ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
Francesco Ruschi (Roma 1600/1610 - Treviso 1661)
Francesco Ruschi (Roma 1600/1610 - Treviso 1661)
Salomè con la testa del Battista
Olio su tela
Salome with the head of the Baptist
Oil on canvas
74 x 92 cm
Dopo un apprendistato nella bottega del Cavalier d’Arpino, è a stretto contatto con alcune personalità di spicco del caravaggismo romano degli anni Venti. Nello stesso tempo coltiva l’amicizia con Francesco Albani, e s’interessa a quanto proposto da Pietro da Cortona, come “Ercole e Onfale", Christie’s a New York nel 2001, conferma. Tra il 1628 e il 1629 giunge a Venezia, probabilmente al seguito del padre medico. L’ambiente veneziano impresse sulla sua tavolozza un amore verso Veronese, percepibile nei dipinti degli anni Trenta. Secondo lo storiografo Carlo Ridolfi, a Ruschi fu chiesto, dalle autorità della Serenissima, di «rinnovare» due teleri del Tintoretto in Palazzo Ducale, visto che lo consideravano in grado di comprendere e calarsi nello stile del grande maestro veneziano meglio di altri. Tra il 1639 e il 1651 si dedicò a uno degli incarichi più impegnativi e prestigiosi, come la decorazione del soffitto della chiesa di S. Anna a Venezia e alcuni i dipinti di storia romana e con episodi biblici per il collezionismo privato, riconoscibili per i contorni netti e le cromie ricche dai toni acidi e stridenti, in cui emerge la sua vocazione decorativa, elaborata in un classicismo accademico, elegante sino alla leziosità. Al quinto decennio si collocano il S. Giovanni Battista che indica Cristo come l’Agnello di Dio, della basilica di S. Giusto a Trieste; la S. Orsola delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; e l’Allegoria della Verità e della Misericordia di Odessa (Museo di arte occidentale e orientale), nonchè la Diana nella pinacoteca Querini Stampalia a Venezia. Nel 1656 si trasfere a Treviso, dove opera al servizio di varie chiese del luogo e del contado, comunque rimangono ben saldi i contatti con Venezia da dove arrivano significative commisioni per il duomo di Murano a la chiesa di Santa Teresa. La pittura di Ruschi si pone come anello di congiunzione tra il tardo manierismo e quello veneziano, con il suo particolare avvicinamento ai modi veronesiani. A lui deve qualcosa il Carpioni, ma soprattutto la generazione di pittori macadamizzanti nati anche grazie al suo apporto: Giovanni Carboncino, Valentin Lefèbre, Giovanni Antonio Flumiani oltre a Antonio Zanchi, Pietro Negri, Francesco Rosa e Federico Cervelli, che il Temanza (1738, 1963, p. 84) ci dice essere stati suoi allievi. La nostra tela mostra significative aderenze con quanto il Ruschi ha prodotto circa a metà del secolo Diciassettesimo, per esempio, con le sopraccitate Allegoria della Verità e della Misericordia (olio su tela, 71,2 x 106,8 cm; Odessa, Museo d’Arte Occidentale e Orientale) e l’Ercole e Onfale, esitata da Christie’s a New York il 3 ottobre del 2001