Lotto 347 | Teca con scheletro e teschi in ceroplastica - 1700 circa, ambito GAETANO GIULIO ZUMBO

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ASTA 244 - GIOIELLI, ARGENTI, OROLOGI, AVORI E CABINET DE CURIOSITÉS II SESSIONE_ASTA 244 - GIOIELLI, ARGENTI, OROLOGI, AVORI E CABINET DE CURIOSITÉS
mercoledì 7 dicembre 2022 ore 15:00 (UTC +01:00)

Teca con scheletro e teschi in ceroplastica - 1700 circa, ambito GAETANO GIULIO ZUMBO

Teca con scheletro e teschi in ceroplastica - 1700 circa, ambito GAETANO GIULIO ZUMBO

Ceroplastica, teca in legno e vetro.
La ceroplastica, ovvero l’antica arte di lavorare la cera, venne usata fin dall’antichità in ambito funerario, devozionale e successivamente dal XVII secolo fu largamente impiegata anche per la riproduzione a scopo didattico di modelli anatomici, zoologici e botanici. Nel corso del tempo la ceroplastica divenne celebre per le sue rappresentazioni soprattutto in ambito anatomico, grazie ad artisti come Gaetano Giulio Zumbo (Siracusa 1656- Parigi 1701).
Col passare del tempo e l'affinarsi delle tecniche, si identificarono quattro principali filoni all’interno della ceroplastica: il filone iperrealistico, che riproduceva principalmente scene macabre e quello vedutista, che realizzava suggestive vedute.
Questo manufatto come altre analoghe del Seicento, non si limitano a riprodurre la realtà ma offrono una visione drammatica e grottesca della caducità della vita. Queste rappresentazioni come altre analoghe del suo tempo, avevano “la funzione di esorcizzare la malattia, il dolore e la pestilenza” che dilagava a quel tempo; difatti secondo il pensiero del Seicento, circondarsi di queste immagini allontanava la morte stessa. Probabilmente la teca si può collocare nell’ambito dell’abate Giulio Gaetano Zumbo.
La scena è incastonata all’interno di una teca lignea trapezoidale con vetro. Il racconto si presenta essenziale ma ricco di particolari: un uomo giace semisdraiato al centro, appoggiato su di una roccia con il capo reclinato indietro ed il volto segnato dalla sofferenza. Il corpo coperto solo da un drappeggio nel basso ventre, corrotto dalla decomposizione emerge in uno scenario disgustoso in cui animali si accaniscono contro la carne putrescente, scorpioni e ratti simbolicamente, secondo la tradizione del seicento rappresentano l’angoscia, il disgusto ed il degrado. Sul fondale una carta da parati e un drappeggio.
La scena si completa con teschi ed ossa; questo accostamento è strettamente legato al tema del memento mori, tema largamente indagato nel Seicento, in cui dominava l’ossessiva riflessione sulla caducità della vita e della transitorietà della fortuna, poiché in termini generali, c’era la consapevolezza che l'uomo è solo e che la sua esistenza era precaria, breve, continuamente in balìa del fato.
Teca di legno:
Altezza x larghezza x profondità: 23 x 36 x 17 cm.
Stato di conservazione: **** buono (lievi mancanze).