Design e Arti Decorative Sessione unica
mercoledì 22 luglio 2020 ore 17:00 (UTC +01:00)
Salvatore Saponaro, Gio Ponti (1888-1970, 1891-1979) - L'Ospitalità, 1930 ca
Salvatore Saponaro, Gio Ponti (1888-1970, 1891-1979) - L'Ospitalità, 1930 ca
H 64 cm
Scultura in ceramica smaltata policroma
La direzione artistica di Ponti presso la Richard Ginori rappresentò un'occasione per sperimentare quella sua istintiva capacità di intrecciare salde forme di collaborazione con gli artisti, che connoterà tutta la sua successiva attività progettuale. Si pensi per esempio alle Due figure (La letizia e L'ospitalità), realizzate intorno al 1923-25 su modello plastico di Salvatore Saponaro, o al Grande trionfo da tavola per le ambasciate italiane,che disegnò nel 1926 insieme a Tomaso Buzzi e che fu modellato in porcellana bianca da Italo Griselli, con ritrovature in oro segnato a punta d'agata da Elena Diana. All'interno di queste proficue forme di collaborazione sviluppò ancora il suo concetto di simbiosi produttiva tra arte e industria, laddove come da lui stesso enunciato durante la preparazione del programma della Triennale del 1930: "Arte è il genere, industria la condizione". Nella sua funzione di direttore artistico della Richard Ginori – nominato, congeniale intuizione della società, in quanto architetto e non ceramista – ebbe dunque l'opportunità di esprimere la sua aspirazione a confrontare il rigore dello stile con le esigenze produttive della grande industria. Come infatti scrisse nella Casa all'italiana:"L'industria fa stile e genera stile: l'industria è la maniera del nostro tempo". E se le importanti collaborazioni che avviò con altre industrie a partire dai primi anni trenta, dopo aver lasciato la Richard Ginori, ebbero una incidenza determinante sulla formazione del futuro design italiano, questa sua specifica esperienza nel campo della ceramica rappresentò davvero, come ha dichiarato Paolo Portoghesi, la "preistoria" del designScultura in ceramica smaltata policroma
La direzione artistica di Ponti presso la Richard Ginori rappresentò un'occasione per sperimentare quella sua istintiva capacità di intrecciare salde forme di collaborazione con gli artisti, che connoterà tutta la sua successiva attività progettuale. Si pensi per esempio alle Due figure (La letizia e L'ospitalità), realizzate intorno al 1923-25 su modello plastico di Salvatore Saponaro, o al Grande trionfo da tavola per le ambasciate italiane,che disegnò nel 1926 insieme a Tomaso Buzzi e che fu modellato in porcellana bianca da Italo Griselli, con ritrovature in oro segnato a punta d'agata da Elena Diana. All'interno di queste proficue forme di collaborazione sviluppò ancora il suo concetto di simbiosi produttiva tra arte e industria, laddove come da lui stesso enunciato durante la preparazione del programma della Triennale del 1930: "Arte è il genere, industria la condizione". Nella sua funzione di direttore artistico della Richard Ginori – nominato, congeniale intuizione della società, in quanto architetto e non ceramista – ebbe dunque l'opportunità di esprimere la sua aspirazione a confrontare il rigore dello stile con le esigenze produttive della grande industria. Come infatti scrisse nella Casa all'italiana:"L'industria fa stile e genera stile: l'industria è la maniera del nostro tempo". E se le importanti collaborazioni che avviò con altre industrie a partire dai primi anni trenta, dopo aver lasciato la Richard Ginori, ebbero una incidenza determinante sulla formazione del futuro design italiano, questa sua specifica esperienza nel campo della ceramica rappresentò davvero, come ha dichiarato Paolo Portoghesi, la "preistoria" del design
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