Lotto 641 | Piero Manzoni, Senza titolo. 1956.

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Asta 51 - Arte Moderna e Contemporanea Quinta Sessione - Arte contemporanea, Pop Art americana, italiana e giapponese
giovedì 16 maggio 2024 ore 10:00 (UTC +01:00)

Piero Manzoni, Senza titolo. 1956.

Piero Manzoni
Senza titolo. 1956
Olio e catrame su tela (attualmente applicato a tavola)
cm 52x42x1

Firma in basso a sinistra. Archiviato presso la Fondazione Piero Manzoni con il numero 134. Pubblicazioni: Celant G., Piero Manzoni: Catalogo Generale, Milano, 1975, p. 92, scheda 40. In questo catalogo, erroneamente, il dipinto è datato 1957 ed è stato titolato Cesoie e riferito alla Collezione Marelli a Bergamo. Battino F. e Palazzoli L., Piero Manzoni: catalogue raisonné, Milano, 1991, p. 220, scheda 134. L'opera in esame è inserita all'interno di una fase costituita da soli quattordici dipinti, denominata Figuration Imprints: Imprint of Everyday Objects, che nel corso del 1956 caratterizza la produzione di Manzoni. Proprio l'impronta seriale di oggetti quotidiani (chiavi, forbici, tenaglie, pinze, spille da balia, chiodi), ripetuti su ogni dipinto uno alla volta, caratterizza questo piccolo nucleo di opere. Celant G., Piero Manzoni. Catalogo generale, Milano, 2004, II, scheda 18. Qui pubblicato come Senza titolo.
Piero Manzoni, che nel gennaio del 1955 si era trasferito a Roma per frequentare la Facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza (tornerà a Milano a febbraio dell'anno seguente), utilizza per questo dipinto il catrame, materiale che impiegherà anche successivamente, tra il 1957 e il '58, in un gruppo di opere caratterizzate da una superficie densa e materica, solcata da forme circolari. Seppur con differenti modalità di declinazione, l'utilizzo del catrame non può non richiamare alla mente la sperimentazione tentata qualche anno prima da Alberto Burri, come puntualmente notato da Germano Celant nel Catalogo generale del 1975: "i catrami e le impronte suggeriscono due stati, tra loro complementari, di germinazione. I primi riguardano il coagulo della materia pittorica. Sono impasti catramosi lasciati colare sulla tela, fino a coprirla totalmente. Tenendo conto delle peculiarità dei linguaggi ad essa contemporanei, tra cui quello di Burri, che nel gennaio alla galleria del Naviglio, diretta da Carlo Cardazzo, aveva esposto un quadro materico "Tutto nero", sembrano ricercare più che l'esaltazione esistenziali della materia, una sua cristallizzazione. Al pari, rispetto alle superfici aperte di Fontana, i catrami cercano una chiusura, come se una lana magmatica avesse ricoperto superficie e gesto. Quanto procede sembra suggerire che per Manzoni i catrami rappresentino una fagocitazione di immagini, di gesti e di materiali. Al tempo stesso le seconde presuppongono un'esplorazione degli attributi banali della realtà. Detta esplorazione differisce dalla ricerca precedente in quanto sembra voler designare attributi esterni alla pittura. L'enucleazione dei caratteri iconici degli oggetti (pinze, forbici, tenaglie) si cala sulla superficie e definisce una realtà al di fuori di essa. Tutto ciò finisce col suggerire, già ora, la prevalenza in Manzoni di due ambiti di ricerca: uno sulla pittura e uno sulla realtà. Il loro intrecciarsi caratterizzerà il suo lavoro a venire."
(1)Aree di mancanza di materia al margine superiore, al margine sinistro e al magine inferiore; una mancanza interessa la parte finale della firma. Queste mancanze sono giustificate dallo sforzo e dalle temperature che il supporto e i materiali utilizzati hanno subito durante il processo di creazione dell'opera. Il dipinto è completamente applicato a tavola ed è in sottile cornice bianca: cm 66,5x56x7.