington a Chelsea, Hampstead, Balham, Streatham and Brixton fino a stabilirsi a Islington intorno al 1880.
Alla fine degli anni 90, Samuel abbandonò Mary e si trasferì a Tottenham con la nuova moglie, divenuta anch'essa pittrice. Come molti altri membri della sua famiglia, non pare che Samuel abbia mai esposto i suoi quadri nelle maggiori gallerie e i suoi dipinti portano spesso i timbri e i cartigli di corniciai e mercanti d'arte, specialmente Arthur Rayner. Dal 1905 vendette i suoi dipinti tramite la London Fine Art Company, una casa d'aste di proprietà di James Lawrence Castiglione che divenne suo amico e mecenate.
I suoi soggetti favoriti sono scene di fattoria e paesaggi di campagne inglesi: e specialmente cavalli, raffigurati al lavoro o in riposo: in essi si vede il chiaro influsso della pittura di J. F. Herring.
Utilizzò una grande varietà di differenti firme, incluse S Clark, S J Clark (spesso con la J che scende attraverso la S), Saml. J Clark e S Jas. Clark.
Bibliografia: Sito in inglese dedicato a S. J. Clark e agli altri pittori della sua famiglia.
https://sites.google.com/site/clarkfamilyofartists/home/samuel-james-clark-aka-samuel-joseph-clark -
Lot 52 SAMUEL JAMES CLARK
(Hoxton 1841 - Tottenham 1928)
La stalla delle mucche
Olio su tela, cm 20 x 26
Cornice coeva in legno intagliato e dorato
Firmato S. J. Clark in basso a sinistra. Antico cartiglio col nome di un corniciaio di Nottingham (Smith) sul retro.
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Samuel James Clark fu il primo figlio del pittore di animali James Clark, dal quale imparò a dipingere. Nello stato di famiglia del 1861 risulta già attivo come "animal painter".
Dal 1863 visse a Londra con la giovane moglie Mary spostandosi da Islington a Chelsea, Hampstead, Balham, Streatham and Brixton fino a stabilirsi a Islington intorno al 1880.
Alla fine degli anni 90, Samuel abbandonò Mary e si trasferì a Tottenham con la nuova moglie, divenuta anch'essa pittrice. Come molti altri membri della sua famiglia, non pare che Samuel abbia mai esposto i suoi quadri nelle maggiori gallerie e i suoi dipinti portano spesso i timbri e i cartigli di corniciai e mercanti d'arte, specialmente Arthur Rayner. Dal 1905 vendette i suoi dipinti tramite la London Fine Art Company, una casa d'aste di proprietà di James Lawrence Castiglione che divenne suo amico e mecenate.
I suoi soggetti favoriti sono scene di fattoria e paesaggi di campagne inglesi: e specialmente cavalli, raffigurati al lavoro o in riposo: in essi si vede il chiaro influsso della pittura di J. F. Herring.
Utilizzò una grande varietà di differenti firme, incluse S Clark, S J Clark (spesso con la J che scende attraverso la S), Saml. J Clark e S Jas. Clark.
Bibliografia: Sito in inglese dedicato a S. J. Clark e agli altri pittori della sua famiglia.
https://sites.google.com/site/clarkfamilyofartists/home/samuel-james-clark-aka-samuel-joseph-clark -
Lot 53 Charles-François Daubigny
(1817-1878)
Ponte sull'Oise
1870
Olio su tela, cm 55x38,5
Cornice coeva in legno dorato
Firmato e datato Daubigny 1870 in basso a sinistra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Questa tela, appartiene al periodo migliore di Daubigny e raffigura il soggetto fluviale prediletto dal pittore, il fiume Oise.Membro della Scuola di Barbizon, è considerato uno dei più importanti precursori dell'Impressionismo.
Inizialmente legato ad uno stile accademico con soggetti storici, a partire dal 1843 cominciò a dedicarsi alla pittura en plein air e fu allievo di Bertin e Brascassat. Importante per lui fu l'incontro con Corot nel 1852.
Nel suo famoso battello il Botin, dove Daubigny installò il suo studio, visse a contatto diretto con la natura e dipinse numerosissime vedute della Senna e dell'Oise, soffermandosi spesso nelle zone della Auvers-sur-Oise.
Nel 1866 Daubigny visitò l'Inghilterra, dove rimase fino al 1870, anno in cui scoppiò la Guerra franco-prussiana. A Londra incontrò Claude Monet, con il quale fece un viaggio nei Paesi Bassi. Tornato in Francia, conobbe un giovane Paul Cézanne, un altro importante pittore impressionista che tanto fu influenzato dallo stile di Daubigny.
Il periodo migliore di Daubigny può essere collocato nel decennio che va dal 1864 fino al 1874, i soggetti rappresentati in quegli anni erano soprattutto paesaggi con molti alberi, fiumi popolati da anatre. A proposito di questi uccelli, si racconta che quando Daubigny si riteneva soddisfatto del proprio lavoro, amasse aggiungere nel quadro appena compiuto una o più anatre a seconda del gradimento che l'artista provava nei confronti della sua opera. Dal numero delle anatre presenti in ogni quadro di Daubigny si può quindi dedurre quanto il pittore si ritenesse realmente compiaciuto della qualità di quel suo lavoro.
Pare che Daubigny non riuscisse a separarsi dalle sue opere preferite: egli affermava che les meilleurs tableaux ne se vendent pas («i migliori dipinti non si vendono»). Probabilmente questo fu uno dei motivi per cui i suoi quadri più riusciti non erano conosciuti tra i suoi contemporanei. Daubigny divenne famoso soprattutto per le sue vedute dei fiumi ma, nonostante ciò, tutti i quadri rappresentanti questo genere di soggetto sono di piccole dimensioni.
Bibliografia: Robert Hellebranth, Charles-François Daubigny, 1817-1878, catalogue raisonné, Morges, 1976. Robert et Anne Hellebranth, Charles-François Daubigny (Supplément au Catalogue Raisonné), 1996. -
Lot 54 ACHILLE FUNI
(Ferrara 1890 - Appiano Gentile 1972)
Angelo musicante
circa 1963
Tempera e pastello su carta applicata su tela, cm 100 x 215
Provenienza: 1. Collezione U. Mariani, Milano. 2. Collezione Claudia Gian Ferrari no. 95, Milano.
Pubblicato in L. Somaini, 1988, p. 56 e in N. Colombo, 1996, p. 178.
Si tratta del cartone preparatorio di un Angelo Musicante facente parte degli affreschi nella Chiesa dei Minimi di San Francesco da Paola a Rimini, anche chiamata dai riminesi la Chiesa dei Paolotti: ricostruita nel 1963-64 sui resti della chiesa barocca precedente, rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, fu interamente affrescata da Achille Funi.
Diplomatosi nel 1910 presso l'Accademia di Belle Arti di Brera (dove poi insegnò dal 1939 al 1960), nel 1914 aderì al movimento futurista, al cui interno elaborò una sua particolare forma di futurismo che nella scomposizione delle forme e dei volumi si apparenta per certi versi al dinamismo di Boccioni.
Sue nove opere vennero esposte alla mostra di Nuove Tendenze, tenutasi presso la Famiglia Artistica di Milano nel 1914. Promosso dal pittore e critico Ugo Nebbia, il sodalizio voleva offrire una versione ammorbidita dei fermenti futuristi e si risolse in realtà in un coagulo di artisti fra loro slegatissimi. L'eclettismo apparve la principale caratteristica del gruppo, mentre Funi, che si autopresentò nel catalogo, vi propose una lettura dinamica del costruttivismo cézanniano.
In seguito, mantenne una certa distanza dal movimento: l'interesse per le forme piene, tipiche del Cézanne riletto da Picasso, lo attraeva assai più del vorticoso dinamismo marinettiano: le sue opere mostrano un'attenzione per robusti valori formali, che discendono dal cubismo sintetico o dalla metafisica casoratiana. Le sue figure femminili, le nature morte, i ritratti, al di là dell'esplicita aspirazione neoclassicistica, stabiliscono un'eclettica gamma di riferimenti culturali, in parte connessi alla tradizione artistica ferrarese.
L'interesse per la figura come fulcro ideale e soggetto principale dell'opera è, insieme con l'attenzione al mestiere, la caratteristica dominante del classicismo degli anni venti. Ora si parla di “umanità”, di centralità dell'uomo nella pittura. De Chirico vede nella figura la grammatica del linguaggio pittorico. Severini riconosce esplicitamente il piacere che una persona prova di fronte alla propria immagine, se questa è costruita con ritmi e proporzioni armoniosi. “È naturale che ci si rivolga al corpo dell'uomo e della donna, nel momento in cui si indica un nuovo umanesimo”, ha scritto Fagiolo Dell'Arco. Importante la sua opera di frescante e di mosaicista di cui la presente opera è un affascinante esempio. -
Lot 55 JEAN LANIAU
(La Rochelle, 1931)
Fa à la barre
Bronzo, h cm 170 (più base h 15 cm)
Firmato J. LANIAU. Esemplare n. IV (di 6). All'opera è allegato un disegno preparatorio di Laniau.
Provenienza: Collezione privata, Mantova.
Studia all'Ecole Supérieure des Beaux-Arts di Montparnasse e poi a quella di place des Vosges a Parigi.
Profondamente convinto della centralità del modello nell'opera di un artista, ritiene che esso giochi un ruolo importante nel processo di creazione, con i suoi gesti, i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Le sue sculture risentono di un lungo lavoro preparatorio, in cui l'artista disegna la posa prescelta da angoli diversi per passare poi alla fase successiva, in cui si concentra sullo sviluppo delle masse.
Bibliografia: Laniau, Sculptures. Dessins, Barbizon, Galerie Got Editions, 2001, p. 60. -
Lot 56 BERTHA MAGUIRE
(attiva 1851-1900)
Le margherite
Olio su tela, cm 100 x 25,5
Cornicetta d'epoca in legno dorato
Firmato Maguire in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Attiva in Gran Bretagna nella seconda metà del secolo diciannovesimo, la sua pittura è quasi esclusivamente dedicata alla composizione floreale, in interni o esterni.
Difetti e cadute di colore. Da restaurare. -
Lot 57 BERTHA MAGUIRE
(attiva 1851-1900)
Gli Ireos
Olio su tela, cm 100 x 25,5
Cornicetta d'epoca in legno dorato
Firmato Bertha Maguire in basso a sinistra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Attiva in Gran Bretagna nella seconda metà del secolo diciannovesimo, la sua pittura è quasi esclusivamente dedicata alla composizione floreale, in interni o esterni.
Difetti e cadute di colore. Da restaurare. -
Lot 58 WILLIAM MELLOR
(1851-1931)
Rydal Lake
Olio su tela, cm
Cornice d'epoca in legno intagliato e dipinto
Firmato William Mellor in basso a sinistra: firmato e intitolato Rydal Lake / Ambleside / Westmoreland / William Mellor sul retro della tela.
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Il Rydal Lake o Rydal Water ('Rydal' significa «la valle dove cresce la segale», in inglese rye) è un laghetto situato al centro dell'Inghilterra, nella regione dei laghi, tra Grasmere e Ambleside nella Rothay Valley. Il luogo è famoso per il Dove Cottage e Rydal Mount, entrambe residenze di William Wordsworth, per il Nab Cottage appartenuto a Thomas de Quincey.
William Mellor appartiene a quella schiera di pittori di epoca vittoriana che hanno documentato il paesaggio ancora incontaminato dell'Inghilterra del diciannovesimo secolo: abilissimo a rappresentare la luce, i suoi dipinti sono sempre caratterizzati da ambienti quieti e grandi spazi naturali, specialmente quelli di Ilkley, Scarborough e Harrogate, dove visse in varie epoche della sua vita, oltre ai paesaggi del distretto dei laghi e del Galles del Nord.
Le opere di William Mellor sono molto ricercate dai collezionisti, sia come documento di un'epoca che per le sue qualità tecniche e la sua grande attenzione ai dettagli. -
Lot 59 LUIGI MICHELACCI
(Meldola 1879 - Firenze 1959)
Pagliaccio
Olio su cartone (al retro uno schizzo a matita, quasi certamente di mano dell'autore), cm 18 x 12
Cornice posteriore in legno intagliato e dipinto
Firmato L. Michelacci in basso a sinistra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Alla fine del secolo diciannovesimo trasferì con la famiglia a Firenze, diventando allievo di Giovanni Fattori: le prime opere rivelano pienamente l’influenza del maestro e dei macchiaioli toscani, da fargli guadagnare l'appellativo di "ultimo dei macchiaioli".
Nel 1901 risiedette a Venezia, tornò poi a Firenze, per trasferirsi infine a Parigi, dove frequentò A. Soffici: in Francia studiò i paesaggisti, la scuola di Barbizon, Rousseau, Daubigny, e si entusiasmò per i decisi chiaroscuri di Daumier.
Nel 1929, trasferitosi temporaneamente a Milano, tenne la sua prima personale alla galleria Scopinich, esponendo 61 opere. Dopo il 1945 il segno diventò più netto e sottile.Sebbene abbia realizzato anche ottimi ritratti e nature morte, fu soprattutto un pittore di paesaggio, «di mura scabre, di solidi selciati, di vecchio legno tormentato, d’alberi, di cielo e particolarmente di luci e ombre» (Annigoni). La figura umana, anche quando è presente, è sempre un elemento integrato nell’ambiente.
Bibliografia: A. Parronchi, Luigi Michelacci, Firenze 1980 (con bibliografia, documenti e note); T. Simoncelli, Luigi Michelacci, vita e opere del pittore meldolese-fiorentino, Meldola 2007 (con documenti e bibliografia). -
Lot 60 PAOLO PACE
(Tolentino 1914–1961)
Piccolo nudo
1955
Olio su tavola, cm 20 x 38
Cornice d'epoca in legno dipinto
Firmato Pace in basso a destra.
Provenienza: 1. Galleria d'Arte Cairola, via della Spiga 30, Milano. 2 (tassello cartaceo con anno e titolo al retro). Collezione privata, Verona.
Morto prematuramente a 46 anni, Paolo Pace fu, oltre che raffinato pittore e incisore, anche il primo sindaco di Tolentino (Macerata) dell'epoca repubblicana (1946). Subito dopo la fine del mandato di sindaco della sua città, si trasferì a Milano per dedicarsi alla vita artistica, dividendosi tra il laboratorio di pittura e grafica “Calcografia d’Arte”, che era anche sede espositiva della sua produzione, e l’incarico di direttore degli allestimenti alla Fiera di Milano.
Bibliografia: M. Pasquali (a cura di), Paolo Pace, incisioni e dipinti, Accademia Filelfica di Scienze, Lettere e Arti di Tolentino, 2009. -
Lot 61 MARIO PAOLO PAJETTA
(Genova 1890 - Verona 1977)
Demolizioni in via Pallone
circa 1945
Matite colorate su tavola preparata, cm 37,8 x 49,9
Cornice coeva in legno dorato
Firmato M. P. Payeta in basso a sinistra. Titolo e dedica dell'autore sul retro della tavola.
Provenienza: Collezione privata, Verona.
La notte del 23 febbraio 1945, in uno dei più distruttivi bombardamenti della seconda guerra mondiale, palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona, fu colpito e gravemente danneggiato. Nel dopoguerra fu velocemente ricostruito, su progetto degli architetti Raffaele Benatti e Guido Troiani, e quindi inaugurato nel marzo del 1950.
Il disegno raffigura la parte finale di via Pallone, verso l'Arena di Verona (visibile sullo sfondo): il luogo dove al posto delle macerie fu edificata la Rotonda per ampliare la vecchia struttura ottocentesca del palazzo.
Appartenente alla terza generazione di una famiglia di pittori, Mario Paolo Pajetta si trasferisce dapprima a Venezia, allievo di Luigi Nono, poi a Milano ed infine col padre Mariano a Verona dove diviene uno degli animatori culturali della città e una figura artistica molto apprezzata e amata dalla borghesia veronese.
La sua opera si colloca a cavallo tra Ottocento e Novecento ed è permeabile alle infiltrazioni della primissima modernità, quella legata ai post-impressionisti e in particolare alla scomposizione cezanniana della forma. Il pittore eccelle nella grande forza espressiva dei numerosi ritratti di eminenti personaggi della borghesia veronese.
La figura di Pajetta è stata recentemente riscoperta grazie ad una grande mostra L'eredita' della pittura che attraverso un centinaio di dipinti particolarmente significativi documenta in sezioni distinte i diversi momenti della ricerca artistica dei cinque pittori che ha espresso la famiglia dei Pajetta dal 1809 (anno di nascita del pittore capostipite Paolo) al 1987 (anno della morte di Guido, artista della terza generazione).
Bibliografia: A. Fiz, G. Pajetta, V. Pianca, N. Stringa (a cura di), L'eredita' della pittura, Galleria Civica d'Arte Medievale, Moderna e Contemporanea Vittorio Emanuele II di Vittorio Veneto (TV), 24 giugno - 24 settembre 2006. -
Lot 62 MARIO PAOLO PAJETTA
(Genova 1890 - Verona 1977)
Nudo di Fanciulla
1936
Matita nera su tavola preparata, cm 44,9 x 37,2
Cornice posteriore in legno dorato
Firmato M. P. Payeta 1936 in alto a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Appartenente alla terza generazione di una famiglia di pittori, Mario Paolo Pajetta si trasferisce dapprima a Venezia, allievo di Luigi Nono, poi a Milano ed infine col padre Mariano a Verona dove diviene uno degli animatori culturali della città e una figura artistica molto apprezzata e amata dalla borghesia veronese.
La sua opera si colloca a cavallo tra Ottocento e Novecento ed è permeabile alle infiltrazioni della primissima modernità, quella legata ai post-impressionisti e in particolare alla scomposizione cezanniana della forma. Il pittore eccelle nella grande forza espressiva dei numerosi ritratti di eminenti personaggi della borghesia veronese.
La figura di Pajetta è stata recentemente riscoperta grazie ad una grande mostra L'eredita' della pittura che attraverso un centinaio di dipinti particolarmente significativi documenta in sezioni distinte i diversi momenti della ricerca artistica dei cinque pittori che ha espresso la famiglia dei Pajetta dal 1809 (anno di nascita del pittore capostipite Paolo) al 1987 (anno della morte di Guido, artista della terza generazione).
Bibliografia: A. Fiz, G. Pajetta, V. Pianca, N. Stringa (a cura di), L'eredita' della pittura, Galleria Civica d'Arte Medievale, Moderna e Contemporanea Vittorio Emanuele II di Vittorio Veneto (TV), 24 giugno - 24 settembre 2006. -
Lot 63 MARIO PAOLO PAJETTA
(Genova 1890 - Verona 1977)
Ritratto senile
1934
Matita nera su carta, cm 58 x 40,9
Cornice posteriore in legno dorato
Firmato M. P. Payeta 1934 in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Appartenente alla terza generazione di una famiglia di pittori, Mario Paolo Pajetta si trasferisce dapprima a Venezia, allievo di Luigi Nono, poi a Milano ed infine col padre Mariano a Verona dove diviene uno degli animatori culturali della città e una figura artistica molto apprezzata e amata dalla borghesia veronese.
La sua opera si colloca a cavallo tra Ottocento e Novecento ed è permeabile alle infiltrazioni della primissima modernità, quella legata ai post-impressionisti e in particolare alla scomposizione cezanniana della forma. Il pittore eccelle nella grande forza espressiva dei numerosi ritratti di eminenti personaggi della borghesia veronese.
La figura di Pajetta è stata recentemente riscoperta grazie ad una grande mostra L'eredita' della pittura che attraverso un centinaio di dipinti particolarmente significativi documenta in sezioni distinte i diversi momenti della ricerca artistica dei cinque pittori che ha espresso la famiglia dei Pajetta dal 1809 (anno di nascita del pittore capostipite Paolo) al 1987 (anno della morte di Guido, artista della terza generazione).
Bibliografia: A. Fiz, G. Pajetta, V. Pianca, N. Stringa (a cura di), L'eredita' della pittura, Galleria Civica d'Arte Medievale, Moderna e Contemporanea Vittorio Emanuele II di Vittorio Veneto (TV), 24 giugno - 24 settembre 2006. -
Lot 64 LOUISE ELLEN PERMAN
(1854-1921)
Rose bianche
Olio su tela, cm 43,5x35
Cornice d'epoca in legno intagliato e dorato
Firmato L. E. Perman in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Louise Ellen Perman fu una delicata pittrice scozzese che si specializzò specialmente in nature morte a soggetto floreale, con particolare predilezione per le rose nei toni del bianco e del giallo. -
Lot 65 VICENTE POVEDA Y JUAN
(1857-1935)
Notturno Veneziano
Olio su tela applicata su tavoletta, cm 12x17
Cornice d'epoca in legno intagliato e dipinto
Firmato V. Poveda in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Pittore e acquerellista spagnolo, cominciò la sua formazione nella natia Alicante per poi continuare all'Academia de Bellas Artes di Madrid, dove fu discepolo di Federico de Madrazo; e, successivamente, grazie a una borsa di studio della Diputación Provincial di Alicante, a Roma dove studiò all'Accademia Chigi, partecipando a molte mostre internazionali (Roma, Monaco, Vienna, Londra e San Pietroburgo). I suoi acquerelli di architetture e scorci veneziani furono molto apprezzati sul mercato londinese.
Bibliografia: Vicente Poveda y Juan (1857-1935), catalogo, Alicante, Ayuntamiento de Petrer, 1998. -
Lot 66 MARIO SIRONI
(Sassari 1885 - Milano 1961)
La malinconia
circa 1940
Olio su carta intelata, cm 75x65
Cornice coeva in legno intagliato e dorato
Autentica di Francesco Meloni dietro fotografia a colori.
Provenienza: 1. Collezione duchi d'Acquarone. 2. Collezione privata, Mantova.
L'opera è da datarsi agli inizi degli anni Quaranta del Novecento: come evidenzia Francesco Meloni nel suo expertise, l'opera è in prossimità stilistica e iconografica con la donna rappresentata in Gli eroi e specialmente con la Donna seduta (1928) della Galleria d'Arte Moderna di Zurigo.
Scultore, architetto, illustratore, scenografo e grafico è stato uno dei protagonisti della pittura del Novecento.
La formazione avviene a Roma, alla Scuola Libera del Nudo in via Ripetta. In questo periodo incontra Boccioni (che, nonostante qualche momento di incomprensione, è l’amico più caro della sua giovinezza) e Severini, frequenta la cerchia di Prini e lo studio di Balla. Seguendo quest’ultimo si avvicina al divisionismo, che interpreta però senza incrinare la solidità delle forme.
A partire dal 1913, ispirato dall’opera di Boccioni, si avvicina al futurismo, che interpreta però alla luce della sua incessante ricerca volumetrica: nel dicembre 1915 è uno dei firmatari del manifesto futurista. Boccioni, che definisce i suoi disegni una “manifestazione artistica illustrativa eccezionalmente originale e potente”. Nel primo dopoguerra aderisce alle istanze della pittura metafisica: suggestioni mutuate da Carrà e De Chirico pervadono la sua pittura. Nascono in questo periodo, anche dalle suggestioni della realtà cittadina, i suoi paesaggi urbani che rappresenta uno dei vertici dell’arte sironiana.
Intorno al 1929-30 abbandona il segno nitido della prima stagione novecentista e attraversa un periodo espressionista, caratterizzato da una approssimazione della figura e una violenza della pennellata che disorienta la maggior parte dei critici.
Lungo il decennio successivo si dedica sempre più alla grande decorazione, trascurando il quadro da cavalletto, che considera ormai una forma insufficiente: la pittura murale, per lui, non è solo una tecnica, ma un modo radicalmente diverso, "sociale", di pensare l’arte.La grande decorazione infatti è un’arte indipendente dal possesso individuale e dal collezionismo privato, perché si incontra per le strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro. È un’arte che ridimensiona l’importanza del mercato e delle mostre (un muro non si può vendere né esporre, se non in forma effimera) e stimola la committenza dello Stato. Sironi diventa il pittore delle grandi opere pubbliche dell'era fascista.
Dopo la seconda guerra mondiale, nella sua pittura, però, alla potente energia costruttiva si sostituisce spesso uno sfaldarsi delle forme e un allentarsi della sintassi compositiva. -
Lot 67 GUIDO TRENTINI
(Verona 1889-1975)
Ponte Pietra
Olio su cartone telato, cm 13,8 x 20,2
Cornice d'epoca in legno intagliato e dipinto
Firmato G. Trentini in basso a destra. Controfirmato per esteso sul retro, dove appare anche l'indirizzo del pittore all'epoca della composizione (via dei Mutilati 7, Verona).
Provenienza: Collezione privata, Verona.
In questa veduta del Ponte Pietra di Verona, la congestione policroma mostra riverberi cubisti. Il cielo è confinato in lembi afasici e la sua luce sembra immolarsi, sprofondando nell’acqua di giada e cobalto (A. Paon).
Fin da giovanissimo frequenta l'Accademia Cignaroli a Verona, dove ha per maestro Alfredo Savini: si ispira a Casorati, in quel periodo nella città scaligera, declinando in maniera tutta propria alcuni elementi della pittura del maestro piemontese. Nel 1919 espone alla Quadriennale di Torino e alla mostra di Ca' Pesaro; partecipa anche alla Biennale di Venezia per numerose edizioni, ottenendo un primo premio con il quadro La lettura nel 1922.
La sua arte è un mélange di suggestioni novecentesche, dove non mancano idee e toni dell'espressionismo, della Sezession e infine del cubismo: con un occhio sempre rivolto alla grande pittura veneta del passato.
Bibliografia: F. Butturini, Guido Trentini. Magia del Reale, Verona, Accademia Officina d'Arte, 2001 (con bibliografia). -
Lot 68 AUGUSTUS TULK
(attivo tra il 1877 e 1897)
Il torrente delle anatre
Olio su tavola, cm 22 x 36,8
Cornice d'epoca in legno dorato
Firmato A Tulk nell'angolo destro
Provenienza: 1. Galleria Grundy & Smith, Manchester (tassello cartaceo sul retro del dipinto). 2. Collezione privata, Verona.
Poco o nulla si conosce di Augustus Tulk, probabilmente discendente o parente per vie laterali di Charles Augustus Tulk (1786–1849), politico inglese e protettore di William Blake. Il non comune nome di battesimo Augustus infatti ricorre spesso in questa famiglia: lo stesso figlio di Charles Augustus si chiamava Augustus Henry Tulk (1810-1873) e, come il padre, fu cultore delle arti, diventando il primo bibliotecario della Biblioteca di Stato di Victoria (Australia) e contribuendo notevolmente alla costruzione della prima galleria d'arte nella città australiana. -
Lot 69 RENATO VERNIZZI
(Parma 1904 - Milano 1972)
Jardin des Tuileries
1961
Olio su tela, cm 49,9 x 60,3
Cornice coeva in legno intagliato e dipinto
Firmato Vernizzi 61 in basso a destra
Cartiglio sul retro con i dati dell'esposizione cui il quadro ha partecipato: Opera esposta alla 57a Biennale Nazionale, maggio-giugno 1965.
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Pregevole esempio del Vernizzi più metafisico, intento a ritrarre il Giardino delle Tuileries di Parigi.
Dal 1922 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Parma. Nel 1927 si trasferisce a Milano ed entra in contatto con la pittura del Novecento italiano, che presto abbandona a favore del chiarismo. Nel 1934 partecipa alla Settimana dell'arte del quotidiano milanese L'Ambrosiano, dove viene notato dalla critica. È l'inizio di un periodo fortunato che culmina nel 1936 con la partecipazione alla XX Esposizione Internazionale d'arte della città di Venezia.
Nel 1940 la Galleria d’arte moderna di Milano acquista una sua opera esposta in una sede del Sindacato fascista belle arti. Dopo la seconda guerra mondiale si dedica a ritratti e soggetti intimisti e si avvicina al Cenacolo di via Bagutta. Nel 2014, nella sede di Palazzo Sanvitale, è stato aperto al pubblico il Museo Renato Vernizzi, realizzato grazie a Fondazione Monteparma e alla donazione dei figli dell'artista parmigiano.
Bibliografia: E. Pontiggia, L. Vernizzi, Renato Vernizzi: catalogazione generale del percorso pittorico, Monte Università Parma Editore, 2010. -
Lot 70 RENATO VERNIZZI
(Parma 1904 - Milano 1972)
Campagna lombarda
1950
Olio su tela, cm 36 x 45,5
Cornice coeva in legno intagliato e dipinto
Firmato Vernizzi 50 in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Dal 1922 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Parma. Nel 1927 si trasferisce a Milano ed entra in contatto con la pittura del Novecento italiano, che presto abbandona a favore del chiarismo. Nel 1934 partecipa alla Settimana dell'arte del quotidiano milanese L'Ambrosiano, dove viene notato dalla critica. È l'inizio di un periodo fortunato che culmina nel 1936 con la partecipazione alla XX Esposizione Internazionale d'arte della città di Venezia.
Nel 1940 la Galleria d’arte moderna di Milano acquista una sua opera esposta in una sede del Sindacato fascista belle arti. Dopo la seconda guerra mondiale si dedica a ritratti e soggetti intimisti e si avvicina al Cenacolo di via Bagutta. Nel 2014, nella sede di Palazzo Sanvitale, è stato aperto al pubblico il Museo Renato Vernizzi, realizzato grazie a Fondazione Monteparma e alla donazione dei figli dell'artista parmigiano.
Bibliografia: E. Pontiggia, L. Vernizzi, Renato Vernizzi: catalogazione generale del percorso pittorico, Monte Università Parma Editore, 2010. -
Lot 71 RENATO VERNIZZI
(Parma 1904 - Milano 1972)
Case sotto la neve
1967
Olio su tavola, cm 20 x 29
Cornice coeva in legno intagliato e dipinto
Firmato Vernizzi 67 in basso a destra.
Provenienza: Collezione privata, Verona
Nell'ultima parte della sua produzione, la pittura di Vernizzi si fa più dolente e introspettiva, pervasa da un sentimento di malinconia che si esprime attraverso una natura rarefatta e distante, o nel silenzio bianco di paesaggi innevati.
Dal 1922 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Parma. Nel 1927 si trasferisce a Milano ed entra in contatto con la pittura del Novecento italiano, che presto abbandona a favore del chiarismo. Nel 1934 partecipa alla Settimana dell'arte del quotidiano milanese L'Ambrosiano, dove viene notato dalla critica. È l'inizio di un periodo fortunato che culmina nel 1936 con la partecipazione alla XX Esposizione Internazionale d'arte della città di Venezia.
Nel 1940 la Galleria d’arte moderna di Milano acquista una sua opera esposta in una sede del Sindacato fascista belle arti. Dopo la seconda guerra mondiale si dedica a ritratti e soggetti intimisti e si avvicina al Cenacolo di via Bagutta. Nel 2014, nella sede di Palazzo Sanvitale, è stato aperto al pubblico il Museo Renato Vernizzi, realizzato grazie a Fondazione Monteparma e alla donazione dei figli dell'artista parmigiano.
Bibliografia: E. Pontiggia, L. Vernizzi, Renato Vernizzi: catalogazione generale del percorso pittorico, Monte Università Parma Editore, 2010. -
Lot 72 MARCELLO VIANELLO
(Verona 1909-1985)
Riva veneziana
Olio su tavola, cm 28 x 19
Cornice coeva in legno dorato
Firmato M. Vianello in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.
Raffinato pittore memore della grande tradizione dei paesaggisti veneti, si cimentò nella pittura da cavalletto e nell'affresco, come testimonia il Cristo in trono fra i santi Giuseppe e Biagio e gli Apostoli nella chiesa di San Giuseppe a Bovolone.
Bibliografia: M. Anzini-F. Butturini, Marcello Vianello, Verona, Ghelfi, 2001. -
Lot 73 MARCELLO VIANELLO
(Verona 1909-1985)
Sottoriva
1957
Olio su tavola, cm 58,3x47,9
Cornice d'epoca in legno dorato e dipinto
Firmato e datato M. Vianello 1957 in basso a destra
Provenienza: 1. Galleria Scala (Verona), Mostra Personale del Pittore, maggio 1957. 2. Collezione privata, Verona.
Luminosa rappresentazione di Sottoriva, una delle vie più charmant di Verona per la felice compresenza di piccoli antiquari e antiche osterie, vista in una fresca giornata di primavera.
Raffinato pittore memore della grande tradizione dei paesaggisti veneti, si cimentò nella pittura da cavalletto e nell'affresco, come testimonia il Cristo in trono fra i santi Giuseppe e Biagio e gli Apostoli nella chiesa di San Giuseppe a Bovolone.
Bibliografia: M. Anzini-F. Butturini, Marcello Vianello, Verona, Ghelfi, 2001.