500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA
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Lot 137 Marino Lazzari (Alatri 1883 - Nettuno 1975)
Conservatorio musicale di Napoli - corsi per i ragazzi indigenti
Due lettere dattiloscritte firmate
Due pagine in-8
Firma/data: 1938 e 1940
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 2
Due lettere dattiloscritte firmate, datate al 1938 e al 1940 del letterato e uomo politico, stretto collaboratore di Giuseppe Bottai, direttore generale delle Antichità e delle Belle Arti dal 1938 al 1943, diretta al maestro Adriano Lualdi, su questioni relative al Conservatorio musicale di Napoli, diretto da quest'ultimo. "Mi compiaccio vivamente con te per l'efficace e autorevole patrocinio svolto per ottenere l'assegnazione di un centinaio di posti nell'erigendo Istituto per il ricovero e l'educazione dei figli del popolo ed altrettanti ragazzi poveri che, dotati di buone disposizioni musicali, intendano frequentare i corsi di codesto Conservatorio....". Due pagine in-8, su carta intestata. -
Lot 138 Giovanni Malagodi (Londra 1904 - Roma 1991)
Partito Liberale Italiano - Conferimento commendatore dell'ordine al merito della Repubblica italiana
Lettera dattiloscritta firmata
Due pagine in-4
Firma/data: 19 giugno 1973
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera dattiloscritta firmata, datata 19 giugno 1973 di uno dei massimi esponenti del PLI, di cui fu Segretario Nazionale dal 1954 al 1972, presidente (1972-1977) e Presidente Onorario dal 1977, dirette ad Augusto Scrocca, scritte all'epoca in cui Malagodi ricopriva la carica di ministro del Tesoro. "Mi è gradito parteciparle che con Decreto Presidenziale in data 2 giugno 1973, la S.V. è stata insignita, su mia proposta, della onorificenza di Commendatore dell'Ordine 'Al merito della Repubblica Italiana'. Due pagine in-4, carta intestata. -
Lot 139 Angelo Manaresi (Bologna 1890 - ivi 1965)
X Battaglione Alpini
Lettera dattiloscritta firmata
Una pagina in-8
Firma/data: Roma, 12 Nov. 1932
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera dattiloscritta firmata, Roma, 12 Nov. 1932 dell'ufficiale del Regio Esercito Italiano (Comandante del X Battaglione Alpini) e uomo politico (podestà e sottosegretario del Ministero della Guerra) diretta a Maria Romano, preside del R. Istituto Magistrale 'Margherita di Savoia'. Declina cortesemente un invito. "Le sono assai grato del cortese invito rivoltomi per la inaugurazione della targa riproducente il Comunicato della Vittoria nel R. Istituto Magistrale Margherita di Savoia da Lei presieduto. Molto volentieri sarei intervenuto, ma me ne manca la possibilità…". Una pagina in-8, carta intestata 'Ministero della Guerra - Il sottosegretario di Stato'.
Come alpino, quando il Comando Supremo lo pose innanzi alla scelta di assumere l'incarico di ufficiale di Propaganda o di avvocato presso un tribunale militare nelle retrovie, rifiutò decisamente l'imposizione, frequentando a Verona un breve corso per ufficiale di Stato maggiore e ottenendo la promozione a capitano nei primi giorni novembre. Nel mese di ottobre con la disfatta di Caporetto, il suo reparto dovette abbandonare al nemico il Monte Cauriol ripiegando su una nuova linea del fronte situata sul massiccio del Monte Grappa. A metà del mese dicembre partecipò ai sanguinosi combattimenti in difesa delle posizioni di Monte Medàta, rimanendo gravemente ferito ad un piede il giorno 14. Ricoverato in vari ospedali delle retrovie, fu decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare. Riprese servizio al suo reparto, allo schierato in Val d'Astico, nell’agosto 1918, e il 31 ottobre successivo il battaglione si lanciò all'attacco sulla direttrice Val Lagarina-Rovereto-Trento. Alle ore 16 del 3 novembre il "Feltre" entrò in Trento liberata. Posto in congedo nel settembre 1919, decorato con la Croce di guerra al valor militare, ritornò alla vita civile. Nel 1926 è nominato presidente dell'Opera nazionale combattenti, ricoprendo tale incarico fino al 1929, e nel 1928 è nominato Commissario Straordinario dell'Associazione nazionale alpini, divenendone Presidente nel 1929. Nel 1930 diviene anche Presidente del Club Alpino Italiano e dallo stesso anno fino all'agosto 1935 ricoprì l’incarico di Podestà di Bologna. Nel marzo 1942 si recò due volte in visita ai reparti schierati sul fronte russo e nel marzo 1943, dopo la disfatta dell’ARMIR fu l’unico gerarca che ebbe il coraggio di andare, allestendo un treno di viveri, vestiario, e generi di conforto, incontro ai reduci della Campagna di Russia. Dopo la caduta del fascismo, avvenuta il 25 luglio 1943 confermò la sua fedeltà al Re con un telegramma, lasciando nel contempo l’incarico di Presidente dell’ANA. Per questo telegramma fu poi arrestato da militi della RSI il 17 settembre, su denuncia di Enrico Cucciari, qualche giorno dopo la firma dell’armistizio di Cassibile. Incarcerato a San Giovanni in Monte fu successivamente rilasciato su ordine di Mussolini. Ritornato alla vita civile riprese la sua professione, e dopo la fine della guerra fu presidente del Rotary Club cittadino dal 1959 al 1961. Si spense a Bologna il 6 aprile 1965, rimanendo fino all’ultimo attivo nella locale sezione dell’Associazione Nazionale Alpini che ora porta il suo nome -
Lot 140 [Benito Mussolini (Dovia di Predappio 1883 - Giulino di Mezzegra 1945)]
Fascismo
Istantanea applicata su passepartout, cm 22x15,5
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Istantanea (22 x 15,5 cm - applicata su passepartout) del Duce, immortalato a Roma nel 1940 durante un'adunata con ufficiali italiani e tedeschi. -
Lot 141 Egilberto Martire (Roma 1887 - ivi 1952)
Azione cattolica - Adriano Lualdi
Lettera autografa firmata
Una pagina in-8
Firma/data: Li 14 dicembre 1933-XII
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Giornalista e uomo politico, cattolico fervente, vicepresidente della Gioventù cattolica italiana, fu per molti anni combattivo articolista del 'Corriere d'Italia'. Deputato popolare per più legislature, nel 1924, dopo la secessione dell'Aventino, fu tra i fondatori del Centro cattolico nazionale, favorevole al fascismo. Lettera autografa firmata, dat. Li 14 dicembre 1933-XII, diretta al maestro Adriano Lualdi. "Grazie del tuo Viaggio. Lo leggerò con l'attenzione trepida di un incompetente: ma anch'io vado cercando delle armonie!...". Una pagina in-8, carta intestata. -
Lot 142 Filippo Meda (Milano 1869 - Milano 1939)
Giovanni Tebaldini
Lettera autografa firmata
Due pagine in-8
Firma/data: 27.7.1918
Stato di conservazione: buono (margine lievemente sciupato)
Numero componenti del lotto: 1
Illustre uomo politico, banchiere e giornalista, fra i massimi esponenti del movimento cattolico italiano tra XIX e XX sec., fu ministro delle Finanze dal 1916 al 1919 e ministro del Tesoro nel biennio 1920-21. Ebbe un ruolo centrale nel riportare l'elettorato cattolico nella vita politica italiana. Lettera autografa firmata, datata 27.7.1918 diretta al maestro Giovanni Tebaldini (1864-1952). "Non posso che plaudire al proposito che ella mi manifesta. Vorrei essere il ministro della pubblica istruzione o quello dell'interno per aiutarla a tradurre in atto: ma penso che i miei due colleghi non mancheranno di darle tutto il loro appoggio...". Due pagine in-8, carta intestata. -
Lot 143 [Benito Mussolini (Dovia di Predappio 1883 - Giulino di Mezzegra 1945)]
Colonie italiane
Undici istantanee, cm 16x10,5
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 11
Insieme di undici istantanee relative ad una visita del Duce in Libia, immortalato assieme a vari gerarchi fascisti, tra i quali il governatore Italo Balbo. Il 18 marzo 1937 Mussolini era sbarcato a Tobruk dall'incrociatore 'Pola' per inaugurare la via Balbia, che attraversava tutta la costa libica. La visita durò fino al 21 e vide Mussolini percorrere vaste zone della Libia con l'aereo e l'auto. -
Lot 144 Francesco Saverio Nitti (Melfi 1868 - Roma 1953)
Cassa di Mutuo Soccorso
Lettera dattiloscritta firmata
Una pagina in-8
Firma/data: Roma addì 27 aprile 1913
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera dattiloscritta firmata, datata "Roma addì 27 aprile 1913" dell'economista, uomo politico e antifascista, tra i massimi esponenti del Meridionalismo, Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia nel biennio rosso (1919-20).
La lettera è diretta al Principe Piero Ginori Conti, circa un aiuto economico in favore della Cassa di Mutuo Soccorso di Piombino. "Il mio ministero potrebbe soltanto dare un piccolo contributo alla Cassa di Mutuo Soccorso di recente istituita dall'Ufficio del Lavoro di Piombino...". Una pagina in-8, su carta intestata. Sottolineature di altra mano a penna e a matita blu. Nitti ebbe sempre grande interesse per la condizione operaia. Nel 1888 pubblicò il saggio 'L'emigrazione italiana e i suoi avversari'. Mentre esponeneti politici come Giolitti e De Gasperi, diedero la fiducia a Mussolini, Nitti si rifiutò di riconoscere la legittimità del governo fascista, iniziando ad essere vittima di intimidazioni fasciste. Mussolini, non avendo digerito il dissenso di Nitti, inivò un gruppo di squadristi che minacciarono lui e la sua famiglia, inducendoli a prendere la via dell'esilio. Nel 1943 fu arrestato dalla Gestapo a Tolsa e fu deportato in Austria. Dopo la fine della seconda guerra mondiale tornò nella sua amata Italia e morì nel 1953 a Roma. -
Lot 145 [Benito Mussolini (Dovia di Predappio 1883 - Giulino di Mezzegra 1945) e Renato Ricci (Carrara 1896 - Roma 1956)]
Fascismo
Cartolina fotografica
Firma/data: A.IX
Stato di conservazione: discreto (lacuna al margine destro; strappi ai margini)
Numero componenti del lotto: 1
Cartolina fotografica. Mussolini è immortalato assieme al gerarca Ricci in abiti borghesi. Fotografia Sangiorgi. Firma e data autografe di Ricci (A.IX - 1931 ca.).
Ricci si arruolò volontario nel 1915 nei bersaglieri con il grado di tenente nella prima guerra mondiale, partecipando a tutta la guerra e meritandosi due Medaglie al Valore ed una Croce al merito di guerra, quale comandante di pattuglie di Arditi per azioni compiute in territorio nemico. Finita la guerra partecipò all'Impresa di Fiume, capitanata da Gabriele D'Annunzio, tornando poi a Carrara ad occuparsi di politica. Fu uno dei Sansepolcristi e fece parte della Massoneria del Grande Oriente d'Italia. Squadrista convinto, aderì al Partito Nazionale Fascista (PNF) nel maggio del 1921 ed un mese dopo fondò il Fascio della sua città. A maggio venne arrestato dalle forze dell'ordine a Sarzana come responsabile degli atti di violenza e degli omicidi che stavano compiendo nella zona gli squadristi sotto il suo comando, e nel luglio seguente una colonna fascista comandata da Amerigo Dumini, si recò a Sarzana per liberarlo dalla prigione. Da questo avvenimento ebbe luogo gli episodi di violenza squadrista che passarono alla storia come i fatti di Sarzana. Nel 1923 fu nominato commissario politico del fascismo per la Lunigiana e console generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Nell'anno seguente divenne deputato del Regno, eletto nel listone fascista ed entrò nel consiglio direttivo del PNF.
Ricordate il celebre obelisco del Foro Mussolini? Fin dal 1927 Ricci ipotizzò l'innalzamento di un enorme obelisco, fatto in un unico blocco di marmo di Carrara da collocare a Roma. La ricerca del blocco in marmo di Carrara adeguato fu lunga ma alla fine fu individuato in una cava denominata la "Carbonera". Il blocco trovato era alto 19 metri per due metri alla base con un peso di circa trecento tonnellate. Il 26 gennaio 1929, dopo che era stato estratto, alla presenza di Ricci iniziò la "lizzatura", ovvero il trasporto a valle del monolite. Per l'occasione furono impiegate trentasei coppie di buoi e si impiegarono cinque mesi per raggiungere la costa. Qui, a fine giugno, fu imbarcato su uno speciale pontone appositamente realizzato a La Spezia e denominato l'"Apuano" con destinazione Fiumicino. Da qui risalì il Tevere sfruttando le piene giungendo a Roma il 6 maggio 1932. L'esecuzione delle opere su monolite e l'innalzamento dello stesso furono da Ricci affidate all'architetto Costantino Costantini. Fu infine inaugurato il 29 ottobre 1932 nel foro Mussolini per celebrare il decennale della marcia su Roma. «L'obelisco è il più grande blocco marmoreo che mai sia venuto alla luce dalle viscere della Terra. È costato lire 2.343.792,60 oltre a mezzo milione per la cuspide di oro puro del peso di kg. 32, indispensabile a proteggerlo contro le insidie del tempo.» Nel dicembre 1925 Mussolini diede all'ex ardito la guida del movimento giovanile del PNF (l'Avanguardia giovanile fascista) con il compito di "riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico". Poco dopo Ricci fu presidente dell'Opera nazionale balilla (ONB) fondata nel 1926. Egili scelse, per guidare l'ufficio tecnico dell'ente, prima l'affermato architetto Enrico Del Debbio e poi dal 1933 il giovane Luigi Moretti. Sotto la sua supervisione, i balilla e gli avanguardisti furono sottoposti al più ampio esperimento di educazione di Stato e di irreggimentazione che l'Italia abbia conosciuto. Questo esperimento portò nel giro di un decennio alla costruzione di centinaia di Case del balilla, investendo l'intero territorio nazionale ed arrivando a contare oltre tre milioni di giovani iscritti. Dal 1939 al 1943 fu ministro delle corporazioni. Dopo l'8 settembre divenne comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) e poi della Guardia Nazionale Repubblica, in cui furono inquadrate anche altre armi e reparti: i Carabinieri, le milizie speciali (ferroviaria, portuale, etc.) e la Polizia dell'Africa Italiana. L'operazione di accorpamento era caldeggiata dai nazisti e condivisa da Renato Ricci, che tentava di condurla a compimento (il reclutamento obbligatorio prevedeva quattro divisioni), con l'obiettivo di ottenere un esercito di partito, sul modello delle SS, con l'inquadramento di tutte le forze di terra sotto un comando unico. Questa posizione si scontrava con l'idea (non ritenuta credibile dai tedeschi), di un esercito nazionale apolitico, con quadri volontari e truppe prevalentemente volontarie (che includeva le forze internate in Germania), avanzata dal generale Rodolfo Graziani nel discorso del 1 ottobre 1943 al Teatro Adriano di Roma. Nell'agosto del 1944 Mussolini lo sollevò da tale incarico, a causa dei suoi forti dissapori con Graziani, per assumere personalmente il comando della GNR. Restò commissario della ricostituita ONB fino all'aprile 1945. A guerra ormai ultimata, poté scampare all'arresto grazie alla notizia del suo suicidio, diffusasi tra i partigiani: catturato in giugno, fu condannato due volte a trenta anni di detenzione, ma nel 1950 uscì dal carcere grazie all'Amnistia Togliatti. -
Lot 146 Biagio Pace (Comiso 1889 - ivi 1955)
Fascismo - Movimento Sociale Italiano - Adriano Lualdi
Lettera autografa firmata
Una pagina in-8, su bifolio
Firma/data: Roma 14.XII.1933-XII
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata, datata Roma 14.XII.1933-XII, da Biagio Pace. Archeologo e uomo politico fascista, nel 1943, l'Accademia d'Italia gli assegnò, per i suoi meriti scientifici, il " Premio Mussolini". Lettera indirizzata ad Adriano Lualdi, di ringraziamenti. "Avevo già letto nella N.A. i tuoi spirituali articoli del pellegrinaggio musicale...". Una pagina in-8, su bifolio, carta intestata.
Pace fu presidente, dal 1929 al 1944, dell'Istituto nazionale del dramma antico (INDA di Siracusa). Nel 1935 partì volontario per la guerra d'Etiopia come seniore (maggiore) della Milizia nella 2ª Divisione CC.NN. "28 ottobre" e combatté durante la battaglia di Passo Uarieu. Nel gennaio 1936 fu decorato di croce di guerra al valor militare. Raccontò questa sua esperienza nel libro Tembien. Note di un legionario della "28 Ottobre" in Africa orientale del 1936. Il 26 dicembre del 1946, presiedette a Roma la riunione di fondazione del Movimento Sociale Italiano e il 15 giugno 1947 fu eletto dal Comitato centrale nella Giunta esecutiva nazionale del partito. -
Lot 147 Raffaele Paolucci (Roma 1892 - ivi 1958)
Raccomandazioni per Alfredo Casella
Lettera autografa firmata
Una pagina in-8
Firma/data: Roma 8.12.1938 - XVII
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata, datata Roma 8.12.1938 - XVII del militare, uomo politico, chirurgo e docente universitario, Raffaele Paolucci, diretta ad Adriano Lualdi. Iscritto nel 1910 alla Facoltà di medicina dell'Università di Napoli, Paolucci interruppe la frequenza delle lezioni per svolgere il servizio militare come volontario di un anno nella 10ª Compagnia di sanità militare del Regio Esercito dal 1913 congedandosi nel 1914.
Fu richiamato nel 1915, all'inizio della Prima Guerra Mondiale presso un lazzeretto per colerosi meritandosi la Medaglia di Bronzo per i benemeriti della salute pubblica.
Nel 1921 Paolucci, in qualità di comandante generale, prese la guida dell’organizzazione paramilitare dell'Associazione Nazionalista Italiana chiamata i 'Sempre Pronti per la Patria e per il Re', detti 'camicie azzurre' per il colore del vestiario in Blu Savoia che li distingueva stabilita con la speranza che potesse fare da contrappeso allo squadrismo fascista.
Sempre nel 1921, dietro insistenza di Giovanni Giolitti fu eletto deputato al Parlamento nella XXVI legislatura; venne riconfermato nel 1924, 1929 e 1934 per il Partito Nazionale Fascista, e dal 1939 fino al 1943 fu consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Ricoprì la carica di vicepresidente della Camera dei deputati dal 15 novembre 1924. Con la nascita della Repubblica Italiana nel 1946 si offrì di accompagnare il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena nell'esilio di Alessandria d'Egitto.
Chirurgo del torace e dell'addome molto noto, eseguì più di trentamila interventi. Ricoprì la carica di ordinario di clinica chirurgica e di direttore della clinica chirurgica nell'Ateneo la Sapienza di Roma. Paolucci fu anche al capezzale di papa Pio XII, membro del collegio medico che lo ebbe in cura per il tumore allo stomaco di cui rimase vittima poco tempo dopo la sua scomparsa. Nella lettera, Paolucci, chiede a Lualdi se può incontrare il compositore, pianista e direttore d'orchestra Alfredo Casella. "Ti sarò grato se vorrai ricevere ed ascoltare il latore, ex ten. di Vasc. Casella che vorrebbe parlarti di cose musicali...". Una pagina in-8 obl., carta intestata. -
Lot 148 Vittorio Mussolini (Milano 1916 - Roma 1997)
Fascismo - post fascismo
Lettera dattiloscritta firmata
Una pagina in-4
Firma/data: Roma 1 dicembre 1964
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Secondogenito del Duce, sceneggiatore e produttore cinematografico anche conosciuto con lo pseudonimo Tito Silvio Mursino (anagramma del suo nome e cognome) fu direttore della rivista 'Cinema'. Dopo il 25 luglio 1943 si rifugiò in Germania, dove costituì, sotto l'egida tedesca, un governo fascista provvisorio. Dopo l'8 settembre con Alessandro Pavolini e Renato Ricci, cominciò a diffondere, dalla Germania, appelli radiofonici in Italia. Durante la Repubblica si Salò, fu a capo delle segreterie del padre. Alla fine della guerra si imbarcò clandestinamente per l’Argentina dove visse - senza più occuparsi di cinema - fino al 1967, anno in cui rientrò definitivamente in Italia. Lettera dattiloscritta firmata, datata Roma 1 dicembre 1964 diretta al capitano Giuseppe Pironti. "Sono spiacente doverle comunicare che attualmente la situazione economica dell'Argentina è pessima e non consiglierei certamente nessuno a lasciare il sia pur modesto impiego italiano per correre una avventura in terra così lontana; in quanto alla mia azienda agricola, alla quale lei accenna nella sua lettera, fà parte di quelle favole che s'intessono attorno alla nostra famiglia: sarei ben contento di possederne una e delle più belle, ma per il momento non ho beni al sole!...". Una pagina in-4. -
Lot 149 Alessandro Pascolato (Venezia 1841 - ivi 1905)
Partito Liberale Italiano
Lettera autografa firmata
Quattro pagine in-8
Firma/data: Usmate (Milano) 19.10.93
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata dall'avvocato, politico e scrittore Alessandro Pascolato, nella quale fa alcune affermazioni su Giolitti. Di orientamento liberale, fu eletto per la prima volta alla Camera del Regno nel 1882 nella XV legislatura. Nel 1867 fu iniziato in Massoneria nella Loggia "Daniele Manin" di Venezia e nel 1879 fu eletto Consigliere dell'Ordine del Grande Oriente d'Italia.
Fu sottosegretario del Ministero delle Poste e Telegrafi del Regno d'Italia nel primo governo del marchese di Rudinì e poi ministro, nello stesso dicastero, nel governo di Giuseppe Saracco (1900-1901). La lettera fa riferimento ad alcune proprie affermazioni di cui teme la pubblicazione e afferma "In ogni modo non può bastare per appicarmi! Io resto un galantuomo e Giolitti resta...l'opposto. Non potete credere quanto io vada orgoglioso di aver detto nel 1886 che questo nostro padrone camminerebbe sul corpo di sua madre e sarebbe capace del delitto...". "Non ho veduto l'articolo su Fra Paolo [la sua pubblicazione Fra Paolo Sarpi (1893)], pensate che avrei tralasciato di ringraziarvi! Purtroppo il Paese non mi giunge regolamenti perché lo mandano a Roma anziché a Venezia. Fatemi avere, vi prego, quell'articolo...". -
Lot 150 PCI - Resistenza Firenze 1944-45
Guerra di Liberazione
Insieme di documenti (manoscritti, dattiloscritti e a stampa)
Oltre 100 pagine
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 100100
Ampio insieme di documenti (manoscritti, dattiloscritti e a stampa) risalenti al 1943-45 relativi all'attività politica e militare della sezione fiorentina del PCI durante la guerra di Liberazione. Si tratta di documenti di vario genere prodotti dalla federazione comunista fiorentina: corrispondenza, circolari, bollettini, brevi saggi di analisi politica. Per un totale di oltre 100 pagine in vario formato. Sono acclusi ritagli di giornale d'epoca. -
Lot 151 Guglielmo Pecori-Giraldi (Borgo San Lorenzo 1856 - Firenze 1941)
Raccomandazioni
Lettera autografa firmata
Due pagine in-8, su bifolio
Firma/data: Roma 25 novembre 1930 IX
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata datata "Roma 25 novembre 1930 IX" diretta ad un Tenente dei Carabinieri. "Ho veduto ieri sera il sempre sorridente suo Comandante Generale che confido mi abbia dato un buon Maresciallo...". Generale e uomo politico, chiamato in servizio nel 1915 con la prima guerra mondiale, grazie al generale Luigi Cadorna che ne aveva grande stima, comandò la 27ª divisione (che comprendeva le brigate di Benevento e della Campania). Dopo essere stato insignito nel maggio 1916 dell'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, nel 1919 fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia, nominato Generale d’esercito, il più alto grado della gerarchia militare italiana e venne nominato Senatore del Regno. Nel 1926 fu nominato da Mussolini Maresciallo d'Italia e nel 1932 gli venne chiesto per due volte di iscriversi al Partito Nazionale Fascista, offerta che declinò in entrambe le circostanze. La “Fondazione 3 novembre 1918”, voluta da Guglielmo Pecori Giraldi e dedicata alla memoria dei caduti della Grande Guerra, eresse il Sacello-Ossario sul Monte Pasubio, la cui decorazione pittorica interna fu affidata a Tito Chini. Guglielmo Pecori Giraldi aveva espresso il desiderio di essere sepolto con i suoi soldati. Nel 1953 la salma del generale fu traslata al Pasubio nella Villa Rimorelli a Borgo San Lorenzo. L'artista Tito Chini rese omaggio al generale Guglielmo Pecori Giraldi ponendolo come unico vivente al centro della decorazione degli “uomini illustri” del Mugello eseguita nella sala del podestà del Palazzo Comunale (Borgo San Lorenzo). Accanto alle glorie del passato quali Giotto e Beato Angelico è presente il Maresciallo d’Italia. Due pagine. in-8, su bifolio. Unita busta. -
Lot 152 Luigi Gerolamo Pelloux (La Roche-sur-Foron 1839 - Bordighera 1924)
Commessa per Massaua - Africa Orientale Italiana
Lettera autografa firmata
Una pagina in-8
Firma/data: Roma 19.12.1889
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata, datata 'Roma 19.12.1889', del generale e uomo politico Luigi Pelloux. Entrato nell'esercito fu decorato con la medaglia al valor militare alla battaglia di Custoza nel 1866, e nel 1870 comandò la brigata di artiglieri che aprì la breccia di Porta Pia. Nel 1880 divenne segretario generale nel Ministero della Guerra. Ricevette l'incarico di Capo di Stato Maggiore nel 1896. Fu ministro della guerra nei governi di Rudinì e Giolitti del 1891 e 1893. Lettera relativa ai rifornimenti di generi alimentari per la città eritrea di Massaua, divenuta capitale del possedimento d'oltremare italiano in quegli anni. "Da Livorno mi scrivono per pregarmi di raccomandarti che venga presto la commessa di pasta per Massaua. Dicono che la commessa è stata già data a Genova ed a Napoli, e si raccomandano quindi anche per avere un po' di lavoro alle fabbriche toscane...". Una pagina in-8, su carta intestata. -
Lot 153 Felice Porro (Pavia 1891 - 1975)
Felicitazioni
Rigo su biglietto da visita
Una pagina
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Rigo "vive felicitazioni" su biglietto da visita dell'aviatore e generale di squadra aerea del Regio Esercito Italiano Felice Porro. Porro insignito due volte della medaglia d'argento al valor militare nella prima guerra mondiale e nella seconda nel 1940, dopo la morte di Italo Balbo, assunse il comando della neocostituita 5ª Squadra aerea operante in Africa Settentrionale Italiana. Nell'aprile 1916 diventa comandante della 3ª Squadriglia per l'artiglieria che il 15 dello stesso mese divenne 43ª Squadriglia, del V Gruppo aeroplani, operante in appoggio alla 3ª Armata del generale Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta. Dal 10 maggio 1917 comanda il XII Gruppo (poi 12º Gruppo caccia). Mantenne tale incarico fino alla rotta di Caporetto del novembre 1917, volando spesso come osservatore d'artiglieria a bordo dei velivoli. In seguito fu assegnato alla 1ª Squadriglia navale S.A. al comando del maggiore Gabriele D'Annunzio.
Nei primi mesi del 1940 fu nominato comandante della 2ª Zona Aerea Territoriale e poco prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno dello stesso anno, assunse il comando dell'Aeronautica della Libia. Per la sua attività in Libia fu insignito del titolo di Commendatore dell'Ordine Militare di Savoia. Nel 1943 fu catturato dai tedeschi e successivamente deportato in Germania, dove fu internato nell'Offizierslager 64Z di Schocken (Poznań), da dove nell'aprile 1945 fu liberato assieme a molti altri ufficiali superiori dall'Armata Rossa. Rientrato in Patria alla fine della guerra, fu nominato comandante della 3ª Zona Aerea Territoriale. Il 6 maggio 1946 entrò a far parte della Commissione incaricata di indagare sui crimini di guerra commessi dalle forze armate italiane in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale. Durante la sua vita fu anche scrittore di libri militari e collaborò con l'Enciclopedia Treccani nella stesura di alcune voci di personaggi dell'aviazione. -
Lot 154 Urbano Rattazzi (Vercelli 1845 - Roma 1911)
Dama di Palazzo della Regina Margherita di Savoia
Lettera firmata
Quattro pagine in-8
Firma/data: Monza 24 agosto 1888
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera firmata, datata 'Monza 24 agosto 1888' dal giurista Urbano Rattazzi, nipote dell'omonimo uomo politico. Laureato in giurisprudenza entrò al servizio di Casa Savoia fino a diventare consigliere giuridico di Re Umberto I, che in seguito lo nominò a capo della 'Real Casa', carica che ricoprì fra il 1892 e il 1894 e dalla quale si dimise dopo lo scoppio dello scandalo della Banca Romana e le dimissioni dell'amico Giovanni Giolitti, che egli stesso aveva suggerito al Re per la carica di Primo Ministro. Contemporaneamente alle dimissioni da responsabile della Real Casa fu fatto Ministro di Stato e Senatore del Regno d'Italia. Nella missiva, Rattazzi, nominato Segretario Generale del Ministero della Reale Casa nel 1883, risponde alla contessa Letizia Gaddi Pepoli, figlia di Gioacchino Napoleone Pepoli, ringraziandola per per la sua devozione verso la Regina Margherita di Savoia: '... desidero dirle anzitutto quanto sia apprezzata l'affettuosa devozione di cui Ella dà prova verso la nostra Augusta Sovrana.' Quattro pagine in-8, su carta intestata. -
Lot 155 Alessandrina Ravizza (Gatčina, 1846 – Milano, 1915)
Raccolta fondi a favore della Cassa di soccorso dei disoccupati di Milano, 1912
Lettera dattiloscritta firmata
Una pagina in-4
Firma/data: Milano ottobre 1912
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera dattiloscritta, con doppia firma, datata 'Milano, ottobre 1912' della filantropa e femminista Alessandrina Ravizza. Nata in Russia dalla quale il padre, milanese d'origine, era fuggito durante la tragica Campagna di Russia del 1812 voluta da Napoleone Bonaparte. Sua madre, Caterina Bauer, era di origini tedesche. Cresciuta in ambiente cosmopolita arrivò a conoscere otto lingue. Nel 1863 giunse in Italia a Milano e qui conobbe l'ingegnere Giuseppe Ravizza che sposò nel 1866. La sua casa divenne ben presto un frequentato salotto borghese. Non ebbe figli, ma divenne una figura di riferimento del mondo dell'assistenza (soprattutto verso le donne) e dell'emancipazione femminile. Ravizza sostenne decine di iniziative riformiste e vari istituti pionieristici nel campo dell'assistenza: dalla Scuola professionale femminile, a fianco di Laura Solera Mantegazza, nel 1870; dalla Scuola laboratorio per adulti e bambini sifilitici al Protettorato per adolescenti. Nel 1879 promosse la Cucina per ammalati poveri, il Magazzino cooperativo benefico e l'Ambulatorio medico gratuito, che offriva anche un'assistenza ginecologica alle donne più povere, nel quale prestarono la loro collaborazione le prime donne-medico Anna Kuliscioff ed Emma Modena.
Alessandrina Ravizza aderì alla' Lega femminile milanese' e poi alla 'Società pro suffragio', che si batteva per il voto alle donne. Nel 1901 fu tra i promotori dell'Università popolare e diresse il primo ufficio di collocamento, essendo stata assunta in qualità di direttrice della 'Casa di Lavoro' per disoccupati della Società Umanitaria. Alessandrina Ravizza aveva conosciuto e frequentato molte altre donne impegnate nella causa dell'emancipazione femminile, come Maria Montessori, Anna Kuliscioff e la poetessa Ada Negri. Disse di lei la sua amica Ada Negri, nel corso della sua commemorazione al Teatro del Popolo della Società Umanitaria, il 21 marzo 1915: 'L’umanità le fu croce da portar sulle spalle: la portò cantando, con la splendente serenità delle vocazioni altruistiche. E non fece il processo alla vita. Amò la vita: la predilesse, la difese, l’incoraggiò in ogni singola manifestazione di carattere, di arte, di amore, di volontà. Il processo, e senza quartiere, essa lo fece alle imposture sociali, alle convenzioni ipocrite, ai tortuosi egoismi, alle spiritiche debolezze che la deformano, e imbavagliano e garrottano l’essere umano, avvelenandogli la gioia di esistere. Condannò senza appello la simulazione della vera vita: così grottesca e miserabile, quando pur non sia criminale. "Nulla d’impossibile": era il suo motto.' Nella missiva Ravizza spiega, ad un 'Egregio Signore' che il ricavato sulla vendita dell'Almanacco 1913, opera dell'artista Pietro Chiesa, andrà a beneficio '...della Cassa di soccorso dei disoccupati della Casa di Lavoro di Milano (via Fanti 17)". "In quest'anno sono assai più gravi le condizioni di una infinità di persone che invano cercano di occuparsi. La Casa di Lavoro, offre al disoccupato il lavoro invece dell'elemosina: sono 21 giorni di ospitalità dati a chi, angosciato dalla disoccupazione, può in questo breve tempo di sosta, riaversi dalle sofferenze materiali e forse trovare anche quel tal posto ambito che gli ridonerà subito la pace perduta...". Una pagina in-4. -
Lot 156 Resistenza Pavia 1944
Guerra di Liberazione
Insieme di documenti ciclostili originali
Dieci pagine in-4
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 20
Insieme di documenti (ciclostili originali, datati al 1944) redatti da partigiani e sindacalisti pavesi nel 1944 contenenti appelli alla lotta contro "l'infame mostro nazi-fascista". Riportiamo un passo a titolo esemplificativo: "Non c'è più tempo da perdere! tutti gli Italiani devono sentirsi mobilitati per la guerra di Liberazione Nazionale: tutti possono e debbono portarvi il loro contributo militare, arruolandosi nei distaccamenti partigiani, nei Gruppi d'Azione Patriottica (G.A.P) nei distaccamenti e nella Brigate d'Assalto Garibaldi...". Per un totale di dieci pagine in-4. Sono acclusi ritagli di giornali d’epoca. -
Lot 157 Antonio Scialoja (Roma 1879 - ivi 1962)
Senatore del Regno
Lettera autografa firmata
Due pagine in-8, su bifolio
Firma/data: Milano 5 Albergo Continentale
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 1
Lettera autografa firmata, datata 'Milano 5 Albergo Continentale' (senza data cronica) di Antonio Scialoja, giurista e politico. Si laurea in giurisprudenza e diviene nel 1911 professore ordinario di diritto commerciale all'Università di Siena. È per tre volte deputato del Regno d'Italia (1913, 1919 e 1924) ed entra poi al Senato nel 1929. Viene deferito il 7 agosto 1944 all'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo con l'accusa di essere tra i 'senatori ritenuti responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato'. Antonio Scialoja fu tra i fondatori della AS Roma e ne fu presidente nel 1935. Nella missiva richiede al corrispondente: "uno o due biglietti per la sua conferenza di stasera". Due pagine in-8, su bifolio, carta intestata. -
Lot 158 Giuseppe Sotgiu (Olbia 1902 - Roma 1980)
Solidarietà Democratica
Quattro lettere autografe firmate
Cinque pagine in-8
Stato di conservazione: buono
Numero componenti del lotto: 5
Quattro lettere autografe firmate (1950-1953) di Giuseppe Sotgiu. Avvocato, giurista e uomo politico, fu sindaco di Olbia dal 1970 al 1973. Figlio di Antonio Sotgiu, che fu sindaco socialista di Olbia tra il 1906 e il 1910, si trasferì a Roma per frequentare le scuole superiori. Nel dicembre 1922, a Olbia, il padre fu costretto a ingerire l'olio di ricino, da parte di squadracce fasciste, appositamente giunte da Civitavecchia. Nel 1949 Sotgiu fu iniziato nella loggia massonica romana Lira e spada, divenendo maestro massone. Avvocato penalista salì alla ribalta delle cronache nel cosiddetto "caso Montesi". Wilma Montesi era una giovane ventunenne trovata morta sulla spiaggia tra Capocotta (Roma) e Torvajanica, l'11 aprile 1953, in circostanze mai completamente chiarite. Sotgiu intervenne una prima volta nella vicenda, in qualità di avvocato del giornalista Marco Cesarini Sforza che, sulle pagine del giornale comunista 'Vie Nuove', aveva indicato in Piero Piccioni, figlio del vice segretario della Democrazia Cristiana dell'epoca Attilio Piccioni, uno dei personaggi coinvolti. A seguito della querela proposta dal Piccioni, Sotgiu si accordò con la controparte e convinse il suo cliente a ritrattare, dietro versamento di una semplice ammenda. Successivamente Piero Piccioni fu richiamato in causa da Silvano Muto, redattore del periodico Attualità, con accuse molto più gravi e circostanziate. Sotgiu scese in campo a difendere Muto nel processo per diffamazione intentato a quest'ultimo nel marzo 1954. Se lo scandalo 'Montesi' riempì le colonne dei giornali negli anni cinquanta, nel decennio successivo fu il caso' Bebawi' a occupare le cronache romane. Il 18 gennaio 1964, in un appartamento di via Lazio, in Roma, fu scoperto il corpo di Farouk Chourbagi, ucciso a colpi di pistola e poi sfregiato al volto con il vetriolo. Dopo due giorni di indagini, furono arrestati dall'Interpol due coniugi egiziani: Claire Ghobrial e Yussef Bebawi, fuggiti ad Atene subito dopo il fatto. Sotgiu fece parte del collegio di difesa. Dopo due anni di dibattimento e circa trenta ore di camera di consiglio, gli imputati furono assolti in primo grado per insufficienza di prove. Due anni più tardi la Corte d'appello condannò entrambi gli imputati, in contumacia, a ventidue anni ciascuno. Il penalista olbiese era uscito dalla vicenda con l'aura di "Principe del foro". Le missive vertono su questioni professionali relative all’attività di "Solidarietà Democratica". Il Comitato di solidarietà democratica è stato un movimento attivo nello scenario politico italiano nato a seguito dell'attentato a Palmiro Togliatti che coinvolse molti importanti giuristi italiani: "Mi duole di comunicarti che mi trovo nella assoluta impossibilità di partecipare sia al processo di Macerata che a quello di Velletri. Ho esaminato attentamente i miei impegni, sia alla Provincia, sia professionali...". Per un totale di cinque pagine in-8, unita lettera dattiloscritta diretta a Sotgiu.