Lotto 83 | Fabrizio Chiari (1615 ca 1695) - Trionfo di Venere, XVI secolo

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venerdì 27 ottobre 2023 ore 16:30 (UTC +01:00)

Fabrizio Chiari (1615 ca 1695) - Trionfo di Venere, XVI secolo

Fabrizio Chiari (1615 ca 1695) - Trionfo di Venere, XVI secolo h cm 171 x 176Olio su telaDa Tiziano. L'opera è corredata da uno studio sui pigmenti effettuata dalla facoltà di fisica nucleare del professore Paolo Romano, dell'Università di Catania, che certifica la natura dei pigmenti. Presente expertise del Prof. Strinati " 

Il dipinto raffigurante il cosiddetto Omaggio a Venere (olio su tela, cm . 171 x 176) e una copia di altissima qualità nonché in discretostato di conservazione del celeberrimo dipinto di Tiziano Vecellio (attualmente conservato al Museo del Prado di Madrid) conosciuto abantiquo sia col titolo di Festa degli Amorini (come talora si trova ancoraoggi citato) sia con quello, ben pit famoso appunto, di Omaggio a Venere. Tiziano lo dipinse per i Camerini di alabastro di Alfonso |d’ Este signore di Ferrara. Costui aveva approntato nel Palazzo Ducale dellasua citta appunto una sorta di meraviglioso studiolo per decorare il qualeinvito alcuni tra i piu grandi pittori italiani attivi al suo tempo, cioè all’inizio del Cinquecento. E tra questi Tiziano ovviamente spiccava per incomparabilefama e intrinseca grandezza. L" Omaggio a Venere riscosse unsuccesso strepitoso, tanto da diventare uno dei quadri più amati dagli artististessi e dai critici d’ arte tanto da essere copiato da molti dei più insignipittori d’ Europa tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo come Rubens, Reni,Poussin! La nostra copia, qui in esame, risale probabilmente allostesso periodo storico in piena fase “neoveneta”, come la chiamo RobertoLonghi nei suoi studi sulla corte estense e il suo enorme influsso. Dunquela nostra copia potrebbe datarsi circa cento anni dopo o poco più rispettoall’originale tizianesco eseguito intorno al 1520, e riferirsi all’ambienteromano che ebbe un vero e proprio culto verso la magnificenza dell’arteveneta quando, nella citta eterna, domino il grande pittore earchitetto Pietro da Cortona che, pur toscano, fu devotissimo seguace dei maestriveneziano del Cinquecento. Tra i molti allievi e collaboratori delCortona che si dedicarono con particolare impegno a incrementare con leloro opere questo affascinante gusto veneteggiante a Roma, ritengo siapossibile individuare proprio l'autore della nostra copia. Valutando la materia pittorica della nostra copia e laqualita eccellente del disegno e di quella che potremmo chiamare una vera e propria reinterpretazione dello stile tizianesco, ritengo che aeseguire il quadro qui in esame sia stato un ben preciso seguace del Cortona. Si tratta del Maestro romano Fabrizio Chiari (1615ca.-1695), un artista lodatissimo al suo tempo, dotto classicista e cultore delgusto veneto come si vede in uno dei suoi capolavori, l'immenso e bellissimoaffresco raffigurante la Riconciliazione di Giacobbe ed Esau nellacosiddetta Galleria di Alessandro VII al Quirinale, eseguito negli anniCinquanta del Seicento. Mi sembra qui di riconoscervi la stessa mano che ha eseguitola magnifica copia qui in esame, di marcato gusto naturalistico, difinissima qualità della materia pittorica e del disegno, prettamente seicenteschi. Un dipinto, in definitiva, di notevole interessestorico-artistico e di eccellente qualità. In fede, Claudio Strinati"