Meraviglie Atto II. La Gioia a colori. II Sessione unica
mercoledì 15 maggio 2024 ore 15:30 (UTC +01:00)
Tommaso Porta (1686 - 1768) Paesaggio fluviale con arco roccioso, 1755 circa
Tommaso Porta (1686 - 1768)
Paesaggio fluviale con arco roccioso, 1755 circa
Olio su tela
95 x 120 cm
Elementi distintivi: al verso, cartellino incastrato tra tela e asse inferiore, «TOMMASO PORTA (1686-1766) ...»
Provenienza: Collezione privata
Bibliografia: F. Spadotto, "Paesaggisti veneti del '700", Rovigo 2014, p. 220, ill. 334
Stato di conservazione. Supporto: 85% (reintelo)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (cadute di colore e ritocchi limitati)
Allievo di Pieter Mulier detto il Tempesta (1637-1701), Tommaso Porta, detto anche il Bresciano, è tra i principali vedutisti veneti "d'entroterra" del settecento, produzione che affianca a quella di tema religioso, soprattutto scene dal Vecchio Testamento, ben rappresentata in Musei e Chiese.
Scarne sono le notizie sulla sua vita e rastremato il catalogo. Nativo di Brescia, si trasferisce a Verona entro il 1718, anno in cui sposa Elisabetta Tranquillini in una chiesa della città scaligera, dedicata ai Santi Quirico e Giulitta, soppressa nel 1846. Qui il pittore seppe mettere a frutto il proprio talento diventando presto un prolifico e celebre paesaggista, genere decorativo particolarmente apprezzato dalla committenza locale. Prendendo le mosse dalla esperienza di Giuseppe Zais e Sebastiano Ricci, ma con occhio attento anche ad Antonio Joli e Luca Carlevarijs, Porta dipinge paesaggi arcadici, giocati sui toni del verde e del marrone, a restituire un effetto complessivo di gradevole pacatezza su cui innesta bianchi e rossi accesi, guarniti di particolari come casolari turriti, armenti accompagnati da pastori da pastorelle e da viandanti, boschetti, uomini che cacciano l'orso o che si divertono a giocare a palla, borghi e antichi edifici, contadini in sosta in riva a un lago, ponti lanciati attraverso fiumiciattoli, sullo sfondo azzurrino delle Prealpi. È stato anche fortunato frescante di pareti e soffitti di settecentesche ville e palazzi veneti, tra cui Villa Trissino Marzotto a Trissino, Villa Pompei Carlotti ad Illasi, Villa Pellegrini Marioni Pullè a Chievo e il Palazzo Serpini Salvetti Paletta Dai Pre a Verona.
La "Veduta" in asta è esemplare rispetto alla produzione paesistica del Porta ed appare nella selezione - di nove tele soltanto - operata da Federica Spadotto per il volume "Paesaggisti veneti del '700" (2014, p. 220, ill. 334). La studiosa lega il dipinto ad un gruppo caratterizzato da «grandi alberi composti da due tronchi affiancati con le chiome disomogenee, i personaggi sinuosi, gli ampi sfondi dilatati che ospitano spesso vedute urbane connotanti l'hic et nunc e si avvicendano su cieli di volta in volta sempre più luminosi: unici indicatori di una cronologia tutt'oggi molto delicata da definire» (Spadotto 2014, p. 212).
Anche Paola Betti, specialista del Porta, conferma l’autografia del pittore bresciano, «artista assai ineffabile»: «il trattamento del paesaggio e degli effetti atmosferici collima con quanto si riscontra nelle sue opere certe, al momento molto scarse. Le figurine rese con velocità e tratto approssimativo (...) sono invece prossime a quelle visibili nei dipinti della Narodna Galerija di Lubiana» (comunicazione del 26.10.2023). Tra queste, tre presentano al verso la firma dell'artista e la data "1755", offrendo, quindi, anche un sicuro riferimento per la datazione della tela in asta alla età avanzata dell'artista ormai settantenne: il che testimonia per un verso la longevità del successo sociale di Porta - al solo considerare che appunto la datazione è offerta da un compatto nucleo museale - e per l'altro i classici tratti pittorici di una mano esperta e anziana.
Ringraziamo la Professoressa Paola Betti per il prezioso supporto nella catalogazione dell'opera.