500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA Sessione unica
giovedì 21 marzo 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)
Domenico Svampa (Montegranaro 1851 - Bologna 1907), Giovanni Tebaldini
Domenico Svampa (Montegranaro 1851 - Bologna 1907)
Giovanni Tebaldini
Righi autografi su biglietto da visita
Una pagina
Firma/data: Loreto 11.12.1904
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Righi autografi su biglietto da visita dell'arcivescovo di Bologna e Cardinale Domenico Svampa, datati 'Loreto 11.12.1904', indirizzati al compositore, musicologo e direttore d'orchestra Giovanni Tebaldini. Domenico Svampa nel 1861 entrò nel Seminario di Fermo, dove nel 1867 conobbe don Giovanni Bosco, venuto a far visita all'arcivescovo Filippo de Angelis. Svampa nel 1872 vinse il concorso d'ammissione ed entrò nel Seminario Pio di Roma, poi accorpato nel 1913 dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, insieme ad altri due seminaristi, Roberto Papiri di Montefortino (futuro arcivescovo e principe di Fermo) e Raffaele Astorri (futuro protonotario apostolico e vicario generale di Fermo). Dopo un breve periodo passato nella sua terra natale, papa Leone XIII lo chiamò ad insegnare al Seminario di Sant'Apollinare. L'11 dicembre 1886 venne nominato cameriere segreto soprannumerario di Sua Santità ed il 28 maggio 1887 venne nominato vescovo di Forlì. Nel concistoro del 18 maggio 1894 papa Leone XIII lo proclamò cardinale destinandolo all'arcidiocesi di Bologna. Il 22 giugno ricevette la nomina a cardinale presbitero di Sant'Onofrio e fino alla creazione del cardinale Pietro Maffi, effettuata da Pio X, fu il porporato italiano più giovane. Accolse le più svariate iniziative, ad esempio, istituì le casse rurali, il giornale cattolico l'"L'Avvenire d'Italia", il “Piccolo credito romagnolo” e un istituto d'istruzione per il popolo insieme ai salesiani fondati proprio dal suo caro amico Don Bosco. Il 30 maggio 1903 pubblicò la notificazione per la festa del Corpus Domini per compendiare l'enciclica di papa Leone XIII, "De Sanctissima Eucharistia". Nell'agosto dello stesso anno partecipò al conclave, durante il quale era uno dei sette cardinali con maggiori probabilità di essere eletto papa, ma un ictus gli paralizzò il viso durante le cerimonie di apertura e gli rese difficile parlare, lo afflisse e per questo non fu scelto e votò per il cardinale Sarto, futuro Papa Pio X. Il cardinale Svampa fu precursore della riconciliazione fra Stato Italiano e Chiesa cattolica e si ritrovò al centro di un delicatissimo caso diplomatico che creò non poco scalpore in Italia e in Europa. Vittorio Emanuele III si recò a Bologna nel 1904; il cardinale, conscio dei rapporti tesi fra Santa Sede e Monarchia, desiderava poter accogliere il Re senza contrariare il Pontefice, e per tale motivò inviò in Vaticano il legale della Curia bolognese (avvocato R. Ambrosini) per chiedere il permesso di ossequiare il monarca italiano. Il Papa in persona incoraggiò il cardinale Svampa. Nelle ore successive l'alta nobiltà bolognese ed i rappresentanti della classe dirigente organizzarono un banchetto per rendere onore al Re e ovviamente l'invito fu esteso anche al cardinale Svampa, il quale accettò di partecipare nonostante non avesse ricevuto ancora un'approvazione esplicita dalla Santa Sede. L'unico inconveniente fu che il giorno del banchetto combaciava con un giorno di digiuno e quindi, per non creare disagi al cardinale, si organizzò un secondo "menù di magro". Proprio da questo espediente prese il titolo il libro di Giulio Andreotti, "Pranzo di magro per il cardinale". Purtroppo la lettera con il consenso del Papa - limitato ad un incontro personale e riservato di Svampa con il Re - arrivò in ritardo ed il cardinale partecipò al pranzo con il Re, suscitando non poco scalpore nei cattolici italiani e bolognesi. Tale evento rappresentava, per il popolo, un chiaro segno di distensione nei rapporti fra Santa Sede e Monarchia; il cardinale stesso ricevette numerosissimi biglietti e lettere di ringraziamento e lode da parte di molte persone legate soprattutto dell'area socialista e progressista e ciò non fu ben visto da Roma. Il Pontefice in persona riprese il cardinale Svampa scrivendo più lettere. L'umiliazione per lo Svampa fu enorme e lo spinse a rassegnare le dimissioni, che non furono però accolte. Egli continuò il suo ministero dalla malattia e dai tragici lutti che colpirono la sua famiglia nelle Marche. Il cardinale si spense il 10 agosto 1907 lasciando una grandissima eredità spirituale e la grande responsabilità di aver incominciato il lungo processo di riconciliazione fra Stato Italiano e Chiesa cattolica. Per tutto ciò che fece il New York Times gli dedicò ventidue articoli.