ASTA 268 - CONTEMPORARY ART FROM THE 21ST CENTURY
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Lot 73 JOYS (Christian Bovo, Padova 1974)
Red
Spray su vetro
100x70 cm., con cornice
Nato a Padova nel 1974 dove vive e lavora.  Joys, inizia la sua carriera artistica negli anni novanta, come molti writers comincia scrivendo il suo nome sul muro e focalizza la sua ricerca sul lettering, prima come esigenza di esistenza poi trasformandosi in esigenza di evoluzione; velocemente, espande il suo lavoro arricchendolo di spessore e matericità . La sua ricerca va oltre le due dimensioni e acquista nel tempo una plasticità che si appropria del territorio e della fruizione di un pubblico involontario e inconsapevole.
In bilico tra undeground e istituzionale, la ricerca di Joys è stata riconosciuta dagli addetti ai lavori del si-stema dell’arte come inedita e personalissima grazie anche al suo maniacale studio del lettering: forme che nel tempo si stratificano e si arricchiscono di livelli e linee con cui Joys ha costruito labirinti impossibili dove nulla è lasciato al caso e le forme ubbidiscono sempre a precise regole logiche e geometriche.
Da anni Joys ha esteso il suo linguaggio anche alla scultura, utilizzando materiali diversi ma mantenendo sempre uno stile unico, quello stesso stile che da 20 anni lo rende inconfondibile sui muri di tutto il mondo. -
Lot 74 JOYS (Christian Bovo, Padova 1974)
Yellow
Spray su vetro
100x70 cm., con cornice
Nato a Padova nel 1974 dove vive e lavora.  Joys, inizia la sua carriera artistica negli anni novanta, come molti writers comincia scrivendo il suo nome sul muro e focalizza la sua ricerca sul lettering, prima come esigenza di esistenza poi trasformandosi in esigenza di evoluzione; velocemente, espande il suo lavoro arricchendolo di spessore e matericità . La sua ricerca va oltre le due dimensioni e acquista nel tempo una plasticità che si appropria del territorio e della fruizione di un pubblico involontario e inconsapevole.
In bilico tra undeground e istituzionale, la ricerca di Joys è stata riconosciuta dagli addetti ai lavori del si-stema dell’arte come inedita e personalissima grazie anche al suo maniacale studio del lettering: forme che nel tempo si stratificano e si arricchiscono di livelli e linee con cui Joys ha costruito labirinti impossibili dove nulla è lasciato al caso e le forme ubbidiscono sempre a precise regole logiche e geometriche.
Da anni Joys ha esteso il suo linguaggio anche alla scultura, utilizzando materiali diversi ma mantenendo sempre uno stile unico, quello stesso stile che da 20 anni lo rende inconfondibile sui muri di tutto il mondo. -
Lot 75 JOYS (Christian Bovo, Padova 1974)
Junctions
Spray su vetro
25x25 cm. x 32pz
Nato a Padova nel 1974 dove vive e lavora.  Joys, inizia la sua carriera artistica negli anni novanta, come molti writers comincia scrivendo il suo nome sul muro e focalizza la sua ricerca sul lettering, prima come esigenza di esistenza poi trasformandosi in esigenza di evoluzione; velocemente, espande il suo lavoro arricchendolo di spessore e matericità . La sua ricerca va oltre le due dimensioni e acquista nel tempo una plasticità che si appropria del territorio e della fruizione di un pubblico involontario e inconsapevole.
In bilico tra undeground e istituzionale, la ricerca di Joys è stata riconosciuta dagli addetti ai lavori del si-stema dell’arte come inedita e personalissima grazie anche al suo maniacale studio del lettering: forme che nel tempo si stratificano e si arricchiscono di livelli e linee con cui Joys ha costruito labirinti impossibili dove nulla è lasciato al caso e le forme ubbidiscono sempre a precise regole logiche e geometriche.
Da anni Joys ha esteso il suo linguaggio anche alla scultura, utilizzando materiali diversi ma mantenendo sempre uno stile unico, quello stesso stile che da 20 anni lo rende inconfondibile sui muri di tutto il mondo. -
Lot 76 Sten & Lex (Roma / Taranto XX secolo)
Paesaggio Industriale XII
Stencil poster su tavola
130x90 cm. -
Lot 77 ETNIK (Alessandro Battisti, Stoccolma 1992)
Graff Floating Playground
Acrilico e pennarello su tavola
120x80 cm.
Quest'opera d'arte è composta da 3 pannelli di legno distinti, collegati sul retro.
Il paesaggio fluttuante rappresentato sulla tela è un omaggio di Etnik a NYC, ai suoi colori, alle sue luci, alla sua caotica razionalità .
Le radici della Grande Mela e della cultura dei graffiti sono qui richiamate dai dettagli che raffigurano il famoso muro 5Pointz di Long Island, oltre a sezioni della metropolitana, alla grafica di Bode e alla caserma dei Ghostbusters a Tribeca.
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Lot 79 Michele Servadio (Padova 1986)
Studio Window
Olio su tela
152x122 cm.
Michele Servadio è nato in Italia nel 1986. È cresciuto in un piccolo paese della campagna veneta. Attratto dalla pittura e dal disegno fin da piccolo, Servadio ha frequentato il Liceo Artistico di Padova e l'Università di Arti Visive di Venezia. Nel 2007 si è avvicinato al mondo del tatuaggio, affascinato dalla sua tradizione e dal fenomeno culturale. Nel 2010 si è trasferito a Londra. Nel suo atelier di Hackney Wick, Servadio crea nuovi progetti che interconnettono le diverse pratiche del tatuaggio, della pittura, della stampa, della fotografia e della performance artistica. Fondendo queste discipline e alimentandole l'una con l'altra, crea un universo unico in cui è in grado di esplorare e descrivere la condizione umana e l'ambiente circostante. L'estetica del suo lavoro è cupa e malinconica; incarna il folklore, l'espressionismo e la desolazione di uno scenario post-industriale. Nel 2014 ha iniziato a sperimentare con il suono e il tatuaggio. È nato così "Body of Reverbs", un rituale contemporaneo che combina suono, dolore, agopuntura e segni permanenti sul corpo. Body of Reverbs è stato presentato sotto forma di performance dal vivo e installazioni nel Regno Unito, in Europa, Asia e America.Le sue opere sono state esposte in Inghilterra, Italia e Germania. -
Lot 80 Gonzalo Borondo (Valladolid 1989)
Monumenta / Memoria
Bitume, acrilico e olio su lastra di alluminio
200x100 cm.
Che cos'è un monumento? Il termine "monumento" deriva dal latino monere e indica un "segno che è stato posto e che rimane nella memoria di una persona o di un evento". Un monumento rappresenta l'esposizione architettonica di un messaggio, di un'ideologia o di un pensiero. La sua materia fisica è infusa di un significato legato a un certo tempo o luogo. Un monumento viene eretto per celebrare un momento e per durare in eterno, il che è una contraddizione intrinseca. Questa contraddizione si estende anche al tessuto urbano a cui il monumento appartiene. Come scrive Aldo Rossi, ogni città trova la sua immagine, la sua essenza e la sua memoria attraverso "il contrasto tra ciò che è specifico e ciò che è universale e tra l'individuo e la collettività ", e quindi attraverso il rapporto tra ciò che è eterno e ciò che può cambiare, tra i "fatti urbani" che la strutturano.
Gonzalo Borondo si interroga sul bisogno delle persone di perpetuare se stesse e la propria visione delle cose imponendo la propria presenza all'ambiente circostante. Questo si traduce nella coazione a lasciare un segno indelebile. Ma il contesto e la società a cui appartengono sono invece caratterizzati da un eterno cambiamento, che si scontra ciclicamente con l'urgenza di opporsi a ciò che rimane inalterabile. Come le radici di un albero, un monumento ci ricorda ogni giorno la nostra storia e ci tiene immobili, ancorati alla terra in cui siamo nati, in un tempo che non è il nostro e in una condizione statica che non ci appartiene. La distruzione di un monumento, sia esso fisico o ideologico, diventa così il mezzo e il simbolo di una rivoluzione che stabilisce il punto di rottura necessario all'evoluzione. Da questo inesauribile rapporto di dipendenza e conflitto nasce "Monumenta": una serie di dipinti su lastre di alluminio attraverso i quali Borondo ci parla di rottura e riconciliazione, di inerzia e cambiamento, di tutte le eterne antinomie.
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Lot 81 Ornella Mercier (Marsiglia 1995)
Asebeia, Moult I (Italia)
Stampa Fine Art giclée su carta cotone
80x60 cm., con cornice
Un bisogno di rottura che sia il tramite per riconnettere quelle parti che ci compongono come esseri umani e come comunità . Un'urgenza sociale. Una visione politica. Sono queste le ragioni d'essere di Asebeia, progetto fotografico che si compone di una serie di capitoli, ciascuno parte di una ricerca continua.
I soggetti scelti da Ornella Mercier sono persone comuni. Portano con sé la propria storia, la propria realtà e le proprie esperienze. È dietro di esse che si nasconde la genesi di queste fotografie, dietro la loro unicità e peculiarità , fatta emergere attraverso una serie di domande da cui Mercier crea l'immaginario dietro a ogni singolo scatto. La persona ritratta non si riduce a modello tramite il quale esprimere la visione dell'artista, ma diventa spinta, ispirazione o concetto.
Il corpo è il tramite con cui imponiamo la nostra presenza, esso porta con sé il nostro essere e il nostro bagaglio umano e culturale. La profonda conoscenza della nostra parte materica ci rende liberi, consapevoli, capaci di confrontarci con l'esterno e di scegliere il nostro cammino.
Le fotografie si pongono come mezzo per riappropriarci, senza chiedere permesso, della nostra libertà sessuale e fisica. Un mezzo per proclamare la difformità in tutte le sue sfumature e distruggere alla radice gli stereotipi egemonici imposti. Il corpo diventa tempio rivendicativo dove preghiamo per un nuovo fiorire. -
Lot 82 Ornella Mercier (Marsiglia 1995)
Asebeia, Moult II (Italia)
Stampa Fine Art giclée su carta cotone
80x60 cm., con cornice
Un bisogno di rottura che sia il tramite per riconnettere quelle parti che ci compongono come esseri umani e come comunità . Un'urgenza sociale. Una visione politica. Sono queste le ragioni d'essere di Asebeia, progetto fotografico che si compone di una serie di capitoli, ciascuno parte di una ricerca continua.
I soggetti scelti da Ornella Mercier sono persone comuni. Portano con sé la propria storia, la propria realtà e le proprie esperienze. È dietro di esse che si nasconde la genesi di queste fotografie, dietro la loro unicità e peculiarità , fatta emergere attraverso una serie di domande da cui Mercier crea l'immaginario dietro a ogni singolo scatto. La persona ritratta non si riduce a modello tramite il quale esprimere la visione dell'artista, ma diventa spinta, ispirazione o concetto.
Il corpo è il tramite con cui imponiamo la nostra presenza, esso porta con sé il nostro essere e il nostro bagaglio umano e culturale. La profonda conoscenza della nostra parte materica ci rende liberi, consapevoli, capaci di confrontarci con l'esterno e di scegliere il nostro cammino.
Le fotografie si pongono come mezzo per riappropriarci, senza chiedere permesso, della nostra libertà sessuale e fisica. Un mezzo per proclamare la difformità in tutte le sue sfumature e distruggere alla radice gli stereotipi egemonici imposti. Il corpo diventa tempio rivendicativo dove preghiamo per un nuovo fiorire. -
Lot 83 Ornella Mercier (Marsiglia 1995)
Asebeia, Moult III (Italia)
Stampa Fine Art giclée su carta cotone
60x60 cm., con cornice
Un bisogno di rottura che sia il tramite per riconnettere quelle parti che ci compongono come esseri umani e come comunità . Un'urgenza sociale. Una visione politica. Sono queste le ragioni d'essere di Asebeia, progetto fotografico che si compone di una serie di capitoli, ciascuno parte di una ricerca continua.
I soggetti scelti da Ornella Mercier sono persone comuni. Portano con sé la propria storia, la propria realtà e le proprie esperienze. È dietro di esse che si nasconde la genesi di queste fotografie, dietro la loro unicità e peculiarità , fatta emergere attraverso una serie di domande da cui Mercier crea l'immaginario dietro a ogni singolo scatto. La persona ritratta non si riduce a modello tramite il quale esprimere la visione dell'artista, ma diventa spinta, ispirazione o concetto.
Il corpo è il tramite con cui imponiamo la nostra presenza, esso porta con sé il nostro essere e il nostro bagaglio umano e culturale. La profonda conoscenza della nostra parte materica ci rende liberi, consapevoli, capaci di confrontarci con l'esterno e di scegliere il nostro cammino.
Le fotografie si pongono come mezzo per riappropriarci, senza chiedere permesso, della nostra libertà sessuale e fisica. Un mezzo per proclamare la difformità in tutte le sue sfumature e distruggere alla radice gli stereotipi egemonici imposti. Il corpo diventa tempio rivendicativo dove preghiamo per un nuovo fiorire. -
Lot 84 Ornella Mercier (Marsiglia 1995)
Asebeia, Venus (Spagna)
Stampa Fine Art giclée su carta cotone
80x60 cm., con cornice
Un bisogno di rottura che sia il tramite per riconnettere quelle parti che ci compongono come esseri umani e come comunità . Un'urgenza sociale. Una visione politica. Sono queste le ragioni d'essere di Asebeia, progetto fotografico che si compone di una serie di capitoli, ciascuno parte di una ricerca continua.
I soggetti scelti da Ornella Mercier sono persone comuni. Portano con sé la propria storia, la propria realtà e le proprie esperienze. È dietro di esse che si nasconde la genesi di queste fotografie, dietro la loro unicità e peculiarità , fatta emergere attraverso una serie di domande da cui Mercier crea l'immaginario dietro a ogni singolo scatto. La persona ritratta non si riduce a modello tramite il quale esprimere la visione dell'artista, ma diventa spinta, ispirazione o concetto.
Il corpo è il tramite con cui imponiamo la nostra presenza, esso porta con sé il nostro essere e il nostro bagaglio umano e culturale. La profonda conoscenza della nostra parte materica ci rende liberi, consapevoli, capaci di confrontarci con l'esterno e di scegliere il nostro cammino.
Le fotografie si pongono come mezzo per riappropriarci, senza chiedere permesso, della nostra libertà sessuale e fisica. Un mezzo per proclamare la difformità in tutte le sue sfumature e distruggere alla radice gli stereotipi egemonici imposti. Il corpo diventa tempio rivendicativo dove preghiamo per un nuovo fiorire. -
Lot 85 Ornella Mercier (Marsiglia 1995)
Asebeia, Chelsea (Spagna)
Stampa Fine Art giclée su carta cotone
80x40 cm., con cornice
Un bisogno di rottura che sia il tramite per riconnettere quelle parti che ci compongono come esseri umani e come comunità . Un'urgenza sociale. Una visione politica. Sono queste le ragioni d'essere di Asebeia, progetto fotografico che si compone di una serie di capitoli, ciascuno parte di una ricerca continua.
I soggetti scelti da Ornella Mercier sono persone comuni. Portano con sé la propria storia, la propria realtà e le proprie esperienze. È dietro di esse che si nasconde la genesi di queste fotografie, dietro la loro unicità e peculiarità , fatta emergere attraverso una serie di domande da cui Mercier crea l'immaginario dietro a ogni singolo scatto. La persona ritratta non si riduce a modello tramite il quale esprimere la visione dell'artista, ma diventa spinta, ispirazione o concetto.
Il corpo è il tramite con cui imponiamo la nostra presenza, esso porta con sé il nostro essere e il nostro bagaglio umano e culturale. La profonda conoscenza della nostra parte materica ci rende liberi, consapevoli, capaci di confrontarci con l'esterno e di scegliere il nostro cammino.
Le fotografie si pongono come mezzo per riappropriarci, senza chiedere permesso, della nostra libertà sessuale e fisica. Un mezzo per proclamare la difformità in tutte le sue sfumature e distruggere alla radice gli stereotipi egemonici imposti. Il corpo diventa tempio rivendicativo dove preghiamo per un nuovo fiorire. -
Lot 86 Stefano Lemon (Roma 1984)
Kona
Stampa Fine Art in camera oscura, doppio fissaggio e viraggio al selenio
60x40 cm.
Fotografo, curatore e artista che vive tra l'Italia e gli Stati Uniti. Nato e cresciuto nella periferia di Roma, Lemon ha abbracciato le sottoculture come stile di vita e ha cercato di trasformarle per raccontare storie utilizzando fotografia, parole e immagini in movimento. I suoi lavori sono stati esposti in diverse mostre come SXSW Festival, Art Basel Miami, Miami SCOPE, Bushwick Open Studios e sono stati pubblicati da i-D, Vogue Italia, Huck Magazine, Rolling Stone Magazine e Miami New Times. I lavori includono anche collaborazioni a cortometraggi e video musicali che sono stati proiettati al See You Sound Festival 2016, all'Atlanta Film Festival 2013, al California International Film Festival 2011, al NYC Independent Film Festival 2011 e al Festival Internazionale del Film di Roma 2011.
Attualmente si divide tra progetti personali autoassegnati e commissioni da parte di agenzie creative. -
Lot 87 Guido Gazzilli (Roma 1983)
Senza Titolo
Stampa ai sali d’argento su carta baritata, serie 1/5
40x30 cm.
Guido Gazzilli è nato a Roma nel 1983. Nel 2006 si è laureato allo IED di Roma in "Arti Visive". Dal 2010 costruisce la sua ricerca sull'identità e sulle condizioni dell'essere umano, attraverso narrazioni personali e soggettive. Ha trascorso la maggior parte del suo tempo in strada, ritraendo persone e luoghi come diari personali, spesso concentrandosi sulle sottoculture giovanili e sui musicisti. Il suo lavoro è stato pubblicato da importanti riviste tra cui: The New York Times, The Guardian, Der Spiegel, Internazionale, Il Sole 24 ore, El Pais, Il Manifesto, Süddeutsche Zeitung, L'Espresso. Lavora su commissione per ritratti ed editoriali per riviste quali: Gq, Vice, Rolling Stone, L'Uomo Vogue, Billboard, Smithsonian, Vanity Fair, Purple. Guido ha collaborato con diversi marchi tra cui: Nike, Adidas, Fred Perry, Gucci, Fendi, Valentino. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale e sono state selezionate per premi internazionali e residenze d'artista. Vive, lavora e insegna tra Roma e la campagna, è rappresentato dall'agenzia Contrasto. -
Lot 88 Chiara Stampacchia (Roma 1985)
Koln
Stampa Glicleè su carta baritata Fine Art Hahnemühle
41x59,4 cm.
Chiara Stampacchia è una fotografa professionista dal 2009. Il suo lavoro, pur spaziando tra vari generi, è sempre stato ispirato dal topos dell'hotel come "non luogo". In 13 anni ha sviluppato più di 30 progetti in tutto il mondo visitando hotel e dintorni, ritraendo con un particolare occhio cinematografico e pittorico le atmosfere e la magia di un luogo transitorio che per qualche giorno diventa una casa intima e introspettiva. Le sue influenze, oltre che dal cinema, affondano le radici nel neorealismo americano (Hopper). Ha partecipato alla prima edizione europea di Master Of Photography, ha vinto il Celeste Award 2015, ha pubblicato e collaborato con le più importanti riviste mondiali: Forbes, Vogue, GQ, Vanity Fair, Gambero Rosso, realizzando anche una copertina di Rolling Stone Italia. Le sue opere della serie alberghiera sono state esposte in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia. -
Lot 89 Chiara Stampacchia (Roma 1985)
943
Stampa Glicleè su carta baritata Fine Art Hahnemühle
41x59,4 cm.
Chiara Stampacchia è una fotografa professionista dal 2009. Il suo lavoro, pur spaziando tra vari generi, è sempre stato ispirato dal topos dell'hotel come "non luogo". In 13 anni ha sviluppato più di 30 progetti in tutto il mondo visitando hotel e dintorni, ritraendo con un particolare occhio cinematografico e pittorico le atmosfere e la magia di un luogo transitorio che per qualche giorno diventa una casa intima e introspettiva. Le sue influenze, oltre che dal cinema, affondano le radici nel neorealismo americano (Hopper). Ha partecipato alla prima edizione europea di Master Of Photography, ha vinto il Celeste Award 2015, ha pubblicato e collaborato con le più importanti riviste mondiali: Forbes, Vogue, GQ, Vanity Fair, Gambero Rosso, realizzando anche una copertina di Rolling Stone Italia. Le sue opere della serie alberghiera sono state esposte in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia. -
Lot 90 Chiara Stampacchia (Roma 1985)
The Match
Stampa Glicleè su carta baritata Fine Art Hahnemühle
41x59,4 cm.
Chiara Stampacchia è una fotografa professionista dal 2009. Il suo lavoro, pur spaziando tra vari generi, è sempre stato ispirato dal topos dell'hotel come "non luogo". In 13 anni ha sviluppato più di 30 progetti in tutto il mondo visitando hotel e dintorni, ritraendo con un particolare occhio cinematografico e pittorico le atmosfere e la magia di un luogo transitorio che per qualche giorno diventa una casa intima e introspettiva. Le sue influenze, oltre che dal cinema, affondano le radici nel neorealismo americano (Hopper). Ha partecipato alla prima edizione europea di Master Of Photography, ha vinto il Celeste Award 2015, ha pubblicato e collaborato con le più importanti riviste mondiali: Forbes, Vogue, GQ, Vanity Fair, Gambero Rosso, realizzando anche una copertina di Rolling Stone Italia. Le sue opere della serie alberghiera sono state esposte in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia. -
Lot 91 Chiara Stampacchia (Roma 1985)
Untitled
Stampa Glicleè su carta baritata Fine Art Hahnemühle
41x59,4 cm.
Chiara Stampacchia è una fotografa professionista dal 2009. Il suo lavoro, pur spaziando tra vari generi, è sempre stato ispirato dal topos dell'hotel come "non luogo". In 13 anni ha sviluppato più di 30 progetti in tutto il mondo visitando hotel e dintorni, ritraendo con un particolare occhio cinematografico e pittorico le atmosfere e la magia di un luogo transitorio che per qualche giorno diventa una casa intima e introspettiva. Le sue influenze, oltre che dal cinema, affondano le radici nel neorealismo americano (Hopper). Ha partecipato alla prima edizione europea di Master Of Photography, ha vinto il Celeste Award 2015, ha pubblicato e collaborato con le più importanti riviste mondiali: Forbes, Vogue, GQ, Vanity Fair, Gambero Rosso, realizzando anche una copertina di Rolling Stone Italia. Le sue opere della serie alberghiera sono state esposte in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia. -
Lot 92 Chiara Stampacchia (Roma 1985)
Piccoli rosari
Stampa Glicleè su carta baritata Fine Art Hahnemühle
59,4x41 cm.
Chiara Stampacchia è una fotografa professionista dal 2009. Il suo lavoro, pur spaziando tra vari generi, è sempre stato ispirato dal topos dell'hotel come "non luogo". In 13 anni ha sviluppato più di 30 progetti in tutto il mondo visitando hotel e dintorni, ritraendo con un particolare occhio cinematografico e pittorico le atmosfere e la magia di un luogo transitorio che per qualche giorno diventa una casa intima e introspettiva. Le sue influenze, oltre che dal cinema, affondano le radici nel neorealismo americano (Hopper). Ha partecipato alla prima edizione europea di Master Of Photography, ha vinto il Celeste Award 2015, ha pubblicato e collaborato con le più importanti riviste mondiali: Forbes, Vogue, GQ, Vanity Fair, Gambero Rosso, realizzando anche una copertina di Rolling Stone Italia. Le sue opere della serie alberghiera sono state esposte in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia. -
Lot 93 Francesco Faraci (Palermo 1983)
Atlante Umano Siciliano. Trapani
Stampa Fine Art Hahnemühle
60x40 cm. con cornice
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descriverne gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità ) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città , nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata.
Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Rolling Stone) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città . E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine. -
Lot 94 Francesco Faraci (Palermo 1983)
Atlante Umano Siciliano. Trapani
Stampa Fine Art Hahnemühle
60x40 cm. con cornice
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descriverne gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità ) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città , nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata.
Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Rolling Stone) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città . E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine. -
Lot 95 Francesco Faraci (Palermo 1983)
Atlante Umano Siciliano. Palermo
Stampa Fine Art Hahnemühle
60x40 cm. con cornice
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descriverne gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità ) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città , nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata.
Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Rolling Stone) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città . E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine. -
Lot 96 Francesco Faraci (Palermo 1983)
Atlante Umano Siciliano. Palermo
Stampa Fine Art Hahnemühle
60x40 cm. con cornice
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descriverne gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità ) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città , nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata.
Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Rolling Stone) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città . E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine. -
Lot 97 Francesco Faraci (Palermo 1983)
Palermo Madre
Stampa Fine Art Hahnemühle
60x40 cm., con cornice
Francesco Faraci nasce a Palermo nel 1983. Dopo gli studi umanistici (Antropologia, Sociologia), nel 2013 trova nella fotografia il suo mezzo d’espressione e si forma attraverso le immagini dei grandi fotografi di scuola francese e americana (William Klein, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Robert Capa) cercando di rinnovare un linguaggio che altrimenti suonerebbe desueto. Si occupa di fotografia documentaria e reportage sociale. Al centro del suo lavoro c’è la sua terra, la Sicilia, della quale ama descriverne gli incroci culturali e i paradossi esistenziali (nascita e morte, gioia e violenza, la solitudine che si nasconde fra le pieghe della modernità ) con un occhio particolare alle minoranze e ai minori che nascono, crescono e spesso si formano nelle zone disagiate e abbandonate della città , nelle periferie marginali. Per tali ragioni percorre in lungo e in largo le strade della sua terra e dei Paesi Mediterranei, raccontandone le storie attraverso progetti di lunga, media e breve durata.
Diversi suoi reportage sono stati pubblicati su riviste nazionali ed estere (Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica, Il Manifesto, Time Magazine, Globe and Mail, The Guardian, VICE, Rolling Stone) e ha preso parte a conferenze e seminari sulla realtà delle periferie della sua città . E’ anche videomaker e scrittore di romanzi, di racconti e di saggi che ruotano intorno alle sue radici e alla sua terra d’origine.
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