Coralli, Avori e Argenti: capolavori da importanti collezioni italiane - Icone Russe
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Lot 1
Scultura in avorio raffigurante Madonna con Bambino Francia, XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 18,5 x 4 x 2,5 cm. Peso con base lignea: 645 gr, con custodia: 1120 gr.
L’opera, scolpita a tutto tondo in avorio di elefante (Loxodonta africana) raffigura una Madonna stante con il Bambino posto sul braccio; il figlio è raffigurato benedicente con il Il globo crucigero (Globus cruciger) nella mano sinistra; la testa e gli occhi della Vergine e del Salvatore sono leggermente ruotati per guardare davanti a se.
Basamento in legno tornito ebanizzato. Custodia ligne rivestita in velluto verde.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 2
Scultura in avorio raffigurante Madonna con Bambino Nei modi del gotico francese, XV-XVI secolo
Altezza x larghezza x profondità: 12,6 x 5,5 x 7 cm. Peso: 645 gr con base in plexiglass.
L’opera, scolpita a tutto tondo in avorio di elefante (Loxodonta africana) raffigura un soggetto ricorrente nella scultura e nella pittura gotica francese, una Madonna in trono con Bambino. Per bilanciare il peso del figlio, posto su un solo braccio e da un solo lato, Maria, seduta in trono con uno giglio simbolo di purezza e castità nella mano destra, si appoggia prevalentemente su una sola gamba e arretra la testa e il busto; la testa e gli occhi della Vergine e del Salvatore sono leggermente ruotati per guardare davanti a se. La postura inarcata e sinuosa della figura umana è un elemento presente nella scultura gotica francese; questa posa crea una sensazione di leggero movimento e dona eleganza e vitalità alle figure scolpite.
Per sculture similari si veda Madonna e Bambino del XIV secolo, Museo Francese Picardie Amiens Francia.
Stato di conservazione: *** discreto (usure, difetti, mancanza del braccio destro del Bambino).
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Lot 3
Scultura in avorio raffigurante San Giovanni evangelista Francia, XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 22 x 7 x 6,5 cm. Peso con base lignea: 850 gr.
L’opera, scolpita a tutto tondo in avorio di elefante (Loxodonta africana) raffigura San Giovanni evangelista in piedi, il forte viso è glabro, con larga mascella, incorniciato da lunghi capelli mossi, il braccio destro al petto ed una lunga veste.
Basamento in legno tornito ebanizzato.
Stato di conservazione: **** buono (difetti a due dita della mano destra, un foro sul fianco destro a denotare la mancanza, forse, del vangelo).
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Lot 4
Scultura in avorio Inghilterra (?), XIX secolo
Altezza x larghezza x profondità: 17,5 x 11,5 x 7 cm. Peso: 70 gr.
In avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 or Elephas maximus Linnaeus, 1758) scolpita a tutto tondo a raffigurare una personaggio maschile in abiti coloniali indiani. Testa amovibile, probabilmente dotata in origine di un peso che andava ad inserirsi nel corpo della figura. Poggiante su un basamento gradinato.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 5
Crocifisso in avorio Europa settentrionale, 1827
Altezza x larghezza del Cristo: 55 x 41,5 cm. Altezza x larghezza della croce: 110,5 x 50 cm. Peso complessivo: 6,4 kg.
“Corpus Christi” in avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758) finemente intagliato a tutto tondo e composto da tre pezzi corrispondenti alle braccia e al corpo, posto su una croce lignea in legno ebanizzato.
Il Cristo è rappresentato con la testa leggermente inclinata verso la spalla sinistra, barba che segue la mascella e piedi paralleli. Il perizoma, trattenuto da una corda a formare un nodo, si presenta drappeggiato verticalmente e ricade lungo il fianco destro. Separatamente sono presenti un cartiglio con il Titulus crucis I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, che si traduce letteralmente in “Gesù nazareno, re dei giudei”) ed una Vanitas rappresentata dal simbolo del teschio e tibie incrociate. II cartiglio ha la forma rettangolare posizionato orizzontalmente con due lati piegati che alludono ad una pergamena o a un foglio, dove sono presenti le lettere I.N.R.I. e la figura del teschio, dal quale fuoriesce un serpente, e delle due ossa, risultano rifinite e studiate anatomicamente. ll teschio è stato il simbolo della morte fin dal XVI secolo.
Firmato e datato sul perizoma: F.R. Godmacher 1827.
Stato di conservazione: **** buono, usure e difetti commensurati all’epoca.
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Lot 6
Croce da altare in osso scolpito nei modi della Rafail's Cross Bulgaria o Grecia, XVIII-XIX secolo
Altezza x larghezza: 49,5 x 32 cm. Lato base 11 cm. Peso 1168 gr.
Guardando la croce, si può facilmente immaginare il suo ruolo chiave nella vita quotidiana e nei rituali della Chiesa ortodossa. L'oggetto è destinato alla benedizione della congregazione durante la liturgia.
L'origine della croce è incerta, ma possiamo localizzare il suo probabile luogo di fabbricazione in Bulgaria; la data di produzione è più sfuggente, ma si può ipotizzare che si collochi tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Una croce molto simile è la Croce di Rafail (croce d'altare) che si trova nel Museo del Monastero di Rila, un importante centro spirituale e letterario della Bulgaria; è stata scolpita da un monaco di nome Rafail usando bulini e lenti d'ingrandimento per ricreare 104 scene religiose e 650 figure in miniatura. Il lavoro su quest'opera d'arte durò non meno di 12 anni prima di essere completato nel 1802, quando il monaco perse la vista.
Un gran numero di croci di questo tipo è conservato nei celebri monasteri dell'Athos, il cui edificio più antico risale al 963 d.C.. Il Monte Athos fu un centro di scultura in legno in miniatura tra il XVI e il XVIII secolo, e una delle croci più famose è la Croce di Courtauld; un tempo si pensava che la Croce di Courtauld fosse del XVIII secolo, ma potrebbe essere collocata circa un secolo prima.
Il corpo principale della croce mostra eventi significativi della vita di Cristo e della Vergine e ogni scena è identificata da un'iscrizione in rilievo. La celebrazione annuale di questi eventi costituisce il Ciclo delle Grandi Feste della Chiesa ortodossa, noto in greco come Dodekaorton.
La croce poggia su una base in rame.
Stato di conservazione: **** buono, usure e difetti.
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Lot 7
Coppia di candelieri in argento e avorio Germania, fine XIX secolo, Hanau (?)
Altezza x larghezza x profondità: 15,9 x 6,9 x 6,9 cm; dimensioni sculture in avorio: 6 x 3,5 x 2 cm. Peso complessivo 249,70 gr.
In argento fuso e dorato a decori floreali; sospesi ai fusti fogliati sono presenti due putti alati in avorio di elefante scolpito (Elephas maximus Linnaeus, 1758 o Loxodonta africana Blumenbach, 1797). Punzonati sotto le basi con i marchi per l’argento 800/1000 in uso in Germania dal 1888.
I candelieri sono tipici della produzione tedesca della fine del XIX secolo e più specificatamente di quel tipo di oggetti che venivano prodotti nella città di Hanau; dalla metà alla fine del XIX secolo infatti furono realizzati in questa città molte riproduzioni in stile rococò francese o tedesco e la maggior parte delle aziende di Hanau scelse come marchi stili che ricordano i marchi dei costruttori del XVII e XVIII secolo.
Il "padre" di questa industria fu August Schleissner. L'altra azienda leader di Hanau fu Neresheimer, fondata nel 1890 come società di August e Ludwig Neresheimer con Jean Schlingloff. Fin dall'inizio Neresheimer offrì una vasta gamma di oggetti altamente decorativi come boccali, coppe, candelieri e altri sontuosi pezzi da credenza.
Negli oggetti in questione si ritrovano tutte le tipologie costruttive tipiche dell’epoca e del territorio tra le quali il tipo di fusione scarsamente ripassata a cesello e la doratura galvanica già usata in quell’epoca. I marchi riportati confermano pienamente l’epoca di produzione, in quanto sono entrati in uso nel 1888. Lo stile dei putti in avorio elefantino conferma pienamente un revival barocco, lo stato di conservazione e le patine naturali non lasciano dubbi sull’epoca di produzione.
Stato di conservazione: **** buono, usure e difetti commensurati all’epoca.
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Lot 8
Placchetta in avorio scolpito raffigurante un banchetto Fine XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 0,6 x 10 x 7 cm. Peso: 80 gr.
Di forma rettangolare con angoli smussati, in avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758), finemente scolpita a raffigurare un banchetto degli dei con Eros e Mercurio. Incastonata su supporto in Ebano.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 9
Placchetta in avorio dipinto raffigurante Diana con Ninfe e Satiri Seconda metà XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità 8,5 x 14 x 0,1 cm. Peso: 25 gr.
La placca in avorio di elefante (Elephas maximus Linnaeus, 1758 o Loxodonta africana Blumenbach, 1797) dipinta raffigura un gruppo di Satiri e Ninfe con al centro la figura di Diana.
In primo piano a sinistra la figura di un Satiro che tiene tra le braccia un cesto di frutta e volge lo sguardo alla sua destra, verso Diana (Artemide della mitologia greca), figura centrale della scena, che tiene sollevata la gonna al grembo, facendo intravedere le gambe e sorreggendo della cacciagione. Diana, dea della caccia, è riconoscibile grazie alla lancia che tiene nella mano destra ed è accompagnata dai suoi fedeli cani, posti in basso a destra della scena. Sullo sfondo a sinistra sono altri due Satiri, uno dei quali porta sulla testa un cesto di frutta; sulla destra, invece, altre tre ninfe che accompagnano la Dea e l'aiutano a portare le prede.
Il dipinto riprende l'opera Satiri e Ninfe di Pieter Paul Rubens, riprodotta successivamente in varie incisioni, tra le quali si ricorda quella di A. H. Payne nel 1840-50 (raccolta Die Dresdner Galerie. Tomo I, Englische Kunstanstalt von A.H. Payne, Leipzig und Dresden).
Stato di conservazione: *** discreto, è presente una frattura trasversale sull'intera superficie del dipinto.
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Lot 10
Placchetta in avorio scolpito Ambito tedesco, inizio XVI secolo
Altezza x larghezza x profondità: 9,5 x 6,5 x 0,9 cm. Peso 65 gr.
Di forma rettangolare con angoli smussati, in avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758), finemente scolpita ad alto rilievo a raffigurante un cavaliere in armatura ed una nobildonna.
L’attenzione dello scultore è posta sull’austerità della fisionomia e della posa in l’armatura finalizzata alla rappresentazione del potere, incarnato nel nostro effigiato, e da quella della fedeltà raffigurata dalla donna.
Il cavaliere a figura intera di nobile estrazione sociale è immortalato leggermente di tre quarti con una sontuosa armatura mentre impugna una spada e poggia il piede sinistro su un leone mentre la dama è collocata sopra un cane.
I temi della forza, della prestanza virile, dell’audacia delle armi e delle armature, divennero di grande attualità nel XVI secolo, il secolo d’oro della ritrattistica, suggerendo che il farsi ritrarre in armi era una vera necessità per imporre il proprio status e per trasmettere un'immagine di autorità e di legittimo esercizio del potere.
Al verso sono presenti le iscrizioni ".N.T.V.O.A. - 1518" e, forse, un erma nobiliare non identificata.
Stato di conservazione: **** buono, minori difetti all'angolo superiore destro e una frattura sul lato sinistro.
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Lot 11
Scatola in avorio scolpito raffigurante L'Adorazione dei magi XVIII-XIX secolo
Altezza x larghezza x profondità: 2 x 10,5 x 8 cm. Peso: 57,60 gr.
Di forma ovale in avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758) il coperchio con chiusura ad innesto finemente scolpita con il tema biblico che raffigura i Re Magi presso la grotta di Betlemme con Gesù bambino, Maria e Giuseppe. L'episodio compare nel Vangelo di Matteo (Mt 2:1-12) nel libro del Nuovo Testamento.
Nella parte superiore della scena è inoltre rappresentata la colomba a rapppresentare lo Spirito Santo, uno dei simboli più diffusi nella cristianità.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 12
Rilievo in avorio raffigurante la Crocifissione di Cristo Borgogna, XVI–XVII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 17,1 x 12,6 x 2 cm. Peso: 536 gr.
In avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758) finemente scolpito ad alto rilievo a raffigurare la Crocifissione di Cristo.
La composizione è tipica del periodo tardo gotico di area nord europea; aspetto evidente anche nei particolari poiché risulta rifinito in ogni dettaglio e questo indicherebbe un livello culturalmente alto sia da parte dell’artista che del committente. Il Cristo è posizionato su una croce liscia, con la testa è ripiegata verso la spalla destra, rivolta verso il basso e le parti intime sono coperte da un perizoma corto sostenuto da un drappo laterale.
Nella parte superiore della croce è presente un cartiglio, posizionato orizzontalmente con i quattro lati piegati che alludono ad una pergamena o a un foglio, con il Titulus Crucis INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, che si traduce letteralmente in “Gesù nazareno, re dei giudei”) in rilievo.
Le altre figure presenti sono rappresentate con aspetto prostrato, in preghiera o con gli occhi rivolti al Salvatore.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 13
Rilievo in avorio raffigurante la Crocifissione di Cristo Borgogna, XVII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 15,7 x 10,6 x 1,3 cm. Peso: 450 gr.
In avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758) finemente scolpito a raffigurante la Crocifissione di Cristo. La composizione è tipica del periodo tardo gotico di area francese dove erano prevalenti le rappresentazioni della filosofia umanista dell’epoca.
Il Cristo è posizionato su una croce completamente liscia, con la testa leggermente ripiegata verso la spalla destra, rivolta verso il basso e le parti intime sono coperte da un perizoma corto sostenuto da un drappo laterale. Il cartiglio con il Titulus Crucis INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, che si traduce letteralmente in “Gesù nazareno, re dei giudei”) in rilievo ha la forma rettangolare ed è posizionato orizzontalmente nella parte superiore della composizione.
Ai lati del Salvatore sono presenti sono presenti l’angelo consolatore nella sera dell’agonia: «Gli apparve (nel Getsemani) un angelo del cielo a confortarlo» (Luca 22,43) e l’angelo che indica il destino dell’uomo oltre la morte: «Alla risurrezione... si sarà come angeli nel cielo» (Matteo 22,30).
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 14 Andrea e Alberto Tipa (bottega di) (1725-1766 e 1732-1783 - )
Gruppo in osso scolpito raffigurante Sacra Famiglia Trapani, metà del XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 18,5 x 11 x 2,8 cm.
I personaggi della sacra rappresentazione, scolpiti a micro-intaglio a tutto tondo in osso e raffiguranti una Sacra Famiglia sono inseriti in una teca rettangolare in osso. Le figure stanti della Vergine Maria, di Giuseppe e di Gesù Cristo sono posti frontalmente, sullo sfondo la città vecchia di Gerusalemme.
La scena culmina in alto con la colomba, che rappresenta lo Spirito Santo ed è uno dei simboli più diffusi nella cristianità, posta tra due putti alati tra le nuvole.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure e minori fessure sui lati della cornice.
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Lot 15 Andrea e Alberto Tipa (bottega di) (1725-1766 e 1732-1783 - )
Gruppo in osso scolpito raffigurante San Biagio Trapani, metà del XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 18,3 x 11,1 x 2,8 cm.
I personaggi della sacra rappresentazione, scolpiti a micro-intaglio a tutto tondo in osso e raffiguranti San Biagio con una devota ed un bambino sono inseriti in una teca rettangolare in osso. L'opera è impaginata in una tradizionale quinta architettonica; la figura stante di San Biagio in abito vescovile, con pastorale e mitra, che benedice una donna inginocchiata ai suoi piedi con un bambino tra le braccia è posta al centro della rappresentazione, mentre alla sua destra è collocato un altare con un Cristo crocifisso e un testo sacro.
A Salemi, città arabo-medievale in provincia di Trapani, san Biagio è compatrono assieme a san Nicola della città dal 1542.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure e minori fessure sui lati della cornice.
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Lot 16 Andrea Tipa (bottega di) (Trapani, 1725 - 1766)
Presepe italiano in avorio, osso e tartaruga Trapani, XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 30 x 42,5 cm x 17 cm.
Il presepe è inserito in una teca in legno ebanizzato e tartaruga.
I personaggi della sacra rappresentazione sono scolpiti per lo più in osso e avorio di elefante (Loxodonta Africana) e rappresentano una Natività con l'adorazione dei pastori; l'opera, impaginata in una tradizionale quinta architettonica con scenari cadenti, è costituita da 11 figure diverse ritratte nei tipici atteggiamenti: Vergine Maria; Giuseppe; Gesù; suonatore di flauto; pastore inginocchiato; pastore con bastone; pastore con cornamusa; tre pecorelle.
La scena culmina in alto con la figura del Dio Padre tra le nuvole con il globo in mano.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure, mancanze e sostituzioni.
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Lot 17
Presepe italiano in corallo, argento e tartaruga Trapani, XVII-XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 34 x 32 x 17,5 cm.
Il presepe è inserito in una teca in legno ebanizzato e tartaruga, poggiante su pedini a trottola in ottone.
I personaggi della sacra rappresentazione, raffigurante la fuga in Egitto, sono ritratti nei tipici atteggiamenti e sono interamente scolpiti in corallo rosso mediterraneo (Corallum rubrum, Linneo 1758), presente anche in grezzi rametti, sfere, foglie e in lunghe gocce.
L'opera è impaginata in una tradizionale quinta architettonica dipinta su tavola raffigurante un paesaggio alberato con un ponte e un casolare.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamentefiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure, mancanze e sostituzioni.
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Lot 18
Teca in tartaruga con capezzale in corallo Trapani, fine XVII - inizio XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 63,5 x 55,5 x 17,5 cm
Racchiuso in una teca di forma rettangolare (probabilmente più tarda), interamente lastronata in tartaruga (Cheloniidae spp.) con applicazioni in lamina d'argento raffiguranti putti alati, troviamo un capezzale di forma ottagonale oblunga.
La ricca composizione è posta su una lamina di rame dorato punzonato e viene incentrata intorno alla figura devozionale dell'Immacolata posta sulla mezzaluna e raffigurata con le mani congiunte sul petto.
La pregevole opera è caratterizzata da una ricca decorazione divisa in diverse sezioni a motivi fitomorfi di foglie acantiformi e fiori di madreperla che si alternano a fiori e steli. La resa cromatica del capezzale è altresì aumentata da riquadri in granelli di corallo che delimitano i vari registri.
Questo interessante capezzale è tipico di quella che fu la produzione trapanese dalla fine del XVII e l'inizio del XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio, l’osso e la madreperla e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire.
Stato di conservazione: **** buono, restauri, mancanze e sostituzioni (chiodi applicazione in argento nuovi)
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Lot 19
Presepe italiano in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza x larghezza x profondità: 19,5 x 26 x 22 cm. Peso 2105 gr.
Il presepe poggia su una base ovale in legno in cui sono collocati i personaggi della sacra rappresentazione interamente scolpiti in corallo rosso mediterraneo (Corallum rubrum, Linneo 1758), presente anche in numerosi rametti utilizzati per decorare la superficie e creare un'ambientazione.
La scena presenta la sacra famiglia stante su delle basi in legno; è possibile riconoscere San Giuseppe a sinistra che tiene nella mano destra un ramo di corallo come bastone mentre con la sinistra sembra indicare Gesù bambino, posto al centro, più in alto rispetto alle altre due figure e con le braccia aperte, mentre anche la Vergine Maria, posta a destra, sembra indicarlo con la sua mano destra.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 20
Scultura italiana in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza totale: 18 cm, altezza scultura: 10,5 cm, diametro base 8,5 cm. Peso 204 gr.
In corallo cerasuolo (Corallium Elatius) scolpito a raffigurare una figura femminile con violino ed un cane.
Basamento ligneo in legno dorato di epoca precedente.
Stato di conservazione: ***** eccellente.
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Lot 21
Scultura italiana in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza totale: 17,5 cm, altezza scultura: 10,5 cm, diametro base: 8,5 cm. Peso: 202 gr.
In corallo cerasuolo (Corallium elatius) scolpito a raffigurare una Venere posta sopra le onde.
Basamento ligneo in legno dorato di epoca precedente.
Stato di conservazione: **** eccellente.
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Lot 22 Carlo Parlati (Torre del Greco, 1934 - Torre del Greco, 2003)
Coppia di sculture in corallo, oro 18k e malachite Anni '80
Altezza: 17 cm. Base: 4 x 4 cm. Peso 324 gr. - Altezza: 16 cm. Base: 4 x 4 cm. Peso: 318 gr.
Corallo Cerasuolo scolpito (Corallium Elatius) e oro 18k raffiguranti Giuditta e Oloferne, poggianti su base in malachite. Punzonate "750 due volte".
Firmate "Parlati", Carlo Parlati(Torre del Greco, 7 gennaio 1934 – Torre del Greco, 16 novembre 2003).
Stato di conservazione: ***** eccellente.
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Lot 23 Attilio Grandis
Coppia di importanti candelabri in argento Roma, inizio XX secolo
Altezza x Larghezza x Profondità: 68,2 x 46 x 46 cm. Peso complessivo 15 kg.
Base circolare gradinata decorata a volute fogliate e conchiglie, fusto tripartito con cascate di dobloni e conchiglie, dal quale dipartono sei bracci fogliati a doppia voluta; bobeche decorate similarmente alla base con piattellli salvacera.
Punzonati "A.Grandis - Roma" - "AG" entro contorno a losanga - "833".
Attilio Grandis fu un orafo romano che usava produrre argenterie per la casa reale.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lot 24 Vincenzo II Belli (? - 1859)
Coppia di grandi lanterne in argento Roma, inizio XIX secolo
Altezza x larghezza x lunghezza: 85 x 15,5 x 15,5 cm. Peso complessivo: 2350 gr circa.
In argento fuso, sbalzato e cesellato, il corpo decorato con festoni floreali cimati da putti alati; terminali a ghianda.
Punzonate con i marchi camerali con tiara e chiavi decussate in uso a Roma dal 1815 al 1870 per l'argento al titolo a 10 once e 16 denari (889/1000) e con il marchio dell'argentiere Vincenzo II Belli (1828-1859) nipote di Gioacchino Belli (1787-1822) rappresentato dalle iniziali "G II B" entro losanga verticale.
Stato di conservazione: **** buono, minori segni dovuti al'uso nel tempo.