Lotto 281 | GIOVAN FRANCESCO DE ROSA DETTO PACECCO DE ROSA (Napoli, 1607 – 1656), E AIUTI

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ASTA 98 - DIPINTI, DISEGNI E SCULTURE DAL XIV AL XIX SECOLO ASTA 98 - DIPINTI, DISEGNI E SCULTURE DAL XIV AL XIX SECOLO
venerdì 26 novembre 2021 ore 14:30 (UTC +01:00)

GIOVAN FRANCESCO DE ROSA DETTO PACECCO DE ROSA (Napoli, 1607 – 1656), E AIUTI

GIOVAN FRANCESCO DE ROSA DETTO PACECCO DE ROSA (Napoli, 1607 – 1656), E AIUTI

Apollo e Marsia

Olio su tela, cm. 135x97. Con cornice

Il dipinto fu riconosciuto dal Prof. Nicola Spinosa, sulla base della visione diretta, come opera di Pacecco de Rosa con interventi di aiuti.
La tela offre una lettura interessante del soggetto mitologico, impegnata a non esasperare l'efferatezza dell'atto di scorticamento in corso. Marsia viene infatti raffigurato di spalle e in penombra, col volto di tre quarti, senza amplificare l'espressione del dolore nel suo volto, come a suggerire l'ineluttabilità della sua sconfitta nella gara musicale che lo aveva contrapposto ad Apollo e, di conseguenza, la rassegnata accettazione del suo supplizio. Anche l'operazione "chirurgica" compiuta dalla divinità è raffigurata nella sua fase iniziale, e la porzione di pelle rimossa è ancora minima. Apollo è Il dipinto fu riconosciuto dal Prof. Nicola Spinosa, sulla base della visione diretta, come opera di Pacecco de Rosa con interventi di aiuti.
La tela offre una lettura interessante del soggetto mitologico, impegnata a non esasperare l'efferatezza dell'atto di scorticamento in corso. Marsia viene infatti raffigurato di spalle e in penombra, col volto di tre quarti, senza amplificare l'espressione del dolore nel suo volto, come a suggerire l'ineluttabilità della sua sconfitta nella gara musicale che lo aveva contrapposto ad Apollo e, di conseguenza, la rassegnata accettazione del suo supplizio. Anche l'operazione "chirurgica" compiuta dalla divinità è raffigurata nella sua fase iniziale, e la porzione di pelle rimossa è ancora minima. Apollo è pienamente concentrato nel compimento della punizione, ma senza segni di coinvolgimento emotivo, e la sua postura, quasi danzante, esibisce un'eleganza classica, che ne esalta lo studiato contrapposto. Il panneggio della tunica, la plastica flessione delle gambe di Apollo, la precisa resa anatomica delle braccia e delle mani, come pure della schiena possente leggermente arcuata di Marsia, sono altrettanti pezzi di bravura in cui si scorge la mano diretta di Pacecco.
La nostra tela può essere confrontata con opere del pittore quali il Martirio di San Giuliano già nella chiesa di S. Sofia a Giugliano in Campania, il Martirio di S. Biagio del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce, l'Incontro di Rachele e Giacobbe della Pinacoteca Proviciale di Bari.
BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO: V. Pacelli, Giovan Francesco de Rosa detto Pacecco de Rosa. 1607-1656, Napoli, 2008.
PROVENIENZA: Asta Porro, Milano, 21 novembre 2007, lotto 221;
collezione privata, Campania.