ASTA 110 - DIPINTI E DISEGNI DAL XV AL XIX SECOLO
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Lot 193 LUDOVICO STERN (Roma, 1709 - 1777), ATTRIBUITO
Bouquet di fiori in un cesto di vimini
Olio su tela, cm. 32x40,5. Con cornice -
Lot 194 SCUOLA ROMANA, XVIII SECOLO
Capriccio architettonico con colonna Antonina, statua equestre di Marco Aurelio e Pantheon
Olio su tela, cm. 86x83,5. Con cornice
Il dipinto è accompagnato dall'Attestato di Libera Circolazione. -
Lot 195 GIACOMO GUARDI (Venezia, 1764 - 1835)
Veduta di Venezia con San Giorgio Maggiore e Punta della Dogana
Olio su tela, cm. 25x30,5. Con cornice
L'attribuzione è stata suggerita dal Prof. Mario Succi (comunicazione orale alla proprietà) -
Lot 196 ARTISTA FRANCESE, XVIII SECOLO
Ritratto di giovane gentildonna con maschera e cavallino alle briglie
Olio su tela, cm. 103x78. Con cornice -
Lot 197 ARTISTA FIAMMINGO DELLA CERCHIA DI PETER PAUL RUBENS
Deposizione di Cristo
Olio su tela, cm. 172x120 -
Lot 198 SCUOLA VENETA, XVII SECOLO
Profeta o Santo con libro
Olio su tela, cm. 114,5x93,5 -
Lot 199 SCUOLA VENETA, XVIII SECOLO
Coppia di dipinti:a) Paesaggio con pastore, armenti, rovine classiche e corso d'acqua; b) paesaggio boschivo con coppia di chierici a riposo
Olio su tela, cm. 56x72,5. Con cornici -
Lot 200 ATELIER GIOVANNI BATTISTA SALVI DETTO IL SASSOFERRATO (Sassoferrato, 1609 - Roma, 1685)
Madonna con Bambino
Olio su tela, cm. 75,5x60. Con cornice antica lavorata a giorno
Questa tela smagliante costituisce un notevole esempio della produzione dell'atelier del Sassoferrato a stretto ridosso dell'attività del maestro. Come sempre in questi casi, il dipinto recupera un'invenzione compositiva che Sassoferrato aveva in prima battuta fissato su un meraviglioso disegno quadrettato conservato nelle Royal Collections a Windsor Castle e tradotto pittoricamente in varie versioni, fra cui ricordiamo quella del Musée Fesch di Ajaccio, quella passata nella vendita Boetto il 28 settembre 2009 (l. 42) e il dipinto murale del Battistero di San Giovanni in laterano -
Lot 201 SCUOLA ROMANA, INIZIO XVIII SECOLO
Paesaggio classico con figure e corso d'acqua
Olio su tela, cm. 86x113. Con cornice -
Lot 202 SCUOLA ROMANA, XVII SECOLO
San Giovanni Battista in un paesaggio
Olio su tela, cm. 114,5x85 -
Lot 203 BERNARDO CASTELLO (Genova, 1557 - 1629)
Angelo con attributi della Passione
Olio su tela, cm. 110x80,5. Con cornice
Il dipinto è accompagnato dall'expertise della Prof.ssa Anna Orlando.
Questo dipinto inedito di Bernardo Castello illustra efficacemente le qualità della sua pittura. La figura dell'angelo si staglia contro uno sfondo nero, eroica e familiare al tempo stesso. Il suo volto, lievemente di tre quarti, osserva lo spettatore con uno sguardo intriso di malinconia. Sul tavolo dinanzi a lui vi sono martello, tenaglia e chiodi, ossia gli strumenti della passione che alludono immediatamente al Cristo crocifisso. L'angelo reca la scala appena utilizzata per deporre il Salvatore, mentre l'ampolla in metallo nell'angolo di destra contiene i medicamenti utilizzati dalle Pie Donne al Sepolcro per curarne le ferite a mani e piedi, ma rimanda anche al vasetto con cui la Maddalena lavò i piedi di Cristo in segno del suo pentimento. Bernardo Castello racconta qui originalmente la Deposizione di Cristo, mettendo al centro il messo divino che porta in sé il messaggio della Salvezza.
Dal punto di vista stilistico l'opera è del tutto coerente con il corso della maturazione di Bernardo Castello, uno dei protagonisti della scena artistica genovese all'inizio del Seicento. La sua pittura si contraddistingue per sapienza formale e padronanza nell’espressione dei contenuti, mostrandosi capace di dare forma visibile a una storia o a un concetto con la chiarezza dell'eloquio pittorico. Ciò che colpisce maggiormente in questo dipinto inedito è la soluzione scenica di far emergere dal buio la figura, sperimentata anche in altri casi da Valerio Castello, ad esempio nell'Angelo che reca la Croce dinanzi a Cristo (Novi Ligure, coll. priv.) o nel Crocifisso con santi e donatori della parrocchiale di Camogli. -
Lot 204 SCUOLA FIAMMINGA, SECONDA METÀ XVI SECOLO
Incontro a Emmaus, tra Cristo e due apostoli
Olio su tela, cm. 112,5x157. Con cornice -
Lot 205 SCUOLA FIORENTINA, PRIMA METÀ XVIII SECOLO
Coppia di dipinti: a) Apollo e Dafne; b) Diana e Edimione
Olio su tela, cm. 72x98. Con cornice -
Lot 206 CERCHIA DI PIETRO LONGHI (Venezia, 1701 - 1785)
Scena di seduzione in un interno veneziano
Olio su tela, cm. 73x54,5. Con cornice
Il dipinto venne riferito da Terisio Pignatti all’ancora anonimo Maestro dei Riflessi, il migliore seguace di Pietro Longhi. La tela riprende fedelmente un’invenzione particolarmente elaborata di Longhi, per la quale il pittore realizzò almeno due disegni preparatori, oggi nel Gabinetto Stampe e Disegni del Museo Correr a Venezia, ma di cui non sembra essere rimasta alcuna traduzione pittorica autografa. A contribuire alla fortuna della composizione, in effetti particolarmente riuscita, fu anche una fedele stampa di Charles-Joseph Flipart, collaboratore di Pietro Longhi fino al 1750 circa. A contribuire al fascino dell’invenzione longhiana, e del nostro dipinto, è anche la presenza, appesa sulla parete di fondo, di una tela di Antonio Balestra, primo maestro del Longhi, raffigurante l’Adorazione dei pastori. BIBLIOGRAFIA:
T. Pignatti, L'Opera completa di Pietro Longhi, Milano 1974, p. 104, n.284,1. -
Lot 207 SCUOLA VENEZIANA, SECONDA METÀ DEL XVIII SECOLO
Veduta Piazza San Marco
Olio su tela, cm. 73x94,5. Con cornice -
Lot 208 ORAZIO BORGIANNI (Roma, 1578 - 1616), ATTRIBUITO O CERCHIA DI
Compianto su Cristo morto
Olio su tela, cm. 71x104,5
Il tema del Compianto sul corpo nudo del Cristo morto, disposto su una lastra di pietra e raffigurato di scorcio con i piedi in primo piano, aveva nella pittura italiana un precedente illustrissimo, sebbene piuttosto isolato: il dipinto di Andrea Mantegna oggi nella Pinacoteca di Brera a Milano. Nella parte finale della sua breve e drammatica esistenza Orazio Borgianni dovette evidentemente sentire con particolare intensità il legame con questo tema e con quel capolavoro, che al principio del Seicento si trovava probabilmente nella collezione romana di Pietro Aldobrandini. Non solo, infatti, egli ne eseguì non meno di quattro versioni pittoriche (oggi conservate presso la Fondazione Roberto Longhi di Firenze e al Museo di Palazzo di Venezia, fra loro pressoché identiche e con tre figure dolenti, nonché alla Galleria di Spada di Roma e in collezione Koelliker, entrambe con due sole figure dolenti); ma, a riprova della grande importanza che lo stesso artista riconosceva alla composizione e al soggetto, ne realizzò personalmente anche una traduzione a stampa, datata 1615.
Nella notevole tela inedita qui in oggetto, di raro patetismo, si propone di individuare una possibile aggiunta a questo gruppo omogeneo di opere. La costruzione della scena presenta chiare analogie e non meno evidente variazioni rispetto alla redazione con tre dolenti: lo scorcio qui non è più rigidamente frontale ma è reso leggermente obliquo, cosicché il corpo di Cristo è posto diagonalmente mentre viene dato pieno risalto al gesto devoto di Maddalena (che, in primo piano, bacia la mano sinistra di Gesù sostituendosi così all’Evangelista delle altre versioni) e, appena dietro di lei, all’espressione eclatante di disperazione di Giovanni. Oltre ai due chiodi e al vasetto di unguenti, la nostra versione esibisce in primo piano anche la corona di spine e soprattutto, con una soluzione di potente tragicità, lascia un lungo chiodo conficcato sulla mano destra di Cristo, lasciando nella penombra i volti di Maria Vergine e del Salvatore. -
Lot 209 VENTURA SALIMBENI (Siena, 1568 - 1613)
Gesù di fronte a Marta e Maddalena
Olio su tela, cm. 85,5x65,5. Con cornice
Il dipinto è accompanato dall'expertise del Prof. Marco Ciampolini.
Il dipinto è presentato in regime di Temporanea Esportazione.
La tela sviluppa il tema del Commiato di Gesù dalla Vergine, episodio che non compare nei vangeli canonici, ma solo in quelli apocrifi. Si tratta del momento in cui, prima della Domenica delle Palme, Cristo, nell’imminenza della Passione, si reca dalla Vergine per annunciarle la sua andata a Gerusalemme.
La tela è una replica autografa del celebre dipinto di Ventura Salimbeni nella chiesa di San Giorgio a Siena (vedi M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena 2010, pp. 771-772 e 765). Ventura riservò una cura particolare attenzione a questa composizione, in effetti particolarmente riuscita, studiando le singole figure e l’intera composizione in vari disegni eseguiti con tecniche diverse. Rispetto al prototipo la tela in oggetto mostra qualche variante nelle pose delle mani e della testa di Gesù, e non presenta la figura di san Francesco in basso a sinistra. Il nostro dipinto nacque in effetti come opera autonoma, mentre il quadro nella chiesa senese fu pensato in pendant con una tela di Francesco Vanni, nella quale compariva, simmetricamente alla figura di san Francesco dipinta dal Salimbeni, quella di santa Caterina da Siena. Come chiarisce Marco Ciampolini nello studio che accompagna l’opera, il panneggio rigido e screziato, tipico delle opere di Ventura Salimbeni del decennio 1600-1610, consente di collocare il nostro dipinto in quel giro di anni. -
Lot 210 FRANCESCO NOLETTI DETTO FIERAVINO (Malta, 1611 - Roma, 1654), ATTRIBUITO
Natura morta con vaso di fiori, piccolo dipinto e strumenti del pittore - Allegoria della Pittura
Olio su tela, cm. 85x85. Con cornice -
Lot 211 ARTISTA SICILIANO DELLA CERCHIA DI PIETRO NOVELLI, PRIMA METÀ DEL XVII SECOLO
Sant'Antonio Abate
Olio su tela, cm. 139,5x95
Questa energica e intensa raffigurazione di Sant'Antonio Abate in piedi a figura intera vestito con la tonaca, pesenta i suoi attributi canonici: il bastone col manico a forma di T, il campanello, il fuoco e il maiale. Sullo sfondo a destra, l'episodio narrato nella Legenda aurea della visita compiuta dal santo in tardissima età a San paolo Eremita, col corvo che porta loro una forma di pane. Il dipinto presenta una chiara relazione compositiva e stilistica con un disegno attribuito a Pietro Novelli nella Galleria Regionale della Sicilia a sua volta strettamente connesso con l'affresco oggi nella chiesa di San Giorgio a Piana degli Albanesi, proveniente dalla chiesa di S. Antonio Abate a sua volta per lo più riferito allo stesso Novelli. BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO: PIetro Novelli e il suo ambiente, cat. della mostra, Palermo 1990, nn. II.71 e III.35 pp. 342-3 e 402. -
Lot 212 ARTISTA ATTIVO A ROMA, FINE XVII INIZIO XVIII SECOLO
Paesaggio classico con figure, gregge e cascatelle
Olio su rame, cm. 36,5x44,3. Con cornice -
Lot 213 AMBITO DI JAN GOSSAERT DETTO IL MABUSE (Maubege, circa 1478 – Anversa, 1532)
Madonna con Bambino
Olio su tavola, cm. 87,9x64,2.
Nato a Maubeuge, nel nord della Francia, Gossaert si trasferì presto ad Anversa, dove nel 1503 divenne membro della corporazione dei pittori. Sul finire del primo decennio del Cinquecento egli si recò a Roma in compagnia di Filippo di Borgogna. L’esperienza italiana segnò indelebilmente l’arte del Mabuse, trasformandone lo stile e facendo della sua pittura uno dei casi più evidenti di felice interazione fra maniera fiamminga (minuziosa, ricca di dettagli, caratterizzata da colori brillanti e accesamente contrastati) e maniera italiana, più narrativa e attenta alla prospettiva e all’anatomia. Per i suoi committenti, Gossaert divenne così uno dei primi pittori nord-europei a fare propri i principi dell’arte italiana rinascimentale italiana, ponendosi in una posizione per così dire di avanguardia nell’ambito della contemporanea pittura fiamminga.
Basata su un autografo probabilmente perduto, la composizione della bella tavola qui in oggetto godette di grande fortuna e fu più volte replicata dalla bottega e dai seguaci del Gossaert. Citato da Karel van Mander nel suo Het Schilder-boeck (Il libro dei pittori, 1604), il prototipo fu eseguito mentre Mabuse si trovava al servizio di Adolfo di Borgogna, marchese de Veere, e secondo la tradizione i volti di Maria e di Gesù rappresentano i ritratti di Anna van Bergen, moglie del marchese Adolfo, e di suo figlio Hendrik. Un’altra versione di alta qualità di questa composizione è oggi conservata presso il Metropolitan Museum of Art di New York. -
Lot 214 ARTISTA FIAMMINGO ATTIVO IN ITALIA, PRIMA METÀ XVII SECOLO
San Girolamo penitente
Olio su tela, cm. 81,5x65. Con cornice -
Lot 215 PIER FRANCESCO MAZZUCCHELLI DETTO IL MORAZZONE (Morazzone, 1573 - Piacenza, 1626), ATTRIBUITO
Sposalizio della Vergine
Olio su tela, cm. 114,5x145. Con cornice
Il presente dipinto dipende chiaramente dallo Sposalizio della Vergine oggi presso il Museo della Basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate. Esso, infatti, ne ripropone piuttosto fedelmente la parte principale, giusto in corrispondenza del centro della grande tela d'altare. A conferma della riuscita dell’invenzione compositiva, in effetti di grande chiarezza e forza espressiva, Morazzone la replicò almeno in un’ulteriore redazione, in collezione privata a Locarno. Nella grande mostra dedicata al pittore nel 1962 così si espresse Mina Gregori sulla nostra tela all’interno della scheda da lei dedicata al dipinto di Locarno: “Una replica, variata nel formato e nel partito di luce, che ne è intenso e contrastato, quanto nella tela di Locarno viene temperato da un veicolo pittorico alla veneta, era a Roma di recente (Ufficio Esportazione) e ne devo la conoscenza alla cortesia di Ilaria Toesca”. Del tutto appropriata appare ancor oggi, in effetti, la sottolineatura della studiosa dell’impianto luministico densamente contrastato e sin quasi fosco: molto lombardo, si potrebbe chiosare. Giudicato pienamente autografo anche da Pierluigi Carofano (1999), il dipinto è stato ritenuto da Jacopo Stoppa, nella sua monografia sul Morazzone, di qualità “un po’ più bassa” del dipinto di Locarno.
PROVENIENZA:
Collezione Ethel Barrymore Colt-Miglietta; Sotheby's New York, 17-10-1997, l. 79; Galleria Governale, Palermo; collezione privata, Roma.
BIBLIOGRAFIA:
M. Gregori in Il Morazzone, catalogo della mostra, Varese 1962, n. 78, p. 100; P. Carofano in Dipinti europei tra collezionismo e antiquariato, Palermo 1999, pp. 26-29: J. Stoppa, Il Morazzone, ed. 5 Continents, Milano 2003, n. 11 pag. 185. -
Lot 216 FRANCESCO LONDONIO (Milano, 1723 - 1783)
Studio di pecore
Olio su tela, cm. 51x73. Con cornice
In questa raffinata combinazione di 9 studi di teste di pecore riconosciamo la mano del milanese Francesco Londonio. Pur essendo artista completo, impegnato anche nella pittura di figura (soprattutto scene di genere) e nella natura morta, Londonio eccelse primariamente come specialista nella raffigurazione di animali, mostrando una particolare predilezione proprio nei confronti di pecore e capre. Nella nostra tela si ammirano le migliori caratteristiche del pittore: l’accuratezza mimetica della rappresentazione, la diversità delle posture (quasi un repertorio di pronto uso per composizioni più elaborate) e, non ultima, la capacità di conferire variegate espressioni alle teste, in uno sforzo quasi di empatica umanizzazione degli ovini.