Lotto 153 | MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SUTRA DELLA DOMANDA DEL RE UDAYANA DI VATSA<br>Corea, stile della dinastia Goryeo<br>

Bertolami Fine Art - Piazza Lovatelli 1, 00186 Roma
ASTA 93 - Arte Asiatica e Tribale sessione unica
giovedì 17 giugno 2021 ore 13:00 (UTC +01:00)

MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SUTRA DELLA DOMANDA DEL RE UDAYANA DI VATSA<br>Corea, stile della dinastia Goryeo<br>

MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SUTRA DELLA DOMANDA DEL RE UDAYANA DI VATSA
Corea, stile della dinastia Goryeo


Il manoscritto pieghevole si compone di sedici fogli (ognuno 20.5 x 6.9 cm) a fondo indaco, sul quale si svolge testo immagini a oro. Un lato presenta ai due estremi due bodhisattva stanti; sulla sinistra, disposta su sei fogli, una scena continua con al centro il Buddha in trono fiancheggiato da divinità dell'ampio pantheon buddhista; segue il testo – sistemato in verticale con dodici caratteri per ogni fila - introdotto dal titolo del sutra. Sull'altro lato, ai due estremi il frontespizio e il foglio finale, ornati entrambi con arabesco floreale, il primo con cartiglio rettangolare con il titolo della scrittura in caratteri di stilo sigillo; a partire da destra, ancora il testo, al quale segue un'immagine disposta su tre fogli, raffigurante il Buddha seduto su una roccia, alla sua sinistra un gruppo di suoi fedeli discepoli.

20.5 x 6.9 cm

Provenienza: collezione privata.
Nel Sutra della Domanda del Re Udayana di Vatsa (in sanscrito Udayanavatsarājaparipṛcchā sūtra; in cinese 佛說優填王經, You tian wang jing) si discute sulla sofferenza che provoca il desiderio sessuale partendo dalla storia del re Udayana di Vatsa. Vissuto all'epoca in cui Sakyamuni predicava nel nord dell'India, Udayana era noto per le sue passioni mondane, tra cui quella per le donne. Si racconta che una volta, istigato dalla moglie gelosa, fosse sul punto di uccidere sua figlia finché non intervenne il Buddha. Udayanawe è anche noto per aver commissionato la prima immagine sacra del Buddhismo, al quale si convertì dopo aver ascoltato i sermoni di Pindola Bharadvaja, uno dei più stretti discepoli di Sakyamuni.

La produzione di manoscritti buddhisti (sagyong) è una delle più ammirate forme d'arte della Corea, apprezzata fin dall'antichità anche in Cina, in Giappone e in Mongolia, Paesi nei quali quali sono tuttora conservati numerosi esemplari di questi testi illustrati.
Durante il periodo Goryeo (918-1392), questa pratica devozionale raggiunse il suo acme artistico, con la produzione di numerosi esemplari eseguiti per una committenza piuttosto ampia. Per far fronte alla grande richiesta, nel XII secolo fu perciò istituito l'Ufficio Reale per i Sutra (Sagyongwon), nel quale monaci e calligrafi professionisti si dedicavano alla produzione di manoscritti simili a quello qui presentato.
Di solito, i manoscritti erano realizzati utilizzando una carta molto pregiata ricavata dalla corteccia interna dell'albero del gelso, quindi tinta in indaco, sfondo sul quale si stagliava il testo calligrafico e le immagini (pyonsang) a oro oppure argento. L'apertura e la chiusura del manoscritto sono usualmente decorati con arabeschi dei fiori detti posang tangcho