ASTA 345 - ARTE ANTICA
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Lotto 74 CERVELLI FEDERICO (1642 - 1696) Allegoria della Temperanza. Olio su tela ovale. Cm 85,00 x 104,50. L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Enrico Lucchese, 20 novembre 2021.
L'identificazione dei soggetti si basa sulla consueta Iconologia di Cesare Ripa (1593 ed edizioni seguenti), secondo cui "alcuni dipingono la Temperanza con due Vasi, che uno si versa nell'altro, per la similitudine del temperamento, che si fà di due liquori insieme con quello, che si fà di due estremi diversi", mentre la Prudenza è riconoscibile per gli attributi specifici dello specchio e del serpente: "lo specchiarsi significa la cognitione di se medesimo, non potendo alcuno regolare le sue attioni, se i proprij difetti non conosce. Il Serpe quando è combattuto oppone tutto il corpo alle percosse, armandosi la testa con molti giri, & ci dà ad intendere, che per la virtù, che è quasi il nostro capo, & la nostra perfettione, debbiamo opporre a' colpi di Fortuna, tutte l'altre nostre cose, quantunque care, & questa è la vera prudenza. Però si dice nella Sacra Scrittura: Estote prudentes sicut Serpentes".
La coppia di ovali su presentata in asta Finarte a Milano il 10 maggio 1967 (lotto 88) con attribuzioni a Giovanni Antonio Pellegrini, accompagnata dalle perizie di Roberto Longhi e di Rodolfo Pallucchini. Spetta a Egidio Martini (1982) aver indicato la corretta paternità di Federico Cervelli, nella valutazione di un artista "nuovo e quasi squisito", versato nella particolare tematica veneziana del nudo femminile nel secondo Seicento veneziano.
Il parere di Martini è stato ripreso da Alessio Pasian (2011) che, oltre a illustrare entrambi i dipinti in esame, ha suggerito che essi fossero "verosimilmente già due sopraporte". Considerandoli "degli "incunaboli" del pittore, riassumenti alla perfezione le qualità proprie e più riconoscibili della sua produzione giovanile", lo studioso ipotizza che la Temperanza e la Prudenza siano l'esito stilistico della fase iniziata con la grande tela a Este, collegabile forse all'arrivo nel 1671 della pala di Pietro Liberi per l'altar maggiore di quella chiesa, e conclusa - a metà del decennio nella ricostruzione di Pasian - con Venere scopre il corpo di Adone di Palazzo Conti a Padova, tela avvicinata da Mauro Lucco ("Foresti" a Venezia nel Seicento, in La pittura nel Veneto. Il Seicento, II, a cura di M. Lucco, Milano 2001, p. 513) alla Nascita della Vergine di Luca Giordano per la Salute a Venezia, eseguita nei primi anni Settanta del Seicento.
Detta scansione cronologica si rivela una mera congettura di fronte all'evidenza che l'unica opera sicuramente databile di quella decade resta il Sacrificio di Noè della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, grande dipinto consegnato da Cervelli nel 1678: un'opera di "classicismo più statuino, bilicato su luci fredde e atmosferiche" (Pasian 2011, p. 127) che non sembra in effetti trovare molta sponda con le squisitezze pittoriche della presente coppia allegorica.
La visione diretta di entrambi gli ovali permette di apprezzare un alto livello esecutivo supportato da uno stato di conservazione eccellente. Da una parte il modellato largo e sfrangiato di entrambe le personificazioni conferma l'influenza costante del linguaggio stilistico maturo di Liberi, dall'altra sono peculiarità del solo Cervelli la raffinata delineazione delle forme, "caratterizzata da una maggiore pacatezza nel gestire e nel disporsi dei personaggi, più precisa e definita nel segno del contorno; è tipica inoltre di tutte le opere che oggi si possono assegnare al pittore, una scelta di timbri cromatici freddi e preziosi, tenuti sui toni dell'azzurro e del verde con lucenti marezzature di seta" (F. D'Arcais, Cervelli, Federico, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIV, Roma 1980, pp.79-80). Tale identikit combacia perfettamente tanto con la Temperanza, dalla chioma che pare fatta da una spugna di colore valorizzato dal fondo scuro di preparazione su cui si muovono pure i nembi, con tacche di luce sui vasi, quanto la Prudenza, la cui carica sensuale è puntualmente evocata dalla pennellata che indugia sulla matassa di capelli, sui languidi occhi, sul dettaglio del biancore dei denti che s'intravede dalla bocca socchiusa. Ambedue mostrano il seno, valorizzato da un sapiente panneggio di pennellata pastosa, quale singolare premio per chi ne volesse seguire l'esempio virtuoso: se la prima alza il braccio invitandoci alla visione nel gioco dell'ombra che traguarda il profilo del volto, la bellezza della seconda è esaltata grazie al gioiello che ferma i drappi al centro del petto, lasciandoci ammirare parte di un decolletè fragrante.
I medesimi tipi e le stesse modalità compositive si trovano in altri autografi di Cervelli, eseguiti, seguendo Pasian (2011), dal pittore ormai trentenne: dalla citata Venere e Adone di Padova, alla Diana di Ca' Rezzonico a Venezia, alla moldava Betsabea.
Se la modella della Temperanza pare ripetersi, interpretando di volta in volta il ruolo di dea dell'amore, della caccia e della concupiscente serva dell'amante del re Davide, anche la compagna Prudenza rimanda alla protagonista della Betsabea al bagno e alla personificazione della Carità nella tela di Este.
Ricordato dalla principale fonte del tempo "felicissimo nel maneggio di pennelli e colori" (A.M. Zanetti, Della pittura Veneziana e delle opere pubbliche de' Veneziani Maestri. Libri V, Venezia 1771, p. 528), Federico Cervelli potrebbe quindi aver dipinto le due allegorie in esame e gli altri lavori illustrati all'interno della prima metà degli anni Settanta, apparentemente ante il grande dipinto bergamasco del 1678, o comunque prima l'utilizzo da parte del pittore di mestiche che rovinarono già nel XVIII secolo parte delle sue tele, da reputare con probabilità eseguite dopo quelle qui discusse - tutte in evidente felice conservazione. Sempre Zanetti considerava, difatti, "che il tempo gran torto ad esse abbiano fatto, e le triste imprimiture delle tele con esso, smorzando e quasi facendo perdere la bella freschezza di tinta, e la allegra felicità che aver doveano appena uscite dalla pronta mano del valente maestro" (Ibidem).
Le acute parole zanettiane fotografano, al netto dell'informazione conservativa, l'importanza innovativa della pittura di Cervelli nel tardo Seicento: il milanese, sviluppando gli esempi barocchi di Pietro Liberi, è stato nella "bella freschezza di tinta" e nella personale "allegra felicità" il vero anticipatore delle preziosità formali settecentesche veneziane, aspetti di cui sarà grande interprete il suo miglior allievo, Sebastiano Ricci di solo sette anni più giovani rispetto Federico, che molto dovette imparare da costui nella sua "per molto tempo scuola aperta in Venezia" (Ibidem).
Bibliografia: E. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine, 1982, p. 473 nota 42, fig. 398; A. Pasian, Federico Cervelli pittore di buona macchia, in "Arte Veneta", 68, 2011, pp. 124-125, figg. 16-17. . Cornice presente -
Lotto 75 CERVELLI FEDERICO (1642 - 1696) Allegoria della Prudenza. Olio su tela ovale. Cm 84,00 x 106,00. L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Enrico Lucchese, 20 novembre 2021.
L'identificazione dei soggetti si basa sulla consueta Iconologia di Cesare Ripa (1593 ed edizioni seguenti), secondo cui "alcuni dipingono la Temperanza con due Vasi, che uno si versa nell'altro, per la similitudine del temperamento, che si fà di due liquori insieme con quello, che si fà di due estremi diversi", mentre la Prudenza è riconoscibile per gli attributi specifici dello specchio e del serpente: "lo Specchiarsi significa la cognitione di se medesimo, non potendo alcuno regolare le sue attioni, se i proprij difetti non conosce. Il Serpe quando è combattuto oppone tutto il corpo alle percosse, armandosi la testa con molti giri, & ci dà ad intendere, che per la virtù, che è quasi il nostro capo, & la nostra perfettione, debbiamo oppore a' colpi di Fortuna, tutte l'altre cose, quantunque care, & questa è la vera prudenza. Però si dice nella Sacra Scrittura: Estote prudentes sicut Serpentes".
La coppia di ovali fu presentata in asta Finarte a Milano il 10 maggio 1967 (lotto 88) con attribuzione a Giovanni Antonio Pellegrini, accompagnata dalle perizie di Roberto Longhi e di Rodolfo Pallucchini. Spetta a Egidio Martini (1982) aver indicato la corretta paternità di Federico Cervelli, nella valutazione di un artista "nuovo e quasi squisito", versato nella particolare tematica veneziana del nudo femminile nel secondo Seicento veneziano.
Il parere di Martini è stato ripreso da Alessio Pasian (2011) che, oltre a illustrare entrambi i dipinti in esame, ha suggerito che essi fossero "verosimilmente già due sopraporte". Considerandoli "degli "incunaboli" del pittore, riassumenti alla perfezione le qualità proprie e più riconoscibili della sua produzione giovanile", lo studioso ipotizza che la Temperanza e la Prudenza siano l'esito stilistico della fase iniziata con la grande tela a Este, collegabile forse all'arrivo nel 1671 della pala di Pietro Liberi per l'altar maggiore di quella chiesa, e conclusa - a metà del decennio nella ricostruzione di Pasian - con Venere scopre il corpo di Adone di Palazzo Conti a Padova, tela avvicinata da Mauro Lucco ("Foresti" a Venezia nel Seicento, in La pittura nel veneto. Il Seicento, II, a cura di M. Lucco, Milano 2001, p. 513) alla Nascita della Vergine di Luca Giordano per la Salute a Venezia, eseguita nei primi anni Settanta del Seicento.
Detta scansione cronologica si rivela una mera congettura di fronte all'evidenza che l'unica opera sicuramente databile di quella decade resta il Sacrificio di Noè della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, grande dipinto consegnato da Cervelli nel 1678: un'opera di "classicismo più statuino, bilicato su luci fredde e atmosferiche" (Pasian 2011, p. 127) che non sembra in effetti trovare molta sponda con le squisitezze della presente coppia allegorica.
La visione diretta di entrambi gli ovali permette di apprezzare un alto livello esecutivo supportato da uno stato di conservazione eccellente. Da una parte il modellato largo e sfrangiato di entrambe le personificazioni conferma l'influenza costante del linguaggio stilistico maturo di Liberi, dall'altra sono peculiarità del solo Cervelli la raffinata delineazione delle forme, "caratterizzata da una maggiore pacatezza nel gestire e nel disporsi dei personaggi, più precisa e definita nel segno di contorno; è tipica inoltre di tutte le opere che oggi si possono assegnare al pittore, una scelta di timbri cromatici freddi e preziosi, tenuti sui toni dell'azzurro e del verde con lucenti marezzature di seta" (F. D'Arcais, Cervelli, Federico, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXIV, Roma 1980, pp. 79-80). Tale identikit combacia perfettamente tanto con la Temperanza, dalla chioma che pare fatta da una spugna di colore valorizzato dal fondo scuro di preparazione su cui si muovono pure i nembi, con tacche di luce sui vasi, quanto con la Prudenza, la cui carica sensuale è puntualmente evocata dalla pennellata che indugia sulla matassa di capelli, sui languidi occhi, sul dettaglio del biancore dei denti che s'intravede dalla bocca socchiusa. Ambedue mostrano il seno, valorizzato da un sapiente panneggio di pennellata pastosa, quale singolare premio per chi ne volesse seguire l'esempio virtuoso: se la prima alza il braccio invitandoci alla visione nel gioco dell'ombra che traguarda il profilo del volto, la bellezza della seconda è esaltata grazie al gioiello che ferma i drappi al centro del petto, lasciandoci ammirare parte di un decolletè fragrante.
I medesimi tipi e le stesse modalità compositive si trovano in altri autografi di Cervelli, eseguiti, seguendo Pasian (2011), dal pittore ormai trentenne: dalla citata Venere e Adona di Padova, alla Diana di Ca' Rezzonico a Venezia, alla moldava Betsabea.
Se la modella della Temperanza pare ripetersi, interpretando di volta in volta il ruolo di dea dell'amore, della caccia e della concupiscente serva dell'amante del re David, anche la compagna Prudenza rimanda alla protagonista della Betsabea al bagno e alla personificazione della Carità nella tela di Este.
Ricordato dalla principale fonte del tempo "felicissimo nel maneggio di pennelli e colori" (A.M. Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de' veneziani maestri, Libri V, Venezia 1771, p. 528), Federico Cervelli potrebbe quindi aver dipinto le due allegorie in esame e gli altri lavori illustrati all'interno della prima metà degli anni Settanta, apparentemente ante il grande dipinto bergamasco del 1678, o comunque prima l'utilizzo da parte del pittore di mestiche che rovinarono già nel XVIII secolo parte delle sue tele, da reputare con probabilità eseguite dopo quelle qui discusse - tutte in evidente felice conservazione. Sempre Zanetti considerava, difatti, "che il tempo gran torto ad esse abbiano fatto, e le triste imprimiture delle tele con esso, smorzando e quasi facendo perdere la bella freschezza di tinta, e la allegra felicità che aver doveano appena uscite dalla pronta mano del valente maestro" (Ibidem).
Le acute parole zanettiane fotografano, al netto dell'informazione conservativa, l'importanza innovativa della pittura di Cervelli nel tardo Seicento: il milanese, sviluppando gli esempi barocchi di Pietro Liberi, è stato nella "bella freschezza di tinta" e nella personale "allegra felicità" il vero anticipatore delle preziosità formali settecentesche veneziane, aspetti di cui sarà grande interprete il suo miglior allievo, Sebastiano Ricci di solo sette anni più giovani rispetto Federico, che molto dovette imparare da costui nella sua "pur molto tempo scuola aperta in Venezia" (Ibidem).
Bibliografia: E. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine, 1982, p. 473 nota 42, fig. 398; A. Pasian, Federico Cervelli pittore di buona macchia, in "Arte Veneta", 68, 2011, pp. 124-125, figg. 16-17.
. Cornice presente -
Lotto 76 GRATI GIOVANNI BATTISTA (1681 - 1758) Marina con mercante in veste orientaleggiante. . Olio su tela . Cm 95,00 x 77,00. Firmato e datato 1754 in basso a destra.
Allievo di Lorenzo Pasinelli e Giovan Gioseffo Dal Sole, Giovanni Battista Grati iniziò la sua attività principalmente in ambito bolognese, dividendosi tra committenze private ed ecclesiastiche, come nel caso della tela "S. Anna che insegna a leggere a Maria Vergine" nella chiesa di San Giacomo Maggiore (1705). Nel 1718 è attestato in Toscana e a Firenze, dove apparentemente rifiutò l'offerta di entrare nell'ambiente cortigiano del Granduca Cosimo III de'Medici: a questo soggiorno toscano è tradizionalmente ricondotto il suo "Autoritratto" conservato alla Galleria degli Uffizi (inv. n. 2026). Ritornato a Bologna, fu eletto nell'ottobre 1719 Principe dell'Accademia Clementina, ruolo che mantenne per un anno, continuando a lavorare, da quel momento in avanti, per committenze nobiliari ed ecclesiali della città felsinea e del suo territorio. Dato un catalogo piuttosto scarno e la conseguente rarità di opere certamente attribuibili alla sua mano, questo dipinto si presenta come un'importante aggiunta documentaria al suo esiguo corpus pittorico, sia per il soggetto inconsueto, una marina dominata in primo piano da una figura di mercante abbigliato all'orientale, a cavallo, quanto per la presenza della firma dell'artista come "Johan. Grati".
Bibliografia di riferimento: G. Zanotti, Storia dell'Accademia Clementina di Bologna, Bologna 1739, Vol. I, pp. 64, 67, 316; Vol. II, pp. 185-191;
R. Roli, "Pittura Bolognese 1650-1800. Dal Cignani ai Gandolfi", Bologna 1977. Cornice presente -
Lotto 77 ARTISTA DEL XVII SECOLO Putto. . Olio su tela . Cm 44,00 x 62,00. . Cornice presente
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Lotto 78 ARTISTA FIAMMINGO DEL XVII SECOLO Studio di teste. Olio su tela . Cm 54,00 x 40,50. . Cornice presente
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Lotto 79 ARTISTA OLANDESE DEL XVII SECOLO Ritratto di gentiluomo. Olio su tavola. Cm 37,50 x 49,50. . Cornice presente
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Lotto 80 VAN DER KERCKHOVEN JACOB (1636 - 1712) Attribuito a. Natura morta con cacciagione, cavolo e interiora. Olio su tela . Cm 80,50 x 58,00. . Cornice presente
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Lotto 81 GEERARDS JASPER (1620 - 1654 circa) Natura morta con nautilus, limoni, prosciutto e calice. Olio su tavola. Cm 59,00 x 74,50. Firmato sul tavolo a sinistra.
Provenienza: Kunsthandel AG, Lucerna; Collezione privata, Italia; Galerie Lingenauber, Düsseldorf/Paris;
Christie's, Londra, 5 luglio 1997, lotto 51 (aggiudicato per 45.689€).
Esposizioni: "The lure of still life", Galerie Lingenauber, Düsseldorf 1995, p. 204, n°. XXXVI.
Uno dei pittori di nature morte più rappresentativi dell'"Età dell'oro" dell'arte fiamminga e olandese, Jasper Geerards è però una figura la cui biografia resta ancora in larga parte enigmatica. Nato probabilmente ad Anversa intorno al 1620, fu allievo della Gilda di S. Luca della città, dove il suo nome è registrato nel 1634. Si può ipotizzare, benché non vi siano documenti ad attestarlo, che sia stato allievo di Jan Davidsz de Heem (1606-1684), che proprio in quegli anni si trovava ad Anversa. Dopo essere diventato Maestro della Gilda nel 1644, Geerards si spostò ad Amsterdam, dove è attestato nel 1649: del medesimo anno è un documento, l'ultimo che fornisce notizie dirette dell'artista, in cui egli denuncia il furto di un'opera dal suo studio. Nell'ottobre del 1654, un documento notarile definisce la moglie del pittore come "vedova", confermando il decesso dell'artista tra gli anni 1649 e il 1654.
Specializzato in dipinti raffiguranti nature morte, spesso in forme grandiose e disposte su tavole imbandite (le cosiddette "pronkstillevens"), del suo corpus non si conservano però molte opere accertate: tra di esse, si vedano una grande "Natura Morta con aragosta" già attribuita a de Heem e conservata al Musée des Beaux-Arts di Troyes (inv. D. 53-1) e un'altra opera con il medesimo soggetto, conservata presso il Museo Bredius dell'Aia, attribuita a Geerards dopo un restauro (Inv.nr. 134-1946, Cat.nr.61-1). Per un confronto diretto con la nostra opera, si veda un'altra Natura morta, di dimensioni molto simili, attestata verso la metà degli anni '90 presso la Salomon Lilian Gallery di Amsterdam/Ginevra (https://rkd.nl/explore/images/7542). Cornice presente -
Lotto 82 J. C. HUN (XVII-XVIII SECOLO) Natura morta con verdura e gambero. Olio su tela . Cm 75,80 x 65,80. Firmato e datato "J.C. Hun 1708" sul tavolo.
Provenienza: Collezione Franciscus Wilhelmus van der Haagen, Arnhem;
Sotheby's Amsterdam, 12-13 dicembre 1983, lotto 95;
Sotheby's Amsterdam, 11 novembre 1992, lotto 69;
Sotheby's Amsterdam, 9 maggio 1993, lotto 10;
Esposizioni: Nederlandse stillevens uit vier eeuwen Dordrechts Museum , Dordrecht 1954 , cat. n° 56.
Bibliografia: E. Gemar-Koeltzsch, "Holländische Stillebenmaler im 17. Jahrhundert". Lingen 1995, p. 523;
A. van der Willigen, F. G. Meijer, "A dictionary of Dutch and Flemish Still-Life Painters working in oils", Leida 2003, p. 115. Cornice presente -
Lotto 83 TREU CATHARINA (1743 - 1811) Natura morta di frutta. . Olio su tela . Cm 68,50 x 53,50. Firma monogrammata CTP in basso a sinistra. Cornice presente
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Lotto 84 ARTISTA DEL XVII-XVIII SECOLO Natura morta con tappeto, vaso di fiori e cagnolino. . Olio su tela . Cm 148,00 x 99,00. . Cornice presente
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Lotto 85 ARTISTA LOMBARDO DEL XVIII SECOLO San Giuseppe. Olio su tela . Cm 71,00 x 91,00. . Cornice presente
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Lotto 86 ARTISTA DEL XVIII SECOLO San Giuseppe. Olio su tela . Cm 47,00 x 65,50. . Cornice presente
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Lotto 87 ARTISTA LOMBARDO DEL XVIII SECOLO San Rocco. . Olio su tela . Cm 97,00 x 133,00. . Cornice presente
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Lotto 88 ARTISTA VENETO DEL XVIII SECOLO San Luigi dei Francesi. . Olio su tela . Cm 39,50 x 59,50. . Cornice presente
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Lotto 89 SCUOLA GENOVESE DEL XVIII SECOLO Fuga in Egitto. Olio su tela . Cm 38,00 x 57,00. . Cornice presente
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Lotto 90 ARTISTA VENETO DEL XVIII SECOLO Sant'Antonio con il Bambino. . Olio su tela . Cm 36,00 x 47,50. . Cornice presente
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Lotto 91 ARTISTA DEL XVIII SECOLO Madonna. . Olio su rame. Cm 16,50 x 21,50. Provenienza: Cagnola Arte, Brescia. Cornice presente
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Lotto 92 ARTISTA DEL XVIII SECOLO Madonna con bambino e San Giuseppe. Olio su tela . Cm 43,50 x 52,50. . Cornice presente
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Lotto 93 ARTISTA VENETO DEL XVIII SECOLO Sibilla Eritrea. Olio su tela . Cm 47,50 x 61,50.
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Lotto 94 ARTISTA LOMBARDO DEL XVIII SECOLO Paesaggio con contadino e armenti. . Olio su tela . Cm 56,50 x 48,00. . Cornice presente
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Lotto 95 ARTISTA VENETO DEL XVIII SECOLO Scena galante in un paesaggio. . Olio su tela . Cm 53,00 x 67,00. . Cornice presente
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Lotto 96 ARTISTA DEL XVIII SECOLO Ritratto di gentildonna. . Olio su tela . Cm 31,50 x 36,50. . Cornice presente
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Lotto 97 ARTISTA DEL XVIII SECOLO Ritratto d'uomo con turbante. Olio su tela . Cm 19,00 x 19,00. Tracce di firma in basso a destra. Al retro timbri in ceralacca. . Cornice presente