Asta N. 14 - Arte Antica, Moderna e Contemporanea
-
Lotto 1 QUADRATURISTA seguace di Viviano Codazzi Seconda metà del XVII secolo Veduta di un portico con arcate su un giardino Olio su tela, cm 45 x 57
-
Lotto 2 Scuola romana Seconda metà del XVII secolo Paesaggio con castello e cacciagione. Olio su tela, cm 74 x 99
-
Lotto 3 Scuola romana Seconda metà del XVII secolo Paesaggio con cacciagione. Olio su tela, cm 74 x 99
-
Lotto 4 PITTORE VENETO XVIII SECOLO Ritratto di nobildonna con perle Olio su tela ovale, cm 100 x 80 Provenienza Collezione Ciardi Villa Baciocchi, Villa Vicentina Collezione privata Villa Baciocchi, Villa Vicentina
-
Lotto 5 PITTORE VENETO XVIII SECOLO Ritratto di cardinale Olio su tela, ovale cm 100 x 80 Provenienza Collezione Ciardi Villa Baciocchi, Villa Vicentina Collezione privata Villa Baciocchi, Villa Vicentina
-
Lotto 6 GIOVANNI BATTISTA LANGETTI (attr.) Genova 1635 - Venezia 1676 Episodio tratto dalle storie di Diogene Olio su tela, cm 107 x 133,7 In questa sede si vuole riferire l’opera in oggetto al Langetti; efficaci risultano i confronti con opere simili, come il Diogene ed Alessandro della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, una Morte di Archimede passsato all’incanto presso Art Consulting a Brno il 10.11.2010 e una tela con Giuseppe interpreta i sogni del coppiere e del panettiere passato in asta Christie’s 10.07.2014.
-
Lotto 7 Cerchia di Francesco Albani Marte e Venere con amorini Olio su tavola, cm 61 x 55 Cornice in legno dorato e guantiera Il dipinto riprende lo schema tipico delle composizioni dell’Albani, con figure degli incarnati luminosi e torniti e grande preponderanza data al paesaggio. E’ ipotizzabile che figure e paesaggio spettino a due mani diverse. L’opera è in ottimo stato di conservazione sia nella pellicola pittorica che nel supporto costituito da tre tavole di pioppo
-
Lotto 8 FRANZ KAISERMANN Yverdon 1765 - Roma 1833 Vista del Foro Romano con figure, 1793 Acquerello su carta, cm 70 X 90 Firma poco leggibile e data in basso a sinistra
-
Lotto 9 MANIERISTA ROMANO Seconda metà del XVI secolo Marte e Venere olio su tela, cm 80 x 120 Il dipinto si avvicina ai modi di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio, nella stesura cromatica vivace e dai forti contrasti di tonalità pastello e per il movimento a serpentina delle figure tipico del manierismo toscano e romano della seconda metà del XVI secolo. Il dipinto è stato recentemente sottoposto a pulitura ed è in ottimo stato di conservazione.
-
Lotto 10 SCUOLA NAPOLETANA seguace di Luca Giordano seconda metà del XVII secolo. Venere ordina all’officina di Vulcano le armi per Enea Olio su tela, cm 120 x 175
-
Lotto 11 SCUOLA BOLOGNESE, cerchia di Benedetto Gennari Seconda metà del XVII secolo San Girolamo scrivente Olio su tela, cm 95,5 x 131,5
-
Lotto 12 SCUOLA ROMANA prima metà del XIX sec. Veduta del Colosseo dal tempio di Venere e Roma Olio su tela, cm 60,5 x 38,5
-
Lotto 13 SCUOLA ROMANA Prima meta del XIX sec. Veduta di Castel Sant’Angelo, ponte Sant’Angelo e la basilica di San Pietro in Vaticano Olio su tela, cm 56,4 x 41,2
-
Lotto 14 GIUSEPPE BARTOLOMEO CHIARI (attr.) Roma 1654 - 1727 Il bagno di Betsabea olio su tela, cm 110 x 150 Il dipinto mostra caratteri tipici del tardo cortonismo romano, vena mescolata anche a una ripresa di stilemi classicisti che vanno dal Sacchi fino al Reni, Annibale Carracci, Maratta. La costruzione simmetrica e bilanciata delle figure e il loro perfetto accordarsi alle architetture di fondo, dove dominano due colonne e, a sinistra, una fontana con un putto sopra un delfino, ne fa un’opera armonica e tipicamente romana. Queste caratteristiche inducono a pensare che la tela in oggetto possa essere riferita al Chiari, allievo appunto del Maratta, in una fase giovanile e maggiormente cortonesca collocabile nell’ultimo ventennio del XVII secolo. Confronti possibili sono con opere note del Chiari come la Susanna e i Vecchioni al Walters Art Museum di Baltimora, il Riposo dalla fuga in Egitto al Bob Jones University Museum and Gallery di Greenville (SC) e una bella figura femminile allegorica segnalata nella fototeca Zeri al n.47965. Il dipinto è in perfetto stato di conservazione.
-
Lotto 15 MAESTRO CARAVAGGESCO della cerchia di Lionello Spada Primo trentennio del XVII secolo San Girolamo traduce la bibbia Olio su tela, cm 99,2 x 126 Questo raro San Girolamo di grande formato deriva senza dubbio dal prototipo di Lionello Spada conservato presso la basilica di San Petronio a Bologna, una delle più note rappresentazioni di un soggetto tra i più interpretati nella pittura barocca italiana ed europea. La straordinaria invenzione del San Girolamo sdraiato a Bologna, dove lo Spada regala tocchi di ironia come negli occhiali da studioso che fa indossare al santo, viene ripresa dal nostro anomimo maestro emiliano in una chiave più classica e composta e senz’altro meno brillante dell’illustre collega, nondimeno priva di una certa originalità, come nel leone ai piedi del santo. La materia del dipinto, spessa e dalla tipica preparazione bruno-rossiccia, induce a datare l’opera entro la prima metà del XVII secolo ad opera di un maestro certamente emiliano. Lo stato di conservazione del dipinto è buono tranne per una leggera patina data da una vecchia vernice ossidata.
-
Lotto 16 LUDOVICO LANA (attr.) Codigoro 1597 - Modena 1646 San Giovanni Battista olio su tela, cm 130 x 94,5 Il dipinto mostra un taglio caravaggesco che si potrebbe definire moderato, segno dell’appartenenza a quella cerchia trasversale dei seguaci del Merisi, da Schedoni a Spada, dal primo Reni al Cavarozzi, dove il senso drammaturgico della lezione caravaggesca si stempera in un linguaggio più semplice, ma assai meno universale. Sono caratteristiche che inducono a considerare un riferimento, per questa potente figura del Battista, a Ludovico Lana, figura recentemente ricostruita criticamente dal Benati nella mostra dedicata al maestro (L’amorevole maniera. Ludovico Lana e la pittura emiliana del primo seicento, a cura di Daniele Benati, Milano 2003). Confronti molto interessanti sono con il Martirio dei Ss. Giovanni e Paolo presso la chiesa di San Pietro a Modena, dove si risonosce una stesura simile alla nostra tela, tornita e reniana, ma soprattutto con la cosiddetta pala del voto, ovvero la Madonna della Ghiara tra le nubi adorata dai Santi Omobono, Geminiano, Rocco e Sebastiano, conservata presso la chiesa del voto a Modena. Molto pregnante un ultimo confronto con un opera del Lana dal deciso carattere caravaggesco, il San Sebastiano soccorso da Irene conservato presso la collezione della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, soprattutto per le analogie tra la figura di San Sebastiano e il nostro Battista. L’opera è in perfetto stato di conservazione.
-
Lotto 17 ANDREA LOCATELLI Roma 1695 - 1741 Paesaggio Laziale con pastori, un ponte ed un torrione Paesaggio con marina verso il tramonto Coppia di dipinti ad olio su tela, cm 49 x 64 Pubblicazioni Andrea Busiri Vici. Andrea Locatelli e il Paesaggio Romano del ‘700. Ed. Ugo Bozzi 1974. n. 84; n.85 I due paesaggi con figure, in pendant, sono da considerare due opere esemplari dello stile del Locatelli, come giustamente ebbe a dire Andrea Busiri Vici nella storica monografia sul maestro pubblicata nel 1975. Tipico è il modo di comporre del Locatelli sul piccolo formato, con la grazia di un miniatore; il paesaggio fa sempre perno su una quinta boschereccia in primo piano che introduce a una veduta ariosa intervallata da un capriccio architettonico, puntellato dai monumenti romani più noti. Nel primo dipinto il ponte sul fiume è certamente da riconoscere con il Ponte Lucano e il Sepolcro dei Plautii a Tivoli, ancora oggi esistente seppure manomesso. Un grande albero di quercia al centro della composizione lascia spazio a tre pastori in primo piano seduti in una selva in ombra. In secondo piano una veduta agreste in piena luce con il ponte sul fiume, gregge al pascolo e donne intente a lavare indumenti nel corso d’acqua. Nel secondo dipinto a pendant più che una veduta di marina si può leggere un paesaggio lacustre, con tre figure intente a togliere gli ormeggi ad una piccola barca da pesca in legno; nell’orizzonte di sfondo si riconosce nettamente un lembo di terra che chiude lo specchio d’acqua, nella luce del tramonto. Il ponte sulla sinistra è un capriccio d’invenzione, ma ricorda le forme del Ponte Nomentano sull’Aniene, quest’ultimo coperto però interamente da una superfetazione medievale merlata. Anche in questo caso è sapientissimo il gioco della luce, che parte dalla penombra degli alberi sulla destra per arrivare alla luce radente sul ponte e sulla costa in lontananza. Condivisibile la posizione del Busiri che accosta le due tele in esame a due tra i massimi capolavori del Locatelli, i due Paesaggi Laziali con figure e un ponte conservati presso la Galleria Pallavicini a Roma. Altri confronti stringenti con le opere in oggetto sono diversi paesaggi in pendant o singoli citati dai numeri 87 al 92 della monografia del Busiri sopra citata. “Paesaggio di grande qualità dai toni freddi azzurrini del mattino, che denota per il suo stile impressionistico, punti di contatto con il dipinto al numero precedente e con le due tele Pallavicini, cat. n. 135 e 136 e pendant col numero seguente e con questo forma una delle coppie di paesaggi più felici del Locatelli.” “E’ pendant al numero precedente ed è anche questo un dipinto di grande qualità con qualche accenno impressionistico nel modo di ‘toccare’ le frasche in primo piano a sinistra. Tutto il paesaggio è soffuso della luminosità rosata del cielo al tramonto contro il quale si stagliano i tronchi della destra” Riportiamo le due schede critiche ai due dipinti pubblicata nel vol. sopra citato
-
Lotto 18 JAN VAN DEN HOECKE (scuola di) Antwerp 1611 - Brussels 1651 Coppia di paesaggi con vedute portuali e figure. Olio su tela, ognuno cm 63 x 100 La coppia di dipinti è da considerare della cerchia del maestro belga Van Der Hoecke. L’artista, che lavorò presso lo studio del Rubens, soggiornò in Italia tra gli anni trenta e quaranta del XVII secolo entrando a far parte dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Van Hoecke fu soprattutto pittore di storia, ritratti e fu spesso esecutore di disegni per arazzi. I dipinti in esame sono da riferire ad un allievo della bottega del Van Hoecke, dove è evidente una certa influenza del paesaggio pousseniano e domenichiniano. Entrambe le composizioni giocano sul motivo del capriccio architettonico abbinato ad una veduta portuale, di grande eleganza e vivacissimo cromatismo.
-
Lotto 19 SCUOLA FIAMMINGA (cerchia di Gaspar de Crajer) Metà del XVII secolo San Girolamo scrivente nel deserto olio su tela , cm 61,5 x 96
-
Lotto 20 CERCHIA DI PIER FRANCESCO CITTADINI Seconda metà del XVII secolo Ritratto di gentildonna olio su tela, cm 130 x 93 Il dipinto in oggetto è da considerare opera di un maestro lombardo seguace del Cittadini e può essere confrontato, a livello tipologico, con opere come il ritratto della contessa Simonetta Cavazzi della Somaglia (Christie’s London, 2.12.1983, n.60) o il ritratto femminile conservato al Musèe des Beaux-Arts di Marsiglia.
-
Lotto 21 GIOVANNI FRANCESCO GUERRIERI da Fossombrone (attr.) Fossombrone 1589 - Pesaro 1656 Giuditta e Oloferne Olio su tela, cm 180 x 130 Perizia autografa di Andrea Emiliani La tela in esame, secondo quanto espresso dall’Emiliani, può essere ricondotta ad uno dei soggiorni romani del maestro marchigiano, più volte presente nella città papale con frequenti ritorni nella natia Fossombrone. Il periodo dovrebbe essere compreso negli anni tra il 1615 e il 1618, quando il maestro viene messo sotto contratto dal principe Marcantonio Borghese per decorare alcune sale del palazzo di famiglia in Campo Marzio. E’ noto che per questa impresa, dove Guerrieri ideò ampie decorazioni con Sibille, figure mitologiche e diverse immagini tratte dall’Iconologia del Ripa, il maestro mise a libro paga nel cantiere alcuni collaboratori probabilmente fiamminghi di cui ricordiamo solo i nomi: il fratello Federico, Francesco Fransi, Abele Rampunion, Ambrogio Lucenti e forse Avanzino Nucci sotto il nome di Aventino. Gli influssi palesemente visibili nelle opere Borghese, che vanno dal Reni al Domenichino, passando attraverso la cultura caravaggesca pura o mediata da personaggi come Antiveduto Grammatica o Alessandri Turchi, detto l’Orbetto, sono tutti visibili nella splendida opera in esame. In questo caso è una verve tutta fiamminga a dare alla composizione quell’atmosfera teatrale e drammatica di ascendenza primo caravaggesca che tanto influì sul maestro. Al rientro a Fossombrone negli anni venti del Seicento corrisponderà un rientro nei ranghi del maestro marchigiano, a partire dalla pala d’altare della chiesa di San Filippo a Fossombrone dove, come giustamente sottolinea l’Emiliani, il Guerrieri ritornerà nel solco di una pittura di tranquilla condotta, quasi contadina. Il dipinto è in perfetto stato di conservazione.
-
Lotto 22 LIONELLO SPADA (attr.) Bologna 1579 - Parma 1622 Salome’ con la testa del Battista Olio su tela, cm 72,1 x 58,3 Perizia autografa di Emilio Negro L’opera è riferibile con buoni margini di certezza alla mano di Lionello Spada, maestro bolognese tra i primi seguaci diretti del maestro, e probabilmente tra i pochi ad aver sperimentato un contatto vero e proprio col Merisi. Alcune fonti, ricordate da Emilio Negro, attestano che tra i modelli che posarono per la Vocazione di San Matteo in San Luigi dei Francesi ci fosse proprio il ventenne Lionello. Storicamente la conoscenza tra i due non è acclarata, anche se le date lo consentirebbero, e comunque è ben noto che Caravaggio non ebbe allievi diretti ma solo seguaci soprattutto post mortem. Tra il 1610 e il 1617 Spada viaggiò tra Napoli, Malta e probabilmente anche Roma, mentre la fase finale della sua breve carriera fu a Parma dove per la corte di Ranuccio Farnese realizzò diverse opere caratterizzate da un netto caravaggismo. I caratteri graffianti e affilati della Salomè in esame appartengono con certezza a questa fase, dove ad una luce diffusa e dorata di taglio fiammingheggiante fa riscontro una gamma cromatica giocata tra il rosso e l’ocra della figura di Salomè stagliata contro un fondo nero di ascendenza prettamente caravaggesca. Confronti stringenti sono con la Buona Vantura presso la Galleria Estense di Modena o con l’Incoronazione di spine presso il Musée Condé di Chantilly
-
Lotto 23 GIOVANNI FRANCESCO GUERRIERI da Fossombrone Fossombrone 1589 - Pesaro 1656 Anfitrite sul carro Olio su tela, cm 180 x 120 Perizie autografe di Andrea Emiliani, Mina Gregori e Daniele Benati Il dipinto si può considerare un capolavoro del maestro marchigiano Guerrieri da Fossombrone, tipico del proficuo periodo romano che va dal 1615 al 1618 quando il maestro era impegnato nella nota decorazione del palazzo Borghese commissionata dal principe Marcantonio, interamente tratta dalla Iconologia di Cesare Ripa. Guerrieri aveva nel 1615 solo venticinque anni, e veniva da una commessa molto importante nella chiesa di Santa Maria del Piano del Ponte a Sassoferrato. Da quelle straordinarie invenzioni formali trae origine il nostro dipinto, che dovrebbe raffigurare una Anfitrite sul carro, seduta su una grande conchiglia sorretta da quattro rami di corallo puro; all’estremità sinistra due tritoni suonano corni. L’intonazione della composizione è molto manierata e fortissimo è l’influsso di un caravaggismo pacato di prima battuta che risente soprattutto del primo Reni e della cultura senese del Gramatica. La figura di Anfitrite, solida e classica nella movenza, si potrebbe considerare un perfetto connubio tra classicismo reniano e primo caravaggismo romano, in un’epoca in cui le due anime forti della cultura barocca convivevano con esiti assai differenti. Emiliani sottolinea come la composizione possa essere memore della figura del Carro delle Ore sulla volta del casino Pallavicini Rospigliosi al Quirinale, caposaldo dell’attività del Reni. Il dipinto è in ottimo stato di conservazione.
-
Lotto 24 CORNELIS VAN HAARLEM (cerchia di) Haarlem 1562 - 1638 Adorazione dei Magi Olio su tela, cm 230 x 170 Fotografia autenticata da Mario Bucci L’opera è riferita al grande maestro olandese da una nota autografa del Bucci; Van Haarlem è maestro in bilico tra la tradizione fiamminga (il cosiddetto manierismo di Haarlem di cui fu esponente) e il manierismo italiano, dandone una rivisitazione in chiave naturalistica e dal vivacissimo cromatismo. La scena dell’Adorazione è indagata con grande respiro, indugiando sui particolari dei variopinti costumi del corteo ma regalando poi un brano di intenso sentimento religioso nella solenne dignità con cui la Vergone si pone di fronte ad uno degli anziani re orientali. Il dipinto è in buono stato di conservazione ed è stato recentemente sottoposto a pulitura; essa ne ha evidenziato alcune zone dove passati interventi di restauro aggressivo hanno leggermente assottigliato le velature soperficiali facendo emergere, soprattutto nella zona del fondo a ridosso della stella cometa, una preparazione bruno rossiccia di base, inequivocabile segno di una collocazione cronologica entro la prima metà del Seicento.