Lotto 119 | Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (Napoli 1609/1612 - 1675)

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)

Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (Napoli 1609/1612 - 1675)

Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (Napoli 1609/1612 - 1675)

Strage degli innocenti

Olio su tela

The massacre of the Innocents

Oil on canvas 

100,5 x 146 cm


Una delle fonti antiche per la vita di Domenico Gargiulo è Bernardo de Dominici, che lo cita in “Vita de’ pittori, scultori, ed architetti napoletani vol. 3”. Domenico nasce a Napoli il 1612, ed è figlio di Pietro Antonio, che per professione è forgiatore di spade. Da qui, con molta probabilità, gli è stato attribuito lo pseudonimo di “spadaro”. Per seguire la sua indole artistica diventa allievo di Aniello Falcone, nella cui bottega aveva per compagni d’apprendistato Carlo Coppola, Andrea de Lione, Paolo Porpora, Marzio Masturzo e Salvator Rosa. Fondamentale, altresì per la specializzazione nella pittura di paesaggio o scene cittadine affollate da figure cariche di tensione, realizzate con minuto descrittivismo, è l’interesse di Micco per i modelli di Jacques Callot. Poco più che ventenne inizia la sua attività in proprio, grazie alle commissioni di Antonio Piscicello, che gli richiede la realizzazione dell’eruzione del Vesuvio (1631), poi la rivolta di Masaniello (1647) e infine la peste a Napoli (1656): tre assoluti capolavori, dove Gargiulo, con estrema freddezza riporta realisticamente tre momenti drammatici del popolo napoletano, dipinti che sanno ancora impressionare per la loro lucida crudezza. Dalla fine degli anni 30, l’artista opera per i certosini realizzando gli affreschi nella Certosa di San Martino. Sempre il De Dominici sottolinea l'importanza della collaborazione con Viviano Codazzi da Bergamo, secondo lui iniziata a partire dal 1647, sotto il patrocinio di Gaspar Roomer. I due sperimentano dei lavori a quattro mani con l'inserimento delle vivaci scene del Gargiulo nelle scene monumentali e di rovine del pittore bergamasco. Di seguito, frequentando la bottega di Aniello Mele, rivenditore di quadri, conosce l'ormai anziano Vaccaro e suo figlio Nicola, Giovan Battista Ruoppolo e Luca Giordano: quest’ultimo contribuisce ad una sua nuova fase pittorica ne subisce l’influenza pittorica. L’influenza del Giordano la si può vedere, per esempio nell’ “Adorazione dei pastori”, ove il freddo realismo è sostituito dalla ricercatezza plastica delle figure e esuberante teatralità. L’opera in esame, torva significative aderenze con quanto lo Spadaro ha prodotto. Oltre ai te dipinti sopraccitati, il confronto può essere arricchito dal paragone con il Martirio di Sant’Agata e Martirio di Sant’Orsola, già Colnaghi, pubblicati da Nicola Spinosa a pag. 296 e 297 di “Civiltà del Seicento a Napoli”