Lotto 0929 | TIEPOLO GIANDOMENICO (1727-1804) <br>VIA

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mercoledì 7 dicembre 2022 ore 10:00 (UTC +01:00)

TIEPOLO GIANDOMENICO (1727-1804) <br>VIA

TIEPOLO GIANDOMENICO (1727-1804)
VIA CRUCIS
14 tavole + frontespizio
Acquaforte
209 x 185 mm.

La Via Crucis è tra le prime opere incise da Giandomenico TIEPOLO e traduce in controparte all'acquaforte la serie omonima di dipinti eseguiti nel 1747 per l'oratorio del Crocifisso della chiesa di San Polo in Venezia su committenza del parroco Bartolomeo Carminati. I rami furono incisi a partire dal 1748, data apposta sul foglio della Stazione IX, e pubblicati nel 1749 come recita la scritta del frontespizio, unico foglio in cui compare il nome dell'autore.
Nel 1742 Papa Benedetto XIV aveva stabilito il numero definitivo delle Stazioni e l'episodio in ciascuna ricordato, sostenendo questa nuova devozione ed esortando i parroci "ad arricchire le loro chiese di un così grande tesoro".
La Via Crucis di S. Polo è la prima in assoluto eseguita a Venezia, quindi Giandomenico, poco più che ventenne, si trovò di fronte a un'impresa del tutto inedita per la quale solo in parte poteva attingere ad una consolidata tradizione iconografica. Decide quindi di eseguire questa prima importante committenza in chiave di vivace réportage, come se egli stesso si fosse unito alla folla che accompagna il condannato, conferendo alle scene un ritmo narrativo serrato ed inserendo audaci inquadrature di una folla pittoresca di spettatori acconciati alla moda veneziana di metà '700 o in travestimenti esotici, figure che predominano sulle altre sebbene di fatto estranee al racconto. In ogni scena perno della composizione è comunque sempre la figura spoglia e sofferente del Cristo, che contrasta con l'opulenza degli abiti degli astanti e l'opera corrisponde con efficacia al proposito di esprimere un sentimento religioso "moderno", patetico e intimo.
Con questa serie giovanile della Via Crucis si pongono in stretta relazione diversi disegni preparatori conservati alla National Gallery of Art di Washington, alla Bibliothèque Municipal di Rouen, all'Ermitage di Leningrado e nel "Quaderno Gatteri" del Museo Correr di Venezia.
Fu probabilmente l'opportunità di assicurarsi la protezione di qualche membro influente dell'aristocrazia che indusse Giandomenico a riprodurre all'acquaforte la serie dei dipinti in una raccolta che egli dedicò al patrizio Alvise Cornaro, modestamente definendone il contenuto «primos immaturosque meae picturae ac caelaminis fructus».
Le comparse "moderne e contemporanee" al Tiepolo di questa Via Crucis hanno una funzione pittorica tutta speciale, sono chiare su sfondo scuro o scure su sfondo chiaro e fra il bianco e il nero si scala una grande varietà di passaggi che determina una generale intonazione grigio-argentea.
Vi sono personaggi in controluce modellati con l'ombra ottenuta incrociando i segni a "maglia" più o meno fitta, mentre nelle zone chiare i contorni sono delimitati con una linea sottile e un po' tremula, talvolta un tratteggio ad andamento orizzontale dilata prospetticamente le figure.