ASTA 94 - GRANDI CANTANTI D'OPERA: LA COLLEZIONE LA GUARDIA DI FOTOGRAFIE CON AUTOGRAFO (1890 – ‘2000)
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Lot 73 Tamaki Miura (giapponese: 三浦環, 1884 – 1946)
Tamaki fece il suo esordio operistico a Tokyo nel 1911 e nello stesso anno andò in Europa per finire gli studi. Fu lanciata come Cio-Cio-San con l'innovativo regista Vladimir Rosing come parte della sua stagione lirica che terrà per gli alleati nel maggio e nel giugno 1915 al London Opera House.
Nell'autunno del 1915 ha interpretato il ruolo per la prima volta in America a Boston. La performance portò ulteriormente giudizi positivi sia in Madama Butterfly sia nell'Iris di Mascagni a New York, San Francisco e Chicago, prima di tornare a Londra per lavorare con la Beecham Company. Nel 1918 tornò negli Stati Uniti, dove per due stagioni si è esibita sia nella Madama Butterfly sia nella Madame Chrysanthème di André Messager. Quest'ultima non è stata ben accolta, essendo vista come un rifacimento della Madama Butterfly. Nel 1920 fu ospiti dei migliori teatri di Monte Carlo, Barcellona, Firenze e Roma. Al suo ritorno in Giappone da questo giro, si fermò a Nagasaki nel 1922 per una serie di concerti.
Nel 1924 Miura tornò negli Stati Uniti per esibirsi con la Compagnia Teatrale di San Carlo. Due anni più tardi tornò a Chicago per interpretare ruoli principali nella compagnia teatrale della Manhattan Opera di New York Namiko-San. Dopo questo ha partecipato a diversi tour e ha cantato in Italia (nel marzo del 1931 si è esibita al Teatro Verdi di Pisa con il tenore Armando Bini, al Carani di Sassuolo la cui costruzione terminò a fine anno 1930 e dove la Miura il 29 aprile 1931 inaugurò la stagione operistica, a Modena, a Livorno, Firenze, Lucca, Pistoia, Torino, Novi Ligure, Rimini) prima di tornare in Giappone nel 1932.
La sua statua, con quella di Puccini, può essere vista al Glover Garden di Nagasaki.
Scrive il quotidiano "Il Popolo Toscano" il 2 marzo 1931 dopo il successo al teatro Verdi di Pisa: " Tamaki Miura se non è la soprano di gran voce è però la donna tra le poche che sanno interpretare in tutta la sua più squisita sensibilità scenica il carattere del tipo impersonato. Non molta voce abbiamo detto ma fine, delicata, intonatissima che negli acuti rivela delle doti eccellenti. Assoluta padronanza di scena in tutti i punti più caratteristici e drammatici e tale da compensare ad usura ogni altra esigenza non soddisfatta. L'appassionata e dolorante figura di Butterfly nella figurina aggraziata e sentimentale della Miura emerge viva e palpitante, commovente ed avvincente mentre la dolcissima musica pucciniana trasporta e conquide".
Foto autografa della celebre soprano giapponese.
Ottimo stato
Fotografia; 25x19,2 cm -
Lot 74 Bruno Praticò (Aosta 1958)
Allievo del baritono Giuseppe Valdengo, ha frequentato i corsi di perfezionamento del Teatro alla Scala e di Rodolfo Celletti. Artista poliedrico, è considerato tra i maggiori interpreti dei ruoli da basso buffo. È regolarmente invitato nei più importanti teatri del mondo come il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra e il Teatro alla Scala di Milano.
Con all'attivo più di cento ruoli debuttati, il suo ampio repertorio va dal Settecento napoletano, passando per Mozart e Rossini, fino a Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini. La sua versatilità lo ha portato ad affrontare il repertorio del Novecento fino ad essere interprete di diverse opere contemporanee, come Divorzio all'italiana di Giorgio Battistelli (Nancy, 2009) e Cenerentola.com di Lucio Gregoretti e Nicola Sani (Palermo, 2011).
Particolarmente legato al Rossini Opera Festival di Pesaro, nel 1998 gli è stato assegnato il premio Rossini d'oro per la sua interpretazione del ruolo di Don Magnifico ne La Cenerentola di Rossini. Fra le numerose interpretazioni pesaresi si segnalano Il viaggio a Reims, La Cenerentola, La gazzetta, L'equivoco stravagante, Il Conte Ory e Torvaldo e Dorliska.
Della sua ricca produzione discografica si segnalano Il barbiere di Siviglia (Bartolo; EMI), L'elisir d'amore (Dulcamara; Erato), Il signor Bruschino e La cambiale di matrimonio (Claves), Lakmé di Delibes, Don Quichotte di Massenet e La bohème di Leoncavallo (Nuova Era), L'italiana in Londra (Bongiovanni e BMG), La romanziera e l'uomo nero di Donizetti (Opera Rara), nonché un recital con musiche di Mozart e Rossini (Bongiovanni).
Foto autografa del celebre basso-baritono in Don Bartolo. Datata 1994
Ottimo stato
Fotografia; 19,5x12,5 cm -
Lot 75 Eugenio Giraldoni (Marsiglia – Helsinki 1924)
Era il figlio di un altro importante baritono, Leone Giraldoni, e del soprano e violinista Carolina Ferni. Sua madre gli diede lezioni di canto ed egli fece il suo debutto a Barcellona, nel ruolo di Escamillo in Carmen, nel 1891.
Giraldoni consolidò la sua carriera presentandosi in varie teatri lirici in Italia e, nel 1898, con una tournée in Sud America. Poi, nel 1900, si guadagnò un posto nella storia dell'opera quando creò il ruolo del barone Scarpia in Tosca, al Teatro Costanzi di Roma. Cantò anche nella prima esecuzione de La figlia di Jorio di Alberto Franchetti nel principale teatro lirico italiano, La Scala di Milano, nel 1906.
Cantò in Russia e Polonia dal 1901 al 1907 e al Metropolitan Opera di New York durante la stagione 1904–05. Nel 1913, apparve all'Opéra-Comique di Parigi, nei ruoli di Scarpia e Sharpless.
Giraldoni aveva una voce scura e risonante (anche se poco chiara) e una forte presenza scenica, secondo le descrizioni contemporanee delle sue esibizioni. Oltre a Scarpia, i suoi ruoli importanti comprendevano: Don Carlo, Amonasro, Telramund, Amleto, Méphisto e Onegin. Ma come il suo diretto rivale, il baritono siciliano Mario Sammarco, lo stile di canto veemente di Giraldoni era più adatto alle opere di compositori del verismo come Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, Andrea Chénier di Umberto Giordano, Germania e Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti.
Dopo la prima guerra mondiale, Giraldoni cantò nel circuito dei teatri provinciali italiani. Si ritirò dal palcoscenico a Trieste nel 1921 e morì tre anni dopo in Finlandia, dove era andato ad insegnare. La sua ultima apparizione operistica era stata nel ruolo del Padre in Louise.
Giraldoni realizzò diverse registrazioni prima della prima guerra mondiale, alcune delle quali sono state ristampate su CD.
Foto autografa, datata 1920, del celebre baritono nella parte di Scarpia
Ottimo stato
Fotografia; 22,7x13,7 cm -
Lot 76 Mariano Stabile (Palermo 1888 – Milano 1968)
Nipote del patriota omonimo che fu anche sindaco di Palermo.
Studiò al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, sotto la guida di Antonio Cotogni, ed esordì nel 1909 nella sua città natale nella Bohème e nell'Aida. Negli anni successivi si esibì sia in Italia sia all'estero ma il grande successo giunse nel 1921 quando Arturo Toscanini lo chiamò alla Scala di Milano per interpretare il ruolo di protagonista del Falstaff verdiano (opera che aveva già interpretato nel 1918 a Buenos Aires, ma nel ruolo di Ford). Proprio Falstaff diventò il suo cavallo di battaglia, impersonato circa 1 200 volte nei teatri di tutta Europa.
Il periodo tra le due guerre fu quello di massimo splendore per il baritono siciliano. Tra le sue interpretazioni dell'epoca va anche citata la prima del Belfagor di Respighi, nella stagione 1923 alla Scala.
Abbandonò le scene nel 1959 e negli ultimi anni si dedicò all'insegnamento tenendo un corso presso il conservatorio di Pesaro.
Nonostante alcune insufficienze nella voce (estensione limitata e timbro quasi tenorile), le sue interpretazioni furono sempre lineari, la sua dizione perfetta e la sua presenza scenica notevolissima.
Era sposato con il soprano Gemma Bosini ed è stato membro della Massoneria.
RIposa tumulato in un colombaro del Cimitero Maggiore di Milano.
Foto autografa del celebre baritono.
Ottimo stato
Fotografia; 23x16,9 cm -
Lot 77 Francesco Merli (Corsico 1887 – Milano 1976)
Ha studiato nella sua città, debuttando poi al Teatro alla Scala di Milano nel 1916, nel ruolo di Alvaro nel Fernando Cortez di Gaspare Spontini. Il 12 settembre 1918 è Elisero nella prima di Moïse et Pharaon di Rossini diretto da Tullio Serafin con Nazzareno De Angelis ed in dicembre canta nella prima assoluta di Urania di Alberto Favara alla Scala.
Nel 1919 al Teatro San Carlo di Napoli diretto da Leopoldo Mugnone è Luigi ne Il tabarro con Domenico Viglione Borghese e Rinuccio in Gianni Schicchi con Gilda Dalla Rizza e Viglione Borghese ed al Teatro Comunale di Bologna Paolo in Francesca da Rimini (Zandonai) diretto da Serafin con Giuseppe Nessi, nel 1920 Walter von Stolzing ne I maestri cantori di Norimberga diretto da Serafin con Maria Zamboni, Ernesto Badini ed Enrico Molinari al Teatro Regio di Torino e nel 1921 a Bologna Walter in Loreley diretto da Serafin ed al Teatro Regio di Parma Enzo ne La Gioconda con Giannina Arangi-Lombardi.
Si è esibito in molti teatri europei e americani, tra cui il Covent Garden di Londra, dove è stato il primo interprete di Calaf nella Turandot di Giacomo Puccini, compiendo anche tournée in Belgio e in Australia. Ha cantato stabilmente nell'ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala ed in quella del Teatro dell'Opera di Roma, dove negli anni trenta del XX secolo è stato celebre nelle parti di Otello, Dick Johnson (La fanciulla del West), Sansone e Don Josè (Carmen).
Ha cantato al Metropolitan di New York quattro opere (Aida, Lucia di Lammermoor, Simon Boccanegra e Madama Butterfly) nel 1932, a fianco di illustri artisti come Lily Pons, Giuseppe De Luca, Ezio Pinza, Lawrence Tibbett (Simone e Amonasro). Il 20 marzo 1932 cantò Ah si ben mio... Di quella pira, a conclusione di un concerto di beneficenza tenutosi al Met, a fianco di Georges Thill, tenore già affermato ed acclamato in tutto il mondo. Il giovane Merli fu molto apprezzato, tanto che fu invitato a prendere parte ad un altro concerto di gala il 10 aprile dello stesso anno, insieme a Lauritz Melchior, specializzato tenore wagneriano, dotato di una voce molto potente.
Merli cantò insieme al mezzosoprano Dreda Aves il duetto dell'Aida Già i sacerdoti adunasi e l'aria dalla Forza del Destino O tu che in seno agl'angeli. Nello stesso concerto si esibì anche Lily Pons in tre brani di virtuosismo.
Il ruolo che però dette più fama al tenore Merli fu indubbiamente l'Otello di Giuseppe Verdi, interpretazione sontuosa e storicamente importante perché dette poi l'ispirazione ai successivi grandi Mario del Monaco e Plácido Domingo. Fu interprete di questo ruolo in tantissimi teatri del mondo, offrendo una sua ultima esecuzione di Otello a Trieste nel 1946, in forma di concerto, nel trentennale della sua carriera.
Foto autografa del celebre tenore datata 5/12/1922.
Ottimo stato
Fotografia; 24,8x18,2 cm -
Lot 78 Augusto Beuf (Palermo 1887 - Verona 1969)
Studia e si diploma in violoncello al Liceo musicale di Palermo.
Pur senza una precisa preparazione tecnica inizia a cantare con la compagnia di operette “Lombardo”, partecipando a un tour in Egitto. In questo paese conosce l’impresario Castellani che lo ingaggia per una tournée in Grecia e nei Balcani con la sua Compagnia d’opera itinerante.
Tornato in Italia nel 1908, debutta il ruolo del titolo in Rigoletto al Teatro Comunale di Modica in provincia di Ragusa, e poi a Palermo nella Thaïs di Massenet (un servo) a fianco di Carmen Melis e Carlo Galeffi. Ritornerà al Massimo di Palermo nel marzo del 1920 come Alfio in Cavalleria rusticana con Francesco Merli quale Turiddu e infine nel marzo del 1931 come Kurwenal in Tristano e Isotta con Renato Zanelli quale Tristano.
Possiamo datare il suo debutto professionale “ufficiale” al 1913, quando al Teatro Biondo di Palermo canta il ruolo di Alfio in Cavalleria Rusticana.
Nell'ottobre del 1917 canta al Teatro Valle di Roma in Cavalleria rusticana (Alfio) e Pagliacci (Tonio); nel 1918 al Teatro Carcano di Milano (Un ballo in maschera).
Nel 1920 completa la sua formazione a Roma con il maestro Alfredo Martini.
Canta al Costanzi in Boris Godunov, Carmen (Escamillo), e il 2 maggio del 1921 nella prima assoluta di Il piccolo Marat (Il capitano) a fianco di Hipolito Lazaro e Gilda Dalla Rizza.
Nell'estate dello stesso anno, sarà all'Anfiteatro Arena di Verona quale sacerdote di Dagon in Sansone e Dalila di Saint-Saëns, e il Capitano in Il Piccolo Marat ancora a fianco di Hipolito Lazaro. Qui, nel 1929 canterà inoltre il ruolo di Valentino nel Faust di Gounod a fianco di Ezio Pinza e Gina Cigna.
Nel 1921 lo troviamo a Genova come Giorgio Germont in La traviata.
nel 1923 torna a Roma, questa volta per la stagione del Teatro Adriano, con Guglielmo Tell,Otello (Iago), Pagliacci (Tonio), Tosca (Scarpia), Andrea Chénier (Gérard), Barbiere di Siviglia (Figaro), Lohengrin (Telramondo).
Dal 1934 inizia a cantare ruoli in tonalità di "basso", in questa nuova veste lo troviamo alla Scala di Milano come Hans Sachs in I Maestri cantori di Norimberga di Wagner, ruolo che nel 1936, canterà anche per l'EIAR (odierna RAI) di Torino, e per il Teatro Verdi di Trieste (febbraio/marzo) con Ettore Parmeggiani e Mariano Stabile.
Il 5 maggio 1935 partecipa a Firenze alla prima di Orseolo di Ildebrando Pizzetti (Alvise Fusinèr) con Tancredi Pasero, Ettore Parmeggiani, Franca Somigli e la direzione di Tullio Serafin.
Foto autografa a stampa del celebre baritono datata 1934.
Ottimo stato
Fotografia; 22,9x17 cm -
Lot 79 Renzo Mascherini (Firenze 1910 - Livorno 1981)
Dopo aver studiato con Titta Ruffo e Riccardo Stracciari debuttò nel 1937 ne La traviata. Nel 1939 debuttò al Teatro San Carlo di Napoli e nel 1940 alla Scala.
Terminato il secondo conflitto mondiale ebbe inizio la carriera internazionale, che lo portò a cantare a Parigi, Praga, Vienna, Chicago, Rio de Janeiro, Londra, San Francisco, Città del Messico, oltre alla presenza nei principali teatri italiani.
Tra il 1946 e il 1947 interpretò alla New York City Opera La bohème, La traviata, Rigoletto, Andrea Chénier, Il barbiere di Siviglia, Pagliacci. Il 7 dicembre 1949 debuttò con La bohème al Metropolitan di New York, dove cantò nella stessa stagione anche La traviata, Rigoletto, Manon Lescaut, Faust, per un totale di 7 recite.[1]. Nel 1949 partecipò alla versione cinematografica de Il trovatore.
Nel 1951 cantò ne I vespri siciliani, con Maria Callas, al Maggio Musicale Fiorentino e nello spettacolo d'apertura della Scala. Ancora in occasione dell'inaugurazione della stagione del teatro milanese, sempre con la Callas, interpretò l'anno successivo Macbeth. Nel 1955 partecipò a Firenze a una storica ripresa di Don Sebastiano. Dopo il ritiro dalle scene si dedicò all'insegnamento.
fotografia stampata con firma autografa del celebre baritono
Ottimo stato
Fotografia; 20,3x16,6 cm -
Lot 80 Emilio Ghirardini (Ferrara 1885 - Ferrara 1965)
Studiò con Lelio Casini e debuttò nel 1906 al Verdi di Trieste nel Canticum Canticorum di E.Bossi e successivamente si trasferì con la famiglia in Argentina. La prima parte della carriera si sviluppò interamente in Sudamerica e cantò al Municipal di Santiago del Chile, al Municipal di Rio de Janeiro ed all’Avana. Rientrato in Italia sul finire del 1916, per il servizio militare, prese parte alla Grande Guerra e successivamente decise di continuare la carriera in Italia. Probabilmente la prima recita che lo vide impegnato fu nel 1918 al Verdi di Ferrara in Madama Butterfly. Alternò sempre i ruoli baritonali con quelli di buffo (riuscitissima la sua interpretazione di Melitone nella Forza del Destino). Dopo il ritiro, avvenuto intorno al 1950, si dedicò all’insegnamento. Fu maestro di Renata Scotto e Luis Alva.
Foto autografa a stampa del celebre baritono datata 29/04/1925.
Ottimo stato
Fotografia; 26,2x20,5 cm -
Lot 81 Benvenuto Franci (Pienza1891 – Roma 1985)
Franci studiò canto lirico all'Accademia di Santa Cecilia a Roma con il baritono Antonio Cotogni e con Enrico Rosati.
Debuttò al Teatro Costanzi di Roma nel ruolo di Giannetto, nell'opera Lodoletta di Pietro Mascagni nel 1918, e subito dopo, sempre a Roma, interpretò il ruolo del Faraone nel Mosè di Rossini, e Ford nel Falstaff di Verdi. In seguito cantò nella prima assoluta dell'opera di Mascagni Il piccolo Marat, e come Amonasro nell'Aida di Verdi.
La sua carriera continuò brillantemente al Liceu di Barcellona, al Teatro Real di Madrid, all'Arena di Verona, al Covent Garden di Londra (dove cantò come Scarpia nella Tosca nel 1925 con la Jeritza, in Rigoletto nel 1931 e in Andrea Chénier nel 1946), all'Operà di Parigi, a Berlino, al Teatro Colón di Buenos Aires (dal 1926 al 1930). Al Teatro alla Scala di Milano cantò a partire dal 1923. Al Costanzi di Roma prese parte, interpretando Neri Chiaramantesi, alla prima assoluta dell'opera La Cena delle Beffe di Umberto Giordano, ed ebbe modo di interpretare il ruolo del protagonista del Guglielmo Tell di Rossini, accanto al tenore Giacomo Lauri Volpi, nell'edizione del centenario dell'opera.
Franci lavorò costantemente al Teatro dell'Opera di Roma dal 1928 al 1949, dove ebbe modo di lavorare con grandi colleghi e direttori illustri come il Maestro Gino Marinuzzi. Il suo repertorio comprendeva i ruoli verdiani e quelli veristi, perciò fu un grande Jago nell'Otello, Conte di Luna nel Trovatore, protagonista in Rigoletto e Simon Boccanegra di Verdi, così come fu Gerard nell'Andrea Chènier di Giordano, Scarpia nella Tosca, Jack Rance in La fanciulla del West; fu anche un ottimo Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini e protagonista nel Guglielmo Tell.
Franci fu un cantante lirico molto versatile, eccelse non solo per le sue doti vocali, ma anche per quelle interpretative. La sua voce era bella e timbrata, e ben si adattava ai ruoli drammatici, impegnati del repertorio baritonale.
La figlia di Franci, Marcella, fu un buon soprano e cantò nel secondo dopoguerra, e il figlio Carlo (nato nel 1927) è stato un celebre direttore d'orchestra e compositore. Fu direttore stabile dell'Orchestra della Radio di Dublino e direttore dell'Orchestra del Teatro di Roma e della Fenice di Venezia in numerose stagioni liriche. Ha composto l'opera L'imperatore, su libretto di Luigi Silori, rappresentata per la prima volta a Bergamo nel Teatro Donizetti nel 1958.
Foto autografa del celebre baritono al teatro la Scala datata 1940.
Ottimo stato
Fotografia; 23,7x18,2 cm -
Lot 82 Eugenio Giraldoni (Marsiglia – Helsinki 1924)
Era il figlio di un altro importante baritono, Leone Giraldoni, e del soprano e violinista Carolina Ferni. Sua madre gli diede lezioni di canto ed egli fece il suo debutto a Barcellona, nel ruolo di Escamillo in Carmen, nel 1891.
Giraldoni consolidò la sua carriera presentandosi in varie teatri lirici in Italia e, nel 1898, con una tournée in Sud America. Poi, nel 1900, si guadagnò un posto nella storia dell'opera quando creò il ruolo del barone Scarpia in Tosca, al Teatro Costanzi di Roma. Cantò anche nella prima esecuzione de La figlia di Jorio di Alberto Franchetti nel principale teatro lirico italiano, La Scala di Milano, nel 1906.
Cantò in Russia e Polonia dal 1901 al 1907 e al Metropolitan Opera di New York durante la stagione 1904–05. Nel 1913, apparve all'Opéra-Comique di Parigi, nei ruoli di Scarpia e Sharpless.
Giraldoni aveva una voce scura e risonante (anche se poco chiara) e una forte presenza scenica, secondo le descrizioni contemporanee delle sue esibizioni. Oltre a Scarpia, i suoi ruoli importanti comprendevano: Don Carlo, Amonasro, Telramund, Amleto, Méphisto e Onegin. Ma come il suo diretto rivale, il baritono siciliano Mario Sammarco, lo stile di canto veemente di Giraldoni era più adatto alle opere di compositori del verismo come Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, Andrea Chénier di Umberto Giordano, Germania e Cristoforo Colombo di Alberto Franchetti.
Dopo la prima guerra mondiale, Giraldoni cantò nel circuito dei teatri provinciali italiani. Si ritirò dal palcoscenico a Trieste nel 1921 e morì tre anni dopo in Finlandia, dove era andato ad insegnare. La sua ultima apparizione operistica era stata nel ruolo del Padre in Louise.
Giraldoni realizzò diverse registrazioni prima della prima guerra mondiale, alcune delle quali sono state ristampate su CD.
Foto autografa, datata 1910, del celebre baritono.
Ottimo stato
Fotografia; 26,4x119,2cm -
Lot 83 Enzo Dara (Mantova 1938 – Mantova2017)
Il debutto nell'opera avviene a Fano nel 1960 come Colline nella Bohème pucciniana. È invece a Reggio Emilia nel 1967 che, interpretando Don Bartolo ne Il barbiere di Siviglia, prende coscienza a pieno della propria vis comica.
Al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1969 è Mustafà ne L'italiana in Algeri, e alla Scala, due anni dopo, è di nuovo Don Bartolo nell'edizione del Barbiere di Siviglia diretta da Claudio Abbado. In tournée, sempre con la Scala, alla Royal Opera House di Londra nel 1976 è Dandini ne La Cenerentola.
È ancora Don Bartolo al Metropolitan Opera di New York nel 1982. Altri teatri in cui ha cantato sono la Staatsoper di Vienna, l'Opéra national de Paris, il Liceu di Barcellona, l'Opéra di Monte Carlo, l'Opera di Houston. È stato inoltre il primo Barone di Trombonok nella ripresa moderna de Il viaggio a Reims.
«Le sue doti migliori sono l'agilità vocale, sia nel canto vocalizzato sia soprattutto nella sillabazione veloce», e una comicità innata, «mai debordante».[1]. Grazie all'interpretazione di ruoli come Don Pasquale, Don Bartolo, Don Magnifico, a partire dagli anni settanta rappresenta «una pedina essenziale per la rinascita del belcanto»[2].
Dalla fine degli anni novanta si dedica prevalentemente alla regia teatrale.
Enzo Dara è stato anche scrittore e giornalista pubblicista. Nel 1994 ha dato alle stampe il suo primo libro Anche il buffo nel suo piccolo, raccolta di ricordi, aneddoti e osservazioni sul mondo del teatro d'opera vissuto prima come appassionato e studente poi come cantante nelle varie fasi della carriera.
Foto autografa del celebre basso, nell'opera La Cenerentola al Teatro La Scala
Ottimo stato
Fotografia; 17,9x23,8 cm -
Lot 84 Alessandro Ziliani (Busseto 1906, Milano 1977)
Alessandro Ziliani, nato il 3 giugno 1906 a Busseto, morto il 12 febbraio 1977 a Milano. Studia a Milano con il tenore Alfredo Cecchi.
Il suo debutto avvenne nel 1929 in "Madama Butterfly" al Dal Verme di Milano, ed ebbe abbastanza successo che Ziliani ottenne un contratto per registrare "La traviata" per His Master's Voice l'anno successivo (con Anna Rósza e Luigi Borgonovo). Quello stesso anno, 1930, fece un tour di concerti nei Paesi Bassi, sperando di ottenere un contratto con la Compagnia d'Opera Italiana in tournée, cosa che fece nel 1931. Cantò in "Bohème", "Traviata", "Tosca", "Rigoletto", e "Lucia" nei Paesi Bassi.
Nel 1932, ebbe un grande successo a Parma come Rodolfo, e nel 1934, debuttò alla Scala in "La Gioconda" (con Cigna, Stignani e Galeffi), e all'Arena di Verona, in "Lucia" (con Dal Monte e Armando Borgioli). Sarà uno dei pilastri della Scala per diversi anni, creandovi "Maria Egiziaca" di Respighi. Altre importanti apparizioni alla Scala furono i ruoli principali in "Louise", "Francesca da Rimini", "Mefistofele" e "Madama Butterfly". Altri dischi della HMV furono fatti in quegli anni.
Nel 1938, era negli Stati Uniti, cantando a San Francisco con Mafalda Favero (sua moglie). Fu anche ospite regolare nella Germania nazista, cantando principalmente a Berlino, Monaco e Vienna, e vi girò anche un film, "Liebeslied", in due versioni, tedesca e italiana. (La sua dizione tedesca era impeccabile, probabilmente il miglior tedesco che un cantante italiano abbia mai raggiunto). Nel 1942, passò anche a una casa discografica tedesca, la Telefunken. Cantò anche nell'operetta in Germania.
Dopo la seconda guerra mondiale, cantò ancora per qualche anno in Italia; quella che sembra essere l'ultima testimonianza della sua voce è una registrazione dal vivo del 1952 dell'"Armida" di Gluck con la Callas. Poco dopo, Ziliani abbandonò il canto e divenne uno dei più importanti agenti di cantanti italiani (Alci era il nome della sua agenzia).
Foto autografata del famoso artista. datata 14/02/1932
Ottimo stato
Fotografia; 23,4x17,4 cm