Meraviglie Atto II. La Gioia a colori. II Sessione unica
mercoledì 15 maggio 2024 ore 15:30 (UTC +01:00)
Carlo Maratti (1625 - 1713) , da Omnia vincit Amor
Carlo Maratti (1625 - 1713) , da
Omnia vincit Amor
Olio su tela
62 x 75 cm
Elementi distintivi: al verso, sull’asse inferiore della cornice, in penna nera «Ak 5, 62x74,3, TELA 2,2 cm, NERO PATINATO COME FOTO, NO MARMO», sull’asse superiore del telaio, al centro, etichetta stampata «This is one of the capital pi[ct]ures of Poussin. It was painted for Monsieur G...lier at Rome; and afterwards belonged to M. de L’Isle Sourdiere, to the President de Believre, to M. de Dreux, the Marquis de Seignelay, and lattest [?] came into the Orleans Collection. It was painted at the period which is considered his best, and when He had (?)…»; accanto, un’etichetta in carta postale, in penna nera «15 Juin, M Corme, 61 av de Nevilly, MAI 20.56»; più a destra, sul riepegamento della tela sull’asse del telaio, in lapis «AEX (?)»
Stato di conservazione. Supporto: 85% (rintelo, gore d'acqua)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (buono stato di conservazione, esigui restauri sul ventre di Dafne, mano di Amore, sullo sfondo al di sopra di Apollo)
Il dipinto riproduce una fortunata opera di Carlo Maratti, anche noto come Maratta (1625-1713), oggi nota come "Apollo insegue Dafne" (olio su tela 221,1x224 cm), datata al 1681 e oggi conservata, resecata ai lati, presso i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles (inv. 269), dove giunse, come si legge dalla scheda museale, con il primo invio del governo francese nel 1802.
L'immagine appare in controparte, e con scelte cromatiche diverse dal dipinto originale (si vedano i panneggi, per esempio), il che indica la mediazione di una stampa, quasi certamente quella realizzata dall'incisore fiammingo Robert van Audenaerde, o Ouden-Aerd (1663–1748), trasferitosi a Roma a 22 anni, dove divenne allievo proprio di Maratti.
Il registro inferiore della stampa indica anche il titolo originale dell'opera, "Omnia vincit Amor", con dedica al Marchese Niccolò Maria Pallavicini (1650-1714), che il Maratti celebra in un dipinto del 1705, oggi presso la collezione Stourhead, in Wiltshire ("Il Marchese Niccolò Maria Pallavicini guidato al Tempio della virtù da Apollo", in cui compare a destra anche l'autoritratto dell'artista intento a dipingere).
La scena è tratta dalle "Metamorfosi" del poeta romano Ovidio. La prestigiosa commissione per questo dipinto venne, nel 1681, da Luigi XIV di Francia (1638-1715), mediante Jean-Baptiste Colbert, e l'esito valse a Maratta la nomina a "peintre du roi" in aggiunta a una lauta ricompensa. Il tema mitologico, in realtà, si poneva anche come una allegoria del “Re Sole” identificato con Apollo “divinità solare”. I contemporanei dovettero rimanere particolarmente colpiti dall’opera. Grandi furono gli elogi di Giovan Pietro Bellori, amico del pittore, nel capitolo "Dafne trasformata in lauro, pittura del signor Carlo Maratti, dedicata ai trionfi di Luigi XIV il Magno", nella "Vite" (G.P. Bellori, Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni, Roma 1672, ed. consultata Pisa 1821, III, pp. 243-256).
Va sottolineato che molti artisti francesi tentarono di migliorare la composizione di Maratti osservando le regole accademiche nelle proprie opere con lo stesso tema. In questo modo la pittura di Maratti divenne non solo una delle prime, ma anche una delle manifestazioni più influenti del classicismo alla corte francese; e il modello del nostro dipinto, famosissimo.
La tela in asta presenta, nel trattamento delle fisionomie, alcuni tratti fiamminghi. Emilio Negro ha ipotizzato che l'autore possa essere Guy-Louis Vernansal, di cui sono attestati alcuni passaggi a Roma. Tale ipotesi non è confermata da Pascal Bertrand, specialista del pittore, che pure segnala la qualità dell'opera (comunicazione del 25.09.2023).
Ringraziamo il Professor Pascal Bertrand per il supporto dato nella catalogazione dell’opera.