Dipinti Antichi
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Lotto 50 Scuola bolognese, sec. XVII
SIBILLA
olio su tela cm 63x46
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Lotto 51 Scuola bolognese, sec. XVII
VERGINE ANNUNCIATA
olio su tela, cm 61x47
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Lotto 52 Attribuito ad Agostino Beltrano
(Napoli 1607-1656)
SANTA CECILIA
olio su tela, cm 76x63
Inedito e di provenienza non documentata, il dipinto qui presentato appare riconducibile al catalogo di Agostino Beltrano, ricordato da Bernardo De Dominici tra i seguaci più stretti di Massimo Stanzione, col quale collaborò nella perduta decorazione della chiesa di San Paolo Maggiore.
L’intenso naturalismo della figura, memore per certi aspetti del naturalismo cavalliniano nella versione più cordiale e addolcita di Massimo, suggerisce di accostare il dipinto ad alcune tra le opere firmate di Beltrano, in particolare la Santa Caterina di raccolta privata, datata del 1654 (S. Schuetze-T. Willette, Massimo Stanzione. L’opera completa, Napoli 1992, fig. 71) paragonabile alla nostra Lucia anche per la posa lievemente enfatica e quei panneggi ridondanti che costituiscono la cifra del pittore, o ancora il San Giuseppe con Gesù Bambino (quest’ultimo quasi sovrapponibile alla nostra figura) esposto a Praga come di Pacecco De Rosa (Tra l’eruzione e la peste. La pittura a Napoli dal 1631 al 1656, 1995, pp. 52-53), ma convincentemente restituito a Beltrano da Achille Della Ragione.
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Lotto 53 Scuola Italia centrale, fine sec. XVII
SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA
olio su tela, cm 71x58 senza cornice
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Lotto 54 Scuola fiorentina, sec. XVII
VERGINE ADDOLORATA CON I SIMBOLI DELLA PASSIONE
olio su tela, cm 86,5x65,5
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Lotto 55 Giovanni Bilivert
(Firenze 1585-1644)
SANTA CATERINA DA SIENA ORANTE
olio su tela, cm 125,5x98,5
sul margine superiore antico ampliamento della tela
Corredato da parere scritto di Alessandro Agresti, Roma 14 gennaio 2013. Attribuzione confermata oralmente da Roberto Contini.
Questa Santa Caterina da Siena orante, come sottolineato da Alessandro Agresti, rappresenta un importante aggiunta al catalogo di Giovanni Bilivert e costituisce una tipica immagine devozionale concepita per sollecitare il raccoglimento e la preghiera dei fedeli secondo i dettami della controriforma. Testimonianza del successo incontrato da questa composizione in cui la Santa viene rappresentata in assoluta semplicità in adorazione del crocifisso in un’atmosfera di raccoglimento penitenziale, sono le altre versioni del medesimo soggetto quali: quella già Antinori, passata nel 1947 ad un’asta della Christie’s di Londra, quella già in Palazzo Ricasoli-Fridolfi (S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del ‘600 e ‘800. Biografie e opere, II, Firenze 2009, p. 59, fig. 109) e quella conservata presso il Museo del cenacolo di Andrea del Sarto. La nostra tela presenta un’antica giuntura lungo il margine superiore, realizzata probabilmente per riadattarla ad un’altra cornice settecentesca e lievi differenze con le altre versioni in particolare nello svolgersi della veste e del velo. Lo studioso, sulla base dell’esecuzione nel 1625 della Santa Caterina già Antinori, propone una datazione anche per la nostra opera attorno a questa data.
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Lotto 56 Giovanni Domenico Ferrucci
(Fiesole, Firenze 1619-Lucca post 1669)
ALLEGORIA DELLA VANITÀ DEI BENI TERRENI
olio su tela, cm 64x51
Corredata da parere scritto di Sandro Bellesi
Bibliografia: S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del ‘600 e ‘700: biografie e opere, Firenze 2009, vol. II, p. 274, fig. 585
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Lotto 57 Attribuito a Onorio Marinari
(Firenze 1627-1715)
SALOMÈ CON LA TESTA DEL BATTISTA
olio su tela, cm 87,5x72,5
prima tela
Provenienza: nobile famiglia toscana
Attribuzione confermata oralmente su visione diretta del dipinto da Sandro Bellesi
Sono note molteplici versioni di questo soggetto, alcune passate sul mercato antiquario, che presentano talune varianti. Le varie redazioni riprendono dall’esemplare conservato presso il Szépmûvészeti Múzeum di Budapest come indicato da Silvia Benassai nella monografia sul pittore.
Bibliografia di riferimento: S. Benassai, Onorio Marinari. Pittore nella Firenze degli ultimi Medici, Firenze 2011, pp. 133-134
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Lotto 58 Mario Balassi
(Firenze 1604-1667)
GIACOBBE RICEVE LA PRIMOGENITURA DAL PADRE ISACCO
olio su tela ottagonale, cm 109,5x88,5
L'attribuzione è stata espressa con parere orale e su visione diretta da Sandro Bellesi
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Lotto 59 Mario Balassi
(Firenze 1604-1667)
TOBIA RISANA GLI OCCHI AL PADRE
olio su tela ottagonale, cm 109,5x88,5
L'attribuzione è stata espressa con parere orale e su visione diretta da Sandro Bellesi. Del dipinto qui presentato sono note altre versioni del medesimo soggetto tra cui quella del Seminario Maggiore di Firenze. Bibliografia di confronto: S. Bellesi, Vincenzo Dandini e la pittura a Firenze alla metà del Seicento, Ospedaletto (Pisa) 2003, pp. 140-141
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Lotto 60 Scuola fiorentina, sec. XVII
TOBIOLO E L’ANGELO
olio su tela, cm 31x23
sul retro vecchie etichette e timbro in ceralacca con iscrizioni relative alla provenienza: “Andrea Vecchietti” e bollo in ceralacca; sul retro e sul bordo inferiore della cornice numero “9” d’inventario
Il dipinto ricorda taluni aspetti stilistici delle opere di Francesco Curradi (Firenze 1570-1661)
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Lotto 61 Seguace di Francesco Vanni, sec. XVII
IL RITORNO DALLA FUGA IN EGITTO
olio su tela, cm 96x99
Dall'originale di Vanni, chiesa dei SS. Quirico e Giulitta, Siena
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Lotto 62 Scuola fiorentina, sec. XVII
LA CARITÀ
olio su tela, diam. cm 82
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Lotto 63 Felice Ficherelli detto il Riposo
(San Gimignano 1603-Firenze 1660)
IL GIUDIZIO DI PARIDE
olio su tela, cm 118x181
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Lotto 64 Jacopo Confortini
(Firenze 1602-1672)
REBECCA ED ELIZER
olio su tela, cm 208,5x289,5
firmato e datato “IACOPO CONFORTINI INVENTORE FACEVA 1651”
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Lotto 65 Scuola fiamminga, sec. XVI
ALTAROLO PORTATILE RAFFIGURANTE NELLA PARTE CENTRALE LA TRINITÀ; ALL’INTERNO DEGLI SPORTELLI LATERALI SAN FRANCESCO E SAN PAOLO CON COMMITTENTE BENEDETTINO, ALL’ESTERNO MEMENTO MORI
altarolo portatile ad olio su tavola, specchiatura centrale inserita all’interno di una cornice a forma di edicola, cm 31,5x49,5 aperto; cm 31,5x24 chiuso
al recto sugli sportelli iscrizione e datazione in gotico solo in parte leggibile
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Lotto 66 Pittore lombardo, inizi sec. XVII
CRISTO SORRETTO DA DUE ANGELI
olio su tavoletta, cm 21x13
sul retro della tavoletta e della cornice vecchie etichette ed iscrizioni con riferimenti a Giulio Cesare Procaccini
Il dipinto qui presentato mostra strette analogie compositive e stilistiche con la tela del medesimo soggetto archiviata presso la Fototeca Zeri (inv. 100845, busta 468, fasc. 6) con un riferimento a Camillo Procaccini, già passata in un’asta Christie’s di Roma, 22 maggio 1980, lotto 219. La nostra tavoletta rispetto all’esemplare sopraindicato raffigura il Cristo con le gambe all'interno del sarcofago che sul fronte reca un’iscrizione in latino. E’ nota inoltre un’altra variante riferita al Cerano della collezione del musicologo Dante Isella, presentata nella mostra sull’artista del 2005 tenutasi presso il Palazzo Reale di Milano.
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Lotto 67 Andrea di Giovanni da Murano
(documentato a Venezia dal 1463- Castelfranco Veneto 1512)
MADONNA ADORANTE IL BAMBINO
tempera su tavola parchettata, cm 32,8x26,4
alcuni restauri
Provenienza: già vendita G. von Hallmann 12 giugno 1918, Berlino (da un’annotazione sul cartone di una foto conservata presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze)
Corredato da parere scritto di Andrea de Marchi
L’opera qui presentata è stata ricondotta dallo studioso all'artista veneto Andrea di Giovanni da Murano grazie ad alcuni caratteri distintivi del pittore come “l’effetto di pittura sbalzata, il taglio forte delle palpebre, i lacrimatoi marcati da lustri soffusi, lo scorcio tagliente della narice o il risalto delle labbra increstate” della Madonna e “la contrazione nervosa del gesto, nelle ombre bronzate sulla carne pienotta o nell’esuberante capigliatura a riccioli inanellati” del Bambino. -
Lotto 68 Seguace di Carlo Dolci, sec. XVII
CRISTO MOSTRA LE SUE PIAGHE
olio su tela, cm 73,5x57
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Lotto 69 Scuola ferrarese, sec. XVI
SAN GIOVANNI BATTISTA
olio su tavola, cm 37x34
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Lotto 70 Monogrammista F.G.B.
(Lombardia prima metà del XVII secolo)
DISPENSA CON FRUTTI E ORTAGGI
olio su tela, cm 135,5x142,5
Bibliografia: G. Bocchi-U. Bocchi, Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo, Casalmaggiore (CR) 1998, pp. 50-51, fig. 35
L’anonimo pittore indicato come Monogrammista F.G.B. è riconducibile per tipologie compositive e stilistiche all'ambiente dei Campi, famiglia di pittori cremonesi, e mostra pertanto una predilezione per la raffigurazione di frutta e vegetali.
“Le sue composizioni consistono infatti in elaborate e complesse frutterie all’aperto con piatti, alzate, cesti e canestri tali da valorizzare i propri soggetti, che non sono visti con l’occhio del pittore scienziato tipico di Vincenzo, bensì con l’intento, altrettanto campesco di catturare l’ammirato interesse del riguardante, favorendo una sorta di gioiosa concupiscenza” e di esprimere talvolta significati allegorici. “Si spiega così l’aspetto delle successive e lussureggianti Dispense con frutta e ortaggi [come il dipinto qui presentato] scalate su cinque piani di carico da gradini di pietra stracolmi di vegetali richiamanti la visione delle assemblate ‘frutterie’ di Vincenzo Campi, costituite come quelle da fiscelle, ceste e zuppiere i cui contenuti rappresentano formalmente altrettante palesi derivazioni”.
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Lotto 71 Pittore romano, sec. XVII
NATURA MORTA DI ORTAGGI E FRUTTA CON CAVOLFIORE, SEDANO GOBBO, MELE E UVA
olio su tela, cm 74x105
Tradizionalmente attribuito a Tommaso Salini nella raccolta di provenienza, certo per confronto con la tela pubblicata da Federico Zeri che recava la firma dell’artista romano poi risultata apocrifa, la natura morta qui presentata non ha trovato una paternità alternativa nel corso degli studi che nell’ultimo decennio hanno tentato di restituire un’immagine convincente del pittore romano ricordato dal Baglione né in quelli che, d’altro canto, hanno identificato diversamente le opere un tempo raccolte sotto quel nome. La maggior parte di esse sono state raccolte da Ulisse e Gianluca Bocchi sotto il nome di “Pseudo Salini”, ovvero “Monogrammista S.B”., seguendo un’indicazione di Giuseppe De Vito relativa a un “numero” del gruppo in cui compare questa sigla e la data del 1655.
In quell’occasione (Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750, Casalmaggiore 2005, p. 175 e ss., figg. PS 11-14) i Bocchi riunivano quali verosimili precedenti dello Pseudo Salini due coppie di dipinti già nelle raccolte Scamperle e De Carlo; un tempo attribuite a Salini, si differenziano tuttavia da quelle del Monogrammista (attivo intorno al 1650) per scelte iconografiche e compositive legate a un tempo relativamente precoce della natura morta; per questo motivo si chiamava in causa se pure in forma dubitativa il nome di Agostino Verrocchi (1586-1659), attivo intorno al 1630 e punto di raccordo a Roma tra la generazione dei caravaggisti e quella di Michelangelo Cerquozzi.
Numerosi elementi del dipinto qui presentato richiamano appunto le tele De Carlo, e suggeriscono di collocare in quell’ambito anche la nostra tela, in cui ortaggi “poveri” tipici del primo tempo della natura morta romana e poi spariti dalle “mostre” barocche sono presentati su un semplice piano di pietra sapientemente illuminato e, individuati da una fonte di luce laterale, risaltano sul fondo scuro.
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Lotto 72 Ambito di Juan de Espinosa, sec. XVII
ALZATA CON FRUTTI VARI E FIORI
olio su tela, cm 92x118
Il dipinto è corredato da parere scritto di Mina Gregori, 26 luglio 2005. La studiosa riferisce questa natura morta all'ambito di Juan de Espinosa (attivo a Madrid dal 1628 al 1659) proponendo una datazione tra il 1630 e il 1650.
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Lotto 73 Cornelis Cruys
(Haarlem 1619/20-Schiedam 1654)
GRANDE COMPOSIZIONE CON TRALCI D’UVA, FRUTTA E ALTRI OGGETTI SU TAVOLO DRAPPEGGIATO
olio su tela, cm 85 x 150
firmato con monogramma “CRX” sulla lama del coltello
Cornelis Kruys, importante rappresentante della pittura di natura morta della scuola di Haarlem, fu influenzato da artisti come Pieter Claesz (1597-1660) e Willem Claeszoon Heda (1594-1680). Affinità con questi pittori si ravvisano nell’uso di una simile tavolozza cromatica composta da grigi, ocra, rosa, marrone e giallo e nella realizzazione di ricche ed eleganti tavole imbandite illuminate in maniera regolare da luce laterale. Nella nostra tela il pittore si firma “CRX” sulla lama del coltello utilizzando la “X” come abbreviazione di Cruys o Kruys che in olandese significa “croce”.
Oltre alla dettagliata e virtuosistica esecuzione è possibile inoltre cogliere alcuni rimandi simbolici allusivi al tema della caducità della vita come ad esempio nella rappresentazione della brocca e del bicchiere rovesciato e del limone appena sbucciato.