Asta N. 839 - Arte Moderna e Contemporanea Sessione Unica
mercoledì 5 luglio 2023 ore 16:00 (UTC +01:00)
Enrico Prampolini, Sintesi arabescale di un paese, 1922
Enrico Prampolini
1894 Modena-1956 Roma
Sintesi arabescale di un paese, 1922
olio su tela
Largh. 60 - Alt. 80 Cm
firmato in basso a destra
Etichetta al retro della Galleria Pesaro, Milano
Etichetta al retro manoscritta autografa di Prampolini: “SINTESI ARABESCALE DI UN PAESE” / PROP. P[ITTORE] MARUSSIG / Enrico Prampolini, Opera accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dal Professor Massimo Prampolini, Enrico Prampolini, Roma – Capri, Galleria Pesaro, Milano, Pittore Guido Marussig, Milano (dal 1950), Collezione privata, Valdagno, Collezione privata, Milano, Nuovi archivi del Futurismo a cura di Enrico Crispolti, Deluca Editori d'arte, Roma, 2010, p. 208, n. 6, Esposizione futurista di Enrico Prampolini, Venezia Lido, Padiglione Grandi Alberghi, maggio – giugno 1923 [Grande personale con 51 dipinti e un totale di 123 opere, con Scenografia e Coreografia, Arte Decorativa, Marionette e Burattini], , Il dipinto fa parte della importante serie di paesaggi astratti, geometrizzati e colorati, ispirati al paesaggio e all’architettura di Capri, Anacapri e della Costiera Amalfitana, dipinti da Prampolini nel 1921 e 1922, ed esposti in varie mostre tra il 1921 e il 1925 (Praga 1921, Salerno 1922, Roma 1922, Venezia 1923, Torino 1925, Roma 1925). Nella mostra personale tenuta da Prampolini a Parigi nel giugno 1929 figuravano sette opere di tema caprese indicate come eseguite nel 1924. Dopo questa data, e sporadicamente fino al 1946-47, sono documentate altre opere, soprattutto studi e schizzi realizzati durante i vari soggiorni dell’artista fino al primo dopoguerra. Ma solo il primo gruppo del 1921-22 ha le caratteristiche di originalità, di coerenza stilistica e di felicità esecutiva che ne fanno quasi un unicum nella produzione di Prampolini per la sapiente fusione tra atmosfera ambientale, plasticità architettonica e colore locale. Di questa produzione, che stando ai cataloghi dell’epoca doveva annoverare circa 35 dipinti, è rimasta purtroppo una documentazione molto scarsa: poco più di una decina di opere in tutto, a olio o a tempera, alcune delle quali di collocazione ignota. , L’etichetta della Galleria Pesaro, attiva fino alla fine del 1937, indica che il dipinto fu esposto o trattato dalla galleria, ma non sappiamo in quale occasione (sicuramente non nelle mostra collettive futuriste nelle quali sono esposte opere di Prampolini posteriori)., Da Prampolini il quadro passò, probabilmente in dono, al pittore e scenografo Guido Marussig (1885-1972, fratello minore di Piero) nel 1950 quando Marussig, allora Professore a Brera, e Prampolini si ritrovarono assieme nel comitato selettore e organizzativo della grande mostra di scenografia italiana itinerante all’estero: “Cinque secoli di scenografia italiana” (Catalogo Bestetti, Milano 1950). I rapporti tra Guido Marussig e Prampolini, ambedue influenti scenografi, sono anche documentati da una corrispondenza del 1950-51 conservata nell’archivio dell’artista donato allo Stato Italiano. Ritiratosi in tarda vecchiata a Gorizia, Marussig cedette il quadro al collezionista vicentino Aldo Venezia., Paolo Baldacci