ASTA #54: Auction ArtSicily
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Lot 169 Lucia Ragusa (Catania) - Piatto in terracotta smaltato e invetriato con foglia oro cm 25 x 25
Serie Foglia oro.
Lucia Ragusa, pittrice, scultrice e mosaicista, è nata a Catania, dove attualmente vive e ha un attivo studio artistico. Ha studiato pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Catania e di Ravenna. In seguito si è specializzata in restauro a Firenze presso Palazzo Spinelli. È stata docente di scultura e decorazione presso l’ABADIR - Accademia di Belle Arti e Restauro di Catania. Da oltre venticinque anni si trova in permanenza in alcune tra le più prestigiose Gallerie d’Arte. Ha collezionato esposizioni personali e collettive, nazionali e internazionali. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. L’ispirazione di Lucia Ragusa è una diposizione affettiva che è indagine personale su una dimensione fisica. Energia e delicatezza in spazi sconfinati invasi da colori soffusi, dove le regole di una descrizione ordinaria si misurano con una composizione inusuale, costruita sul principio del sottinteso e del particolare. Di lei hanno scritto diversi storici e critici d’arte tra cui Arnaldo Romani Brizzi, Franco Sarnari, Rosanna Ricci, Paolo Giansiracusa, Luca Lombardo, Giuseppina Radice, Elisa Mandarà
Testo di Rosanna Ricci: Redattore Critico Musei San Domenico - Forlì - Curatore della sezione “Arte” del resto del Carlino.
Ciò che definisce l'opera di Lucia Ragusa è l’esperienza. Il suo curriculum ne è la testimonianza:
Diploma in disegno e pittura, qualifiche in restauro archeologico, in mosaico, in ceramica, in scultura.
Attualmente è docente di Decorazione e Scultura, inoltre al suo attivo ha un percorso espositivo venticinquennale. Lucia Ragusa non è però solo un’esperta esecutrice di forme ben fatte, ma è soprattutto un’artista che sa donare, a chi osserva le sue opere, la stessa vitalità e la forte carica di emozioni che lei prova davanti ad un paesaggio, ad un fiore o ad un oggetto.
Tutto questo mette in moto una creatività libera e feconda, ma sempre rigorosa nella proposta estetica.
la dedizione all'arte offre a Lucia Ragusa la suggestiva possibilità di confrontarsi con la natura e, nello stesso tempo, di riflettere sull'importanza dell'arte come medium per comunicare emozioni e interpretazioni personali su ciò che la realtà offre. Ne consegue che l’abilità tecnica e una evidente sensibilità nell'uso del colore e della luce offrono risvolti pieni di poesia……
Queste opere sono, in altre parole l’autobiografia di Lucia Ragusa, del suo rigore nel fare arte, ma anche dei silenziosi moti del suo animo sensibile.
Serie Foglia oro.
Lucia Ragusa, pittrice, scultrice e mosaicista, è nata a Catania, dove attualmente vive e ha un attivo studio artistico. Ha studiato pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Catania e di Ravenna. In seguito si è specializzata in restauro a Firenze presso Palazzo Spinelli. È stata docente di scultura e decorazione presso l’ABADIR - Accademia di Belle Arti e Restauro di Catania. Da oltre venticinque anni si trova in permanenza in alcune tra le più prestigiose Gallerie d’Arte. Ha collezionato esposizioni personali e collettive, nazionali e internazionali. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. L’ispirazione di Lucia Ragusa è una diposizione affettiva che è indagine personale su una dimensione fisica. Energia e delicatezza in spazi sconfinati invasi da colori soffusi, dove le regole di una descrizione ordinaria si misurano con una composizione inusuale, costruita sul principio del sottinteso e del particolare. Di lei hanno scritto diversi storici e critici d’arte tra cui Arnaldo Romani Brizzi, Franco Sarnari, Rosanna Ricci, Paolo Giansiracusa, Luca Lombardo, Giuseppina Radice, Elisa Mandarà
Testo di Rosanna Ricci: Redattore Critico Musei San Domenico - Forlì - Curatore della sezione “Arte” del resto del Carlino.
Ciò che definisce l'opera di Lucia Ragusa è l’esperienza. Il suo curriculum ne è la testimonianza:
Diploma in disegno e pittura, qualifiche in restauro archeologico, in mosaico, in ceramica, in scultura.
Attualmente è docente di Decorazione e Scultura, inoltre al suo attivo ha un percorso espositivo venticinquennale. Lucia Ragusa non è però solo un’esperta esecutrice di forme ben fatte, ma è soprattutto un’artista che sa donare, a chi osserva le sue opere, la stessa vitalità e la forte carica di emozioni che lei prova davanti ad un paesaggio, ad un fiore o ad un oggetto.
Tutto questo mette in moto una creatività libera e feconda, ma sempre rigorosa nella proposta estetica.
la dedizione all'arte offre a Lucia Ragusa la suggestiva possibilità di confrontarsi con la natura e, nello stesso tempo, di riflettere sull'importanza dell'arte come medium per comunicare emozioni e interpretazioni personali su ciò che la realtà offre. Ne consegue che l’abilità tecnica e una evidente sensibilità nell'uso del colore e della luce offrono risvolti pieni di poesia……
Queste opere sono, in altre parole l’autobiografia di Lucia Ragusa, del suo rigore nel fare arte, ma anche dei silenziosi moti del suo animo sensibile.
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Lot 170 Lucia Ragusa (Catania) - Piatto in terracotta smaltato e invetriato cm 28 x 28
Con toni del turchese.
Lucia Ragusa, pittrice, scultrice e mosaicista, è nata a Catania, dove attualmente vive e ha un attivo studio artistico. Ha studiato pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Catania e di Ravenna. In seguito si è specializzata in restauro a Firenze presso Palazzo Spinelli. È stata docente di scultura e decorazione presso l’ABADIR - Accademia di Belle Arti e Restauro di Catania. Da oltre venticinque anni si trova in permanenza in alcune tra le più prestigiose Gallerie d’Arte. Ha collezionato esposizioni personali e collettive, nazionali e internazionali. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. L’ispirazione di Lucia Ragusa è una diposizione affettiva che è indagine personale su una dimensione fisica. Energia e delicatezza in spazi sconfinati invasi da colori soffusi, dove le regole di una descrizione ordinaria si misurano con una composizione inusuale, costruita sul principio del sottinteso e del particolare. Di lei hanno scritto diversi storici e critici d’arte tra cui Arnaldo Romani Brizzi, Franco Sarnari, Rosanna Ricci, Paolo Giansiracusa, Luca Lombardo, Giuseppina Radice, Elisa Mandarà
Testo di Rosanna Ricci: Redattore Critico Musei San Domenico - Forlì - Curatore della sezione “Arte” del resto del Carlino.
Ciò che definisce l'opera di Lucia Ragusa è l’esperienza. Il suo curriculum ne è la testimonianza:
Diploma in disegno e pittura, qualifiche in restauro archeologico, in mosaico, in ceramica, in scultura.
Attualmente è docente di Decorazione e Scultura, inoltre al suo attivo ha un percorso espositivo venticinquennale. Lucia Ragusa non è però solo un’esperta esecutrice di forme ben fatte, ma è soprattutto un’artista che sa donare, a chi osserva le sue opere, la stessa vitalità e la forte carica di emozioni che lei prova davanti ad un paesaggio, ad un fiore o ad un oggetto.
Tutto questo mette in moto una creatività libera e feconda, ma sempre rigorosa nella proposta estetica.
la dedizione all'arte offre a Lucia Ragusa la suggestiva possibilità di confrontarsi con la natura e, nello stesso tempo, di riflettere sull'importanza dell'arte come medium per comunicare emozioni e interpretazioni personali su ciò che la realtà offre. Ne consegue che l’abilità tecnica e una evidente sensibilità nell'uso del colore e della luce offrono risvolti pieni di poesia……
Queste opere sono, in altre parole l’autobiografia di Lucia Ragusa, del suo rigore nel fare arte, ma anche dei silenziosi moti del suo animo sensibile.
Con toni del turchese.
Lucia Ragusa, pittrice, scultrice e mosaicista, è nata a Catania, dove attualmente vive e ha un attivo studio artistico. Ha studiato pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Catania e di Ravenna. In seguito si è specializzata in restauro a Firenze presso Palazzo Spinelli. È stata docente di scultura e decorazione presso l’ABADIR - Accademia di Belle Arti e Restauro di Catania. Da oltre venticinque anni si trova in permanenza in alcune tra le più prestigiose Gallerie d’Arte. Ha collezionato esposizioni personali e collettive, nazionali e internazionali. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. L’ispirazione di Lucia Ragusa è una diposizione affettiva che è indagine personale su una dimensione fisica. Energia e delicatezza in spazi sconfinati invasi da colori soffusi, dove le regole di una descrizione ordinaria si misurano con una composizione inusuale, costruita sul principio del sottinteso e del particolare. Di lei hanno scritto diversi storici e critici d’arte tra cui Arnaldo Romani Brizzi, Franco Sarnari, Rosanna Ricci, Paolo Giansiracusa, Luca Lombardo, Giuseppina Radice, Elisa Mandarà
Testo di Rosanna Ricci: Redattore Critico Musei San Domenico - Forlì - Curatore della sezione “Arte” del resto del Carlino.
Ciò che definisce l'opera di Lucia Ragusa è l’esperienza. Il suo curriculum ne è la testimonianza:
Diploma in disegno e pittura, qualifiche in restauro archeologico, in mosaico, in ceramica, in scultura.
Attualmente è docente di Decorazione e Scultura, inoltre al suo attivo ha un percorso espositivo venticinquennale. Lucia Ragusa non è però solo un’esperta esecutrice di forme ben fatte, ma è soprattutto un’artista che sa donare, a chi osserva le sue opere, la stessa vitalità e la forte carica di emozioni che lei prova davanti ad un paesaggio, ad un fiore o ad un oggetto.
Tutto questo mette in moto una creatività libera e feconda, ma sempre rigorosa nella proposta estetica.
la dedizione all'arte offre a Lucia Ragusa la suggestiva possibilità di confrontarsi con la natura e, nello stesso tempo, di riflettere sull'importanza dell'arte come medium per comunicare emozioni e interpretazioni personali su ciò che la realtà offre. Ne consegue che l’abilità tecnica e una evidente sensibilità nell'uso del colore e della luce offrono risvolti pieni di poesia……
Queste opere sono, in altre parole l’autobiografia di Lucia Ragusa, del suo rigore nel fare arte, ma anche dei silenziosi moti del suo animo sensibile.
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Lot 171 legno Virginia Veletta - Sedia in legno dipinta e laccata a mano h cm 96x40x45 ''ll mio nome è Virginia Veletta, sono un'artista e mi occupo di pittura, ceramica, restauro, Shabby chic, da quasi otto anni tratto l'argilla e produco ceramiche. Nella pittura mi definisco artista Pop, corrente pittorica per me significativa. Sono una persona curiosa che preferisce fare esperienza diretta che seguire procedure convenzionali, i miei soggetti d'ispirazione... la natura e l'uomo... la mia terra.''''ll mio nome è Virginia Veletta, sono un'artista e mi occupo di pittura, ceramica, restauro, Shabby chic, da quasi otto anni tratto l'argilla e produco ceramiche. Nella pittura mi definisco artista Pop, corrente pittorica per me significativa. Sono una persona curiosa che preferisce fare esperienza diretta che seguire procedure convenzionali, i miei soggetti d'ispirazione... la natura e l'uomo... la mia terra.''
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Lot 172 Virginia Veletta - Sedia in vin pelle h cm 96x40x45 ''ll mio nome è Virginia Veletta, sono un'artista e mi occupo di pittura, ceramica, restauro, Shabby chic, da quasi otto anni tratto l'argilla e produco ceramiche. Nella pittura mi definisco artista Pop, corrente pittorica per me significativa. Sono una persona curiosa che preferisce fare esperienza diretta che seguire procedure convenzionali, i miei soggetti d'ispirazione... la natura e l'uomo... la mia terra.''''ll mio nome è Virginia Veletta, sono un'artista e mi occupo di pittura, ceramica, restauro, Shabby chic, da quasi otto anni tratto l'argilla e produco ceramiche. Nella pittura mi definisco artista Pop, corrente pittorica per me significativa. Sono una persona curiosa che preferisce fare esperienza diretta che seguire procedure convenzionali, i miei soggetti d'ispirazione... la natura e l'uomo... la mia terra.''
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Lot 173 terracotta Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Fischietto raffigurante Gesù Cristo Risorto h cm 16 terracotta Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 174 terracotta Giacomo Iudici - Fischietto raffigurante Addolorata con Cristo morto h cm 21 terracotta Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica.
Per ritrovare questo fascino e questo carattere unico, Giacomo Iudici – erede diretto della tradizione di famiglia – ha realizzato i fischietti modellati con argilla
locale estratta e depurata a mano, raffiguranti Santi e Patroni. Sui fischietti è possibile ammirare le mille sfumature che l’argilla prodotta artigianalmente possiede:
caratteristiche che rendono questi pezzi speciali e li accostano alle antiche tradizioni produttive dei ceramisti calatini. -
Lot 175 terracotta Giacomo Iudici - Fischietto raffigurante Santa Rosalia h cm 27 terracotta
Santa Patrona di Palermo.
Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire. Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e, dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione di chi vi dormiva, e così via.Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo unico e della ceramica artistica.
Per ritrovare questo fascino e questo carattere unico, Giacomo Iudici – erede diretto della tradizione di famiglia – ha realizzato i fischietti modellati con argilla
locale estratta e depurata a mano, raffiguranti Santi e Patroni. Sui fischietti è possibile ammirare le mille sfumature che l’argilla prodotta artigianalmente possiede:
caratteristiche che rendono questi pezzi speciali e li accostano alle antiche tradizioni produttive dei ceramisti calatini
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Lot 176 terracotta Giacomo Iudici - Fischietto raffigurante San Calogero h cm 23,5 terracotta
Santo copatrono di Agrigento.
Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica.
Per ritrovare questo fascino e questo carattere unico, Giacomo Iudici – erede diretto della tradizione di famiglia – ha realizzato i fischietti modellati con argilla
locale estratta e depurata a mano, raffiguranti Santi e Patroni. Sui fischietti è possibile ammirare le mille sfumature che l’argilla prodotta artigianalmente possiede:
caratteristiche che rendono questi pezzi speciali e li accostano alle antiche tradizioni produttive dei ceramisti calatini.
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Lot 177 terracotta Giacomo Iudici - Fischietto raffigurante San Gerlando h cm 23 terracotta
Santo copatrono di Agrigento.
Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica.
Per ritrovare questo fascino e questo carattere unico, Giacomo Iudici – erede diretto della tradizione di famiglia – ha realizzato i fischietti modellati con argilla
locale estratta e depurata a mano, raffiguranti Santi e Patroni. Sui fischietti è possibile ammirare le mille sfumature che l’argilla prodotta artigianalmente possiede:
caratteristiche che rendono questi pezzi speciali e li accostano alle antiche tradizioni produttive dei ceramisti calatini.
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Lot 178 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Vaso a forma di testa maschile h cm 26; diametro cm 22 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 179 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Vaso a forma di testa femminile h cm 24; diametro cm 17 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 180 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Coppia di pigne h cm 30 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 181 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Vaso Farmacia h cm 25, diametro cm 14 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 182 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Civetta h cm 17,5 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica. -
Lot 183 maiolica Mario Iudici (Caltagirone 1928) - Vaso a forma di testa maschile h cm 31; diametro cm 26 maiolica Chi ama le ceramiche popolari, e in generale le tradizioni artigianali della terra siciliana, ha un grosso debito con il Maestro Mario Iudici.
Sin dagli anni ’60 questo ceramista calatino si è dedicato anima e corpo alla riscoperta di una produzione popolare, che rischiava progressivamente di scomparire.
Si è trattato di una scelta coraggiosa: in quell’epoca, non era ancora cominciato il processo di rivalutazione dell’arte popolare da parte di studiosi e collezionisti e,
dedicarsi alle ceramiche tradizionali, rischiava di essere un’operazione commercialmente fallimentare.
Lo dobbiamo in buona parte al Maestro Iudici ed al suo amore per le tradizioni, se l’utensileria popolare, una volta comunissima nelle campagne e nei paesi
siciliani, non è stata relegata prematuramente alle sole vetrine dei musei, e se fino ad oggi vi è stata invece una continuità produttiva. Il Maestro ha continuato
a realizzare, per appassionati e collezionisti, gli oggetti della tradizione calatina: lucerne antropomorfe, saimere per conservare la sugna di maiale; quartare per
riempire l’acqua alla fontana pubblica e bùmmoli per conservarla fresca; u scutiddaru per fare il bucato; fangotti - i grandi piatti per asciugare al sole l’estratto di
pomodoro; le burmie cilindriche di varie grandezze per conservare i vari alimenti; le tavolette di madonne e santi da apporre al capezzale del letto a protezione
di chi vi dormiva, e così via.
Ma Iudici è anche un ceramista raffinato, in grado di realizzare oggetti che, pur attingendo a iconografie e motivi del passato, hanno le caratteristiche del pezzo
unico e della ceramica artistica.