Lotto 18 | Pittore veneziano (Giuseppe Moretti?) (II metà del XVIII secolo) Il Canal Grande con la Chiesa della Salute, Venezia

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mercoledì 19 marzo 2025 ore 17:00 (UTC +01:00)

Pittore veneziano (Giuseppe Moretti?) (II metà del XVIII secolo) Il Canal Grande con la Chiesa della Salute, Venezia

Pittore veneziano (Giuseppe Moretti?) (II metà del XVIII secolo)
Il Canal Grande con la Chiesa della Salute, Venezia
Affresco trasferito su tela
138,5 x 296 cm

Provenienza: Conti Revedin, Palazzo Colonna Preti, Castelfranco Veneto: Conte Rinaldi (fino al 1928-1935); Banca Popolare di Montebelluna (dal 1966 Banca Popolare di Asolo e Montebelluna e dal 2000 Veneto Banca); Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: D. Gasparini e L. De Bortoli, "Storia di una banca di territorio. Dalla Popolare di Montebelluna a Veneto Banca. 1877-2007", Treviso, 2008, p. 196 (in cui l'acquisto è datato al 1936)

Stato di conservazione. Supporto: 60% (affresco strappato, riportato su foderatura a doppia tela)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (lacerazioni, suture, integrazioni)

Il presente lotto e il successivo costituivano il pendant decorativo del salone del settecentesco palazzo Colonna Preti a Castelfranco Veneto - che ancora conserva gli originari apparati di stucco che incorniciavano le vedute - da cui furono asportati prima del 1935, data in cui è annotato un primo intervento di restauro nei registri della Banca Popolare di Asolo e Montebelluna «dei due quadri acquistati dal Co. Rinaldi, ed attribuiti a scolari del Canaletto». Per primo Giuseppe Pavanello ha confermato sul piano stilistico la afferenza degli affreschi al '700 veneziano (comunicazione del 28 maggio 2021), già indicata conseguentemente all'esame materiale dei manufatti dall'esperto restauratore Giuseppe M. Dinetto (nota del 27 aprile 1994). Charles Beddington, su base fotografica, ha segnalato il rapporto tra le due opere e due vedute di Canaletto databili intorno al 1722, delle quali la prima, rimasta a Venezia almeno fino agli anni quaranta del Settecento, è oggi conservata nella Alfred Taubmann Collection, New York, e la seconda presso il National Museum of Wales, Cardiff. Data la adesione anche cromatica ai modelli canalettiani, Charles Beddington ritiene possibile che si tratti di un autore vicino a Canaletto forse attivo già negli anni venti del Settecento (comunicazione dell'11 giugno 2021).
Bozena Anna Kowalczyk, dopo un accurato esame dal vero, ha dedicato alle opere una complessa scheda critica (riprodotta qui a seguire), che ne ricostruisce il rapporto con i modelli di Canaletto e ne ipotizza l'autore in un raro vedutista suo allievo, Giuseppe Moretti.

Siamo grati a Charles Beddington, Bozena Anna Kowalczyk e Giuseppe Pavanello per il supporto dato alla catalogazione delle opere.


Scheda critica

Queste due ampie vedute di Venezia [n.d.r. lotti 18-19], eseguite ad affresco, sono un unicum nella storia del vedutismo veneziano del Settecento. Le composizioni seguono le tele giovanili di Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto (1697-1768), eseguite nel 1722-1723, raffigurando le architetture riprese dagli stessi punti di vista, riportando le stesse imbarcazioni e le figure, ma adottando la tecnica del Canaletto maturo, dei decenni successivi. La conoscenza diretta degli originali e nello stesso tempo delle opere più tarde di Canaletto induce a credere l’autore appartenente alla sua stretta cerchia, forse collaboratore nello studio. La Torre dell’Orologio nel Bacino di San Marco dalla Giudecca, Venezia, si presenta completa di secondo piano, indicando una data posteriore ai lavori di sistemazione e rimodernamento intrapresi secondo il progetto dell’architetto Giorgio Massari nel 1755. Il termine ante quem è il 1787, quando inizia la dispersione delle opere di Canaletto.
"Il Canal Grande con la Chiesa della Salute, Venezia" riprende il dipinto di Canaletto, ora nella collezione Alfred Taubmann, New York, documentato dal 1765 al 1783 nella casa di Giovanni Berzi a Padova, dove era pervenuto da Venezia probabilmente poco prima del 1760, assieme ad altre tele della stessa serie eseguita nel 1722-1723 per il pittore veneziano Antonio Pellegrini e ereditata dalla moglie, Angela Carriera (m. 1760), sorella della celebre pittrice pastellista Rosalba (nota 1); attorno al 1787 viene acquistato da John Strange (1732-1799), residente britannico a Venezia che lo mette in vendita all’incanto il 10 dicembre 1789 a 125 Pall Mall a Londra (lotto 71).
È una delle vedute giovanili di Canaletto più copiate da altri vedutisti veneziani: è nota la replica in dimensioni molto vicine eseguita nel 1745 circa dal nipote di Canaletto, Pietro Bellotti (1725-1800 circa), pittore vedutista che dal 1748 è attivo in Francia (nota 2). Un’altra copia, considerata a lungo di Canaletto, appartiene alle collezioni reali britanniche (nota 3), anch’essa, come il dipinto di Bellotti, ha come pendant la replica di un’altra tela della collezione Pellegrini, "San Cristoforo, San Michele e Murano dalle Fondamenta Nuove", ora al Museum of Art di Dallas (nota 4).
In un formato decisamente orizzontale, nelle dimensioni doppie in larghezza rispetto all’originale (che misura 110,5 x 137,8 cm), l’autore delle opere qui in esame gestisce con padronanza
l’impostazione prospettica, apportando lievi modifiche all’angolazione degli edifici sul Canal Grande, in particolare dei palazzi Gritti e Flangini Fini sulla curva del canale a sinistra; allarga anche la visuale, a sinistra solo leggermente, a destra inserisce una ampia porzione di un palazzo gotico, non presente in Canaletto. L’accurata descrizione dei dettagli architettonici non rilevati da Canaletto, della facciata del palazzo Corner della Ca’ Grande che inquadra la veduta a sinistra, della Basilica stessa, con le sculture che coronano il timpano e le volute, indica uno studio sul luogo, ma la Basilica rimane raffigurata, come in Canaletto, senza la cupola laterale e le torrette.
La storia del dipinto di Canaletto, "Il Bacino di San Marco dalla Giudecca, Venezia", ora al National Museum & Galleries of Walles, Cardiff (nota 5) non è documentata fino alla sua apparizione da Agnew a Londra nel 1956 e l’acquisto di poco successivo dal museo britannico. Chi scrive ha ipotizzato che anche questo dipinto fosse appartenuto alla collezione del pittore rococò Pellegrini; la presente coppia di repliche è una forte conferma della conservazione dei modelli di Canaletto nello stesso luogo. Come nel pendant, anche in questa veduta del Bacino di San Marco, l’autore apporta modifiche alla composizione, estendendo la visuale a destra e a sinistra, eliminando lo spigolo del palazzo al margine destro, conferendo una maggiore importanza al profilo delle montagne all’orizzonte. I colori delle vesti delle figure e le fogge delle barche con le loro vele bianche seguono il dipinto di Canaletto ma la conoscenza diretta a una data abbastanza precoce della tela presa a modello è indicata soprattutto dalla presenza del sandalo con il barcaiolo vicino alla gondola all’attracco e di un'altra figura, più a sinistra: gli stessi dettagli facevano parte del dipinto di Cardiff ma solo i recenti restauri e le indagini a raggi X e ad infrarosso li evidenziano sotto le ridipinture (nota 6), conferendo alla presente opera un’ulteriore interesse come documentazione.
Tra i pittori veneziani che nella seconda metà del Settecento copiavano o imitavano le opere di Canaletto si distingue Giuseppe Moretti, uno dei pochi pittori veneziani dell’epoca di cui non si hanno precisi dati anagrafici e un’immagine complessiva del suo operare. L’unico periodo documentato sono gli anni Settanta, quando, tra il 1776 e il 1780, in una nota a un suo dipinto, "Capriccio con il Castel Sant’Angelo", parte della collezione di Francesco Algarotti (oggi nella Galleria Nazionale di Parma) (nota 7), Giovanni Antonio Selva (1851-1819) lo definisce «Veneziano vivente» e aggiunge che «ha perfettamente imitata la maniera di Canaletto» (nota 8).
Nonostante l’attribuzione di Selva, il capriccio di Algarotti verrà considerato di Canaletto fino ai tempi più recenti, come anche le copie dei quattro dipinti eseguiti secondo Canaletto per il mercante berlinese Sigismund Streit, oggi alla Gemäldegalerie, di Berlino (nota 9) e la replica della celebre Prospettiva con portico delle Gallerie dell’Accademia, conservata a Ca’ Rezzonico (nota 10). «Moretti is nearer to Canaletto in his drawing than any other painter…» (nota 11) . L’8 dicembre 1776 viene eletto accademico e professore dell’Accademia di pittura e scultura di Venezia, con l’approvazione del suo saggio di bravura, "Capriccio architettonico" che verrà esposto in Piazza San Marco alla fiera della Sensa del 1777 (nota 12).
Un suo dipinto figura nell’inventario di Girolamo Manfrin (1742-1802), steso da Pietro Edwards (1744-1821), ispettore generale delle collezioni pubbliche veneziane (nota 13); lo ricorda Antonio Canova in una lettera al padre Tonioli del 21 gennaio 1804, ricercando le sue vedute di Venezia alla pari di quelle di Canaletto e Guardi (nota 14).
W. G. Constable, il primo grande studioso di Canaletto, considerando la sua conoscenza dei procedimenti di Canaletto, riconosciuta già dai contemporanei, lo crede allievo e forse collaboratore del Maestro. Giuseppe Moretti è anche unico vedutista-prospettico a sperimentare la tecnica dell’affresco - nel 1780 lo vediamo nel ruolo di quadraturista della volta della navata nella chiesa di San Tomà a Venezia, in fianco a Jacopo Guarana (nota 15) - potrebbe essere lui l’autore delle due opere qui in esame, come sembrano confermare anche le sagome squadrate delle figure.
L’ultima notizia su Giuseppe Moretti risale al 24 maggio 1784, quando l’artista partecipa all’adunanza della congregazione dell’Accademia di pittura e scultura di Venezia.

Bozena Anna Kowalczyk


Note
1 G. B. Rossetti, "Descrizione delle Pitture, Sculture ed Architetture di Padova. Con alcune osservazioni intorno ad esse, ed altre curiose notizie. Edizione seconda, accresciuta, e migliorata", Padova 1776; B. A. Kowalczyk, "La collezione Pellegrini", in "Canaletto prima maniera", catalogo della mostra a cura di B. A. Kowalczyk (Venezia, Fondazione Giorgio Cini), Milano 2001, pp. 101-103 e 110-111, n. 41.
2 F. B. Watson, "Venetian Paintings at the Royal Academy 1954-55", in "Arte Veneta, IX", 1955, p. 261; C. Beddington, in "Pietro Bellotti: un altro Canaletto", catalogo della mostra a cura di C. Beddington, D. Crivellari (Venezia, Ca’ Rezzonico), Verona 2014, pp. 61-62, ill. p. 73.
3 W. G. Constable, Canaletto. "Giovanni Antonio Canal 1697-1768", seconda edizione rivista e ampliata da J. G. Links, Oxford 1989, I, tav. 38; II, pp. 271-272; M. Levey, "The Later Italian Pictures in the Collection of Her Majesty the Queen", seconda edizione, Cambridge 1991, p. 50, n. 420, fig. 67 (“after Canaletto”).
4 W. G. Constable, "Canaletto…" cit., II, p. 176, n. 365 (b); B. A. Kowalczyk, in "Canaletto prima maniera…" cit., pp. 108-109, n. 40 (originale del Museum of Art, Dallas); M. Levey, "The Later Italian Pictures…" cit., pp. 49-50, n. 419, fig. 66 (copia).
5 W. G. Constable, "Canaletto…" cit., I, tav. 33; II, p. 255, n. 143; B. A. Kowalczyk, in "Canaletto prima maniera…" cit., pp. 112-115, n. 42; B. A. Kowalczyk, in "Canaletto et Guardi: les deux maîtres de Venise", catalogo della mostra a cura di B. A. Kowalczyk (Parigi, Musée Jacquemart-André), Bruxelles 2012, pp. 70-71, n. 5.
6 B. A. Kowalczyk, in "Canaletto et Guardi…" cit., foto a raggi X a p. 70.
7 Parma, Galleria Nazionale, inv. 283.
8 "Catalogo dei quadri, dei disegni e dei libri che trattano dell’arte del disegno della Galleria del fu Sig. Conte Algarotti in Venezia" [s.n., s.l., s.d., ma G. A. Selva, "Venezia, tra 1776-1780"], pp. XV-XVI.
9 Berlino, "Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz, Gemäldegalerie, Leihgabe der Streitschen Stiftung"; W. G. Constable, "Canaletto…" cit., I, tavv. 50, 55, 66; II, pp. 306-308, 328-329, 371-373, nn. 242, 282, 359 e 360 (Canaletto); le opere di Moretti si trovano in varie collezioni private.
10 T. Pignatti, "Il Museo Correr di Venezia. Dipinti del XVII e XVIII Secolo", Venezia 1960, p. 35 (inv. 1903), foto
a p. 34.
11 W. G. Constable, "Canaletto…" cit., II, p. 165.
12 S. Moschini Marconi, "Gallerie dell’Accademia di Venezia. Opere d’arte dei secoli XVII, XVIII, XIX", Roma, 1970, pp. 60- 61, inv. 486.
13 G. Pavanello, "Gli inventari di Pietro Edwards nella Biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia", Verona, 2006, p. 80.
14 G. Pavanello, "Canova collezionista di Tiepolo", [Mariano del Friuli], 1996, p. 17 e 67, nota 13.
15 S. Guerriero, "Jacopo e Vincenzo Guarana nella chiesa di San Tomà", in "Arte Veneta", 53, 1998, pp. 157 e 159.

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