#105: Eclettica

Pre-Asta #105: Eclettica

giovedì 18 luglio 2024 ore 16:30 (UTC +01:00)
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  • Biagio Betti (1535-1605)  - Gesù processato davanti al sinedrio
    Lotto 1

    Biagio Betti (1535-1605) - Gesù processato davanti al sinedrio cm 66 x106 Olio su tela
    Sprovvisto di cornice.
    Biagio Betti allievo di Daniele Da Volterra, Frate laico dell'ordine dei Teatini. Personaggio eclettico fu a contatto con il mondo artistico romano ma anche d'oltralpe. Conobbe le incioni di Durer da cui fu inflienzato nellee sue composizioni. Stilisticamente rappresenta un tardo manierismo romano dell'ultimo scorcio del '500.
    ASOR Studio

    Perizia del Professor Claudio Strinati
    Biagio Betti (Cutigliano 1545 ca. - Roma 1615) Gesù interrogato nel Sinedrio (olio su tela cm 64 x 104)

    Il dipinto rappresenta il momento cruciale nella storia della Passione di Cristo quando il Redentore viene portato, dopo la Cattura nell' Orto di Getsemani, nel Sinedrio, vale a dire il Tribunale ebraico amministrato dai Sadducei e dai Farisei per essere interrogato sulle sue presunte colpe e successivamente condannato anche se la condanna vera e propria fu pronunciata da Pilato.

    La scena è eseguita, nel nostro dipinto, con notevolissima perizia e raffinatezza pittorica con uno stile impeccabile e rigoroso nella definizione prospettica e alquanto sintetico e compendiario delle figure, come se l'autore dell' opera fosse prioritariamente un miniatore specializzato tale da profondere tutta la sua dottrina nella analitica definizione delle immagini accentuandone i diversi stati d' animo, dalla dolente mestizia del Cristo alla burocratica arroganza dei grandi sacerdoti che appaiono numerosissimi nel dipinto ed erano in effetti, stando alle fonti antiche, una settantina e tutti agguerritissimi.

    Il nostro dipinto, proprio per ragioni strettamente stilistiche, sembra da datarsi alla fine del sedicesimo secolo e da inquadrare appunto in quell' ambiente di cultura miniatoria che ebbe annoverò esponenti notevoli, italiani e fiamminghi in quel tempo. Tra questi spicca un pittore che fu anche un eminente religioso, il padre teatino Biagio Betti di cui Giovanni Baglione scrisse una esauriente e dotta biografia, qualificandolo come personalità colta, autorevole, molto influente nel dibattito sull'arte religiosa e abile pittore, scultore e miniatore lui stesso.

    In tale biografia (pubblicata nel suo libro Le Vite de' pittori, scultori e architetti, Roma

    1642 (ora nell'edizione moderna a cura di Barbara Agosti e Patrizia Tosini, Officina

    Libraria 2023, vol 1, p.632 segg.) è evidente l'intento teologico e prioritariamente

    dottrinale delle opere eseguite dal pittore teatino, ma con una formidabile attenzione

    alla qualità intrinseca dei dipinti e alla originalità iconografica. Delle opere citate dal

    Baglione poche sopravvivono oggi, ma sufficienti per attribuire a Biagio Betti il dipinto

    qui in esame. Infatti nella chiesa di San Silvestro al Quirinale in Roma si conserva una

    grande tela, sicuramente autografa di questo artista raffigurante La Disputa di Gesù

    con i Dottori (argomento analogo, ancorché diverso, a quello dell'opera qui 

    che, a differenza del nostro dipinto, è una vera e propria pala d'altare esemplata, dal punto di vista iconografico sulle stampe del Dürer molto studiate e conosciute al tempo del Betti. E simile è l'impostazione del nostro dipinto attribuibile, quindi, al

    Betti con fondamento anche attraverso un diretto confronto con la Disputa citata che denota uno stile "nordico" analogo anche se su scala monumentale, mentre il nostro quadro è, come si è notato, assolutamente miniatorio. Del resto il Baglione dice chiaramente che il pittore Biagio Betti, "fu parimente miniatore e in carta pergamena e in ogni altra cosa esquisitamente coloriva". Sembra proprio il caso del nostro dipinto, esempio notevolissimo di una pittura-miniatoria di grande significato intrinseco e di fine qualità di stesura, ben percepibile ancora oggi malgrado qualche problema di conservazione che l'opera deve aver avuto ma che non lede minimamente l'apprezzamento e il conseguente giudizio critico.

    Ritengo possibile che questo nostro dipinto sia stato eseguito in concomitanza con le celebrazioni giubilari dell'anno 1600 quando il padre Biagio Betti era al culmine della sua parabola e della sua notorietà di autorevole miniatore e pittore.

    Un dipinto, quindi, rimarchevole sul piano storico artistico ed anche su quello dottrinale, cui attribuisco un cospicuo valore di E. 25.000,00

    In fede,

    Claudio Strinati



  • Vescovo con libro, 17° Secolo
    Lotto 2

    Vescovo con libro, 17° Secolo cm 89x73 in cornice cm 104x89 Olio su tela
    Pittore di area Lombarda del XVII secolo.
    Il dipinto manifesta uno spiccato realismo. Appare evidente la concentrazione e l'attenzione posta dal personaggio nell'atto di aprire il libro e leggere le righe del suo pensiero filosofico-religioso, appena scritto.
    Sul tavolo la penna e il calamaio sono testimoni dell'atto appena compiuto dello scrivere.
    Il dipinto, inoltre, esprime un gusto controriformistico conforme alla tendenza della chiesa cattolica del XVII secolo avocando un vescovo insigne, dottore della chiesa, quale Sant'Agostino.

    Studio Asor.


  • Simone de Wobreck (Haarlem 1557)  - Salita al calvario
    Lotto 3

    Simone de Wobreck (Haarlem 1557) - Salita al calvario H cm 53 x 40, in cornice 63 x 48 Olio su tavola Expertise del Professore Claudio Strinati:

    "La Salita al calvario reca iscritto sul retro (parzialmente coperto da una parchettatura presumibilmente applicata in tempi abbastanza recenti per rafforzare la stabilità del legno) la seguente dicitura: Martin de Vos Anversa 1532-1603. Dunque il riferimento, che ritengo vergato anch' esso in tempi recenti, è al celebre pittore fiammingo che fu presente anche in Italia e lasciò nel nostro Paese opere insigni nonché una fiorente bottega. E proprio di questo punto si deve trattare in rapporto al nostro quadro. L'opera qui in esame, infatti, è assolutamente fiamminga ed è con assoluta certezza databile nella seconda metà del Cinquecento, ma non denota affatto lo stile, peraltro inconfondibile, di Martin de Vos. Al contrario la nostra opera rientra in un ambito di pittura fiamminga in Italia che non deriva direttamente da de Vos ma coincide invece con una scuola di suoi conterranei a lui collaterale ma ben distinta. Caratteristico del nostro dipinto, qui in esame, è il brulicare dei personaggi che si accalcano intorno al Redentore caduto e che riflettono una duplice sentimento: etico ed estetico. Da un lato, a ben vedere, il pittore rappresenta in modo vigoroso con accenti aspri e quasi popolareschi il dolore e la mestizia della folla che si concentra e si dirada con effetto scenico molto suggestivo e coinvolgente; dall'altro si legge complessivamente nell'opera come un senso di irrisione e scherno, coerenti con la storia rappresentata. Questo tipo di rappresentazioni è tipico della cultura fiamminga che alla lontana resta addirittura collegata, in molti autori attivi anche in Italia, alla cultura di Hieronymus Bosch, risalente però alla prima metà del Cinquecento.
    Ma tutto questo non appartiene alla cultura del de Vos che è invece orientato verso un austero e nobile classicismo.
    Qui, nella nostra opera, si vede l'esatto contrario del classicismo. Si vede anzi un atteggiamento da parte del pittore che ha eseguito il quadro, di tipo assolutamente manieristico che corrisponde con quanto vi abbiamo notato. I caratteri stilistici del nostro quadro, quindi, sono strettamente connessi con un altro maestro fiammingo operoso nel meridione di Italia nella seconda metà del secolo sedicesimo, Simone De Wobreck. Si tratta di un nome che oggi può risultare meno noto rispetto a un de Vos, ma Simone De Wobreck fu un maestro di primissimo spicco, attivo soprattutto in Sicilia dove creò una importante schiera di discepoli e seguaci. Se si confronta il nostro quadro con un autentico capolavoro del De Wobreck come la maestosa pala d' altare della Circoncisione nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano risulta a mio avviso lampante come siamo di fronte alla stessa mano. Analitico e pungente, vivacissimo e proliferante, il nostro quadro è stato creato da un artista della stessa mentalità e della stessa cultura figurativa che vediamo espresse nella pala di Castelvetrano. Peraltro Simone De Wobreck trattò ripetutamente il tema della Salita al calvario, come è ben documentato da almeno due pale d'altare che le fonti gli riferiscono, una già in San Francesco a Caccamo e un'altra nella chiesa di santa Maria Maddalena a Ciminna. Il nostro dipinto, insomma, deve essere considerato un rimarchevole lavoro del manierismo fiammingo in Italia, databile probabilmente tra il nono e il decimo decennio del secolo sedicesimo, negli ultimi anni di vita del De Wobreck che, nato ad Haarlem in data imprecisata ma da collocare nel quarto decennio, risulta scomparso, su base documentaria, intorno al 1596/97."

  • Madonna della collana con Bambino, Fine 17° Secolo
    Lotto 4

    Madonna della collana con Bambino, Fine 17° Secolo H cm 46x32 - in cornice H cm 55x40 Olio su tela

  • Madonna con Bambino, Angeli e San Giuseppe, 16° Secolo
    Lotto 5

    Madonna con Bambino, Angeli e San Giuseppe, 16° Secolo cm 104X78 in cornice 124X99 Olio su tavola
    Il dipinto in oggetto raffigurante la Sacra Famiglia e i due angeli riflette una iconografia molto diffusa nel secolo XVI sia nelle diverse scuole pittoriche italiane che straniere.
    Il dipinto può essere collocato nella seconda metà del '500 e probabilmnete verso il 1570/80.
    E' da considerare storicamente interessante in quanto è rappresentativo di quell'ambito stilistico fiammingheggiante che attraversò la Spagna e il Portogallo e si diffuse fino a culminare in alcuni discepoli della scuola napoletana.
    In particolare il dipinto sembra essere strettamente connesso, nella composizione e nello stile, con l'attività delle botteghe pittoriche spagnole e più precisamente di Palma di Maiorca.
    Gli influssi fiamminghi in tali botteghe appaiono fin dalla seconda metà del XV secolo e rimangono attivi fino alla fine del XVI secolo, periodo di cui la nostra opera è rappresentativa.
    In effetti è una cospicua testimonianza storica di quel momento di convergenza della letio hispano-fiamminga con quella europea in generale e in particolare con la scuola napoletana, che già fin dalla seconda metà del '400 aveva mostrato i prodromi già con Colantonio.
    Di particolare interesse è l'iconografia del bambino che sembra slanciarsi dalla composizione pittorica manifestando gioia e affetto verso la madre.
    Un'iconografia che si riscontra spesso e soprattutto nella scuola catalana.

    Studio ASOR.







  • Angelo che annuncia ai pastori la nascita di Gesù, Emilian School 17° Secolo
    Lotto 6

    Angelo che annuncia ai pastori la nascita di Gesù, Emilian School 17° Secolo cm 25,5X97 in cornice cm 103X133 olio su tela

  • Frate con crocifisso che legge, 17° Secolo painter
    Lotto 7

    Frate con crocifisso che legge, 17° Secolo painter H cm 30x25.5 - in cornice H cm 43x40 Olio su tela

  • Raccolta di frutta, nineteen° Secolo
    Lotto 8

    Raccolta di frutta, nineteen° Secolo 98x75 cm Dipinto a olio su tela Pittore italiano del XIX secolo. 

  • David Teniers il Giovane (attribuito a) (Anversa 15/12/1610-Bruxelles 25/04/1690)  - Il banchetto delle scimmie, 17° Secolo
    Lotto 9

    David Teniers il Giovane (attribuito a) (Anversa 15/12/1610-Bruxelles 25/04/1690) - Il banchetto delle scimmie, 17° Secolo H cm 16x27 - in cornice H cm 23x34 Olio su cartoncino incollato su tavola

  • Anthonie  Victoryns (Anversa 1620-1656)  - Giocatori di dadi in un interno, 17° Secolo
    Lotto 10

    Anthonie Victoryns (Anversa 1620-1656) - Giocatori di dadi in un interno, 17° Secolo H cm 33x27 - in cornice H cm 43x35.5 Olio su tela Firmato in basso a sinistra

  • Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715)  - Natura morta di pesci, 17° Secolo
    Lotto 11

    Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715) - Natura morta di pesci, 17° Secolo cm 40 x cm 48, in cornice cm 52 x cm 60 olio su tela Presente Perizia del Prof.Strinati.

    "La Natura Morta di pesci (olio su tela, cm.37 x 47, in cornice 50 x 62) è un'opera che rientra bene nell'ambito della produzione di Elena Recco, insigne pittrice specialista di questo genere, figlia del grande maestro napoletano Giuseppe Recco e lungamente attiva accanto al padre (nonché al poco noto fratello Nicola Maria) tra Napoli e la Corte reale di Spagna presso la quale si trasferì, seguendo appunto suo padre, verso la fine del diciassettesimo secolo e dove rimase a lungo, onorata di importantissime e primarie commissioni.
    Basandoci sull'anagrafica nota e documentata dalla storiografia della Recco (Napoli 1654, Madrid 1715) il quadro qui in esame, dal punto di vista stilistico e materico, mi appare sicuramente databile entro il primo decennio del Settecento, nella fase più matura della produzione dell'insigne artista. Giungo a tale considerazione confrontando la nostra opera soprattutto con alcuni dipinti provenienti dalla antica collezione Orsini di Gravina di Puglia (oggi totalmente dispersa in varie proprietà) dove figuravano in effetti Nature Morte di pesci veramente notevolissime di Elena Recco, ancorché gli inventari le riportino talvolta in errore col nome del grande padre Giuseppe.
    Riporto al proposito quale caso scuola, di grande interesse storico e artistico, una Natura Morta di pesci, estremamente vicina alla nostra, pubblicata da Lucio Galante, in La Natura Morta in Italia, tomo secondo, Electa Milano 1989, p.971, n. 1183, col nome di Giuseppe Recco ma in realtà capolavoro assoluto della figlia Elena.
    La Recco si specializzò oltremodo nel genere della pittura dei pesci, e il nostro dipinto appare molto significativo per il metodo, tipico e distintivo dell'autrice, di mescolare le immagini di pesci come se fossero stati gettati in disordine sul bancone del pescivendolo, in attesa di essere distribuiti ai vari clienti ed avventori.
    La materia pittorica nel nostro caso è spessa e corposa e anche questo è un elemento peculiare che caratterizza la produzione di questa grande, pittrice che merita un posto a sé, e di spicco assoluto, nella grande ed alta storia della Natura Morta a Napoli tra Seicento e Settecento. Concludo notando lo stato di conservazione del dipinto qui in esame come molto buono e confermandone pertanto la qualità intrinseca piuttosto alta. Stimo quindi il dipinto in relazione alle attuali condizioni di mercato internazionale alla quotazione di E. 18.000,00 (diciottomila).
    In fede, Claudio Strinati"

  • Ritratto di donna, Fine 17° Secolo
    Lotto 12

    Ritratto di donna, Fine 17° Secolo cm61X47 in cornice cm85X61 Olio su tela

  • Antonio Cifrondi (Clusone 1656-Brescia 1730)  - Donna con gallina, 1700-1730
    Lotto 13

    Antonio Cifrondi (Clusone 1656-Brescia 1730) - Donna con gallina, 1700-1730 84x105 cm Dipinto ad olio su tela
    Opera sprovvista di cornice.

    "In uno scarno e appiattito sfondo bluastro, unico riferimento a una spazialità esterna, emerge dalla penombra la figura di una anziana donna ricurva, dalla fronte solcata da rughe e dalle robuste braccia – provate dal duro lavoro nella terra - che ne delineano il ruolo di campagnola. Con una sobria composizione di stampo naturalistico, la donna può considerarsi vera protagonista del dipinto anche se, nel leggere il suo lasso sguardo -  provato dalla stanchezza e dall’età – l’osservatore viene invitato a concentrarsi sul candido volatile, delicatamente appollaiato su un posatoio riempito di fieno. 

    L’immagine della donna è modellata tramite ampie e materiche pennelFine intrise di scarni e caldi colori, evidentemente percepibili nelle rosate tinte dell’incarnato, compartecipe alle terrose ombre che contribuiscono a far emergere la plasticità della figura. Le peculiarità dell’opera, le sue caratteristiche formali risentono degli influssi della pittura lombarda, tanto da renderla vicina a quei soggetti profani tanto in voga negli ultimi decenni del XVII secolo. Tuttavia, la cifra stilistica rivelata dalla sobrietà cromatica consente di assegnare l’opera al bergamasco Antonio Cifrondi e di collocarla entro il primo trentennio del XVIII secolo."
    Infatti dopo essere stato in Francia si stabilisce definitivamente a Brescia memore della conoscenza avuta con Le Brun e della visione diretta della natura e della vita quotidiana a cui si ispirava la pittura transalpina del '600.
    Si dedica, quindi, alla composizione di dipinti dove i ceti dei più umili sono i protagonisti: figure di poveri, di pitocchi, di contadini, ecc. Il dipinto in questione è espressione di questo periodo, realizzato con una tecnica veloce, dalle larghe pennellate, determinata e sicura.


    ASORstudio

  • L'Educazione di Maria , da Rubens, 18° Secolo
    Lotto 14

    L'Educazione di Maria , da Rubens, 18° Secolo h 155x130 cm , in cornice cm 164x137 olio su tela

  • Natività con adorazione dei pastori, 17° Secolo
    Lotto 15

    Natività con adorazione dei pastori, 17° Secolo cm 36;5X23,5 in cornice 41X32 Olio su tela

  • Il Padre Eterno e lo Spirito Santo, nineteen° Secolo
    Lotto 16

    Il Padre Eterno e lo Spirito Santo, nineteen° Secolo Cm 83x56, in cornice cm 106x80,5 Dipinto ad olio su tela In bella cornice coeva

  • Gesù Cristo in croce con le anime purganti alla base, 18° Secolo painter
    Lotto 17

    Gesù Cristo in croce con le anime purganti alla base, 18° Secolo painter H cm 53x41 - in cornice H cm 70x57 Olio su tela

  • Volto di gesù coronato di spine, XVIII Secolo
    Lotto 18

    Volto di gesù coronato di spine, XVIII Secolo cm 38X31 in cornice 44,5X37 Olio su tela

  • Scena biblica: Tobia che guarisce il padre con l'aiuto dell'Arcangelo Raffaele, 17th/18° Secolo
    Lotto 19

    Scena biblica: Tobia che guarisce il padre con l'aiuto dell'Arcangelo Raffaele, 17th/18° Secolo cm 64X88 in cornice 77X100

  • Scena biblica: Abramo che allontana Agar e suo figlio e trattiene con se Sarah e suo figlio Isacco, 17th/18° Secolo
    Lotto 20

    Scena biblica: Abramo che allontana Agar e suo figlio e trattiene con se Sarah e suo figlio Isacco, 17th/18° Secolo cm 64X89 in cornice 77X100

  • Ruderi antichi con visitatori, 18° Secolo
    Lotto 21

    Ruderi antichi con visitatori, 18° Secolo cm 32X20 in cornice 40X38 Olio su tela

  • Richard Wilson (Montgomeryshire 1714-Denbighshire 1782)  - Paesaggio romano con il tempio della Sibilla
    Lotto 22

    Richard Wilson (Montgomeryshire 1714-Denbighshire 1782) - Paesaggio romano con il tempio della Sibilla H cm 50x67,5 in cornice H cm 62.5x80 Olio su tela Firmato in basso a destra

  •  Veliero a tre alberi, Fine 18° Secolo
    Lotto 23

    Veliero a tre alberi, Fine 18° Secolo H 57x78 cm Dipinto a olio su tela In buie acque scosse dal vento e parzialmente illuminate da una tenue luce del cielo, la romantica scena marina mostra un veliero a tre alberi sui quali sventola la bandiera australiana, investito da un’onda provocata da una tormenta in corso. La fonte di luce svela la conclusione del difficile momento al quale è sottoposta la nave, il mare infatti è sì agitato ma le acque si quieteranno a breve grazie allo squarcio luminoso che segnala la mutazione del tempo: la pioggia è cessata e alle sfumature blu-violacee stanno per sostituirsi i rischiarati toni dell’azzurro. Anche il veliero punta dritto verso una meta già avvistata, il porto di un’isola vulcanica con una sorta di fortificazione arroccata su un colle, in gran parte celato dal fulcro dell’intera composizione, il veliero.                                                                                                                                            
    Il quadro, collocabile agli ultimi anni del XVIII secolo, anticipa gli scenografici scenari marini di Ivan Konstantinovich Aivazovsky (1817-1900).



    ASORstudio

  • Scena mitologica con Afrodite in mare, Fine 18° Secolo
    Lotto 24

    Scena mitologica con Afrodite in mare, Fine 18° Secolo cm 13,5X18 in cornice 24,4X29,5 Pittura su vetro Venezia

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#105: Eclettica

Un'ultima accuratissima selezione di lotti imperdibili per l'asta di Antiquariato che chiude la stagione estiva:

Lotti 1-70 una selezione di pregevoli dipinti realizzati tra il XVII e gli albori del XX secolo

Lotti 71-115, raffinati oggetti tra cui: vasi di pregio, specchiere di Murano, orologi, raffinati marmi, statuaria

Lotti 116-163 argenti di raffinata fattura, ornamentali e di arredo delle tavole più eleganti

Lotti 164-203 mobilio di notevole fattura antiquariale

Lotti 204-229 arte siciliana, ceramiche di Caltagirone e altri elementi decorativi

Lotti 230-270 arte orientale

Lotti 271-287, sezione finale dedicata alle incisioni e una selezione di pregiatissimi libri antichi.

Sessioni

  • 18 luglio 2024 ore 16:30 #105: Eclettica (1 - 287)

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