LA GIOIA A COLORI. VENETO BANCA ATTO II - I CAPOLAVORI Sessione unica
giovedì 29 febbraio 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)
Rubens Santoro (1859 - 1941) Venezia - Squero di San Trovaso
Rubens Santoro (1859 - 1941)
Venezia - Squero di San Trovaso
Olio su tela
23,7 x 37,2 cm
Firma: in basso a sinistra, “Rubens Santoro”
Elementi distintivi: sulla cornice, a matita, numero di inventario "7074A", forse apposto negli Stati Uniti; sul retro della cornice, segni di passaggi d'asta a gesso bianco
Stato di conservazione. Supporto: 80% (reintelo)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (ridotte cadute e ritocchi; tracce di vernice protettiva)
Calabrese di nascita, Rubens Santoro si forma all’Istituto di belle arti di Napoli sotto la guida di Domenico Morelli, assimilando la lezione di Filippo Palizzi, ma anche di Mariano Fortuny presente nel 1874 nella città partenopea. Dopo aver venduto alcuni dipinti nel 1873 all’influente mercante parigino Frédéric Reitlinger, dal 1875 è legato ad Adolphe Goupil, che a Napoli faceva incetta di vedute e temi di genere particolarmente apprezzati dal mercato internazionale, come attestano le sue opere conservate in pubbliche istituzioni italiane ed estere (Baltimora, Art Museum; Manchester, Art Gallery; Torino, Museo Civico, Reggio Calabria, Museo Nazionale). Torre Annunziata, Castellammare di Stabia, Procida, Amalfi, Capri e Resina sono i soggetti di questi anni realizzati con una pennellata veloce e un tocco virtuoso di matrice fortuniana. Risalgono agli anni Ottanta dell’Ottocento i primi soggetti veneziani, replicati con grande successo per oltre un ventennio e inviati a importanti esposizioni e alle gallerie parigine Goupil e Chaine & Simonson. Come notato da Isabella Valente, l’artista si concentra sulla Venezia minore dei Ciardi, di Favretto e di Nono. La laguna gli permette, così come il Golfo di Napoli, «incantevoli giochi di luce, di forti chiaroscuri, di atmosfere brillanti» (Isabella Valente, “’Dove il sole è così intenso da far male agli occhi’, Rubens Santoro e le scelte della luce”, in Tonino Sicoli, Isabella Valente, a cura di, “Rubens Santoro e i pittori della Provincia di Cosenza tra Otto e Novecento”, catalogo della mostra, Catanzaro, 2003, pp. 23-38, p. 28). Tra i luoghi più caratteristici ritratti in questi anni figura lo Squero di San Trovaso, uno dei più antichi e famosi “squeri”, i cantieri navali, che prendono il nome dalla squara utilizzata per costruire le imbarcazioni. Posto sull’omonimo rio de San Trovaso questo squero, risalente al Seicento, è uno dei pochi ancora oggi in funzione e viene utilizzato esclusivamente per le gondole. Le facciate delle case in legno, secondo uno stile più alpino che lagunare, sono dovute all’estro degli squerarioli molti originari del Cadore. In questo dipinto Santoro sostituisce con un cielo azzurro la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, che con il suo campanile nella realtà si erge alle spalle degli edifici in legno delle officine.
Teresa Sacchi Lodispoto