Lotto 57 | GRIMALDI DETTO IL BOLOGNESE GIOVANNI FRANCESCO (1606 - 1680) San Pietro che...

Capitolium Art - Via Carlo Cattaneo 55, 25121 Brescia
ASTA 191 - ARTE ANTICA E DELL'OTTOCENTO 1A SESSIONE
mercoledì 9 dicembre 2015 ore 16:00 (UTC +01:00)

GRIMALDI DETTO IL BOLOGNESE GIOVANNI FRANCESCO (1606 - 1680) San Pietro che...

GRIMALDI DETTO IL BOLOGNESE GIOVANNI FRANCESCO (1606 - 1680) San Pietro che trova il tributo. Olio su tela. Cm 93,30 x 72,00. Giovanni Francesco Grimaldi è uno dei più diretti continuatori della tradizione del paesaggio ideale inventato da Annibale Carracci a Roma all’inizio del Seicento. La sua formazione è avvenuta probabilmente nell’ambito dell’Accademia dei Carracci a Bologna. Nella capitale si lega ad Albani e al Gobbo dei Carracci, mantenendo così il suo rapporto con la cultura artistica dei paesaggisti bolognesi seguaci di Annibale Carracci, la cui maniera ebbe modo di studiare soprattutto dagli esempi del Domenichino, anche lui allievo di questo pittore operante a Roma. Questi nella sua bottega conservava molti disegni di Annibale che utilizzava per comporre i suoi dipinti e sui quali si esercitavano anche i suoi allievi. Nei paesaggi di Giovanni Francesco, infatti, è molto evidente l’influenza del classicismo di questi due artisti. Grimaldi arriva a Roma dalla natia Bologna all’età di circa venti anni; nel 1635 è ricordato tra i membri dell’Accademia di San Luca, di cui diverrà Principe per ben due volte (nel 1657 e nel 1665), e nel 1657 entra a far parte dei Virtuosi del Pantheon. Nella capitale ricevette commissioni da importanti personalità del tempo, come il marchese del Carpio e i papi. Agli anni Quaranta risalgono i suoi affreschi in palazzo Santacroce ai Catinari e in palazzo Peretti-Montalto, oggi Almagià; mentre nel 1645-47, insieme all’Algardi, dirige i lavori di decorazione di Villa Pamphilj fuori Porta San Pancrazio. Nel 1649-51 visita Parigi dove esegue alcune decorazioni per il palazzo del cardinale Mazzarino e per il Louvre, e al suo rientro a Roma nel 1651 svolge i noti lavori nella Galleria di Alessandro VII al Quirinale. La sua produzione di dipinti da cavalletto è molto rara; alcuni quadri si conservano ancora oggi in Francia, e risalgono probabilmente al suo soggiorno parigino, altri quattro, documentati, sono alla Galleria Borghese e furono comprati dalla famiglia nel 1678 direttamente dal pittore, e ancora due si trovano rispettivamente negli appartamenti privati di palazzo Colonna e nella Galleria Doria-Pamphilij. In questa tela Grimaldi manifesta il suo legame con Annibale Carracci e Domenichino, presentando un paesaggio di tipo classico ed eroico dove lo scenario naturale fa da sfondo alla storia dell’uomo. L’artista ambienta un episodio del Vangelo in un vasto paesaggio con una rustica capanna di paglia sulla destra e una veduta di una città in lontananza. In primo piano si svolge la scena in cui Pietro, incredulo, mostra ai Farisei la moneta d’argento che Gesù aveva promesso di fargli trovare nel ventre di un grosso pesce affinché potesse pagare il tributo richiesto da Tiberio per il Tempio. Bibliografia comparativa: L. Frati, Gio. Francesco Grimaldi detto il Bolognese, in “Arte e Storia”, XIV, 1895, 4, pp. 35-37; H. Hibbard, Palazzo Borghese Studies-II: The Galleria, in “The Burlington Magazine”, CIV, 706, 1962, pp. 9-20; L’Ideale Classico del Seicento in Italia e la Pittura di Paesaggio, catalogo della mostra, Bologna, 1962; A. Nava Cellini, Il Borromini, l’Algardi e il Grimaldi per Villa Pamphilj, in “Paragone”, 159, 1963, pp. 73-74; L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, Roma, 1976, II, pp. 578-583; D. Batorska, Grimaldi’s Frescoes in Palazzo del Quirinale, in “Paragone”, 387, 1982, pp. 3-12