ASTA 329 – Sculture, Placchette, Medaglie e Ceramiche dal XIV al XIX secolo

ASTA 329 – Sculture, Placchette, Medaglie e Ceramiche dal XIV al XIX secolo

mercoledì 5 marzo 2025 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Pietro da Barga (after) (notizie 1571 - 1588) 
Satiro con cimbali
    Lotto 1

    Bronzo patina trasparente rossastra; 37x10x10 cm.

    Pietro Simoni da Barga fu scultore di corte del cardinale Ferdinando de' Medici e realizzò per la sua prestigiosa committenza una serie di sculture in bronzo, spesso ispirate a originali archeologici e non solo. Circa una trentina delle sue opere sono oggi conservate al Museo Nazionale del Bargello a Firenze. Questi bronzetti presentano generalmente una pattina intensa, spesso arricchita da tracce verdognole, imitazione della patina archeologica. Nel Rinascimento, infatti, si tendeva ad emulare le opere antiche al punto di confondersi con esse. Il nostro Satiro appartiene a questo gruppo conservato al Bargello. Presenta una patina verde con tracce di doratura a fuoco. Una copia mutila della mano sinistra è conosciuta nella Galleria Franchetti alla Ca' d'Oro, Venezia, mentre poche altre repliche si trovano in altri musei. L'originale risulta essere evidentemente la statuetta del Bargello, ma le altre copie, databili tra il XVII e XVIII secolo, rappresentano comunque derivazioni di pregio. La nostra in particolare presenta un modellato convincente e di guizzo, sostenuto da una splendida patina trasparente rossastra, tipica delle produzioni toscane antiche, su tracce più scure. Inoltre, il bronzo risulta tamburellato per creare più "movimento" sulla pelle della sculturina, caratteristica preziosa spesso rinvenuta sulle fusioni veramente antiche.


    Bibl. Beatrice Paolozzi Strozzi, Museo Nazionale del Bargello-Bronzetti dal XVI al XVII secolo, S.P.E.S, Firenze, 1989. 

  • Gaspare Di Girolamo Macrì (attribuito a) (1540 ca. - 1580 ca.) 
Coppia di candelieri XVI secolo
    Lotto 2

    Bronzo patinato; 25x16x16 cm
    Questa straordinaria coppia di candelieri deve essere confrontata con quella identica conservata alla Frick Collection, New York.
    La provenienza della coppia newyorkese è documentata sin dall'asta Christie's del 1902 in cui venne esitata una parte della collezione di bronzi di Stefano Bardini, grande antiquario italiano dal cui lascito nascerà l'omonimo Museo a Firenze) I candelieri giunsero alla Frik nel 1916 attraverso un altro famosissimo antiquario connoisseur, Duveen.
    Di attribuzione incerta, si passò dal Riccio ( Andrea Briosco detto il Riccio) ad ignoto fonditore veneto-padovano ed, infine, alla figura di Gasparo Macri, artista veneto attivo Brescia.
    Coppia simile è conservata presso il Louvre, inizialmente attribuita da Leo Planiscig all'area veneta, e successivamente a Gasparo, fonditore veneto. Di quest'ultimo si conserva un candeliere firmato e datata 1551 presso il museo Poldi Pezzoli a Milano. Un esempio analogo si trova anche al Museo Nazionale del Bargello. 
    La coppia qui presentata conserva inoltre i piattelli originali per smoccolare le candele, dettaglio raro che ne accresce il valore storico e collezionistico. 


    Bibl. John Pope-Hennesy assisted by Anthony Radcliffe, Sculpture in The Frick Collection, Italian vol.III, New York, the Frick Collection, 1970, pp. 178-179.
    Leo Planiscig "Gasparo fonditore veneziano" Bollettino d'arte XXVI 1932-33, pp 345-51.

  •  
Leone accosciato Toscana XVI secolo
    Lotto 3

    Fusione a cera persa. Bronzo, 9 x 14,5 x 4,5 cm

    Foro sul dorso di epoca posteriore; Patina marrone

  •  
Alzata Roma sec. XVI-XVII
    Lotto 4

    Marmo fiore di pesco, diam. 36 cm, alt. 14 cm

  •  
Acquasantiera Roma, XVII secolo
    Lotto 5

    Marmo PORTASANTA, cm 16 x 42 x 34.

  •  
Santo Italia Centrale XVII secolo
    Lotto 6

    Legno dorato a foglia, base pertinente e coeva, 104 x 37 x 30 cm

  •  
Reggivaso raffigurante Moro Roma, XVII secolo
    Lotto 7

    Legno di noce, alt. 47 cm, siam. 32 cm

  • Giuseppe de Levis (bottega di) (Verona, 1552 - Verona, 1622) 
Calamaio con ippocampi
    Lotto 8

    Bronzo patinato nero e dorato; 15x11x10,5 cm.
    Questo calamaio viene attribuito alla fonderia di Giuseppe de Levis, fonditore ebreo veronese.
    Un modello pressoché identico appartiene alla collezione Thyssen Bornemisza, schedato da Anthony Radcliffe come bottega di De Levis.
    Il corpo centrale presenta tre facce d' angelo divise da volute in aggetto e sorretto da altrettanti ippocampi. Sul tappo un amorino dorato al mercurio in perfette condizioni.
    La fusione ha poca lavorazione a freddo ed è piuttosto materica, ricoperta da una lacca nera, elemento distintivo dell' epoca a cui appartiene, il secolo XVII.
    Bibl. Charles Avery, Joseph de Levis & Company, Philip Wilson Publishers, London, 2016, p. 177.
    Anthony Radcliffe-Malcolm Baker-Michael Maek-Gerard, The Thissen Bornemitsza Collection Renaissance and Later Sculpture, Philip Wilson Publishers, London, 1992, pp. 234-237.

  • Conrad Meit (ambito di) (Worms, 1480 - Anversa, 1551) 
Piccola Venere XVI-XVII secolo
    Lotto 9

    Bronzo patinato; 20x5,5x5,5 cm
    Il grande artista Conrad Meit fu scultore alla corte di Margherita d'Austria, reggente dei Paesi Bassi.
    Realizzò opere monumentali in alabastro quali: le tombe della sovrana,  Filiberto di Savoia e di Margherita di Borbone nella chiesa di Brou (1526-1532).
    Realizzò altresì piccole sculture in legno di bosso e alabastro, spesso con soggetti profani, molto apprezzate all'epoca e replicate sia dalla sua bottega che da altre.
    La nostra, in particolare, è la copia di un gruppo scultoreo in legno di bosso raffigurante il giudizio di Paride (composto da altre tre figure scolpite separatamente) ora conservato al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga.
    Queste rare, affascinanti sculture furono anche fuse in bronzo e rappresentano l'ultima fase del gotico nord europeo, prima della diffusione dei dettami classici del Rinascimento italiano.
    Per confronto si veda il modello analogo conservato nel Museo Civico Amedeo Lia, a La Spezia, considerato da Charles Avery copia ottocentesca. Si ringrazia l'autore per la catalogazione a cui, la nostra, si ispira.
    La nostra piccola Venere presenta una ottima rifinitura ed una splendida patina trasparente dai toni bruni.

    Bibl. Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture bronzetti placchette Medaglie, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, p.258.

  • detto Riccio (scuola di) (Trento, 1470 - Padova, 1532) 
Lucerna a guisa di nano su zampa di rapace Padova XVI-XVII secolo.
    Lotto 10

    Bronzo con patina rossiccia su tracce nere. 21x16x13 cm
    Unghia spezzata. 
    La lucerna qui esaminata raffigura un nano sdraiato che beve da una coppa poggiata sullo sterno. Tale figura grottesca viene sorretta da una zampa di rapace ancorata sulla schiena. Il raccordo fra l'artiglio e la schiena viene risolto con un giro di foglie d'acanto. Il nano è rappresentato nudo con lunga barba e una grossa testa pelata.
    Questo curioso oggetto in bronzo è una lucerna da tavolo e, di conseguenza, il corpo cavo del nano costituisce il bulbo contenente l'olio mentre la coppa da cui beve il personaggio serve come buco per versare il liquido. Da ultimo, lo stoppino veniva collocato nella cavità fra i piedi del nano, immerso nell'olio combustibile e quindi acceso.
    Una volta acceso lo stoppino, possiamo solo intuire quale misterioso effetto luminoso creasse questo "straordinario" oggetto di uso comune. Possiamo solo immaginare se fosse poggiato sulla scrivania di un professore aristotelico dell'università di Padova, oppure se appartenesse ad un colto umanista che in questo bronzo vedeva materializzarsi l'antichità classica colta nel suo aspetto più grottesco, oppure ad un principe rinascimentale.
    L'aristotelismo non disdegnava l'osservazione della natura ed ecco motivata la proliferazione in area padovana di tanti bronzetti a guisa di animali presi direttamente dal vivo: calamai a forma di granchio, lucerne come nel nostro caso sorrette da zampe di rapace oppure composizioni di serpentelli attorcigliati che combattono.
    L'apparente futilità di certi bronzetti viene motivata da un punto di vista filosofico quale osservazione della natura.
    Tornando al nostro bronzetto, ne rintracciamo i modelli nelle lucerne antropomorfe romane che gli scavi archeologici facevano riemergere proprio in quegli anni: teste grottesche che sputano fuoco, nani che cavalcano teste di cavallo ed altre infinite variazioni sul tema.
    Il nostro nano accovacciato ripropone quel tipo di lucerne archeologiche, reinventandone il soggetto, e viene collocato in equilibrio su una zampa artigliata che serve da presa e da sostegno. A proposito va ricordata la produzione, in epoca rinascimentale, di altri lumi simili in bronzo ove la zampa sostiene draghi che sputano fiamme, teste satiresche o acrobati dalle gambe sollevate che emettono fuoco dagli sfinteri.
    La lucerna qui esaminata è documentata dal grande storico tedesco Wilhelm von Bode ( 1845 - 1929 ), uno dei primi studiosi che hanno catalogato i bronzetti rinascimentali rivestendo il ruolo di direttore nel museo civico di Berlino, ora intitolato "Bode Museum" dal suo nome. Nel suo fondamentale testo sui bronzetti rinascimentali tale lucerna viene attribuita ad Andrea Briosco detto il Riccio, come era abitudine all'inizio di questi studi, e a questa ci atteniamo ( collezione Rosenheim). La critica artistica moderna ha ricondotto molti bronzi, attribuiti in precedenza al Riccio, alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna (Ravenna, 1465 circa - 1543), altro grande bronzista rinascimentale operante a Padova, la cui produzione sta prendendo forma proprio negli ultimi decenni.
    Anche il grande studioso Leo Planiscig, altro caposcuola di questi studi, cita la stessa lucerna pubblicando anche l'immagine, con la medesima attribuzione.

    Bibl. Wilhelm Bode, Die Italienischen Bronzestatuetten Der Renaissance, Verkag Von Bruno Cassirer, Berlin. Leo Planiscig, Piccoli Bronzi Italiani del Rinascimento, Fratelli Treves editori, Milano, MCMXXX.

  •  
Cesare in lorica Scuola veneta?; XVI-XVII secolo
    Lotto 11

    Bronzo patinato, base in legno non coeva Misure con base: 36x14x8 Misure bronzo: 30x15x8 cm

    Questa bella statuetta raffigura un imperatore romano in lorica con un serto di alloro che gli cinge la testa. L'armatura è decorata a bulino con girali fogliacee simmetriche, sulle spalle due teste di leone.


    Riguardo a questo bronzo, si può fare un riferimento ad una statuetta conservata al Museo dell'Ermitage, che raffigura un imperatore romano, appunto, in lorica e con il serto di alloro in capo. Misure pressoché identiche e facente parte di una serie di imperatori giudicati rinascimentali.

    Si notino le somiglianze fra i due armigeri nell'armatura, nella postura e nella matericità della fusione.


    Oggetto di interesse particolare per la splendida patina traslucida naturale che emerge da quella artificiale originaria, più scura e bituminosa.


    Bella l'espressione volitiva e realistica del viso. 

    Bibl. Sergej Androsov, Museo Statale Ermitage, La Scultura Italiana dal XIV al XVI secolo, Skira, Milano 2008, p.98.

  • detto Giambologna (after) (Douai, 1529 - Firenze, 1608) 
Venerina XVII secolo
    Lotto 12

    Bronzo patinato con tracce verdognole; 16,5x5x5 cm, senza base 12,5 x6 x 5 cm


    Il modello di questa rarissima Venere si pensa sia stato realizzato nella bottega del Giambologna ( Avery-Radcliffe).
    Ne esiste una versione molto simile alla nostra, situata nel Museo di Belle Arti, Dijon, con l' unica differenza che quella appoggia su una base piatta circolare, mentre la nostra no.

    Si tratta dello stesso soggetto, ma con l'aggiunta di un bambino, al Metropolitan Museum of Art di  New York, attribuito alla mano di Antonio Susini. Un altro all'Ashmolean Museum, Oxford, considerato di scuola.


    Il nostro bronzetto poggia su una bella base antica a forma di cubo, lastronata in diaspro rosso, forse siciliano.

    Vista la rarità di questa fusione, si può azzardare che sia stata realizzata a Firenze in ambiente vicino ai modelli del Giambologna.

    Bibl. Charles Avery-Anthony Radcliffe, Giambologna Sculptor to the Medici-Catalogo della mostra, (Edimburgo, Londra e Vienna), 1978-79, pp. 66-67.


  • Niccolò Roccatagliata (ambito di) (Genova, 1593 - Venezia, 1639) 
Cinesina XVII secolo
    Lotto 13

    Bronzo patinato nero, consunzioni. Misure con base: 27,5x11x11 cm; Misure senza base: 20,5x12x7 cm

    Questo curioso bronzetto raffigura un personaggio femminile di difficile identificazione. Vestita all' antica, porta una tunica lunga coperta con una gualdrappa sfrangiata in vita ed intorno al collo. Inoltre, stivaletti con tacco alto ed un frutto nella mano destra sollevata, forse una pera o un fico, vista la grande foglia in cui è avvolto. Probabilmente teneva nella mano sinistra un bastone, ora perduto, che andava a conficcarsi in un buco ancora presente sulla base.


    Per finire, uno straordinario cappellino a "cono", terminate a punta sopra la fronte, due grossi orecchini a goccia ed una borraccia a forma di zucca completano il nostro outfit.

    Anche se non risultano bronzetti simili in nessuna pubblicazione in mio possesso, il tipo di patina (nera bituminosa), il modellato e soprattutto gli occhi cerchiati da pesanti borse, lo collocano nell'ambito di Niccolò Roccatagliata o della bottega del XVII secolo.


    Notare la bellissima patina nera che sfuma in un colore rossastro dove consumata.

    Forse un inedito del tardo Rinascimento veneto e una traccia precoce del gusto per le cineserie. 

  • detto Giambologna (after) (Douai, 1529 - Firenze, 1608) 
Diavolino XVII secolo
    Lotto 14

    Bronzo patinato nero; 26x10x10 cm

    Questo rarissimo bronzetto è una replica con varianti del famoso diavolino del Giambologna, situato nel Museo Bardini a Firenze.


    Si trattava di un portabandiera con il buco sulla testa, posto all'angolo di Palazzo Vecchietti a Firenze. Rappresenta una figura demoniaca di non facile decifrazione, siamo nel campo della fantasia più sfrenata.



    Muso e orecchie da cane, corpo androgino con seni a vista e zampe caprine. Al posto delle braccia due spirali a forma di conchiglia. La Creatura galoppa una specie di testa di toro.



    Sembra che il bronzo fosse stato posto lì per commemorare la cacciata del Diavolo apparso a San Pietro martire nel 1245 proprio all'incrocio del palazzo.
    I primi anni del Novecento la scultura originale fu sostituita ed esposta per un periodo sulla terrazza di Saturno in Palazzo Vecchio e successivamente portata nel Museo Bardini, sempre a Firenze, dove è ancora esposta.
    Esistono repliche fatte da calchi sull' originale, realizzate da fonderie locali in occasione del trasferimento al Museo Bardini, (Ringraziamo Charles Avery per la cortese informazione).



    Il bronzetto qui proposto anzitutto non è un calco, ma cambiano le dimensioni e si connota come opera autonoma ispirata all' originale.
    Anche l'aspetto materico della fusione, la patina ed il modellato lo denotano come lavoro antico, probabilmente del XVII secolo.

  •  
Picchiotto Toscana, probabilmente XVII secolo
Bronzo patina nero-verdognola
    Lotto 15

    Questo battacchio, o picchiotto, è nato per decorare esternamente i battenti dei portoni.
    Si tratta di un oggetto molto famoso legato alla famiglia Medici: si veda lo stemma centrale, a sei "palle", sostenuto da una coppia di putti.


    Molte sono le copie reperibili fino al XIX secolo ed oltre, questa per la qualità materica e patina potrebbe essere una versione antica, probabilmente del XVII secolo.
    Pochissime tracce di lavorazione a freddo, fusione realizzata per l'esterno, che mantiene tracce verdognole dovute all'esposizione alle intemperie.

  • Giovanni Lorenzo Bernini (copia da) (Napoli, 1598 - Roma, 1680) 
Apollo e Dafne
    Lotto 16

    Bronzo con patina trasparente nocciola;  39x17,5x11 cm. Timbro di una fonderia francese 

    Il gruppo in bronzo qui presentato riproduce uno dei capolavori di Gianlorenzo Bernini, Apollo e Dafne.
    Il gruppo in marmo fu realizzato fra il 1623 e 1625 su commissione del Cardinale Scipione Borghese, quando lo scultore aveva appena venti anni.
    Attualmente si trova nella Galleria Borghese a Roma.



    Considerata una delle più belle opere del Bernini sin dall' inizio, molti si cimentarono ad emularne le forme facendone copie in vari materiali.
    Il bronzo qui presentato rientra in questa categoria replicando il famoso marmo apportando alcune variazioni ad esempio nei tralci d'alloro in cui le mani di Dafne si stanno tramutato e nella fisionomia dei visi. Si nota la versione in bronzo di Francesco Righetti (1749-1819), firmata e datata 1791.



    Il gruppo qui presentato rimane un bell'esempio del gusto Grand Tour, volto alla riproduzione delle sculture classiche italiane, in voga in epoca neoclassica sino ai primi decenni del XIX secolo.


    Bibl. AAVV, Ricordi dell'Antico- Sculture, Porcellane e Arredi all'epoca del Grand Tour, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2008, p.46.

  • Francesco Fanelli (scuola di) (Firenze, 1577 - Paris, 1663) 
Cavallo rampante XVII-XVIII secolo
    Lotto 17

    Bronzo con patina trasparente rossastra; 32x25x8 cm
    Questo bel cavallo impennato deriva dai modelli dello scultore Francesco Fanelli. Nato a Firenze lavorò a Genova ed in seguito a Londra dove le sue opere furono molto apprezzate da Carlo I. Morì forse a Parigi.
    Bella fusione con patina trasparente rossastra tipica delle migliori produzioni fiorentine dal Rinascimento in poi.
    Il corpo è molto lavorato e lucido e presenta in evidenza le ramificazioni venose dell'animale. Il muso è ben modellato ed espressivo, stretto dai finimenti del morso che gli fanno spalancare la bocca e mostrare i denti.
    La criniera, poi, un capolavoro di cesello dove le lunghe ciocche si inseguono a formare nidi a vortice.
    La coda annodata con un fiocco alla maniera del monumento equestre del Gattamelata a Padova.

  •  
Coppia di altorilievi raffiguranti Gesù e Maria XVII-XVIII secolo
    Lotto 18

    Bronzo a patina dorata trasparente; 29x29x7 cm.

    I due altorilievi qui presentati raffigurano Cristo e la Madonna visti di profilo. È raro incontrare tale soggetto, sebbene abbastanza diffuso nella pratica devozionale, risolto con tanta eleganza e perizia. Cristo è rappresentato a torso nudo, coperto solo da un manipolo che lo avvolge, lasciando scoperto il petto possente, quasi a evocare una divinità classica. I lunghi boccoli della chioma scendono sulle spalle e, nella zona che incornicia il viso, sembrano mossi da un vento mistico. Il bel profilo virile e barbuto è rivolto verso la Madre. Un particolare curioso è la presenza, nella composizione, della "Tipha Latifoglia", conosciuta come "giunco", simbolo, già dai tempi di Dante, dell'umiltà dell'anima che si piega al volere di Dio. Perfettamente calzante al Cristo, che accetta il suo tragico destino per la salvezza dell'umanità. Anche la Madonna è raffigurata come un'elegante matrona classica. Un alto turbante "all'orientale" lascia intravvedere i capelli che incorniciano il viso. Un velo ricopre il turbante e scende ai lati per annodarsi sotto il mento con un bel fiocco. La tunica classica viene completata da un mantello drappeggiato che avvolge il torso, chiudendo la composizione con la delicatezza di un cammeo. I due profili sono caratterizzati da un gusto barocco che s ispira al classicismo, riflettendo l'influenza culturale dell'epoca. Grandi scultori come l'Algardi, Pierre Puget o Duquesnoy sono i punti di riferimento stilistici per questi due tondi dal carattere devozionale, ma di impronta aulica. 

    Bibli. AAVV, Pierre Puget, Electa, Milano, 1995.
    Jennifer Montagu, Algardi, De Luca edizioni, Roma, 1999

  •  
Coppia di candelieri Scuola veneta,  XVII-XVIII secolo
    Lotto 19

    Bronzo patinato; 42x14,5x13,5 cm 

    Splendida coppia di candelieri in bronzo decorati a motivi rinascimentali. Basi tripodi recanti teste d'angeli su piedi ferini e motivi a foglia d'acanto.
    Il fusto si sviluppa con grande eleganza e leggerezza alternando parti bacellate a zone fittamente decorate con motivi geometrici, mascheroni e festoni.
    Il piattello finale si conclude con un motivo ad ovuli ed un puntale in cui veniva inserita la bobege portacandela.

    Molto rari da reperire per la lavorazione quasi da oreficeria, e per le ridotte misure forse domestiche.

  •  
Santa Barbara Bronzista veneto, XVII-XVIII
    Lotto 20

    Bronzo patinato nero; 88x35x38 cm
    Si tratta di una fusione a cera persa, ovvero cava all' interno, di eccezionali dimensioni (88cm), caratterizzata da una patinatura artificiale originale molto spessa, di colore nero, dai tratti "bituminosi".
    La scultura trae ispirazione da un celebre dipinto su tavola di Palma il Vecchio, conservato a Venezia in Santa Maria Formosa, realizzato nel 1524-25. Lo scultore ha ripreso il soggetto, inserendo i simboli della Santa, la torre e l'artiglieria, ai piedi della composizione .Ha tridimensionalizzato il dipinto, creando un'opera estremamente originale ed artistica.
    La nostra scultura, per soggetto e qualità materica, è opera realizzata da fonderia veneta o padovana molto probabilmente fra il secolo XVII e il XVIII, destinata alla decorazione di qualche nicchia ecclesiastica o militare, essendo la Santa anche protettrice degli armigeri.

  •  
Madonna con Bambino Artista bolognese, XVII-XVIII
    Lotto 21

    Terracotta policroma; 56x32x29 cm.
    Mancanza alla mano sinistra della Madonna 
    Questa importante scultura raffigura la Madonna seduta sulle nuvole con il Bambino in braccio.
    La Madonna veste una semplice tunica di colore rosso molto intenso. Il Bimbo, nudo e in piedi, viene sorretto dalla madre con il braccio destro.
    Entrambe le figure, magistralmente modellate, mostrano espressioni assorte e lontane, con una vaga sfumatura di malinconia. 
    Questa scultura in terracotta policroma, viste le dimensioni contenute ma importanti, potrebbe essere stata destinata a culto domestico.
    Si tratta quasi sicuramente di produzione bolognese legata alla grande cultura plastica di autori quali Giuseppe Maria Mazza ( Bologna, 1653-1741) o entourage. 

    Bibl. AAVV, Presepi e Terracotte nei Musei Civici di Bologna, Nuova Alfa Editoriale, Cento (Ferrara), 1991. 

  •  
Bambinello Italia Centrale secolo XVIII
    Lotto 22

    Legno policromo, 47 x 32 x 20 cm

  • detto Giambologna (copia da) (Douai, 1529 - Firenze, 1608) 
Nettuno Firenze, XVIII secolo
    Lotto 23

    Bronzo, patina, 21 x 6,5 x 7,5  cm. Con base in marmo, non pertinente (misure con la base 26 x 11 x 11 cm). 

    La Scultura in bronzo qui presentata è replica del Nettuno posizionato sull'omonima fontana, a Bologna.


    La realizzazione della suddetta fontana fu commissionata al grande scultore fiammingo Giambologna che si avvalse dell'opera del fonditore bolognese Zanobio Portigiani.


    L'imponente monumento fu completato nel 1566 e, oltre alla scultura del Nettuno, comprende una struttura in marmo e gruppi di figure allegoriche in bronzo, quali Nereidi e putti con delfini.


    Il nostro bronzetto ripete solamente la figura apicale del Nettuno, con il tridente in mano, e poggia il piede sinistro sulla testa di un delfino.


    Conservato nel Museo Medievale di Bologna il bozzetto dell' imponente scultura. Questo bronzo rappresenta la prima idea per il colosso poi realizzato con alcune varianti, quali soprattutto la lunghezza della barba.
    Nel bozzetto la barba era molto lunga, nell' opera finita viene accorciata.


    Enorme fu il successo di questa opera a tal punto che, quasi simbolo della città, fu replicata sin dagli esordi in vari materiali. Talvolta si reperiscono sul mercato fusioni 8-9centesche del Nettuno, di qualità discreta ma industriale.


    La replica qui presentata è senz'altro ascrivibile al XVIII secolo e potrebbe rientrare nella migliore produzione Grand Tour, quando i ricchi viaggiatori internazionali amavano riportarsi in patria repliche Dei maggiori monumenti italiani.


    Notiamo la resa del viso barbuto estremamente convincente e simile all' originale, nonché la lavorazione delle mani e dei piedi, così vicina ai modi del Giambologna, dalle tipiche unghie quadrate.


    Pure la patina intensa e coprente è tipica di quelle produzioni.


    Bibliografia:
    Charles Avery-Antony Radcliffe, Giambologna Sculptor of the Medici, Catalogo della mostra ( Edimburgo, Londra e Vienna), 1978-79, p.12.

  •  
Leone Medici Toscana  XVIII-XIX secolo
    Lotto 24

    Dal modello archeologico; bronzo patina trasparente dorata. 14 x 21 x 9 cm (bronzetto), 23,5 x 26 x 14 cm (con la base)
    Il "Leone Medici" è una scultura archeologica originariamente collocata a Roma nei giardini di Villa Medici.
    Allo scultore Flaminio Vacca venne commissionato un pendant verso la fine del XVI secolo. Attualmente, entrambe le sculture sono posizionate ai lati della scalinata della Loggia dei Lanzi a Firenze. Salendo la breve scalinata della Loggia, il leone di destra è quello archeologico, mentre quello di sinistra è firmato visibilmente da Flaminio Vacca.
    Il bronzetto qui presentato si riferisce alla scultura di destra, quella archeologica, ma non è una derivazione pedissequa in quanto mantiene un suo carattere stilistico originale.
    Copie Grand Tour di entrambi i soggetti sono facilmente reperibili sul mercato antiquario. Questo leoncino si evidenzia per la bella finitura a cesello e la patina che lo avvicinano, a mio parere, a prodotti toscani di epoca neoclassica, se non precedente.
    Bibl. Charles Avery- Michael Hall, Giambologna, catalogo della mostra della collezione di Michael Hall, Somogy Editions, Paris, 1999, pp. 160-161. 

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ASTA 329 – Sculture, Placchette, Medaglie e Ceramiche dal XIV al XIX secolo


Sessioni

  • 5 marzo 2025 ore 15:00 ASTA 329 – Sculture, Placchette, Medaglie e Ceramiche dal XIV al XIX secolo (1 - 268)

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  • da 2000 a 5000 rilancio di 200
  • da 5000 a 10000 rilancio di 500
  • da 10000 a 20000 rilancio di 1000
  • da 20000 a 50000 rilancio di 2000
  • da 50000 in avanti rilancio di 5000