ASTA 242 - CUPRUM. BRONZETTI DAL XIV AL XIX SECOLO
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Lotto 25 SCUOLA NORDEUROPEA, XVII-XVIII
Strega con candela
Bronzo argentato, usure all'argentatura. 24,5 x 11,5 x 7,5 cm con la base in marmo; 18,5 x 11,5 x 7,5 cm senza base
Curioso bronzetto dall'iconografia misteriosa. Probabilmente trattasi di una figura di strega rappresentata scarmigliata, bloccata in un gesto scomposto, apparentemente di paura, con una candela in mano.
Potrebbe trattarsi anche di una donna sorpresa da qualcosa che la terrorizza nella notte. Tiene in mano una bugia con candela accesa e sul fianco una specie di faretra, forse un porta penna.
Chissà cosa la spaventa nella notte, tanto da farle ricadere la veste e scoprirle un seno spalancando la bocca in un grido soffocato.
Potremmo trovare immagini simili nella pittura di stregoneria di Durer o Franz Francken, quasi fosse una figura materializzatasi dalla scena di un sabba.
La minuta bulinatura dei capelli e della faretra, il tipo di pettinatura e la bella base a mezza colonna rimandano ad una scultura realizzata antecedentemente al XIX secolo. -
Lotto 26 TOMMASO BUCCIANO (San Giorgio la Molara, 1757 - 1830), ATTRIBUITO
Galata morente
Bronzo patina nera. Firmato Bucciano. 29,5 x 57,5 x 27,5 cm
Trattasi della riproduzione in bronzo della nota scultura marmorea conservata nei Musei Capitolini di Roma: "Galata Morente" copia romana di un'originale bronzeo ellenistico attribuito ad Epigono (230-220 a.C.).
Il nostro bronzo reca incisa sul basamento la firma Bucciano. Tommaso Bucciano è scultore di epoca Neoclassica. Si conosce che sia stato plastificatore per la Real Fabbrica Ferdinandea di porcellane e sono noti suoi stucchi realizzati per la Reggia di Caserta.
Lo scultore lavorò anche a Roma potrebbe aver visto in quel periodo il Galata Morente, restituito dalle espoliazioni napoleoniche e conservato nei Musei Capitolini.
Noti e documentati sono i rapporti collaborativi fra scultori del bronzo e le fabbriche di porcellana nel '700, vedi il Soldani Benzi o il Foggini per le manifatture Ginori. Non si ha documentazione certa che il Bucciano realizzasse bronzi, ma non sembra impossibile che un plastificatore dell'epoca lo potesse fare.
Il nostro Galata, stilisticamente coerente con l'epoca del Bucciano, potrebbe essere un ritrovamento interessante del percorso artistico dell'artista, anche in assenza di certa documentazione.
Esistono copie in bronzo del Galata documentate sin dal XVII secolo, epoca in cui il marmo emerse dagli scavi di Villa Ludovisi. Per tutti valga la fusione conservata al Museo Nazionale del Bargello, opera di Giovan Francesco Susini (Firenze, 1585 - 1635 ca.).
Bibliografia di confronto:
Civiltà del 700 a Napoli, catalogo della mostra, Firenze 1979.
Sui rapporti fra bronzisti e fabbriche di porcellana nel Settecento vedasi:
Le statue del Marchese Ginori, a cura di J. Winter, Firenze 2003;
Plasmato dal Fuoco, la scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici, a cura di E. D. Schmidt, S. Bellesi e R. Gennaioli, Livorno 2019 -
Lotto 27 FONDERIA NAPOLETANA, XIX-XX SECOLO
Gruppo raffigurante Il Supplizio di Dirce o "Toro Farnese"
Bronzo. 32 x 24 x 25 cm con la base in marmo; 29 x 20 x 20,5 cm senza la base
La composizione in bronzo riproduce la famosa scultura marmorea raffigurante il martirio di Dirce conosciuta universalmente come "Toro Farnese". Tale opera, detta anche "La montagna di marmo" per le ingenti dimensioni, è custodita attualmente nel Museo Archeologico di Napoli ove pervenne nel 1788, nel momento in cui le collezioni farnesiane furono trasferite nella capitale partenopea.
Rinvenuta negli scavi della Domus Aurea a Roma nel1506, fu oggetto di continue riproduzioni sin dal suo ritrovamento: per tutti si ricordi la splendida versione fusa da Antonio Susini (1558-1624), ora in Galleria Borghese, Roma.
La nostra versione rientra in questa tradizione e può essere datata fra la fine del XIX secolo e l'inizio di quello successivo. -
Lotto 28 BRONZISTA PADOVANO, XVI-XVII SECOLO
Calamaio sorretto da divinità classiche
Bronzo patina nera. 22,5 x 34 x 31 cm
Notevole calamaio ad impronta monumentale, composto da tre figure sedute raffiguranti divinità classiche poggianti i piedi su altrettante sfingi.
Le tre figure poggiano le schiene ad una struttura a tre facce decorata con teste di caprone e ghirlande, che a sua volta regge la coppa baccellata porta inchiostro.
Oggetto di grande sapore antiquario.
Presenta alcuni difetti di fusione e rinettatura "sommaria", perfettamente consona ad un oggetto di epoca rinascimentale.
Mutilo del coperchio, potrebbe essere produzione padovana risalente al XVI sec. O ai primi decenni di quello successivo.
Il repertorio decorativo del nostro calamaio rimanda alla produzione dei grandi autori padovani rinascimentali quali Tiziano Aspetti, Gerolamo Campagna e Niccolò Roccatagliata: in particolare nelle figure di armigeri raffiguranti Marte e Minerva così diffusi nell'opera di quei grandi maestri. Si allegano a tal proposito alcuni esempi a loro attribuiti molto simili alle figure del calamaio qui presentato.
Bibliografia di confronto:
Donatello e il suo tempo. Il bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, catalogo della mostra a cura di D. Banzato, Milano 2001. -
Lotto 29 EMILE THOMAS (Parigi, 1817 - Neuilly sur Seine, 1882)
Pio IX
Bronzo, patina naturale. 34,5 x 21 x 15 cm
Scultore francese allievo di James Pradier, sarà operativo a Roma verso la metà del XIX secolo, ove realizzò alcune piccole fusioni in bronzo raffiguranti personaggi storici.
Il bronzetto in questione rientra in questo gusto celebrativo e raffigura Papa Pio XIX proprio l'anno della sua ascesa al solio pontificio, il 1846.
Quasi un piccolo monumento da tavolo raffigura il pontefice assiso vicino ad un inginocchiatoi, il tutto rappresentato in tono aulico ma con una vena domestica intrisa di realismo.
Emile Thomas è stato scultore di opere monumentali collocate in varie chiese francesi, affiancate da una produzione di bronzetti da biblioteca a soggetti storici commemorativi o, come nel nostro caso, religiosi. -
Lotto 30 GIOVAN FRANCESCO SUSINI (Firenze,
1585 - 1653),
SCUOLA DI
Ermafrodito
Lega di ottone con varie impurità (vedi esami lega correlati). 13 x 40 x 17 cm
Il modello di questo bronzo è conservato al Metropolitan Museum of Art, New York, e poggia su uno stupendo cassone bronzeo baccellato con figure grottesche sugli angoli.
La riduzione in bronzo fu ispirata dalla scultura romana, copia di un originale greco, rinvenuta nel parco di Santa Maria della Vittoria nel 1608 ed acquisita dal Cardinale Scipione Borghese. Su commissione del Cardinale, un giovane Bernini aveva aggiunto il materasso trapuntato che fu molto apprezzato dai contemporanei. Con le spoliazioni napoleoniche il marmo fu venduto ed è attualmente al Louvre.
Esistono alcune versioni di questo bellissimo bronzo in vari musei, ricordiamo quello del Louvre attribuito a scuola Toscana del XVII secolo.
Altro modello al Museo Kunsthistorisches di Vienna attribuito in via dubitativa all'autore.
Il nostro, allo stato attuale degli studi, potrebbe essere una replica seicentesca del soggetto, di livello sicuramente alto se confrontato all'originale del MET.
Presenta spatinature e nelle parti integre patina marrone scuro.
Corredato di esami della lega realizzati presso LABORATORIO DIART-Diagnostica per l'arte. Dipartimento di Fisica, Università degli studi di Milano, via Celoria 16.
Corredato di certificato di libera circolazione.
Bibliografia di confronto:
Plasmato dal Fuoco, la scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici, a cura di E. D. Schmidt, S. Bellesi e R. Gennaioli, Livorno 2019, pp. 30-31. -
Lotto 31 MANIFATTURA NORDEUROPEA
Candeliere con Sansone e il leone. Da un modello del XIII sec.
Bronzo patinato. 25 x 16 x 9,5 cm
Candeliere di manifattura tedesca raffigurante Sansone che cavalca il leone.
Esiste un modello identico nel Museo di Berlino datato al XIII secolo.
Il nostro presenta analoghe rifiniture, ma meno accentuate.
Difficile confermare la stessa datazione, anche se il bronzo si presenta molto materico e apparentemente molto antico.
Oggetto molto affascinante da studiare.
Per conoscitori e amatori. -
Lotto 32 SEVERO CALZETTA DA RAVENNA (Ravenna 1465-1543), SCUOLA DI, XVII SECOLO
Satiro che sorregge un candeliere
29 x 16 x 13 cm
La figura del satiro ebbe molta diffusione nell' iconografia rinascimentale partendo dai satiri incatenati che Andrea Briosco detto il Riccio collocò nel suo candelabro pasquale nella Basilica del Santo a Padova.
Da un punto di vista umanistico il satiro rappresenta una classicità selvatica, furba e sensuale che ben può figurare in un percorso in cui il Cristianesimo ingloba e soggioga i miti pagani.
Non di meno, partendo dall'esempio aulico del ca delabro pasquale, furono creati dallo stesso Andrea Briosco detto il Riccio molti bronzetti da scrivania (calamai o candelabri) raffiguranti satiri inginocchiati o in piedi.
La storiografia artistica primi '900, il Bode e il Planiscig, attribuiva qualsiasi satiro alla mano del Riccio, ma con l'avanzare degli studi altre fonderie emersero nella produzione di questi deliziosi oggetti d'uso. In particolare all'opera di Desiderio da Firenze e Severo da Ravenna vennero ricondotti molti dei satiri in bronzo sopravvissuti.
Premesso che le fonderie venete proseguirono per molto tempo a produrre oggetti di questo tipo, spingendosi nel XVII secolo e oltre, sembra corretto e prudente per questo tipo di bronzetti fare sempre riferimento alla scuola, a meno che non esistano documenti certi legati alla provenienza dell'oggetto.
Il satiro qui presentato appartiene a questo tipo di oggetti. Il modello viene comunemente attribuito alla scuola di Severo da Ravenna, alla cui opera vengono ormai ricondotti molti bronzi attribuiti al Riccio. Non sono ancora stati chiariti definitivamente i rapporti fra questi due grandi maestri del bronzo, ma la loro collaborazione è assodata.
Modelli analoghi al nostro satiro sono presenti in vari musei e collezioni private, nonché si possono trovare passaggi d'asta di bronzi appartenenti a questa tipologia.
In tutti i casi si fa sempre riferimento alla "cerchia" o alla "scuola" di Severo, a meno che l'attribuzione non sia confermata da studiosi di fama mondiale.
Il nostro satiro rientra in questa categoria e si presenta come oggetto antico con bella patina e si può prudentemente confermare quanto detto in precedenza.
Modelli simili:
Museo del Palazzo di Venezia, Roma.
Musei Civici, Brescia.
Ca' d'Oro, Venezia.
Vari passaggi in aste internazionali fra cui menzionarei l'esemplare proveniente dalla collezione Ives Saint Laurent e Pierre Berge', asta Christie's, Parigi 2009.
Bibliografia di confronto:
C. Avery, La Spezia, Museo civico Amedeo Lia. Sculture, bronzetti, placchette, medaglie, Cinisello Balsamo 1998;
Pietro Cannata, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia: sculture in bronzo, Roma 2011. -
Lotto 33 PROBABILMENTE XVIII SECOLO
Scudo in bronzo. Da motivi archeologici
Bronzo. 35 x 46 x 9 cm
Questo raro e curioso oggetto rappresenta sul fronte una scena di chiara ispirazione classica archeologica. L'episodio di Giove che insegue Ganimede, con un gallo in mano, racconta l'amore omosessuale del dio per un giovane bellissimo, assunto poi all'Olimpico come coppiette degli dei.
Raffigurazioni simili sono reperibili su reperti fittili quali il vaso attico del Museo Archeologico di Ferrara che rappresenta la stessa scena sul cavetto interno.
Nella parte posteriore dello scudo, l'impugnatura in cui andrebbe inserito il braccio del combattente.
Il manufatto è piuttosto pesante e molto materico, specialmente nella parte posteriore dove notiamo la superficie grezza a cui sono saldate le fasce con del piombo fuso.
Per tali motivi non presenta le caratteristiche di un oggetto teatrale, ma piuttosto la riproduzione artistica di un oggetto veramente antico. -
Lotto 34 MANIFATTURA DEL XVII-XVIII SECOLO
Donna che fa il bagno. Da un modello di Giambologna
Bronzo patinato, consunzioni. 19,8 x 6 x 6 cm con la base in marmo; 12,5 x 6 x 4,5 cm senza base
Per questo bronzetto bisogna fare riferimento al modello originale realizzato dal Giambologna, ora custodito nel Museo Nazionale del Bargello, Firenze. Unanimemente la critica considera questo ed altri due bronzi, l'Apollino e la Venerina accosciata sempre nella collezione del Bargello, "bozzetti" realizzati dal maestro verso la metà del Cinquecento e poi gettati in bronzo.
Tutti e tre mantengono l'aspetto bel bozzetto, con poca rifinitura a freddo. Si pensa siano idee buttate giù per essere usate successivamente in composizioni di maggior importanza.
Sicuramente furono replicate in bottega ed anche successivamente nelle fonderie che ereditarono i modelli del maestro. Sicuramente anche altri fonditori replicarono questi bronzetti per averle a disposizione nella loro collezione di modelli.
Impossibile addentrarsi nel ginepraio delle attribuzioni legate ai modelli del Giambologna, si può collocare la nostra Venerina prudentemente nel XVII-XVIII secolo, facente parte del gusto artistico di cui si è accennato sopra. La buona qualità della fusione e la bella patina consunta la collocano, secondo me, fra le versioni antiche del soggetto.
Bibliografia di confronto:
Giambologna Sculptor of the Medici: 1529 - 1608, catalogo della mostra a cura di C. Avery e A. Radcliffe, Edinburgh 1978. -
Lotto 35 FONDERIA ATTIVA NEI PRIMI DECENNI DEL XIX SECOLO
Ercole seduto o Epitrapezios. Dal modello archeologico di Pompei
Bronzo patinato nero. 21,5 x 11 x 15,5 cm
Questo bronzetto di gusto archeologico si ispira alla scultura denominata "Ercole Epitrapezios", proveniente dagli scavi di Pompei e custodita nel Museo Archeologico di Napoli, datata al I secolo d.C., deriva da un modello di Lisippo del IV secolo a.C.
Gli scavi di Pompei iniziarono nel 1748, quindi qualsiasi bronzetto ad essi ispirato viene datato dal ritrovamento del modello originale.
Questo valga anche per il bronzetto in questione che, nonostante il trattamento delle patina da "scavo", va collocato necessariamente fra la fine del XVIII secolo e la prima metà di quello successivo, quando gli oggetti Grand Tour ebbero grande diffusione per la richiesta dei viaggiatori stranieri in Italia. -
Lotto 36 MANIFATTURA NEOCLASSICA
Brocca. Da modello archeologico
Bronzo patinato. 16 x 13,5 x 11 cm
Brocca tratta da modelli archeologici non ben identificati, forse da ritrovamenti pompeiani.
Corpo liscio di forma ovoidale, elegantissimo manico antropomorfo terminante con amorino alato e a coronamento, sul beccuccio baccellato, un capretto.
Questo tipo di oggetto può rientrare nella produzione di oggetti Grand Tour, realizzati per facoltosi e colti turisti amanti delle antichità classiche. Gusto nato nel settecento e spintosi fino ai primi decenni dell'ottocento.
Brocca di bella fattura con splendida patina. -
Lotto 37 MANIFATTURA NEOCLASSICA
Brocca. Da modello archeologico
Bronzo patinato. 23,5 x 11,5 x 9,5 cm
Brocca tratta da modelli archeologici non ben identificati, forse da ritrovamenti pompeiani.
Anfora a forma ovoidale baccellata, manico Zoomorfo a guisa di drago con lunga coda saldata al corpo della Brocca con due delfini intrecciati.
Questo tipo di oggetto può rientrare nella produzione di oggetti Grand Tour, realizzati per facoltosi e colti turisti amanti delle antichità classiche. Gusto nato nel settecento e spintosi fino ai primi decenni dell'ottocento.
Brocca di bella fattura con splendida patina. -
Lotto 38 MANIFATTURA NEOCLASSICA
Brocca.Da modello archeologico
Bronzo patinato. 24,5 x 12 x 10,5 cm
Brocca tratta da modelli archeologici non ben identificati, forse da ritrovamenti pompeiani.
Corpo liscio di forma ovoidale, curiossimo manico zoomorfo a guisa di anatra e a coronamento del versatoio aquila appollaiata.
Questo tipo di oggetto può rientrare nella produzione di oggetti Grand Tour, realizzati per facoltosi e colti turisti amanti delle antichità classiche. Gusto nato nel settecento e spintosi fino ai primi decenni dell'ottocento.
Brocca di bella fattura con splendida patina. -
Lotto 39 MANIFATTURA NEOCLASSICA
Brocca.Da modello archeologico
Bronzo patinato. 18 x 16 x 10,5 cm
Brocca tratta da modelli archeologici non ben identificati, forse da ritrovamenti pompeiani.
Corpo liscio di forma ovoidale, elegantissimo manico fitomorfo terminante con amorino alato e a coronamento, sul beccuccio baccellato, un capretto.
Questo tipo di oggetto può rientrare nella produzione di oggetti Grand Tour, realizzati per facoltosi e colti turisti amanti delle antichità classiche. Gusto nato nel settecento e spintosi fino ai primi decenni dell'ottocento.
Brocca di Bella fattura con splendida patina. -
Lotto 40 FONDERIA FIORENTINA XIX SECOLO
David. Dal modello del Verrocchio
Bronzo patinato e cesellato. 32,5 x 11 x 11 cm con la base; 26,5 x 10,5 x 8 cm senza base
Questo bronzetto riproduce la nota scultura del Verrocchio custodita al Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
Rientra nel gusto "Revival" rinascimentale, che informò tanta produzione artistica del XIX secolo, dall'architettura, all'arredamento e all'arte in genere.
È questo un bronzetto di pregio, ben fuso e cesellato, realizzato probabilmente da qualche fonderia fiorentina di cui non conosciamo il nome essendo la scultura anonima. -
Lotto 41 MANIFATTURA DEL XIX SECOLO
Calamaio con ippocampi
Bronzo. 15,5 x 14,5 x 14,5 cm
Delizioso calamaio in bronzo patinato, coppa baccellata sorretta da tre ippocampi. Sul tappo altrettanti cigni con zampe palmate uniti da ghirlande. Un faunetto seduto con la siringa funge di presa per il tappo.
Oggetto eclettico e molto originale, che unisce motivi rinascimentali rielaborandoli nella migliore tradizione dello storicismo ottocentesco. -
Lotto 42 MANIFATTURA DEL XIX SECOLO
Busto di Maria de' Medici. Dal modello di Barthelemy Prieur. Con varianti
Bronzo patinato. 26 x 14 x 12 cm
Maria de’ Medici fu regina di Francia e sposa di Enrico IV. Barthelemy Prieur fu lo scultore di corte che realizzò i busti in bronzo raffiguranti il re e la consorte, oggi al Louvre.
Esistono due versioni di questo ritratto regale: il primo raffigura Maria de Medici con una tunica all'antica ed una straordinaria acconciatura incastonata di gioielli, il secondo in abito di corte con gioielli e gorgiera.
Il nostro bustino si ispira a questa seconda versione modificando i gioielli e la gorgiera. Il riferimento iconografico rimane sempre lo stesso, comunque.
Questa bella versione Ottocentesca riprende il soggetto con dovizia di particolari e ottima lavorazione. -
Lotto 43 FONDERIA PANDIANI (?), XIX SECOLO
Calamaio
Bronzo patinato. 18 x 12,5 x 10,5 cm
Delizioso calamaio di gusto rinascimentale padovano, nei modi di Niccolò Roccatagliata (Genova, 1570 - Venezia, dopo il 1636), da riferirsi a produzione tarda ottocentesca, forse attribuibile alla fonderia Pandiani, molto attiva fra l’Ottocento e il Novecento a Milano.
Il Roccatagliata fu famoso per gli incantevoli putti e amorini collocati su tappi di calamai e su altari monumentali. Questo Amorino, che poggia il piede sulla testa di un delfino e zittisce col dito chi lo guarda, si può confrontare con quello custodito nella Galleria Giorgio Franchetti, alla Ca' d'Oro di Venezia. -
Lotto 44 FONDERIA VENETA XVI-XVII SECOLO
Satiro che fugge (Marsia?)
Bronzo patinato con base in diaspro. 23 x 8, 5 x 7,5 cm con base; 16,5 x 8,5 x 7,5 cm senza base
Bronzetto dal soggetto originale ed intrigante, per materia e patina attribuibile ad area padovana-veneta e al periodo tardo-rinascimentale.
Se ne conosce uno passato in Asta Cambi (Genova) dall'analoga torsione, ma legato ad un tronco, da qui la possibile connotazione a Marsia. Attribuito in tale sede all'ambito di Giuseppe De Levis, non mi sentirei di confermare in quanto nella recente monografia di Charles Avery tale soggetto non compare. -
Lotto 45 MANIFATTURA DEL XVII SECOLO
Cristo crocifisso. Da un modello di Giambologna
Bronzo patinato nero, fusione apparentemente piena. 31 x 26 x 7,5 cm
Giambologna si dedicò al soggetto del Crocifisso delineando un nuovo "canone" in cui proporzione ed equilibrio si sostituiscono alla rappresentazione del dolore.
Realizzò alcuni Cristi di notevoli dimensioni:
1) Per il Duca Guglielmo V di Baviera quale dono diplomatico da parte del Granduca Ferdinando I, dimensioni al naturale, ora nella chiesa di San Michele a Monaco.
2) Convento della SS. Annunziata a Firenze, cappella della Madonna del Soccorso, suo sacello famigliare, pressoché identico al precedente.
3) Convento Santa Maria degli Angiolini, Firenze, dono del maestro alla confraternita insieme ad un Battista, 46,8 x 37,2.
4) Convento di San Marco, cappella Salviati, tratto dal precedente, ma probabilmente rifinito dal Susini, 45,8 x 36,3.
5) Altro esemplare pressoché identico per il Duomo di Siena.
La fonderia di Giambologna produsse anche molti Cristi in bronzo ed argento da usare come dono diplomatico o per devozione privata. La critica ha stabilito che il più delle volte venivano prodotti da collaboratori, soprattutto da Antonio Susini o da un suo assistente specializzato. Questi presentano misure domestiche, intorno ai 30 cm.
Riguardo al Cristo qui presentato, inoltrarsi in dispute attributive è in questa sede impossibile.
Possiamo altresì dire che il nostro Crocifisso potrebbe appartenere senz'altro a questa tipologia di produzione giambolognesca per identità di modello, qualità esecutiva, splendida patinatura e dimensioni.
Il nostro bronzo si presenta apparentemente, per il peso, come una fusione piena e non a "cera persa" ma, per esperienza personale, sarebbe meglio fare una radiografia per confermare tale giudizio.
Nel Cleveland Museum of Art è custodito un Cristo simile al nostro.
Si tratta di una fusione anomala perché realizzata in un'unica colata e non cesellata. Charles Avery suppone che non si tratti di una delle normali fusioni realizzate da Antonio Susini per il mercato, a cera persa e altamente cesellate, ma di una colata unica da un modello in cera del Giambologna.
Il nostro Cristo potrebbe rientrare in questa tipologia, in quanto il peso lo fa sembrare una fusione piena. Inoltre, la presenza di piccoli difetti di fusione sulla schiena non lo fa sembrare pronto per il mercato. Ipotesi tutta da verificare, ma affascinante, vista l'innegabile qualità del manufatto.
Il nostro bronzo, pur seguendo le caratteristiche generali degli altri Cristi del Giambologna, presenta alcune piccole varianti molto interessanti. La prima è il perizona che risulta particolarmente teso e succinto. Scende sull' inguine quasi a scoprirlo, stessa cosa per i glutei del Cristo. Anche il nodo del perizoma risulta nascosto dietro il bacino mentre in altri esemplari è più visibile. Questi particolari lo avvicinano al modello di Cleveland di cui si è parlato sopra. Da notare la bella testa reclinata coperta da splendidi riccioli inanellati anche nella parte posteriore del capo e la bellissima patina nera con leggere abrasioni che rivelano il colore del bronzo.
Il Cristo viene presentato con gli esami della lega metallica realizzati presso i laboratori dell'Università di Fisica di Milano.
Si tratta apparentemente di un bronzo coerente con le modalità di produzione toscane dell'epoca.
Bibliografia di confronto
C. Avery, Giambologna, Firenze, 1987, p. 202 e p. 264, s. 96;
Giambologna Sculptor of the Medici: 1529 - 1608, catalogo della mostra a cura di C. Avery e A. Radcliffe, Edinburgh 1978, pp. 143-146. -
Lotto 46 MANIFATTURA DEL XVII SECOLO
Venere al bagno. Da un modello di Giambologna
Piombo patinato. 33,5 x 8 x 9 cm con la base; 23 x 8 x 9 cm senza base
L'invenzione di questo bronzo deriva da una delle opere giovanili del grande artista fiammingo Giambologna, scultore alla corte del Granduca di Toscana Francesco I de’ Medici (Firenze 1541-1587). Il bronzetto originale firmato dal maestro viene custodito al Kunsthistorisches Museum di Vienna, ed ha misure simili al nostro.
Questa deliziosa invenzione ebbe molta fortuna nei secoli e ne rimangono versioni straordinarie realizzate da Antonio Susini e versioni minori che hanno popolato gli studioli di innumerevoli collezionisti.
La nostra versione è realizzata in piombo patinato con tracce di doratura. Presenta la variante del panno che si drappeggia dal seno della Venere verso il ginocchio, assente nella versione di Vienna.
L'uso di un materiale più povero rispetto al bronzo, potrebbe fare pensare ad una prova antica prima della fusione in bronzo, ma è tutto da dimostrare.
Sicuramente l'aspetto materico dell'oggetto ce lo fa pensare antico, fra il XVII e il XVIII secolo.
Sicuramente la bella base neoclassica (in marmi misti, legno e bronzo dorato) ci testimonia l'interesse attribuito alla piccola scultura già in antico. -
Lotto 47 MANIFATTURA FRANCESE (?), XVIII-XIX SECOLO
Coppia di leoni
Bronzo patinato con tracce di doratura. 18 x 35 x 16,5 cm con la base in marmo; 12,5 x 27 x 14 cm solo i bronzi
Bellissima coppia di leoni in bronzo fuso e meticolosamente cesellato nei particolari dei velli, e delle criniere. Queste vengono rese molto realisticamente grazie alla meticolosa lavorazione a freddo mediante cesello e punzonatura.
La splendida resa plastica ci fornisce due leoni sdraiati che si voltano e ruggiscono l'un l'altro, in simmetria: esito molto naturalistico che ripete motivi tardo barocchi da non escludere nella datazione, anche se per prudenza vengono collocati in epoca poco posteriore.
Lo stato di conservazione della doratura originale, mista alla patina nero-bruna data dal tempo, ci fanno protendere per un datazione più coerente al XVIII secolo. -
Lotto 48 MANIFATTURA DEL XVIII SECOLO
Mortaio
Bronzo patinato naturale. 10,7 x 12,5 x 12,5 cm
Piccolo mortaio a forma di campana rovesciata, decorato con due figure di angelo e fioroni. Leggero segno di fessurazione, tracce di usura.