Arte Moderna e Contemporanea Arte moderna e contemporanea - 100 Lots Evening sale - sessione unica
martedì 12 luglio 2022 ore 18:30 (UTC +01:00)
Fulvio Pendini, Senza titolo
Fulvio
Pendini
1907 - 1975
primi anni '60
Olio su tela
H45,5 x L55 cm (H17.91 x L21.65 in ),
Firma in basso a sinistra
Provenienza
Collezione privata, Milano
Fulvio Pendini (Padova 1907- 1985) è stato un pittore di grande talento coltivato con studio e applicazione costanti. Si è formato alla Scuola d'Arte "Pietro Selvatico" di Padova negli anni Venti e frequentando, successivamente, i corsi liberi dell'Accademia di Venezia. Ad un iniziale novecentismo sviluppato in chiave "ingenua", ma sapientemente calibrato nella disposizione di cromie accese e pastose, fece seguito una selezione di temi popolari brulicanti di figure bloccate in animate gestualità. Questi "teatrini" molto festosi di cerimonie, sagre di paese, processioni, si dispiegano tra due quinte: il paesaggio sintetico sullo sfondo e, in primo piano, un nastro di nature morte che sembrano poggiate sopra su un ideale davanzale. Tanta ricchezza e varietà di combinazioni cromatiche (e anche di stesure) muterà nel dopoguerra in un' esemplificazione di carattere geometrico. La presenza di Severini a Padova, per il mosaico nella sala del Senato accademico e l'affresco della Sala di Laurea di Giurisprudenza al Palazzo dell' Università nei primi anni Quaranta, ha certamente inciso sull'evoluzione linguistica in senso post-cubista di Pendini.
Nel dopoguerra prende avvio il tema sempre più ricorrente dei "ritratti" della città di Padova in cui i volumi di case e palazzi diventano sempre più porzioni di cromie geometriche tagliate dalle ombre. All' inizio degli anni Cinquanta il volto di Padova convive con le nature morte dove, oltre ai vasi, ai macinini e alle caffettiere di varia foggia, compaiono le gabbiette per gli uccelli e per le verdure nonché strumenti musicali a corda e il diapason. Le partiture cromatico-geometriche,
scandite dall' appiattimento delle figure degli oggetti, vanno sempre più disponendosi in forma ordinata e luminosa sino a raggiungere nei primi anni Sessanta, anni cui è ascrivibile la composizione in oggetto, un risultato di massima chiarezza formale, dove le linee di contorno e lo stacco cromatico diventano la chiave della distribuzione spaziale delle campiture. Pur se tentato dall' astrattismo, cui concederà una fase spazialista, nelle opere più mature e riuscite degli anni Sessanta Pendini rimane fedele alla forma figurativa, giungendo alla massima riduzione bidimensionale che solo qualche cenno d' ombra geometrica e l'illusione delle corde o dei fili di ferro tende timidamente, o forse maliziosamente vista anche la palla rossa dentro alla gabbia, a smentire.
Virginia Baradel, storica dell'arte, curatrice del catalogo "Fulvio Pendini, I volti di Padova", Ed. Skira, Milano, 2007.