Lotto 75 | Gianantonio o Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 - Venezia 1760)

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lunedì 19 aprile 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)

Gianantonio o Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 - Venezia 1760)

Gianantonio o Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 - Venezia 1760)
"Capriccio architettonico"
Olio su tela
"Architectural capriccio"
Oil on canvas
93 x 129 cm

La grande tela giunge da un’importante raccolta privata di un colto collezionista, egli la riconduceva a Francesco Guardi e derivata dagli esempi di Marco Ricci. L’ipotesi seppur intelligentemente indirizzata è errata e l’opera va ricondotta al fratello maggiore Gianantonio, come dimostrano gli studi dell’insuperato esperto in materia, Antonio Morassi. Lo studioso pubblica nella sua poderosa opera dedicata ai Guardi un dipinto identico al presente, con una variante che vede l’assenza dei due personaggi a sinistra. Egli inserisce questa opera nel momento di collaborazione tra Gianantonio e Michele Marieschi. In effetti esiste un’opera di Michele Marieschi quasi identica e proveniente dalla collezione del Lord Chelsea, passata nel mercato italiano, oggi in ubicazione ignota (vedi “Michele Marieschi” opera completa di Succi pag. 373; “Michele Marieschi” opera completa di Ralph Toledano pag. 133). Ralph Toledano, in questa occasione, ribadisce la tesi di Morassi, accenna ad una collaborazione tra Michele e Gianantonio. In effetti e del tutto evidente, osservando la nostra tela, come essa sia la trascrizione guardesca dell’invenzione di Michele. Partendo dall’ampio cielo esso è eseguito a larghe pennellate leggere zizzaganti, il colore tende al verde come nelle più intense opere protoromantiche di Francesco Guardi. In primo piano riprendendo la descrizione di Morassi “A destra, sotto un portico diroccato, due soldati seduti conversano accanto ad alcune botti. Nel porticciolo sono ormeggiate alcune imbarcazioni e sulla riva stanno ritte due figurette di turchi, sullo sfondo architetture fantastiche e rovine romane”; Il terreno è realizzato, come nella produzione guardesca, per grandi macchie e pennellate convulse ove al prevalere dell’ocra s’alternano brevi brani di verde. Ad osservare le rovine e gli edifici, essi sono dipinti con la caratteristica pennellata compendiaria dei Guardi che alla descrizione particolareggiata preferivano la pennellata sciolta e sfatta in grado di dare la grave aria decadente che contraddistingue i loro capricci. Infine l’acqua, ferma e perfettamente piatta, nella sua essenza plumbea è l’ennesima riprova della tesi espressa