ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
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Lot 97 Giuseppe Zola (Brescia 1672 - ? Ferrara)
"Paesaggio con viandante"
Olio su tela
"Landscape with wayfarer"
Oil on canvas
39 x 57 cm
Giuseppe Zola nasce a Brescia il 5 marzo 1672. Cresce nella bottega orafa del padre Antonio, e apprende i primi insegnamenti della pittura presso Giuseppe Tortelli (Chiari 1662 - ?), mediocre artista autodidatta. Presumibilmente Zola giunge a Ferrara molto giovane. Lì inizia un breve alunnato presso il pittore Giulio Cesare Avellino (Messina 1645 - Ferrara 1700) chiamato in città "il Messinese", pittore paessagista. Risulta difficile pensare che la sua formazione si fermi al mediocre mestierante quale sappiamo essere stato l'Avellino. Molti studiosi, concordemente, ipotizzano un soggiorno di Zola a Venezia verso la fine del secolo. Questo giustifica i suoi chiari riferimenti a Marco Ricci, Antonio Maria Marini e Bartolomeo Pedon. La maniera di considerare il paesaggio dello Zola è piuttosto originale e frutto di una cultura composita. La sua esposizione, limpida e chiara, guarda il paesaggio come luogo atemporale riverberante di luminosità, usando colori terrosi e i verdi d’ombra, smorzati nell'impalpabile nebbiolina grigio azzurra degli orizzonti montani. In lui si ritrovano, oltre ai citati ed evidenti influssi veneti, lo spirito paesaggistico dei primi pionieri: dalla tragicità di Salvator Rosa alle fantasie misteriose del paesaggio interpretato da Antonio Francesco Peruzzini, nonché il dinamismo scenico caro a Pieter Mulier detto il Tempesta o Cavalier Tempesta. L’opera in esame va comparata alle sue invenzioni migliori, in particolare alle tele conservate al Palazzo Arcivescovile, Musei Civici e Cassa di Risparmio di Ferrara -
Lot 98 Scuola Fiamminga del XVII secolo
"La sacra famiglia"
Olio su rame
Flemish School of the 17th century
"The Holy Family"
Oil on copper
52,5 x 41,5 cm
La splendida opera, talvolta chiamata anche "Ritorno dalla fuga in Egitto", ricalca un modello molto caro al mondo fiammingo e spagnolo. Col medesimo tema, caro alla dottrina della controriforma tridentina, si sono espressi tra i tanti: P.P. Rubens, Theodoor van Thulden, Bartolome Esteban Murillo, Gregorio Bausá -
Lot 99 Girolamo da Brescia detto Fra Girolamo da Brescia (probabilmente Brescia tra il 1470 e il 1475 - Firenze 1529) attribuiti/attributed
"San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova"
Due dipinti ad olio su tavola
"St. Francis of Assisi and St. Anthony of Padua"
Two oil paintings on panel
109 x 29 cm
106 X 29 cm
Le due tavole sono pubblicate nelle Collezioni private bergamasche, Banca Provinciale Lombarda, Edizioni "Monumenta Bergomensia", Bergamo 1982, tomo III, figg. 695-696 come cerchia di Girolamo Romani, detto il Romanino
La data di nascita di questo pittore e frate dell'Ordine Carmelitano non è nota, come non è certa la sua attività bresciana prima dello spostamento a Firenze. Nel 1491 è ordinato accolito e nel 1494 sacerdote, ma, per dedicarsi alla pittura, nel 1498 venne dispensato da altre attività inerenti la vita conventuale con l’obbligo di onorare le le festività e l'obbligo di versare parte dei proventi. Le sue prime opere toscane denunciano una cultura prospettica di tipo bramantesco, anche se denotano la sua attenzione per suggestioni derivate dall'ambiente fiorentino e, in particolare, da Andrea del Castagno. I pagamenti versati da Girolamo in questo arco di tempo indicano che la sua attività si divideva tra una produzione minore, quale la decorazione e la doratura, e quella di ambito più specificatamente pittorico, legato a opere non sopravvissute. Nel 1519 Girolamo da Brescia esegue una delle poche opere giunte a noi, ovvero il trittico raffigurante la Natività e i ss. Francesco e Bartolomeo con due donatori, conservato dalla fine del XIX secolo a Savona presso la Pinacoteca Civica, opera firmata e datata nello scomparto centrale, entro un cartellino affisso alla capanna del presepio "Opus fr(atr)is Hiero(n)imy de Brixia. carmelitae. 1519.28.aprilis". In questo suo capolavoro fra Girolamo tradisce i suoi modelli lombardi con la rappresentazione prospettica e nelle scelte luministiche, specie quelle della tavola centrale, ove riecheggiano gli influssi di Vincenzo Foppa e di Giovanni Gerolamo Savoldo. Nella presente tavola i due santi sono facilmente riconoscibili grazie ai loro attributi iconografici: il saio bruno, il cingolo, il crocifisso e le ferite delle stigmate di San Francesco; l'abito francescano, il libro e il giglio bianco di Sant'Antonio da Padova. Entrambe le figure presentano un’elaborazione chiaroscurale ben orchestrata, che evidenzia il largo panneggio del saio. Le due figure si trovano all’interno di piccole nicchie, la cui profondità è data dal pavimento semicircolare. Un'ulteriore fonte di profondità è data dalla posizione dei piedi dei santi, che avanzando lievemente emergono dal piano d’appoggio e amplificano il senso spaziale. Entrambi i santi sono rappresentati con sguardo meditabondo: San Francesco, assorto, volge lo sguardo alla croce che tiene in mano, mentre Sant’Antonio è immerso nella lettura del libro. Un paragone convincente si può ritrovare nel San Francesco della sopraccitata pala savonese e nel Beato Giovanni Colombini, presente nell’affresco della chiesa di San Cristo a Brescia -
Lot 100 Guido Reni (Bologna 1575 - 1642)
"San Francesco in preghiera"
Olio su tela
"Saint Francis praying"
Oil on canvas
170 x 130 cm
L'opera giunge corredata dall'expertise della dottoressa Alessandra Artale, rimesso all'acquirente.
Scrive la studiosa: A mio giudizio questo dipinto è opera interamente autografa di Guido Reni e databile all’inizio del IV decennio del XVII secolo, come peraltro sostenuto oralmente dal professor Stephan Pepper, il massimo esperto del Reni, che la visionò personalmente. La straordinaria qualità tecnica e la cromia quasi monotonale - lo scorcio di paesaggio fuori della grotta che aprendosi sulla destra illumina l’intera scena, la resa della veste che sembra avere un volume maggiore rispetto al resto del quadro per la capacità del Reni di elaborare il colore, il volto del santo, illuminato dalla luce divina che scende sopra di lui, dall’espressione intensissima - si vedono anche nelle versioni del Louvre e della chiesa dei Gerolimini a Napoli, che però sono ben differenti da questo dipinto sia per la posizione del santo che non guarda verso il Crocifisso ma è verso il cielo con conseguente diversa
posizione anche delle braccia, che per l’apertura della grotta che appare ben più ampia. Entrambi questi ultimi due dipinti, praticamente uguali fra loro, sono databili sul finire del terzo decennio del XVII secolo. Concludendo, il San Francesco in preghiera è un dipinto di fenomenale qualità che va ad aggiungersi al già ricco catalogo di Guido Reni, con un’immagine peraltro diversa da tutti i dipinti con il santo di Assisi come protagonista -
Lot 101 Gaspar Adriaensz van Wittel, detto Caspar van Wittel, Gaspare Vanvitelli, Gaspare degli Occhiali (Amersfoort 1653 – Roma 1736) seguace - follower
"Veduta porto fluviale"
Acquerello, tempera, gouache su carta
"View of a river port"
Watercolor, tempera, gouache on paper
22,3 x 41,7 cm
Entrata nell’importante collezione privata da cui proviene come opera autografa di Gaspar van Wittel, l'opera, per ragioni stilistiche, va riconsiderata come eccellente opera di un’artista del Settecento cresciuto sotto l’evidente influsso del grande maestro olandese. I riferimenti comparitivi li ritroviamo nelle vedute del Tevere al porto della legna di Palazzo Pitti e in collezioni private, pubblicate nella monografia dedicata all’artista da Giuliano Briganti, foto da 120 a 123 alle pagine 176 e 177 -
Lot 102 Pietro Sorri (San Gusmé 1556 - Siena 1622)
"Pietro recide l’orecchio di Malco"
"Gesù davanti a Caifa"
Due oli su tavola
"Peter cuts off Malco's ear"
"Jesus in front of Caiaphas"
A pair of oil paintings on panel
17 x 12,7 cm
Si ringrazia il Professore Michele Danieli per aver collaborato all'attribuzione delle opere.
Pietro Sorri è un pittore di difficile lettura critica, in quanto ha avuto una produzione artistica autonoma nel contesto toscano del suo tempo. Egli è un artista che coglie suggerimenti nei vari luoghi dove ha operato: nel suo bagaglio culturale si ritrovano echi senesi, fiorentini, romani e veneziani. Sorri si forma a Firenze presso la bottega di Arcangelo Salimbeni, frequentata anche dal collega più anziano Alessandro Casolani. I tre, tra l’ottavo e il nono decennio, seguiti a breve da Francesco Vanni e Ventura Salimbeni, raggiungono Roma: Sorri ha così modo di conoscere sia Federico Zuccari che Domenico Cresti o Crespi, detto il Passignano, suo futuro suocero. Tra il 1582 e il 1587 Sorri segue Il Passignano a Venezia, dove aggiunge alla sua base toscana risultati simili a Tintoretto e Palma il Giovane, con una pittura a larghe campiture risolte con pennellate veloci e graffianti. In seguito rientra in Toscana operando a Lucca, per ripartire nel 1595 alla volta di Genova e in seguito della Lombardia. Dopo un lungo peregrinare rientra definitivamente nella sua regione operando tra Siena, Pistoia, Pisa, Firenze. La tesi attributiva è supportata da ampio materiale di confronto, ove traspare il medesimo stile d’esecuzione e la consuetudine di bozzettare in monocromia le sue opere preparatorie. Tra gli esempi fondamentali di comparazione vanno citati i vari bozzetti delle Gallerie Fiorentine del Pitti e Uffizi: “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, “Presentazione della Vergine al Tempio” e “Madonna della cintola”, presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze “Adorazione dei Magi”, alla Pinacoteca Nazionale di Siena l’opera “Trinità e Santi”. Passando ai dipinti, paiono indiscutibili i confronti con “Il Purgatorio”, conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Parma, e l’affresco della Chiesa di San Sebastiano in Camollia “Flagellazione di San Sebastiano e per finire il dipinto “Martirio di San Lorenzo” conservato nella chiesa di Sant’Eugenio a Monastero dei Cassiniani nei pressi di Siena. A sancire la valenza artistica della coppia di opere, riportiamo le parole scritte da Laura Martini nel capitolo dedicato a Sorri nel catalogo della mostra “L’arte a Siena sotto i Medici 1555-1609”: “Infatti l’avvicinamento al linguaggio artistico veneziano si avverte anche nella produzione grafica e nei bozzetti, la parte più originale della sua attività, dove il pittore è più libero di esprimersi, rivela una vivacità di tocco con l’aria severa di certi dipinti" -
Lot 103 Scuola Romana del XVIII secolo
"Scena mitologica"
Olio su vetro
Roman School of the 18th century
"Mythological scene"
Oil on glass
33 x 43 cm -
Lot 104 Scuola Spagnola del XVII secolo
"Nobile Cavaliere dell'Ordine di Santiago, Ordine di San Giacomo di Compostela, Ordine di San Giacomo della Spada"
Olio su tavola
Spanish School of the 17th century
Noble Knight of the Order of Santiago, Order of St. James of Compostela, Order of St. James of the Sword"
Oil on panel
98 x 72 cm -
Lot 105 Scuola Bolognese del XVII secolo
"Ritratto della Principessa Elisabetta Bentivoglio"
Olio su tela
Italian School of the 17th century
"Portrait of Princess Elizabeth Bentivoglio "
Oil on canvas
150 x 114 cm -
Lot 106 Scuola Italiana del XVIII secolo
"Gesù davanti al Sinedrio"
Olio su tela
Italian School of the 18th century
"Jesus in front of the Sanhedrin"
Oil on canvas
77 x 63,5 cm -
Lot 107 Scuola Italiana del XVII secolo
"San Francesco in adorazione del crocifisso"
Olio su tela
Italian School of the 17th century
"Saint Francis in adoration of the crucifix"
Oil on canvas
60 x 49 cm -
Lot 108 Scuola Italiana del XVII/XVIII secolo
"Madonna con Gesù bambino"
Olio su tela
Italian School of the 17th/18th century
"Madonna and Child"
Oil on canvas
77 x 58,5 cm -
Lot 109 Scuola Francese del XVII secolo
"Sacra famiglia con San Giovannino"
Olio su rame
L'opera giunge da collezione privata con attribuzione a Sebastien Bourdon
French School of the 17th century
"The Holy Family with San Giovannino"
Oil on copper
The work comes from a private collection with attribution to Sebastien Bourdon
45 x 44,5 cm -
Lot 110 Hans von Aachen (Colonia 1552 - Praga 1625) cerchia-circle of
"Orazione nell’orto dei Getsemani"
Olio su tavola
"Speech in Getsemani's garden"
Oil on panel
32 x 25 cm
Pittore di nazionalità tedesca, il suo cognome deriva dal luogo di nascita del padre ed è conosciuto anche come Johann von Aachen, von Achen. Giovanissimo inizia la sua attività pittorica copiando le opere di Bartholomeus Spranger. Poi è in Italia, soggiorna a Venezia fra il 1574 ed il 1588 dove apprende il colorismo della scuola veneziana; probabilmente entra in contatto con Tintoretto, artista che lascia una traccia indelebile sul proseguo della sua produzione. Prosegue il suo viaggio di studio per Roma, dove apprende la lezione di Caravaggio e Michelangelo. Grazie alle sue eccezionali qualità ben presto il suo nome circola tra le corti europee. L'elettore di Baviera e l'imperatore Rodolfo II d’Asburgo si sono avvalsi della sua arte. L’opera, di cui esiste un prototipo autografo, è stata incisa da Egidius o Aegidius Sadaler anch’egli presente a Praga presso la Corte Rudolfina. Dal confronto con l’incisione vi sono delle importanti variazioni, prima di tutto l’aggiunta dell’angelo in alto a sinistra, poi dell’albero presente nel margine destro -
Lot 111 Scuola Fiamminga del XVII secolo
"Madonna orante"
Olio su rame
Flemish School of the 17th century
"Praying Madonna"
Oil on copper
29 x 23 cm -
Lot 112 Scuola Tedesca del XVIII/XIX secolo
"Ritratto di orientale"
Olio su tavola
German School of the 18th/19th century
"Portrait of an Oriental"
Oil on panel
25 x 19 cm -
Lot 113 Scuola Veneta del XVII secolo
"Flagellazione di Gesù"
Olio su ardesia
Venetian School of the 17th century
"Flagellation of Jesus"
Oil on slate
26 x 24 cm
L’opera riprende i modi della bottega dei Bassano: fiorita nel corso del Cinquecento con Jacopo da Ponte, grazie all’alto numero di committenze fu portata avanti dai vari successori sino a metà del Seicento. Grazie agli epigoni di terza generazione toccò il XVIII secolo. Nella grande famiglia dei Bassano troviamo: Francesco da Ponte, Giambattista da Ponte, Leandro da Ponte e Girolamo da Ponte ovvero i figli, più o meno dotati, di Jacopo Bassano. Passando ai tanti pittori detti “bassaneschi” annoveriamo: Jacopo Apollonio, Marcantonio Dordi, Nicola de Nicola, G.B. Zampezzi, Giacomo Guadagnin, Antonio Scajaro, Michele Pietra, Luca e Giulio Martinelli, infine l’imitatore e copista Giovanni Battista Volpato -
Lot 114 Scuola Genovese del XVII secolo
"Strage degli innocenti"
Olio su tela
Genoese School of the 17th century
"Massacre of the Innocents"
Oil on canvas
86,5 x 121 cm -
Lot 115 Scuola Lombarda del XVII secolo
"Madonna Orante"
Olio su tela
Lombard School of the 17th century
"Madonna praying"
Oil on canvas
80,5 x 60 cm -
Lot 116 Scuola Italiana del XVIII secolo
"Ritratto di nobiliuomo con stemma araldico"
Olio su tela
Italian School of the 18th century
"Portrait of a nobleman with heraldic coat of arms"
Oil on canvas
100 x 80 cm -
Lot 117 Scuola Italiana del XVIII secolo
"Ritratto di nobildonna con cesto di frutta"
Olio su tela
Italian School of the 18th century
"Portrait of a noblewoman with fruit basket"
Oil on canvas
100 x 80 cm -
Lot 118 Scuola Italiana del XVIII secolo
"Ritratto di nobildonna"
Olio su tela
Italian School of the 18th century
"Portrait of a noblewoman"
Oil on canvas
94 x 78 cm -
Lot 119 Giovanni De Vecchi (Borgo San Sepolcro 1543 - Roma 1615) attribuito-attributed
"Pietà"
Olio su tela
Oil on canvas
98 x 72 cm
De Vecchi fece il suo apprendistato con Raffaellino del Colle e con Taddeo Zuccari, del quale figura come aiuto, a Caprarola, nell’esecuzione della decorazione degli interni di Villa Farnese. Nel suo bagaglio formativo oltre ai citati maestri non manca l’influenza della pittura di Rosso Fiorentino e Michelangelo, come dimostrato recentemente da Patrizia Tosini in “Dopo il 1564 L’eredita di Michelangelo a Roma nel tardo Cinquecento”. Federico Zeri, invece, dà una lettura “espressionista” di De Vecchi, quindi lo considera legato alla cultura nordica, alle sproporzioni bizantine e ai primitivi, avvicinandolo sotto questo aspetto a El Greco che pare avesse incontrato a Roma in casa Farnese. Ne esce, dunque, una figura colta e complessa nella Roma del secondo Cinquecento, dove, tra l’altro, fu uno dei più autorevoli membri dell’Accademia di San Luca. Il tema della “Pietà” o del “Deposizione” gli saranno molto cari e figurano assiduamente sia in veste grafica che pittorica: “Pietà con angeli” Museo Poldi Pezzoli di Milano, “Deposizione” Gemaldegalerie di Dresda, “Deposizione dalla croce” British Museum di Londra, “Studio per deposizione” Biblioteca Nazionale di Madrid e “Deposizione”, Basilica di S. Prassede a Roma.
Si ringraziano i Professori Michele Danieli e Alessandro Delpriori, che in tempi e modi differenti hanno contribuito all’esatta catalogazione dell’opera
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Lot 120 Scuola Italiana del XVIII secolo
"Ritratto di viandante"
Olio ovale su tela
Iscrizione al retro "Orlandi Ignazio"
Italian School of the 18th century
"Portrait of a wayfarer"
Oval oil on canvas
Inscription on the back "Orlandi Ignazio"
76 x 60 cm