Asta N. 863 - Old Masters Sessione Unica
martedì 27 giugno 2023 ore 15:00 (UTC +01:00)
Alessandro Turchi 1578 Verona-1649 Roma, detto l’Orbetto, Compianto sul Cristo morto
Alessandro Turchi 1578 Verona-1649 Roma, detto l’Orbetto, Compianto sul Cristo morto
olio su rame, Largh. 22 - Alt. 28 Cm, Expertise Dott. Mauro Lucco, “Il bel dipinto, ad olio su lastra di rame, raffigura un Compianto su Cristo morto, nella inedita soluzione figurativa della scena ambientata dentro la tomba, fornita per la salma di Cristo da Giuseppe d'Arimatea, con la Vergine precipite sostenuta da un angelo, ed un secondo angelo che fa luce con un grande cero nel buio dell'antro. (…), Trattasi di un'opera in tutto caratteristica di Alessandro TURCHI, detto l'Orbetto, e per di più altra versione di un dipinto già noto, il Compianto su Cristo morto del Museo di Minneapolis (inv. 66.47), recentemente apparso alla mostra veronese dedicata all'artista (1999), dove ho potuto studiarlo dal vivoricavandone l'idea di essere di fronte ad un originale dell'artista., Il tema del Compianto è stato affrontato dal Turchi numerose volte: ad esempio nel dipinto su pietra di paragone della Galleria Borghese (inv. 499), saldato nel 1617, nel quale ancora s'avverte alle spalle il grande modello di Annibale Carracci alla National Gallery di Londra, o in quello del Museo del Castello di Milano. Anche nel caso presente Turchi sembra rimeditare in maniera originalissima due altri capolavori di Annibale, la Pietà eseguita per il cardinale Farnese, ed oggi al Museo di Capodimonte a Napoli, e quella nella cappella Mattei in san Francesco a Ripa, a Roma, finita oggi al Musée du Louvre ma nella chiave di una pienezza illusionistica e formale, che può anche rinunciare a presunti caravaggismi, senza tuttavia deflettere da un vero delle forme e delle emozioni. Dunque, una tendenza intimamente "classica", pur senza un reale accostamento ai campioni romani di quel gusto, come Poussin germinata anzi sulle premesse di ritorno ad una più consueta verità visiva formulate dalla ultima ‘maniera’ veronese, come quella del Brusasorci, entro i cui limiti di gusto il Turchi aveva esordito. (…)”